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Autore: Nykyo    24/12/2006    4 recensioni
La guerra è finita, Voldemort è caduto e Piton è sopravvissuto, ma vivere sul serio è un altro paio di maniche. Un'eredità particolare, un "gemello" inquietante, un regalo di Natale.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo: Dalla cenere.

 

 

 

 

“B

ene, Severus, ho saputo che hai trascorso una buona vigilia” mi accoglie ridacchiando il ritratto, appena metto piede in casa, prima ancora che io abbia acceso le luci.

Al chiarore incerto dell’alba mi pare di scorgere un'altra figura anziana accanto ad Albus, ma subito svanisce oltre il bordo della cornice con uno sbuffo d’ilarità trattenuta.

Nigellus?

E’ probabile. Il mio Silente di tela appare molto soddisfatto.

“Non hai perso il vizio di scoprire sempre le cose in anticipo, noto” ribatto, levandomi il mantello, con tutta calma.

Decido di non illuminare la stanza, tanto posso cogliere ugualmente la sua espressione da gatto satollo.

“E fai anche le ore piccole, adesso” prosegue, ignorando il mio sarcasmo “Ottimo, ragazzo, un po’ di vita non può che giovarti. Direi che ora ci comprendiamo: avevo ragione io, c’è ancora qualcuno a cui vuoi bene e con cui vale la pena di trascorrere le feste, o sbaglio?”

“Vecchio zuccone” mi si affaccia sulle labbra, ma taccio.

Sì, ha ragione lui, come sempre.

Non smetterò mai di irritarmi nel constatare quanto perfettamente mi conosce, ma dice la verità, e in questo momento non m’importa che sia solo un surrogato e non il vero Albus.

Merita un premio per la sua costanza.

“Hai vinto tu, Albus. Sì, è come pensavi. Goditi il momento, non ricapiterà tanto presto che io ti dia la soddisfazione di ripetertelo”

Ma mi manchi da morire, questo non cambierà mai.

“Sei sempre stato un ragazzo ragionevole, Severus, anche se sei terribilmente testardo. Ero sicuro che prima o poi avresti capito. Certo abbiamo dovuto darti una spintarella, ma… ”

Spalanco gli occhi come uno stupido gufo abbagliato da un lampione.

“Tu sapevi tutto… ”

“Lucius ha spiegato il suo piano ad un paio di ritratti degli avi suoi e di Narcissa e loro hanno pensato bene di preavvisarmi, tutto qui” minimizza, accarezzandosi intento la barba.

Dovrei avercela con lui, ma oggi proprio non mi riesce e poi che senso avrebbe mettere il broncio ad un ritratto?

Lode a lui e ai Malfoy; credevo d’essere più intelligente, mi hanno beffato come un bimbo in fasce.

Chissà perché il pensiero di essere così fallibile mi riempie lo stomaco d’un gradevole senso di sollievo.

Deve essermi scappato anche un mezzo sorriso.

Quello di Albus, invece, è pieno e aperto mentre constata “Credo che ora tu sia pronto a ricominciare a vivere, Severus, e anche a ricevere finalmente il mio regalo di Natale”

“Regalo?” domando incredulo e sospettoso. Quale altra diavoleria avrà in mente adesso e da quando in qua i quadri sono in grado di elargire presenti?

Ricevo in cambio un occhiolino sfacciato.

“Diffidente come sempre, non cambierai mai” risponde, ma pare contento nel constatarmi immutabile, come se stesse per dirmi: in fondo è così che mi piaci.

“Guarda fuori dalla finestra” continua invece “Dovrebbe essere lì da un pezzo”

Sono sempre stato estremamente curioso, così faccio come dice, ma non c’è nulla là fuori, a parte quell’antiestetica ciminiera.

“Oh, andiamo, aprila, non avrai paura di buscarti un raffreddore” celia lui incoraggiante, alle mie spalle.

Mi affaccio, sporgendomi oltre il davanzale ed è allora che mi accorgo di una sagoma familiare, là in alto, proprio sulla cima della torre della fabbrica.

Forse è l’emozione nel vederla e capire cosa intendeva Albus, ma per un momento, nel rosso sfumato dell’alba la ciminiera pare diventata un antico mastio e la fabbrica ai suoi piedi assume l’aspetto d’un maniero merlato.

Hogwarts.

E’ sui suoi tetti aguzzi che l’ho veduta l’ultima volta, appollaiata col capo fiammeggiante chino sul petto a intonare il lamento funebre di Silente.

E’ stato la notte della sua morte, quando sono tornato indietro, attraverso la Foresta Proibita, dopo aver messo Draco al sicuro.

Avevo bisogno di rivedere la Torre di Astronomia quella notte, per potermi convincere che era accaduto davvero, che realmente avevo tolto la vita al mio unico amico.

Così, rimasi nascosto per tutto il tempo, a cercare le lacrime che non venivano e ad ascoltare il canto di Fanny.

Ora è qui e mi ha appena scorto.

La guardo spiccare il volo, spiegando le belle ali color del sangue e venire dritta verso di me.

Mi scosto istintivamente per lasciarla passare e lei plana dentro dalla finestra aperta, compie un acrobatico giro intorno al polveroso lampadario e poi individua il ritratto e trilla di contentezza, scegliendo il tavolo come trespolo improvvisato.

“Senza nulla togliere alla mia simpatia travolgente, avere una creatura viva come compagnia ti farà bene, Severus” afferma Albus con la sua inimitabile dolcezza svagata “E Fanny intristiva senza un padrone. Sono certo che si troverà bene qui, o non sarebbe mai venuta. Lei è leale solo a chi mi è leale. Sapevo che un giorno ti avrebbe raggiunto”

Normalmente strepiterei che detesto qualunque animale domestico, ma non riesco a volgermi verso di loro perché qualcosa di caldo e salato ha preso a solcarmi silenziosamente il viso.

Morirei meglio che mostrare il volto adesso, e poi intendo godermi ogni lacrima, finchè dura.

Oh, Merlino, anche io avrò diritto ad esser patetico e fragile ogni tanto.

Lui mi dà il tempo di cui ho bisogno, continuando il suo monologo.

“Non hai che da imparare da lei, Severus. Fanny è un ottimo esempio di come si può sempre risorgere dalle proprie ceneri” poi aggiunge “Abbine cura mi raccomando”

Ma sa già che lo farò.

Tra l’altro glielo devo, non so come ci riesca, ma col suo usuale modo distorto lui non ha mai smesso di prendersi cura di me, nemmeno da morto.

Solo che non me ne rendevo conto.

Non smetterò mai di trovarlo pedante, invadente e insopportabile a volte, ma quando conclude “Buon Natale, Severus!” e inizia a mormorare la solita canzoncina, capisco che cercherò davvero di vivere, come vuole lui.

In un certo senso gli devo l’onore delle armi.

Così trovo il coraggio di girarmi – tanto ormai ho il volto asciutto – e mi accosto, dandomi un’aria lievemente beffarda che non riuscirà a ingannarlo.

Raccolgo le ultime parole della carola, che ancora gli risuonano tra le labbra e con un lieve inchino gli rispondo ridendo “Ding dong anche a te, Albus. Buon Natale!”

 

 

 

Fine

 

   
 
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