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Autore: lady dreamer    08/06/2012    2 recensioni
La vita è piena di momenti felici, tristi, dolci, divertenti, dolorosi, spassosi o da dimenticare.
E ognuno ha la propria colonna sonora...
1) E tutto il mondo fuori: Hermione, Albachiara, Vasco Rossi
2) Su di una stella: Luna Lovegood, La canzone di Marinella, Fabrizio De Andrè
3) Dicono che è vero: Percy Weasley, Ora, Jovanotti.
4) Lui chi è?: Severus Piton, Il triangolo, Renato Zero.
5) Quando il sole va dormire: Neville Paciock, Emozioni, Lucio Battisti
6) Extra Natalizio: capitolo corale, Happy Christmas, Jonh Lennon
7) Cambia il vento ma noi no: Minerva McGranitt, Quello che le donne non dicono, Fiorella Mannoia
8) per dimenticare: Draco Malfoy, Per dimenticare, Zero Assoluto.
Ciclo canzoni per l'estate, capitoli corali:
9) Un'estate al mare: idem, Giuni Russo.
10) "Dolcemente" viaggiare...: Sì viaggiare, Lucio Battisti.
11) Sole, cuore e amore: Tre parole, Valeria Rossi.
12) Semplici storie d'amore: Baciami ancora, Jovanotti.
13) All I want for Christmas: capitolo corale.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Il trio protagonista, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Su di una stella.

L’aria fresca e umida della fine dell’estate.
La lucentezza delle stelle, muse sfuggenti di tanti artisti, affascinati dalla loro apparente immobilità.
La luna alta, fiera, siede sul trono del cielo, ne è la regina.
Su di un prato verde e solitario, all’ombra di una casa insolita ma graziosa si distingue appena il profilo di una ragazza dai lunghi capelli biondi.
 
Questa di Marinella è la storia vera
che scivolò nel fiume a primavera


È sdraiata sul prato, supina, e guarda il cielo, ma come quegli spettatori a teatro che nonostante binocolo e libretto riescono a volgere la propria attenzione altrove, anche lei sembra assorta nei propri pensieri.
Chiude gli occhi.
La culla una canzone che le cantava sua madre come ninna nanna. Era una ballata babbana, in una lingua che non conosceva… ma ne ricordava la melodia e il suono delle parole.
 
ma il vento che la vide così bella
dal fiume la portò sopra a una stella

Quanto le mancava sua madre! Ma la sentiva vicina in ogni momento, ogni attimo. Le bastava chiudere gli occhi, sotto le stelle e sentiva la sua canzone, la sua voce. Ed era come se fosse lì, vicina anche se non poteva nemmeno sfiorarla.
Era una ballata strana, da piccola ne aveva chiesto tante volte il significato… la madre le aveva detto che era una fiaba, la fiaba di un amore impossibile.

 sola senza il ricordo di un dolore
vivevi senza il sogno di un amore


Ma ben presto questa semplice spiegazione non bastò più… “perché era un amore impossibile? E poi le fiabe non vanno a finire sempre bene?” Aveva chiesto con i suoi occhioni ingenui di bimba.
 
 ma un re senza corona e senza scorta
bussò tre volte un giorno alla sua porta


La madre aveva sorriso e aveva detto che la vita è la più bella fiaba del mondo, ma non c’è sempre un lieto fine. Luna aveva fatto sì con la testa ma non ci aveva capito molto, allora.
Adesso ha quasi diciassette anni, a settembre dovrà tornare a Hogwarts per ultimare i suoi studi ma sa bene che niente è più un gioco, che la fiaba sia sta tingendo di nero, la vita non è più la stessa.
“Hogwarts non è più un luogo sicuro”, l’aveva sentito dire tante  e tante volte, ma non ci aveva mai creduto. Adesso ne era certa: Voldemort al potere, Piton a capo della scuola, il professor Silente sotto terra.
Harry, Hermione e Ron in fuga. Cosa le rimaneva da fare se non andare a scuola, cercare un qualche barlume di normalità? E da lì combattere la sua battaglia tutti i giorni, con fierezza, con coraggio, sfidando un destino quasi segnato.
E poi aveva fiducia in Silente, nella missione che aveva lasciato ad Harry, alla faccia delle baggianate che aveva scritto la Skeeter in quel suo insulso libro che aveva la pretesa di gettare luce, o meglio fango, sulla memoria di un uomo scomodo anche da morto.
 
 bianco come la luna il suo cappello
come l'amore rosso il suo mantello
tu lo seguisti senza una ragione
come un ragazzo segue un aquilone


Non le restava che la speranza che tutto andasse per il verso giusto, in qualche strano modo.
Dopotutto, c’è di peggio dei Nargilli. Si disse e nel buio sorrise.
La dolce canzone echeggiava nella sua mente. “Cosa vuol dire, mamma?” Chiedeva fino alla sfinimento.
“Vuol dire che la vita può darti una seconda possibilità, ma quando sei in debito con la signora con la falce puoi star certa che tornerà presto a presentarti il suo conto.”
“Chi è la signora con la falce?”
“È la morte, cara.” Aveva detto con dolcezza.

e c'era il sole e avevi gli occhi belli
lui ti baciò le labbra ed i capelli


Le stelle in cielo continuano a splendere anche se il terrore è ovunque. Su di una di quelle stelle c’era Marinella con il suo principe. Su di un’altra sua madre, ne è certa. La lucentezza dei suoi occhi non può essere andata perduta.
 
c'era la luna e avevi gli occhi stanchi
lui pose le sue mani sui tuoi fianchi


“Ma che successe di tanto brutto alla ragazza?”
La madre sospirò e accarezzandole i capelli disse: “Aveva rischiato di morire cadendo in un fiume ma il vento l’aveva salvata, portandola su una stella. Viveva felice, senza pretese. Poi conobbe un giovane di cui si innamorò. Ma quando si allontanò da lui per tornare a casa cadde di nuovo nel fiume e questa volta la morte non le venne risparmiata.”
 
furono baci furono sorrisi
poi furono soltanto i fiordalisi
che videro con gli occhi delle stelle
fremere al vento e ai baci la tua pelle


Luna rimaneva sdraiata sul prato. Il cielo era così bello, di un blu scuro e intenso come gli abissi del mare.
Le stelle dalla volta celeste brillavano, memori di antichi fasti e grandi amori. Ma anche di guerre, malattie, morti. Anche le stelle sapevano che sarebbe iniziata una nuova guerra, ma non chi l’avrebbe vinta.
Sornione, sorridevano nel buio. 
Luna era sola, nessuno faceva battere il suo cuore.
A volte, nei momenti si solitudine, aveva desiderato un cavaliere, un re senza cavallo e senza scorta, dal mantello rosso come l’amore, dal sorriso dolce, dai caldi baci. A volte si sentiva un po’ Marinella.
Aveva visto la morte in faccia, per poco non era caduta nel fiume della disperazione, attendeva che succedesse qualcosa nella sua vita dalla postazione privilegiata di una stella, dall’alto della sua stranezza, curiosità, del suo anticonformismo. Sapeva che a volte la chiamavano Lunatica Lovegood. Francamente non le interessava. Prima o poi sarebbe arrivato il giorno del riscatto. Sarebbe arrivato con un cappello bianco e lei lo avrebbe seguito come da bambina seguiva l’aquilone.
 
e lui che non ti volle creder morta
bussò cent'anni ancora alla tua porta


Prima o poi sarebbe arrivato l’amore totalizzante, il ragazzo che avrebbe fatto carte false per lei, che avrebbe aspettato anche cento anni, anche tutta la vita, davanti alla sua porta.
Sua madre avrebbe sorriso ai suoi desideri, ne era certa.
Soprattutto perché la vita di Marinella e la sua morte prematura erano state tutt’altro che felici. Quella della canzone era solo una fiaba, una bella e malinconica fiaba che aveva ridato dignità ad una fanciulla che ormai l’aveva perduta. Ma Luna non poteva sapere queste cose.
 
questa è la tua canzone Marinella
che sei volata in cielo su una stella


Luna si contentava di cullarsi nella fiaba, memore della bella voce di sua madre, del suo sguardo dolce, delle sue mani affusolate, dei suoi lunghi capelli, delle sue vesti colorate. Memore di un mondo che con lei era andato perduto. Aveva nove anni quando lei se n’era andata. Tutta colpa di un esperimento mal riuscito. Da allora era cresciuta, era diventata una ragazza e adesso era all’ombra della maturità. Ma la canzone della sua infanzia, seppur con i suoi lati oscuri, continuava a tenerle compagnia.
 
e come tutte le più belle cose
vivesti solo un giorno, come le rose


La notte era buia e iniziò a soffiare un venticello fresco.
“Luna? Luna, dove sei?” chiamava la voce di suo padre dalla porta di casa.
“Arrivo, papà. Sono qui!” e alzò un braccio per segnalare la propria presenza.
“È tardi, rientra.”
“Arrivo.”
Si alzò da terra, si pulì la veste e si stiracchiò. Il sonno cominciava a farsi sentire.
Volse lo sguardo nuovamente al cielo e sorrise. Dalla sua stella, la madre le sorrideva a sua volta.
La canzone di Marinella echeggiava nella notte a cullare il sonno di Luna.
 
e come tutte le più belle cose
vivesti solo un giorno come le rose…

 

note dell’autrice: ciao! Sono di nuovo qui con questa raccolta, che spero piaccia a voi quanto a me piace scriverla. Penso sia necessaria una precisazione riguardo alla parte a cui si accenna alla vera storia della ragazza che ispirò la canzone di Marinella, come non tutti sanno la canzone si ispira ad una fatto di cronaca, ovvero il ritrovamento del cadavere di una giovane prostituta in un fiume. De Andrè memore di un articolo su un giornale che aveva letto da ragazzo decise di nobilitare la vita e quindi anche la morte della ragazza tramite una canzone.
Penso che l’accostamento tra Luna e la famosa “Canzone di Marinella” di De Andrè che a qualcuno di voi forse sembrerà strano o insolito, sia giusto, perché ho sempre considerato Luna una mente superiore a dispetto delle proprie stranezze e il suo avere la testa tra le nuvole e la sua aria un po’ infantile, il suo dire quello che pensa apertamente e senza artifizi fanno di lei un personaggio un po’ fiabesco… spero di leggere i vostri pareri in proposito!
Lady dreamer.   

  
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