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Autore: Cloe J    08/06/2012    9 recensioni
Dal primo capitolo:
Lei si tolse gli occhiali, si passò la mano tra i lunghi capelli castani e si sedette, la luce che entrava prepotentemente dalla finestra le illuminò uno sguardo magnetico marrone, profondo caldo, cioccolato fuso. Mi rapì, la fissai, con il rischio di sembrare veramente sfacciato:
< Che altro sai di me, oltre che sono un insopportabile scocciatore, un peso, a volte anche un pazzo e evidente anche dopo una fugace occhiata … un malato … - lo dissi sottovoce.
< Ti osservavo prima, mentre parlavi con Jasper, sotto gli occhiali … - rise – sei molto bello!
< Niente mezzi termini! A dispetto di quest’aspetto così mite!
Devo dire che anche tu non sei male, anche tu mi piaci Bella – risi.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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          Tratto dal decimo capitolo

<< Amore avrei qualcosa da dirti.>> << Ti ascolto.>>
Feci un respiro, mi chinai e raccolsi i fogli, presi una sedia e mi sedetti vicino a lui, seguiva ogni mio gesto, fermò lo sguardo sulle mie mani: 
<< Che cosa sono?>>.
<< Andiamo con ordine, in questi giorni, ho cercato il miglior di centro di neurochirurgia della California e con sorpresa mi sono accorta che è il Cedars-Sinai.>>
Si era irrigidito improvvisamente ed aveva appoggiato la schiena sulla spalliera, aveva incrociato le braccia sul petto, puntando lo suo sguardo su di me, mi schiarii la voce e ripresi:
<< Ho chiamato il reparto e ho fissato un appuntamento.>>
<< Cosa mi hai fissato un appuntamento?>>.
<< No, ho deciso che prima volevo parlare io con lo specialista, 
chiarirmi le idee.>>
<< Sei andata al Cedars e quando?>>
<< Oggi pomeriggio.>>, lo dissi d’un fiato e lo guardai.
Edward scattò in piedi, il suo viso cambiò espressione:
<< Come oggi! Ma avevi detto…. avevi…>>
Mi ero alzata anch’io e avevo allungato il braccio verso di lui:
<< Edward ti prego fammi finire, io e Jasper…>>
<< Jasper! Hai trascinato anche lui in questa storia?>>, si avvicinò al mio viso.
<< Edward ti prego!>>.
<< Perché mentirmi?>>, il suo tono era sempre più concitato, 
<< non son un bambino.>>
<< Edward... Lasciami finire! Ti prego!>>.
<< Non voglio più ascoltarti! Vattene!>>, mi disse con tono fermo, 
mi diede le spalle.
<< Edward.>> Mi ero avvicinata a lui, le avevo poggiato la mani sulla schiena.
<< Ho detto vattene! Non voglio più vederti! Sono stato un vero stupido a fidarmi di te… non toccarmi!>>, si era voltato era furente, mi spinse via.
Indietreggiai, inciampai nel muretto dell’aiuola e caddi.  
Sentì la testa batter contro qualcosa e poi fu il buio.
 

                      CAPITOLO 11

                 Una ragione per vivere

BELLA
 
Mi svegliai molto presto, avevo la testa leggera, alzai il viso e mi sembrò di sognare, due occhi color smeraldo mi fissavano, la sua mano tra i miei capelli, il suo braccio a cingermi le spalle, stupendo come sempre, sembrava un angelo con i capelli arruffati, allungai la mano e gli sfiorai il viso, chiuse gli occhi:
<< Buongiorno amore.>>, disse.
<< Buongiorno.>>, un bacio.
<< E’ uno spettacolo vederti dormire, immaginavo fossi bellissima, ma non così. Sai che quando dormi parli?>>.
<< Chissà cosa mai sarà scappato dalla mia bocca.>>, dissi arrossendo.
<< Più che altro mi chiamavi, mi volevi, volevi delle risposte da me, è stato molto istruttivo.>>, rispose ridendo.
<< Non avrai riposato per niente?>>.
<< Mi è bastato averti tra le braccia.>>
Allungai ancora la mano, gli passai le dita sulle evidenti occhiaie:
<< Sarai distrutto.>>
<< Sempre a preoccuparti per me, lascia, per una volta, che mi prenda cura di te.>>
<< Dovrei andare in bagno.>>
<< Ecco, in questo non posso proprio aiutarti, avrò già le mie difficoltà per camminare.>>, fece un mezzo sorriso.
<< Esistono le infermiere per questo.>> usai il campanello, mentre Edward, con attenzione si sedeva accanto al letto.
Mi sollevai piano, la testa girava vorticosamente, la ferita mi dava fastidio, ma non volevo farlo preoccupare.
<< Potrebbe accompagnarmi in bagno?>> chiesi all’infermiera, << non credo di riuscire a centrare neanche la porta in questo momento, la stanza gira in maniera vorticosa.>>
<< Vado a prendere una sedia.>>.
Vidi Edward alzare lo sguardo verso di me e mi affrettai a dire:
<< Non occorre, basterà che mi sostenga fino al bagno, posso farcela.>>
Passai il braccio intorno alla sua spalla e scesi dal letto, camminai, cercando di essere più disinvolta possibile. Mi sciacquai il viso e ripresi un po’ di presenza di spirito, mi guardai la benda così vistosa e storsi la bocca, cercai anche capire quanto fosse esteso il danno ai miei capelli, ma rinunciai.
<< Tutto a posto lì dentro?>>, chiese l’infermiera.
<< Sì, arrivo.>>
Mi riaccompagnò al letto, Edward armeggiava con il cellulare.
<< Speriamo mi facciano uscire già stamattina, voglio tornare a casa.>>
<< Non avere fretta, meglio esser sicuri che tutto sia a posto.>>
<< Non voglio stare un minuto in più del necessario, in ospedale.>>
<< Fobia da stanze asettiche?>>, disse ridendo.
<< Confesso di non amarle.>>, chiusi gli occhi e mi passò l’immagine di Jacob dinanzi agli occhi, ma poi pensai di essere stata indelicata con Edward.
Lui alzò lo sguardo dallo schermo del cellulare e disse:
<< Allora dovrò rinunciare alla tua compagnia, per tutto il tempo che sarò ricoverato per gli interventi e dopo per la riabilitazione.>>, disse sorridendo sornione.
<< Cosa c’entra. In quel caso, avrai la nausea di avermi intorno, non riuscirai a staccarmi da te nemmeno per un istante. Tutto questo riguarda direttamente me, ho avuto la fortuna di star sempre bene, quindi non sono abituata, tutto lì.>>
Entrò il medico, si avvicinò lesse la cartella, mi controllò:
<< Ti medico, ti cambio la fasciatura e posso firmare le dimissioni, dovrai farti medicare ogni due giorni, ma questo può farlo anche in ambulatorio e verrai tra una decina di giorni per togliere i punti.>>
<< Potrebbe mettermi qualcosa di meno vistoso di questo?>>.
<< Vedrò cosa posso fare.>>
<< Le donne.>>, disse Edward sorridendo.
<< Immagino solo cosa scapperà dalla bocca ad Emmett non appena mi vedrà.>>, dissi.
<< Lo minaccerò. A proposito dottore mi dia delle indicazioni precise su ciò che questa signorina deve o non deve fare nei prossimi giorni, sa è un po’ ribelle.>>
<< Non deve stare al sole, non deve guidare per qualche giorno, niente alcool, deve riposare e mangiare bene.>>
Si aprì la porta:
<< Buongiorno.>>, disse Alice entrando.<< Come stai?>>.
<< Bene.>>, risposi, << voglio uscire alla svelta.>>
<< Siamo qui per questo. Andremo a casa tua e poi se ve la sentite, nel pomeriggio vi aspetteremmo
da Emmett.>>, aggiunse Jasper.
 

 
<< Bella deve riposare.>>, disse Edward.
<< Non penso proprio, mi possa stancare distesa su di una sdraio in mezzo ai miei amici… corretto dottore?>>.
<< Non fa una piega, ti prescrivo degli antidolorifici, avrai il mal di testa ancora per qualche giorno.>>
<< Bella prospettiva, lunedì dovrei essere a lezione.>>
<< Vede dottore,>>, disse Edward, << non è ragionevole.>>
<< Valuta la situazione in maniera obiettiva, senza forzature, considera che stare un giorno in più a casa, potrebbe farti riprendere prima.>>
<< Valuterò io per te.>>, disse deciso Edward, << e anche i tuoi genitori hanno voce in capitolo.>>
<< Ok a proposito dei miei, ne avete notizie?>>.
<< Ho detto loro che ti avrei riportato a casa.>>, disse Jasper.
<< Per il pomeriggio vedremo.>>, disse Edward.
Misi il broncio.
<< Ho detto vedremo, non ho detto no. Jasper hai pensato anche a me, spero?>>.
<< Sì, è fuori dalla porta.>>
Il ragazzo tornò con la sua sedia a rotelle, si avvicinò a Edward e lo aiutò a sedersi.
Arrivati a casa, mia madre mi attendeva sulla porta, abbracciata a mio padre, aveva il viso un po’ tirato.
<< Amore mio.>>, mi corse incontro e mi abbracciò.<< Grazie Edward.>>
<< Ci rivedremo dopo pranzo.>>, disse Edward e Jasper aggiunse:
<< Fatemi sapere se devo venirvi a prendere.>>
<< Vediamo come mi sento dopo pranzo e ti farò sapere.>>
<< Stia tranquilla signora Renèe questi due staranno sotto il mio strettissimo controllo. >> rispose Jasper ridendo.
<< Guarda che non ho bisogno di essere controllata, sono assolutamente responsabile delle mie azioni.>>
<< Sempre a far polemica.>> disse Alice, << il dottore ha detto controllo e coccole.>>
Edward era rimasto in macchina, mi avvicinai al finestrino e lui mi sussurrò:
<< Sarà solo per pochi giorni e penserò io sia al controllo, ma soprattutto alle coccole.>>
Mio padre mi accompagnò in camera e si sedette, dinanzi al letto, sapevo bene cosa volesse dire il suo atteggiamento, voleva parlarmi e rimandare sarebbe stato inutile, con lui era difficile temporeggiare.
Mi tolsi le scarpe, mi distesi di fianco, poggiando con attenzione la testa sui cuscini.
<< Su parla.>>, gli dissi.
<< Stai bene?>>
<< Sì papà, compatibilmente con una ferita che mio pulsa costantemente da ieri sera e un mal di testa da guinness dei primati.>>
<< Ieri ho fatto il padre progressista, che comprende, ma dentro di me, non ho digerito per niente questa storia. Sono preoccupato per te.>>
<< In che senso?>>
<< Edward ha agito in maniera sconsiderata.>>
<< Papà dove vuoi arrivare?>>
<< Secondo me lui non riesce a controllare le sue reazioni oppure ha tanta rabbia repressa per la sua condizione, da sfociare in un atto aggressivo, se qualcosa non gli va a genio! Quindi quello che accaduto ieri potrebbe 
ripetersi. >>
<< Che dici!>>.
<< Ne sei invaghita a tal punto che probabilmente, non ti accorgi degli aspetti negativi di Edward!>>.
<< Stai vaneggiando! Innanzitutto non sono invaghita ma innamorata di lui, è un ragazzo dolcissimo e controllato, non ha per niente rabbia repressa e ciò che è accaduto ieri è stato solo uno sfortunato incidente, nel quale io ho la mia parte di colpa.
E’ la seconda volta che giudichi la mia relazione con Edward e non te lo permetto.
Attento papà, così rischi di allontanarmi da te.>>
Misi una mano sulla fronte, comprimendomi le tempie, il mal di testa si era amplificato in maniera esponenziale, mio padre si era alzato e aveva allungato una mano verso di me, lo allontanai dicendo:
<< Hai già fatto abbastanza, non voglio più parlarti. Chiama la mamma per favore.>>
Uscì a capo chino e dopo pochi secondi entrò mia madre con un bicchiere d’acqua e una pillola, fece per parlare, ma la interruppi subito:
<< Ti prego non sono in condizione di affrontare altre discussioni e sappi che non m’interessano nemmeno le sue scuse. Devo riposare e riprendermi prima che torni Edward, altrimenti sarei costretta a spiegare perché sono in queste condizioni e mi vergogno tremendamente delle illazioni di papà su di lui.>>
Mi rimisi distesa chiusi gli occhi e cercai di assopirmi.
 
 
EDWARD
 
Entrai piano dalla finestra che Renèe mi aveva aperto, mi avvicinai al letto, la vidi ancora addormentata, la mano sul viso, le labbra un po’ tese, la ferita doveva farle male.
Rimasi seduto sulla mia sedia a fissarla, aspettando con ansia che quegli occhi di cioccolato, si aprissero.
Si mosse, non appena mi vide, sorrise.
<< Amore mio, sei già qui.>>
<< Come ti senti?>>
<< Molto meglio.>>
Mi baciò:
<< Sono così felice quando sei con me, chissà se finirai con lo stufarti della mia possessività.>>, mi disse.
<< Stufarmi? Impossibile. Ti vorrei sempre vicino. I tuoi genitori e anche i miei, forse non riescono a capire a fondo, quanto sia diventato intenso, in così poco tempo, il nostro rapporto.>>, le presi le mani, le portai al petto, il cuore mi batteva così forte dall’emozione, continuai, << Bella tu non puoi immaginare quali pensieri terribili faccio a volte, mi dispiace e me ne vergogno anche, vorrei ricacciarli, vorrei aver più fiducia nella vita che mi aspetta, perchè adesso ci sei tu, ma non è sempre facile, ecco perché spesso sono poco sereno. In considerazione di questo fatto, spero tu sarai sempre comprensiva con me, anche quando ti sembrerò diverso, quando forse non mi riconoscerai.
Dammi un po’ di tempo, per rasserenarmi, per abituarmi a tutto questo che è per me straordinario,  mi hai cambiato totalmente la vita, sei stata come una stella, sì una stella in una notte buia, piena d’incertezza e di affanni, mi hai illuminato l’esistenza, rendendola veramente, degna di essere vissuta.
 
 
Dopo vent’anni di trascinarmi, convivendo stancamente con dolori e umiliazioni, ti assicuro che ero forse in procinto di cedere, lasciarmi andare, dire basta, in fondo non mi sentivo né indispensabile né essenziale per nessuno, ma amarti e sentirmi amato, mi ha fatto cambiare completamente la prospettiva! Sei riuscita a darmi una speranza, più che una speranza, una ragione per vivere! >>.
Mi mancava il respiro, lei aveva chiuso gli occhi e sottovoce mi disse:
<< Io ringrazio mille volte Dio per avermi portato da te, ti amo Edward, ti amo tanto!>> mi baciò, mi abbracciò, mi lasciai cullare da tutta questa dolcezza.
Sentimmo un clacson, poco dopo Renèe entrò:
<< Ragazzi c’è Jasper.>>
<< Digli di avere solo qualche minuto di pazienza, arriviamo.>>
Si alzò, si preparò, sotto il mio sguardo vigile, quindi aprì un cassetto, tirò fuori una bandana:
<< Che pensi di farci con quella?>>, le chiesi.
<< Mettimela, per favore.>>
<< Non credo proprio sia una buona idea.>>
<< Mettila e non legarmela troppo stretta, ma nascondi quell’insopportabile cerotto.>>
Mi alzai e feci come mi aveva chiesto.
<< Odi farti vedere vulnerabile?>>
<< Può darsi… o sono solo un po’ vanitosa, opinabile come atteggiamento forse… >>
<< Lo dici per me? Non devi io ho accettato la mia condizione, ci convivo da una vita, so di essere debole e fragile ed è solo accettandolo che ho mantenuto, sia pure tra tante difficoltà, un equilibrio mentale. Tu hai avuto solo un incidente che ti rende temporaneamente più delicata, se vuoi nasconderlo, per non dare a vedere questa tua condizione, non ci trovo niente di sconvolgente.>>
<< Hai una filosofia di vita così lineare e sensata...  sei davvero speciale, amor mio.>>
Si girò verso di me, mi passò le braccia ai fianchi, il suo viso contro il mio:
<< Non lasciarmi mai.>>, mi soffiò sul viso.
<< Come? È questo pensiero da dove viene?>>, le risposi.
<< Dalla mia insicurezza cronica… e dal fatto che sei innegabilmente troppo bello.>>
<< Io troppo bello? Sei sempre troppo buona, l’amore ti annebbia la vista… sicuramente sono stato molto  fortunato ad averti incontrata, amore mio.>>
Le presi il viso e la baciai.
Entrammo in auto e andammo via.
 
 
BELLA
 
 
Fummo letteralmente presi d’assalto, mi accompagnarono sotto il gazebo, Angela mi fece sdraiare, mi aiutò a levare il vestitino e si sedette accanto a me, volle raccontato tutto, mi guardai bene di scendere in particolari inutili, mentre Edward venne trascinato in piscina.
<< Come farai con l’università?>>, mi chiese Angela.
<< Vorrei riprendere già lunedì, il medico non mi ha detto di restare a casa, ma Edward non è molto d’accordo, dice che devo riposare, prendermi qualche giorno.
Deciderò domani sera, ma in accordo con lui, non voglio dargli preoccupazioni inutili… piuttosto se non dovessi sentirmi bene e non potrò essere all’università, ci penserete voi a lui vero?>>.
<< Naturalmente.>>
<< Angela vi raccomando però massima discrezione, in questo momento è così sensibile, entra facilmente in crisi.>>
<< Sì vede sai, ha un viso così teso.>>
<< Quello che mi è successo, lo ha reso molto nervoso e per quanto io abbia cercato di ridimensionarne l’importanza, lui ancora ci ripensa e si colpevolizza.>>, mi passai la mano sulla bandana, avevo un po’ di fastidio e l’emicrania stava riprendendo vigore.
Alzai gli occhi e vidi Edward che mi fissava. Uscì subito dall’acqua, si asciugò leggermente, si sedette accanto a me:
<< Stai male?>> chiese.
<< Niente di cui preoccuparsi.>>, dissi sorridendo.
Angela gli passò la mano tra i capelli e disse:
<< Il mio sensibile amico, è un piacere vedervi così visceralmente in sintonia!>>, lo baciò sulla fronte e si allontanò.
<< Ho un leggero fastidio, ma voglio restare qui. Sono tutti fantastici, mi sento accolta e benvoluta, come se ci conoscessimo da sempre.>>
<< È merito tuo, ti fai amare subito, sei così trasparente e diretta che è impossibile non volerti bene.>>, si era disteso accanto a me, aveva messo la testa sul mio petto, i suoi meravigliosi capelli mi sfioravano il viso.
<< Così vicino scateni fantasie che non posso soddisfare in pubblico!>>, gli dissi ridendo.
<< Cosa scateno? Bella tu non hai idea, quanto facilmente riesco ad immaginarti tutta nuda tra le mie braccia, non sai cosa  farei su questo corpo mozzafiato.>>
<< Ci stiamo lasciando andare… eh Cullen!>>, risposi seria.<< Mi è venuto un gran caldo, farei volentieri un bagno!>>. risi
<< Possiamo provarci stando attenti a non bagnare la ferita.>>
Non appena fui dentro l’acqua, Jasper si avvicinò e disse:
<< Sei proprio sicura di poterlo fare?>>.
<< Oddio ne convinco uno e ne spunta subito un altro super apprensivo!>>.
<< Dovresti essere felice di ricevere tutte queste attenzione.>>, disse Emmett.
<< Attenzioni? Eccesso di preoccupazione, vorrai dire. Guardate che mi hanno dato solo qualche punto in testa, non ho subito una lobotomia!>>,  Jasper e Edward si guardarono, mi voltarono di spalle e si allontanarono.
<< Ehi voi due.>>, dissi ancora, << dove andate?>>.
<< Non vogliamo più assillarti e ci concentreremo su altro.>>
<< Dai come siete permalosi. Venite qui ho bisogno di entrambi.>>, dissi, facendo gli occhi dolci e attirandoli verso di me con un gesto della mano.
Non appena furono a tiro, cominciai a schizzarli in faccia e gridai:
<< Non potete reagire, mi si bagna la ferita e saranno guai, subite belli!>>
Edward si avvicinò a me si avvinghiò ai miei fianchi e cominciò a baciarmi, Emmett disse:
<< Ecco già finito in momento goliardico, torniamo alla passione frenata.>>
<< Sei geloso Emmett?>>, rispose Edward.
<< Geloso! Scherzi, siete così melensi da far venire le carie.>>
 
 
EDWARD
 
Voleva uscire, anche la sera, con gli altri, si sentiva bene, non vedevo il motivo di negarle questo piacere. Avevamo più di un motivo, per festeggiare, pensai con una punta di amarezza.
Avevamo deciso di andare in un locale molto di moda a Malibù  l’ “Executive”, i ragazzi ne parlavano da un po’, certo sapevamo che il sabato era un vero delirio, ma in fondo un po’ di confusione, non ci avrebbe di certo spaventato.
Squillò il cellulare, era lei, c’eravamo appena lasciati, mi spostai davanti alla finestra, mi fece un cenno con la mano:
<< Sono in crisi.>>, mi disse al telefono con voce concitata. << Forse è meglio che resti a casa.>>
<< Dolcezza sei tu che hai insistito per uscire, ma se non ti senti...>>
<< No, non è questo, non so cosa mettermi e poi questo cerotto lo odio, non so come nasconderlo.>>
<< Che t’importa dei vestiti, possono andar bene un paio di jeans e la bandana, a me piaci tanto. >>
<< Jeans e bandana per l’Executive… sì… sì mi sembra una grande idea, forse è meglio che resto a casa … vai da solo.>>
<< Io senza di te non vado da nessuna parte, resteremo a casa insieme.>>
<< No… perché? Oh accidenti, ci sentiamo tra un po’.>>, mi salutò con la mano e mise giù, sparendo dietro le tende.
Chiamai Alice:
<< Puoi andare subito dalla mia ragazza, l’ho sentita adesso ed è in una crisi da scelta di vestito e acconciatura, puoi risolvere il problema?>>.
<< Considerami già dietro la sua porta.>>
Mi sedetti spossato, vivevo ogni giorno due situazioni terribilmente contrastanti, ero debole e non riuscivo ad abbandonare la sedia, quando stavo in giro, ma quando potevo mettermi in piedi magari in casa o in situazioni più controllate, ci restavo fino a quando il dolore diventava così intenso da non riuscire a sopportarlo, conseguenza diretta, ero stato costretto a ridurre il tempo di somministrazione tra una compressa di antidolorifico e l’altra. Stavo combinando un vero casino.
Mi distesi, chiusi gli occhi e cercai di rilassare la schiena. Sentì aprire la porta, alzai la testa, era mia madre, si avvicinò e mi carezzò la fronte:
<< Stanco?>>.
<< Un po’, ma molto felice.>>
<< Lo vedo, hai gli occhi che ti brillano. Sei bellissimo figlio mio.>>
<< Cuore di mamma!>>, sorrisi.
<< Stare con lei ti ha trasformato ed io sono talmente contenta di questo pezzetto di paradiso che riesce a darti, che non so cosa darei, perché tutto rimanesse così.>>
<< È vero che sto vivendo in uno stato di grazia ed è solo merito suo, ma non la condannerò a starmi accanto in queste condizioni.>>
<< Non capisco.>>
<< Non fraintendermi, non voglio lasciarla, ma devo fare qualcosa per migliorare questo mio stato.>>
<< Devi avere pazienza, vedrai che tutto andrà meglio, ho notato che è un bel po’ di tempo che non hai più crisi respiratorie?>>
<< Anche questo è merito di Bella, erano crisi di panico e tu lo sai, adesso raramente mi sento in ansia, lei mi ha dato serenità, mi rende tutto così perfetto, cosi organizzato, ma le compressioni non spariscono da sole, così come non posso guarire dalla miastenia, senza trovare una cura risolutiva.
Ho bisogno di soluzioni… radicali.>>
<< Aspetto comincio a capire… no Edward lo sai che noi non siamo d’accordo.>>
<< La vostra scelta di questi anni è stata assurda e soprattutto papà ha sbagliato, lui doveva prendere in considerazione l’ipotesi di farmi operare. >>
<< Assolutamente no! Non voglio neanche pensarci!>>
<< Invece è bene che cominciate a farlo, le tecniche chirurgiche si sono evolute in maniera esponenziale, le operazioni al canale vertebrale non sono più così rischiose e papà dovrebbe saperlo bene. Lui mi ha condannato a vivere una vita a metà, sapendo bene che esisteva una soluzione definitiva, con buonissime possibilità di riuscita, ma adesso è bene consideriate il fatto che ho vent’anni anni e posso decidere da solo, se ritengo opportuno affrontare un percorso diverso da quello che voi avete deciso per me.
Rifletti mamma non avete il diritto di costringermi su una sedia per tutta la vita!>>, dissi lasciandomi sfuggire un sospiro.
 
Emmett arrivò puntuale, presi la rosa che Mark aveva preparato per Bella e andai da lei, con una consapevole pace interiore.  Trovai Alice sulla porta con un sorriso tronfio, piena di sé:
<< Questa volta, mio signore e padrone, ho superato me stessa, sono stata veramente formidabile, stenterai a riconoscerla!>>
<< Impossibile nonostante tutto quello che tu possa avere fatto, la mia Bella è bella di suo! Ma grazie, per la tempestività, hai idea quanto ti voglio bene?>>, l’abbracciai e la baciai.
<< Io di più mio diletto principe.>>
Si scostò e aprì la porta, Bella apparve, rimasi davvero senza parole, scesi dall’auto, la raggiunsi, le porsi la rosa:
<< Tesoro, sei un incanto.>>
Aveva un mini abito con il corpetto panna, velato dal tulle nero e la gonna rossa, stretto alla vita,una spalla scoperta, Alice aveva acconciato i suoi capelli con tante chiocche lasciate ad arte scombinate, così da camuffarle la rasatura e nascondere  il cerotto.
 
<< Ti piaccio davvero?>>
<< Non trovo le parole.>>
<< E’ stata grande.>>, disse indicando il folletto, che con aria birichina, si inchinava facendo finta di raccogliere applausi.
<< Ehi voi due.>>, interruppe Emmett, << dobbiamo raggiungere gli altri o faremo tardi, continuerete a scambiarvi complimenti e sdolcinatezze in macchina… su!>>
Mi sedetti e Bella appoggiò la testa sulla mia spalla, la carezzai, si rilassò e chiuse gli occhi, la sentii finalmente serena.
 
Arrivati a Malibù, mi ritrovai catapultato in un ambiente che non frequentavo da un po’, incontrai molti ragazzi, figli di amici di famiglia, che non vedevo da tempo. Con fierezza, presentavo a tutti la mia ragazza, lei restava timidamente accanto a me, si vedeva che non era proprio a sua agio, ma sorrideva e non sembrava dispiaciuta della serata. Ogni tanto mi lanciava un’occhiata, alla quale io rispondevo con un bacio, era un buon modo, oltre che a farle sentire che la mia presenza costante, di affermare, qualora ve ne fosse bisogno, che quella meraviglia era mia.
<< Sei stanca?>>, le chiesi, facendola sedere sulle mie ginocchia.
<< Per niente e poi vederti così sereno e felice, non ha pari, forse stai bevendo troppo, ma in fondo oggi è sabato riuscirai a riprenderti prima di lunedì!>>, rise.
<< Se non te l’avesse vietato il dottore, sono certo che tu mi avresti fatto compagnia in questi giri alcolici!>>
<< È vero, non ho il godimento della sbronza, ma l’emicrania sì.>>
<< Hai mal di testa? Perché non l’hai detto, ci facciamo riportare subito a casa?>>.
<< È sopportabile, restiamo e divertiamoci.>>
Emmett arrivò abbracciato a due ragazze, una delle quali era Tanya.
<< Visto chi ho pescato in questo posto.>>, disse lui ridendo.
<< Ciao Edward tutto bene… Bella.>>, trillò lei.
<< Sei finita proprio in buone mani.>>, dissi sorridendo, << il mio buon amico Emmett è re del divertimento, ti trascinerà in una spirale dalla quale sarà veramente difficile per te uscirne, prima dell’alba.>>
<< Vedremo chi capitolerà prima.>>, disse mettendogli la mano dentro la camicia.
Si allontanarono, io mi volsi verso Bella che li fissava con uno sguardo perplesso:
<< La panterona ha cambiato preda.>>, esclamò alla fine.
<< Eh!>>
<< Tu credevi che non fosse a caccia, forse ha capito che quest’uomo, non sarebbe stato un pasto facile e ha cambiato temporaneamente bersaglio. Dovrei sentirmi sollevata, ma credo che una come lei, non si faccia scrupoli a provarci con più uomini.>>
<< Mi metti a disagio, quando dici queste cose.>>
<< E tu tendi a sottovalutarti, sei appetibile, eccitante, hai uno sguardo quasi magnetico, così attraente che è impossibile non essere affascinati. Fidati ad Tanya, piaci tanto e se tu abbassassi la guardia, ne approfitterebbe senz’altro.>>
<< Non ho motivo di abbassare la guardia, sono follemente innamorato di te!>>.
<< Sicuro che non sei compiaciuto da tutto questo interesse?>>, mi disse, con tono provocatorio.
<< Questa storia comincia ad annoiarmi, non mi piace quando pensi che mi possa interessare ad un altra.>>
 << Sto dicendo solo che magari chi la dura la vince…>>
Cambiai espressioni, palesai il mio fastidio.
<< La situazione m’incuriosisce.>>, disse ancora lei.
<< Curiosità per cosa? Non capisco.>>, la guardai.
<< I meccanismi che portano una donna sfrontata e sicura di sé ad interessarsi ad un uomo, anche se impegnato e le tecniche che mette in pratica, per tentare di catturare la sua attenzione, possono essere molto interessanti.>>
<< Hai intenzione di litigare?>>, il mio tono era serio.
Non rispose, fissava un punto poco lontano da noi, Tanya che si strusciava su Emmett e poi ogni tanto rivolgeva il suo sguardo ammiccante verso di me. Lei mi fece un segno, come per dirmi “Hai visto.” poi sorrise e mi baciò con una foga:
<< No, non voglio litigare.>>, disse staccandosi e riprendendo fiato, << ma mi rendo conto che se continuo con questi stupidi discorsi finirò con l’irritarti davvero!
Tu non capisci, io sono molto insicura ed inesperta, penso che se una più bella, più navigata e più sexy di me, continuerà a starti addosso, alla fine ti farà notare la differenza e potrebbe anche conquistarti.>>
Si era alzata e mi dava le spalle, le presi la mano e l’attirai su di me:
<< Io voglio e amo solo una donna, non ho esitazioni né indecisioni. Da quando ho posato gli occhi su di te, il mio unico desiderio era averti e sono stato e sono ancora io a non considerarmi all’altezza.
Ho, comunque, la speranza che le cose possano migliorare ed io possa diventare il tuo uomo per sempre.>>, l’abbracciai e la baciai.
Sembrò sciogliersi finalmente, il suo sguardo finì di vagare per il locale, rimanendo fisso su di me e la sua mente finì di immaginare piani di conquista da parte di giovani pantere.
Ci appartammo dietro un piccolo separé e scacciammo anche gli ultimi residui di una tensione ingiustificata e inutile, le sue labbra sulle mie, sul mio collo, le sue mani carezzarmi, il petto, il suo profumo lasciarmi completamente stordito, un continuo contatto tra di noi.
Pensieri sconvenienti popolavano la mia mente e il mio corpo le inviava segnali inequivocabilmente  erotici, ma come è giusto che fosse, rimasero pensieri e segnali, almeno per questa sera.
Alle prime luci dell’alba, ero del tutto ubriaco, grazie anche a Ben, Bella riuscì a farmi rientrare nella mia stanza, senza che mia madre, lo scoprisse. Una volta assicuratasi che stessi bene, silenziosamente tornò a casa sua.
Mi rimasero sulla pelle, scie profumate, segni del passaggio delle sue labbra e sensibili ricordi delle sue mani e del suo corpo contro il mio.
Perso in un sonno profondo, la sognai, ancora una volta, la sognai, splendida accanto a me, pronta a donarsi, a darmi l’ultimo regalo, che ancora restava celato, il più prezioso per lei, ma anche per me, il completamento di un’unione, che io già consideravo perfetta.
 
 
Ciao amate lettrici! (ogni tanto è bene cambiare l’incipit mi ha suggerito qualcuno)
Vi è piaciuto questo capitolo?
Il modo in cui è tornato il sereno tra i due, ci ha svelato altri aspetti del loro carattere, del loro intimo, le fobie e le insicurezze di Bella, la logorante paura di Edward di essere sempre non all’altezza del suo amore, il suo sforzo nel cercare le soluzioni e poi il gruppo di amici che saranno una costante piacevole ed affettuosa attorno alla coppia.
Ancora una volta il toccarsi, lo sfiorarsi, il desiderarsi, ma non arrivare alla logica conseguenza… continuare a conoscersi. Abbiate ancora un po’ di pazienza.
 
Un appello. Avrete capito che adoro mettere alcune immagini, ma andando avanti so già che avrò difficoltà a reperirle, chi di voi appassionate di Edward e Bella, sapesse disegnare, anche seguendo un modello che io ho già in mente, quindi in un certo senso ricopiare, e avesse voglia di postare i propri disegni all’interno della mia storia, pubblicizzarli su di un blog, mi contatti, grazie tante.
 
E per ultimo, a voi lettrici romantiche, appassionate, che si lasciano scappare una lacrimuccia o che si fanno battere forte il cuore davanti ai tumulti dell’animo dei nostri personaggi amati, vi consiglio una ff che sto leggendo in questo momento “INSIDE OUT” di flom. (leggete senza preclusioni i primi capitoli, vedrete che vi prenderà)
Grazie!!!
A presto (posterò presumibilmente venerdì prossimo) e commentate numerose, fatemi sapere  se ancora vi tengo legate a questa storia , datemi consigli e suggeriementi.
Bacionissimi
Cloe J
 
 
  
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