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Autore: DarkAeris    08/06/2012    1 recensioni
Silvia e Davide erano vicini di casa ed erano praticamente cresciuti insieme, passando dalla fase “inseguimento e battaglia” infantile, a quella delle “palpitazioni ormonali” adolescenziale, sino ad arrivare ad “amore veramente duro da sradicare” odierno.
Queste fasi, ovviamente, le aveva percorse solo Silvia, perché Davide sembrava non essere progredito dalla prima, o almeno non con lei.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lorenzo: Robert Downey Jr

Lorenzo sfogliò l'ultima pagina del libro, sorridendo tra sé.

“Ancora una volta sono stato furbo quanto Sherlock e ho capito chi fosse il colpevole esattamente per gli stessi motivi da lui elencati!”

Una figura stesa nel letto accanto a lui mugugnò qualcosa, per poi tirare su la testa e guardarlo.

“Come hai detto?”

Il ragazzo posò il romanzo, senza degnare di uno sguardo la rossa sotto le coperte e si apprestò ad alzarsi, per andare in bagno.

“Niente, stavo leggendo. Io tra poco devo uscire.”

La ragazza parve non capire l'invito di lui ad andarsene e si stiracchiò, non accennando ad alzarsi.

“E' stata una nottata pazzesca... Quando ti sei avvicinato a me al pub non potevo crederci. Avresti potuto scegliere chiunque. Perché me?”

Lorenzo uscì dal bagno, a petto nudo e si diresse verso l'armadio, prendendo una maglietta nera.

“Io posso scegliere chiunque. Ieri sera eri tu, stasera sarà qualcun' altra.”

La rossa lo guardò, come per capire se stesse scherzando. Notando lo sguardo serio di lui, si alzò, scansando le coperte.

“M-ma, io credevo...”

“Tu non credevi niente, conoscevi già la mia reputazione, è per questo che sei voluta andare a letto con me.”

La ragazza non riuscì a trovare niente da obiettare, come del resto Lorenzo aveva previsto, e si limitò a prendere i suoi vestiti e a lasciare la sua casa.

Finalmente!

Lorenzo indossò dei jeans scuri, si riempì i capelli di gel, perché mantenessero quell'aspetto trasandato, e afferrò le chiavi e il portafoglio, uscendo di casa.

Era diretto all'Università, più precisamente al bar dell'Università, dove aspettava sempre che le ragazze uscissero lamentandosi dalle lezioni, per dimostrarsi molto compassionevole.

Entrò nella propria auto e sorrise al proprio riflesso nello specchietto, per poi infilare la chiave e accendere il motore.

Sperava di incontrare Silvia quel pomeriggio, così avrebbe potuto indagare su cosa avrebbe indossato, sperando che non lo avrebbe fatto sfigurare alla festa.

Aveva accettato di andare con lei, perché aveva un debole per i bei faccini, perché sperava di dare una bottarella anche ad Aurora, e perché quest'ultima, in un discorso con l'amica, aveva pronunciato il nome di Davide Rodari.

Davide Rodari.

Il motivo che ora aveva reso Silvia del tutto irresistibile era che quell'idiota di Davide Rodari era evidentemente innamorato di lei.

Al Liceo aveva sentito il suo nome talmente tante volte da trovarlo ormai insopportabile. Inoltre, proprio non riusciva a capire come quella femminuccia potesse attrarre le donne. Aveva molta più stima del suo compagno, Cancellieri, che sembrava un vero maschio.

La sua vittoria sarebbe stata epocale, se fosse riuscito a portarsi a letto la ragazza che faceva battere lo stupido cuore di quel biondo insipido.

Inoltre, aveva trovato attraente Silvia sin dalla prima volta che Aurora gliel'aveva presentata: era timida e minuta, il genere di ragazze che a lui piaceva “contaminare con la sua perfidia”.

Accese lo stereo dell'auto, assaporando la musica dei Queen, che lui adorava e, come suo solito, cambiò umore quattro volte durante il tragitto.

A metà strada un pezzo particolarmente sentito lo fece piangere come un bambino, mentre canticchiava il motivetto.

All'arrivo rideva come un pazzo, per il motivo allegro della traccia quattordici.

Scese dalla vettura, indossando gli occhiali da sole, e si incamminò verso il bar, stringendosi nel suo cappotto. Dicembre era particolarmente soleggiato, ma comunque troppo freddo per i suoi gusti.

Entrò velocemente dentro l'edificio riscaldato, salutando con un occhiolino la barista, e accomodandosi al tavolo, dopo aver ordinato il suo solito caffè.

Quella era la sua vita universitaria: era ricco di famiglia, viveva da solo da un paio d'anni e non aveva davvero bisogno di quella laurea, ma era abbastanza intelligente da riuscire a conseguire una buona media senza frequentare le lezioni e decisamente egocentrico da desiderare la carica di “dottore”.

Sorseggiò il suo caffè e vide due ragazze entrare nel bar, infreddolite e stanche e rivolse loro un sorriso, che queste ricambiarono.

Stava per alzarsi e offrire loro una cioccolata calda, quando vide arrivare Aurora e Silvia, accompagnate da un ragazzo moro e mingherlino.

Aurora lo notò e gli fece cenno con la mano, mentre Silvia arrossì lievemente e ordinò da bere, per poi raggiungerlo al tavolo.

“Lorenzo, ciao! Sei sempre qui al bar, non ti si vede mai a lezione.”

Lorenzo fece un sorriso storto in direzione di Aurora, e rispose, continuando a lanciare sguardi all'amica, divertito dal suo imbarazzo:

“Troppo lavoro e niente gioco farebbero di me una persona pazza.”

Il ragazzo che le accompagnava alzò la testa alle sue parole e gli sorrise.

“Shining! Gran bel film, io sono un appassionato di Kubrick!”

A giudicare da come guardava Aurora, doveva essere appassionato anche di belle ragazze dalla pelle di porcellana.

Lorenzo finì il suo caffè e prese a parlare di vecchie pellicole con Marco, prendendo sinceramente in considerazione l'idea di stimarlo come persona, sebbene raramente concedesse questo onore a persone che non fosse se stesso o, al massimo, qualcuno imparentato con lui.

Silvia rimase in silenzio, sebbene Lorenzo la costrinse ad inserirsi nei discorsi, rivolgendole sorrisetti e ammiccamenti e godendo del suo rossore.

Il pomeriggio stava andando proprio bene: era fondamentale che lei fosse attratta dalla propria persona, se voleva far piangere dall'invidia il biondino, suo acerrimo nemico.

Passata un'ora in convenevoli, Lorenzo ritenne opportuno andarsene, per cambiare bar e assicurarsi la compagnia per la nottata, e salutò gli amici, soffermandosi su Silvia – non senza aver lanciato uno sguardo lascivo ad Aurora, che avrebbe volentieri invitato nel suo letto.

“Noi ci vediamo alla festa, mia cara. Ti farò vedere come calco bene la pista.”

Le baciò la mano, ridendo, ed uscì dal bar, ritornando alla macchina.

Faceva davvero troppo freddo per andare in giro a cercarsi compagnia, così prese il cellulare e chiamò il primo numero nella rubrica, assolutamente ignaro circa quale ragazza gli avrebbe risposto.

Sentì una voce acuta e fastidiosa urlargli che era così felice che l'avesse richiamata: patetica.

“Sì, bellezza. Casa mia, tra un'ora, ti offro la cena e poi lo facciamo un po' in camera mia, ok? A dopo.”

   
 
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