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Autore: Columbrina    08/06/2012    3 recensioni
Avvertimento OOC per sicurezza. Perdonare qualunque incongruenza con il personaggio.
 Quattro storie nello stesso destino, come non andrebbero mai raccontate.
 
 
Birth.
 Aerith Gainsborough, presto, sarebbe andata all’altare. Se lo promise, o meglio gliel’aveva promesso. Sarebbe stata la sposa più bella del mondo, con quegli occhi brillanti che avrebbero esaltato un colore così tenue come il bianco, al suo fianco solo gioia. Nessuna barricata poteva ferrare la certezza.
 
 
Life
 “Trascorri così il tempo quando non hai rogna in giro?”
 “O faccio questo o prendo a pugni qualche belloccio. La più allettante è sicuramente quest’ultima, ma non posso fare questa carognata al futuro marito della mia migliore amica”
 “Giusta osservazione. Comunque, non dovresti essere con Aerith?”
 “E tu non dovresti essere con Cloud?”
 
 
 Death
 “Tu cosa pensavi di fare, piuttosto. Volevi ucciderti? Perché? Pensavo ormai che fosse tutta acqua sotto i ponti. Mi sbagliavo? Certo, perché sono stata una stupida a credere di poterti dare una chance …”
 “Una passeggiata. Ecco cosa volevo fare”
 “No, un suicidio premeditato. Ecco cos’era.”
 
 
 
 Synthesis
 Questa è una fantasia ancora da scrivere.
 
Genere: Angst, Drammatico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aeris Gainsborough, Cloud Strife, Tifa Lockheart, Zack Fair
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco, Contesto generale/vago
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Comunicazioni di servizio.
Le tre parti del capitolo hanno titoli diversi poiché dovevano essere capitoli a sé stanti, ma ho ritenuto opportuno un migliore ampliamento della situazione rispetto alle spoglie magre del primo. Dato che è una storia, non fateci troppo caso.
 
 
Ringraziamenti
Sentiti ringraziamenti alla signorina Winehouse per ispirarmi nei miei viaggi musicali. [Tutti i titoli vengono dai suoi singoli e consiglio vivamente l’ascolto durante la lettura, per chiunque avrà la pazienza di leggere]
 
I miei pensieri vanno tutti alle mie due migliori amiche. L&A. Ma non metteranno mai piede in questo fandom. Non fateci caso neanche qui, anche l’aria che respiro è dedicata a loro.
 
Altri ringraziamenti vanno a coloro che avranno la pazienza\volontà\fegato di leggere.
 
A coloro che amano provare qualcosa di diverso.
 
Ai dubbi eterni.

 






#00. Best friends, right?

 
Si sentì sciogliere quando quelle iridi traslucide lo abbracciarono col loro senso di compatimento mischiato alla loro solita e allegra condotta. Lui ricambiò con lo stesso trasporto di quando non si vede un amico da tanto tempo e sentì rivoli inumidire caldamente i suoi occhi, abbacinati dal bagliore che solo i suoi occhi sapevano trasmettere.
Desideravano da tempo farsi coraggio e ritrovarsi al punto di partenza, ma, come potete immaginare, di coraggio ce n’era stato ben poco.
E ora erano a godersi la loro amicizia come non avevano mai fatto in vita loro, discorrendo del più e del meno, allettando l’interesse dell’altro, mentre Zack si concedeva tirate pletoriche sulla sua nuova vita all’insegna della quotidianità, nonostante avesse ancora quell’aria da scavezzacollo che gli aveva portato più sorrisi che guai; una normalità che  faceva trapelare anche le cose non dette.
“E, dimmi, tu come te la passi, biondo?”
“Ho intenzione di sistemarmi presto. Come voleva la mamma”
Zack esibì uno sguardo della serie me l’hai fatta e pensò che forse si era perso troppe cose in questi periodi transizionali di distanza. Sorrise a questo pensiero e un’altra riflessione da non biasimare imperversò come un baleno sul fatto che Cloud era cambiato, aveva salde prospettive ora, quindi non gli avrebbe rubato di nuovo la ragazza da sotto il naso.
Ora aveva la certezza che potevano, finalmente, tornare a dirsi tutto. E niente più gravava sui loro silenzi densi.

 

 
 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
#01. Our day will come.

 
E, dal nulla, Aerith si trovò a fantasticare sul suo giorno fatidico, immaginando di incespicare goffi voli verso l’altare ornato dei suoi fiori preferiti, una sobrietà elegante, i sorrisi degli amici più cari di cui ritrovava finalmente l’affetto, avrebbe voluto vedere anche le lacrime gioiose e calde che rigavano il trucco leggero sul viso della madre – la donna che la crebbe, non la vera madre; non perché non ci fosse affetto, ma perché non c’erano state le opportunità – poi i capelli corvini di Tifa e di Zack che contrastavano il suo candore e poi magari un abbozzo di congratulazioni da parte di Cloud, stravaccato in posa strategica e di grande effetto contro una colonna della chiesa, anch’essa ornata di fiori; poi immaginava Yuffie, estroversa come al solito e povera di parole, preferiva di gran lunga esternare la sua gioia e questo ad Aerith piaceva molto; in più non poteva fare a meno di ridere se lei stessa, per eccesso di zelo, avrebbe fatto trovare una fetta di torta dinanzi a un incredulo Tseng, ma che poi avrebbe trangugiato tutta Reno.
Poi, all’imbrunire del crepuscolo, il ricevimento: Tutto molto sobrio e familiare, quasi rustico in un certo senso, ma tutto pieno di fiori. Candidi, rosei, pallidi, cerulei, profumati, alcuni appassiti, altri nel pieno delle loro vigorie, quel che contava davvero è che fosse tutto pieno di fiori; anche il più piccolo meandro alle pendici del menefreghismo. Petali violetti anche sul tavolo del rinfresco. L’avrebbero definito il matrimonio più floreale del secolo, per poi andare in prescrizione e in overdose di antibiotici per quante reazioni allergiche al polline. Allora il termine giusto sarà: Il matrimonio più allergenico e allucinogeno del secolo. Poi il polline sarebbe andato a fecondare i fiori, per dar vita ad altri fiori. E allora, lo chiameranno: Il matrimonio più primaverile del secolo.
Bello come un fiore. Fecondo come la primavera. Ecco come sarebbe stato il suo matrimonio.
Il modo con cui stava facendo piazza pulita di tutte le riviste nuziali di Midgar denotava un patologico desiderio di sentirsi speciale, ma in un modo diverso, senza essere braccata da alcuna pressione: Tifa e Yuffie la prendevano per una squinternata, vegliandola con uno spirito quasi materno,  mentre le affusolate dita scivolavano lascive tra le pagine rinsecchite e quel pensiero stava prendendo lentamente forma.
Sorrideva con un’allegria dettata dall’indecisione sconquassante tra tutti quegli abiti; un candore che faceva girare la testa e ogni tanto bagnava le labbra con la lingua imperlata d’umidità, pensando ad alta voce alla silhouette dell’abito perfetto, al corpetto ad intarsio, rinnovando nuovamente l’allegria.
Aerith Gainsborough, presto, sarebbe andata all’altare. Se lo promise, o meglio gliel’aveva promesso. Sarebbe stata la sposa più bella del mondo, con quegli occhi brillanti che avrebbero esaltato un colore così tenue come il bianco, al suo fianco solo gioia. Nessuna barricata poteva ferrare la certezza.
E lo sposo?

 
 
 

 
 
 
 
#02. Halftime.

 
“Hai promesso di accompagnarmi all’altare”
Aerith gonfiò pletoricamente le guance, irrorate di cipria rosa, in modo quasi artificioso, il che avvizziva tutta la sua adorabile spontaneità, ma Cloud trovava questo lato infantile di lei così sfacciatamente umano e imperfetto e gli piaceva anche questa Aerith un po’ più alla sua portata.
Ma a quell’attacco diretto, Cloud rispose con un impassibile ghigno ai lati della bocca, che si alzavano fino a formare uno sberleffo che rasentava un’implicita scaltrezza, nella solita posa da catalogo smaliziato; le mani in tasca e i capelli pettinati coi petardi.
Si lasciò sfuggire anche un riso sommesso, a mo’ di provocazione.
E le sopracciglia di Aerith non poterono fare a meno di piegarsi pericolosamente all’ingiù come due falci spioventi, formando un’imperfetta ruga d’espressione.
“Guarda che conosco i tuoi punti deboli, Strife”
Gli occhi di Cloud, artificiosamente luminosi, la sfidarono come a dirle vieni avanti, ti sto aspettando e ad Aerith bastava solo sfoderare le sue manovre da abile provocatrice. Non a caso, era cresciuta secondo un preciso stile di persuasione.
“Strife, ultima occasione. Mi accompagni o no?”
“Non m’interessa”
Sentì il crepitio del suolo ciottoloso crocchiare sotto le suole di Aerith, la treccia morbida impegnata in un’ipnotica danza come quella di un pendolo; Cloud che ancora non cedeva alle provocazioni che non avevano fini se non quelli di persuaderlo da quell’assurda ostinazione.
Tanto lei sapeva che alla fine avrebbe ceduto.
“Mi sto avvicinando, eh …”
Si muoveva come un gatto felpato, sinuoso e morbido, in perfetta sintonia con la sensualità che trapelava tra i due, ma Cloud non cedeva, anzi era consapevolmente sorridente e stupito della prevedibilità di lei. Almeno fino a quando non gli respirò in volto e un groppo ostruì le vie respiratorie e quant’altro; tanti squilibri a effetto domino che si susseguivano disordinatamente, ipnotizzati dal moto sistematico e pendolare della treccia, il bagliore confuso degli occhi smeraldini che non gli lasciarono nemmeno il tempo di realizzare che le sue labbra efebiche e rosee stavano per schiudersi a pochi passi dalle sue.
“OK, va bene, va bene, ci sto!”
A quel punto, si  ritrovò con il collo cinto dalle braccia di Aerith, in una situazione claustrofobica e dolcemente agognata, allietata dai gridolini allegri e ampollosi  e lui che non poté fare a meno di schiudere un effimero sorriso, dolce e soffocato dalle moine di lei; moine amichevoli, però, che non sfociavano in nessuna passione passata, ora che avevano racimolato abbastanza tempo da essere amici. Anche se lei rimaneva ancora l’unica a riuscire a infrangere la catafratta di Cloud.
Sciolsero l’abbraccio e lei iniziò a danzare e piroettare su sé stessa come se fosse tra le nuvole, mentre Cloud socchiuse di nuovo lo sguardo, come ad accondiscendere i desideri della sua bambina.
Cloud Strife, sei un deficiente.
“Anche se con quelle gambe potresti farmi da damigella. Non trovi, signorina Cloud?” soggiunse Aerith, dando un taglio a quella danza e guardandolo sardonicamente nella solita posizione da autostoppista.
Cloud si limitò a laconiche parole, che sortirono ugualmente il loro effetto, soffiando via quell’immagine aberrante di un vivace vestitino viola ai piedi dei bassifondi:
“Non m’interessa” rispose.











 Synthesis
 
Sarò di poche parole, vorrei solo rendervi partecipi alle mie riflessioni, magari per eventuali dubbi leggete pure qui, se non volete litigare con le schede – o con voi stessi – per consultare prima il dizionario Zenichelli o la storia qui presente:
#Best Friends, right?: Sono partita un po’ prevenuta con l’amicizia tra Cloud e Zack, il picco della superficialità se proprio vogliamo essere nudi e crudi. Ancora ora, non sono pienamente soddisfatta di non averla approfondita oltre, ma spero ci saranno altre occasioni. La parte della madre l’ho presa da un flashback del videogioco e la ricordo quasi a pennello, perché mi ha fatto pensare a una possibile allusione a Tifa, magari. Parto col dire che gli eventi che si sono preceduti a questo capitolo – e alla storia in generale – non rispecchiano minimamente quello che la Square ci ha imboccato per tutti questi anni. E’ un prologo tutto mio, che vorrei tanto scrivere un giorno. Comunque penso che l’idea di base sia di prassi per le storie a questo sfondo.
 
#Our day will come: Qualunque ragazza pianifica il giorno del proprio matrimonio o almeno una di loro ha un’esigenza impellente che deve essere rispettata a dovere, cascasse il mondo. Ebbene Aerith è come la primavera e tale deve essere il suo matrimonio. L’idea di base mi è giunta da un mio desiderio di avere le mie due migliori amiche con me, in preda ai fanatismi da primadonna, mentre sfoglio riviste rinsecchite da sposa e loro mi giudicano ‘senza speranza’ come al solito. Questa è la parte del capitolo più carica emotivamente, almeno per me. Ho aggiunto un piccolo siparietto comico di Reno che si strafoga la torta e Tseng che è … Mmm… Impassibilmente furioso.
 
#Halftime: Piccolo stralcio Clerith, ma non la classica accezione Clerith intesa come un amore quasi platonico, che verte a scavare nelle profondità emotive l’uno dell’altro… Questa  è la mia Clerith. Quella fatta di piccole rese, di un’intesa machiavellica e una concezione enigmatica del loro vero rapporto. La carne e il sesso sono deboli e purtroppo anche Cloud ha le sue pecche, ma credetemi… Aerith aveva solo fini prolifici, non personali. La mia Aerith è eccentrica, forse un po’ sopra le righe, magari rispecchia la vera entità del personaggio, fatto sta che è emotivamente fragile come nel videogioco, anche se non lo da a vedere. L’intermezzo comico della signorina Cloud mi è piaciuto assai scriverlo. Non so, ma me lo immagino Cloud percorrere la navata in vestito viola e tacchi a spillo. Il viola è il colore delle violette – maddai – i fiori della fedeltà. E verranno messe a dura prova le lealtà qui dentro.
 
Alla prossima, miei cari.
S.
 














 

   
 
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