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Autore: BeliveInAngels    09/06/2012    1 recensioni
Gears of War è sempre stato visto come umani da parte umana, ma che succederebbe se un'umana venisse trovata dalle locuste e cresciuta un po' come i gorilla crebbero Tarzan?
Impossibile non andare OOC con le Locuste, ma volevo fare qualcosa di diverso.
Buona lettura!!!
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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LE CœUR DE RAAM – Cap. 2

 

 

-Delta, ci siete tutti?- domandò Marcus con voce roca, cercando di riprendere fiato nel minor tempo possibile.

 

-Porco... demonio!- esclamò Damon, passandosi i palmi guantati sulle tempie sudate.

 

-Alzi la mano chi si era reso conto del cecchino ad ovest.- fece Dom, chinandosi in avanti, con le mani posate alle ginocchia.

 

-Io non mi ero accorto di niente... e ci è mancato così poco...-

 

-Sono caduti in otto per colpa di un solo cecchino... e io che pensavo fossero stupidi!- Baird non si risparmiava per nulla.

 

-Se si chiamano cecchini...- Marcus si bloccò, alzando il viso sfregiato, come a tendere l'orecchio per ascoltare meglio il silenzio che era venuto a crearsi. Sopra di loro, due Reaver ispezionavano la zona. Fece cenno ai suoi compagni di non emettere un singolo fiato, fino a quando non fossero atterrati. Erano due, erano gestibili... forse. La creatura bavosa più piccola, toccò terra con poca delicatezza, facendo crepare l'asfalto sotto i lunghi artigli. Il Reaver più grosso invece volò più avanti, scomparendo dalla portata della vista del gruppo. Aguzzò la vista, afferrando il biondo per il retro dell'armatura per tirarlo al coperto. La prima cosa che notò con attenzione, furono le lunghe gambe finemente coperte della creatura che smontò dalla cavalcatura orrenda. Non la vedeva chiaramente, dovette farsi passare da Baird il LongShot di scorta- Cazzo...-

 

-Marcus? Che succede? Vogliamo vedere anche noi!- fece Cole, cercando di fregargli bonariamente il fucile. Marcus non gli staccò una mano con un morso, semplicemente perchè era un “beneducato”.

 

-Credo... che dovrei prendermi un po' di riposo.- si limitò a commentare solamente il sergente, passando indietro il fucile al primo che lo prendesse. Baird non si fece mancare l'occasione. Afferrò la canna fredda di metallo, posando l'occhio quasi al mirino.

 

-Wow... che ci fa una... ehi, aspettate un momento...- era una ragazza. Era giovanissima. Tra le scapole teneva un LongShot che sembrava quasi modificato. La canna era leggermente più lunga e il manico era di un materiale simile all'avorio- Pensate sia 'cranio umano'?- le risposte a quella domanda furono una serie di suoni di disapprovazione.

 

-La vuoi smettere di sparare stronzate?- ringhiò il capo della Delta, posando una mano contro il muro, cercando di sporgersi per vedere meglio. Quando i suoi innaturali occhi azzurri puntarono il bersaglio, il suo corpo tremò impercettibilmente, ma lo fece-... è una ragazzina...-

 

-Ok, cosa facciamo? Potremmo... che so, parlarci?- domandò azzardando Cole che sembrava quello più tranquillo e disposto al dialogo di tutti.

 

-Io non ho molta voglia di dialogare con una che ha il manico del fucile in cranio...- deglutì Baird con una smorfia che gli piegava le labbra in modo disarmonico.

 

-Che sia in cranio umano lo dici tu!- fece l'ex giocatore di thrashball, dandogli una gomitata sul fianco, mentre Marcus faceva scattare il Lancer, togliendo la sicura.

 

-Parliamoci.- avanzò, uscendo dal nascondiglio.

 

-Oh, ok tutto, ma questa storia dell'uomo “senza macchia e senza paura” ha un po' rotto il cazzo.- mugugnò Baird, grattandosi la nuca, reggendo il Lancer solo per il manico, lasciandolo penzolare lungo la gamba- Non voglio che si faccia un fucile col mio cranio, dannazione...-

 

-La vuoi smettere di fare il cacasotto?- fece Cole, scansandolo con una spallata che quasi lo fece sbattere contro il muro semi crollato della casa affianco.

 

-Non faccio il cacasotto, stronzo, sono solo... angosciato!!!- tentò di difendersi il biondo, posandosi il fucile sulla spalla.

 

-Sì... angosciato.- nel frattempo Marcus e Dom, che erano qualche metro più avanti di loro, decisero che era il momento di farsi vedere. Si spostarono più verso la strada e fu allora che la ragazza si limitò a girare gli occhi, afferrando saldamente il fucile che aveva dietro le spalle. Lo reggeva con una mano sola, sebbene sembrasse molto pesante. Marcus si fermò quando si vide puntare contro quello che era uno Gnasher in ottime condizioni.

 

-Vogliamo solo parlare.-

 

-Metti via il Lancer allora, prima che ti faccia saltare la testa.- sibilò lei, alzando ulteriormente il fucile. Marcus alzò un sopracciglio, limitandosi ad abbassarlo, smettendo di reggerlo a due mani. Dom fece lo stesso.

 

-A terra.- disse lei secca. Il suo tono non ammetteva repliche. I Gears si scambiarono un'occhiata prima di obbedire, riluttanti. Baird a momenti abbracciò il suo. Non aveva molta voglia di lasciarlo alle cure distratte del pavimento di terra. Alla fine obbedì a sua volta. Dopotutto avevano di fronte una... ragazzina. Non poteva avere più di vent'anni- Siete Gears?- domandò lei.

 

-Sì. Come fai a... cavalcare un Reaver?- gli occhi della ragazza erano specchi d'argento. Il grigio sfumato era impenetrabile. Sospirò piano.

 

-Raccogliete i fucili e seguitemi.- disse lei, avviandosi verso un ponte distrutto che dava sull'inizio di un tunnel che, probabilmente, dopo l'attacco delle granate, era per lo più crollato. Gli uomini guardarono la ragazza voltargli le spalle, mentre, con una mano sola, risistemava lo Gnasher tra le spalle, affianco al LongShot che rendeva Baird incredibilmente scattoso.

 

-Ci fidiamo?- chiese Dom a bassa voce, mentre si chinavano a raccogliere i fucili- E' un'Arenata? Dove si è fottuta il Reaver?-entrambe domande pertinenti alla situazione. Marcus serrò le labbra ed espirò col naso, tirandosi dritto. Le sopracciglia aggrottate. Non si fidava per niente.

 

-Noi siamo quattro. Non abbiamo mai avuto difficoltà a toglierci dalle palle gli Arenati. State lo stesso attenti, Delta.-

 

-Chiaro.- si incamminarono, raggiungendo la ragazza, camminando due a due dietro di lei, lontani una decina di metri. Sembravano quattro pervertiti che pedinavano una donna. Arrivata a destinazione si fermò, sedendosi su una grande roccia. Loro furono da lei qualche secondo dopo. Nessuno osava sorridere o fare battute, nemmeno Baird, che aveva pensato bene di congelarsi definitivamente.

 

-E' divertente, trovate?- domandò lei, con una smorfia.

 

-Divertente?- chiese Cole, perplesso.

 

-Tutto questo. Mi sembrate persone ragionevoli. Sono un ambasciatore.- disse la ragazza, alzandosi di nuovo, avvicinandosi a loro.

 

-Un ambasciatore?- domandò Marcus, intensificando la durezza dello sguardo- Ambasciatore di cosa, esattamente?

 

-Sono un ambasciatore, sapete cosa sono?- il tono velenoso della ragazza fece irrigidire Marcus che si alzò di qualche centimetro, tirando la spina dorsale.

 

-Certamente.-

 

-Ottimo. Perchè voi umani e la mia gente non riuscite a trovare un accordo?- domandò lei, incrociando le braccia, portando tutto il peso su una gamba sola.

 

-La tua gente? Se parli degli Arenati la cosa è complessa! Noi facciamo di tutto per interagire e per essere 'dolci e coccolosi' ma tutto quello che riceviamo sono solo cazzotti sulle gengive. Mi pare poco carino e...- Baird fu interrotto in questo flusso incontrollato di pensieri da una mano della ragazza che si alzava, come a volerlo bloccare perchè parlasse Marcus.

 

-Zitto tu. Non intendo gli Arenati.- si limitò a dire lei, sfondando gli occhi di Marcus con i suoi, attraversandogli il cranio come una spada invisibile.

 

-Ah no? E allora la 'tua gente' quale sarebbe? Le Locuste?- sorrise angosciato Dom, mentre tutti cercavano di alleggerire la pillola, buttandola sul ridere per zuccherare la situazione. Marcus era l'unico a rimanere di ghiaccio.

 

-Non mi sono presentata...- il suo tono si fece più formale, mentre si drizzava in una posizione estremamente composta- Il mio nome è Sapiens e sono la figlia... del Generale Raam.- nessuno emise un fiato.

 

-Ti assicuro che se è una presa per il culo... non è divertente.- iniziò Dom, inarcando le sopracciglia, indurendo lo sguardo.

 

-Presa per il culo? Non sto prendendo per il culo nessuno, io. Mio padre è il generale Raam. La mia educazione viene da lui e dalla regina Myrrah.- chissà perchè, Cole le scoppiò a ridere in faccia.

 

-Educazione? Dalle Locuste? Ma non mi dire!!!- anche Baird si unì alla risata. Senza rendersene conto, si ritrovò la canna dello Gnasher posata sopra alla spalla. Il movimento era stato così veloce che anche Marcus aveva faticato a notarlo. Contemporaneamente, gli altri Delta le puntarono i Lancer alla testa, innervositi dal sorriso della ragazza che, più che una ragazza, sembrava una bestia.

 

-Posalo e nessuno si farà del male.- fece Marcus, con una tranquillità quasi inumana.

 

-Io so scrivere nella vostra lingua... parlare nella vostra lingua... e certo non lo devo agli umani.-

 

-E lo dovresti alle Locuste?- domandò Cole, mentre lo sbocco dello Gnasher gli sfiorava l'orecchio.

 

-Sì.- concluse lei, posando il fucile sulla roccia, prima di tornare a sedercisi- Mio padre manca da nove anni. Il Nexus comincia a chiedersi che fine abbia fatto. Voi sapete niente?-

 

-Quando uccidi qualcuno, si chiama sopravvivenza.- disse Marcus, abbassando il fucile. Era un 'alza e abbassa' di fucili, un continuo tintinnio e scricchiolio di armi che si muovevano nel vuoto, puntando teste che nessuno aveva intenzione di far saltare. Ci si voleva spaventare a vicenda, ma nessuno voleva cedere- Se fai parte delle Locuste, saprai benissimo che significa la parola 'sopravvivenza', non è vero?-

 

-Marcus, ma cosa...?- Dom non poteva credere alle parole dell'amico.

 

-Io sto solo cercando di capire perchè l'E-DAY è stato così violento. Non sono stupida. Il mio sangue è umano. Lo so, ovvio. Ma non appartengo a questo mondo. Il mio posto è al Nexus. Loro mi hanno trovata. Loro mi hanno cresciuta, educata, allenata. Il mio mentore, se sapesse che sono qui a parlare con voi, invece che uccidervi tutti, mi farebbe a pezzi.-

 

-Hai pure un mentore?- chiese Baird- Che sei, una scolaretta?-

 

-Biondino, piano a come parli. Scolaretta lo dici al tuo amico qui.- indicò Cole con il pollice, tornando a guardare Marcus. Sembrava aver voglia di parlare solo con lui, chissà perchè- Skorge detesta gli umani. Vuole farli a pezzi tutti, dal primo all'ultimo.-

 

-Skorge?-

 

-Un Kantus. La guardia personale di mia madre. È simpatico quanto un Ticker sotto il cuscino, ma con me, a volte, sa essere comprensivo.- fece, ricordando il bastone- Il fatto è che, sinceramente, io non voglio la guerra. Non la capisco. Ma ho visto quanti dei miei muoiono, ed è una cosa che non posso... non RIESCO ad accettare.- Marcus si morse un labbro.

 

-Non si possono fare patti se una delle due parti non collabora. Per il resto, rimarrà tutto così com'è. Puoi tornare da dove sei venuta, ambasciatrice. Qui abbiamo finito.- il gelo nella voce di Marcus le fece partire un brivido dalla base della colonna vertebrale. Lo seguì con gli occhi, mentre usciva dal tunnel a passo lento, seguito dalla sua squadra.

 

-Sergente Fenix!- lo chiamò lei. Lui si bloccò di scatto. Il suo nome. Il suo grado. Si voltò di centottanta gradi, rimanendo a fissarla, un tantino stupito- Che mi dici... di tuo padre?- sul viso della ragazza si dipinse un mezzo sorriso che lo fece quasi esplodere in un ringhio che trattenne a fatica.

 

-Mio padre è morto.- disse, come se la cosa non l'avesse minimamente toccato. La ragazza addolcì il suo sorriso, avvicinandosi.

 

-Io... non smetterei di cercarlo.- e gli toccò il petto corazzato con un indice. Quelle parole colpirono Marcus e gli altri molto più di quello che mai si sarebbero aspettati, perchè apriva la porta alla possibilità che suo padre, Adam Fenix, fosse ancora vivo. La giovane interruppe il contatto, oltrepassandoli- Qualcosa mi dice che, nel bene o nel male, ci rivedremo.- salì sul Reaver con un paio di salti. Era così... dannatamente innaturale.

 

-Ehi, aspetta!!!- urlò Marcus cercando di bloccare, con l'imperiosità della voce, il decollo del Reaver. Fu inutile, perchè, dopo un ultimo sorriso regalato alla Delta, Sapiens schizzò via.

 

-Hai fatto colpo, eh Marcus?- scherzò Dom, dandogli una pacca sulla spalla.

 

-E' una ragazzina.- rispose lui a voce bassissima, quasi a non volersi far sentire, mentre continuava a guardare il cielo, ponendosi un'infinità di domande, a cui le nuvole non sapevano rispondere.

 

. . .

 

Percorse la passerella che portava dal recinto dei Reaver al palazzo in poco tempo. Scese le scale che scendevano ancora più in fondo, nel vuoto. Si fermò di fronte al portone della biblioteca, stringendo la maniglia per aprire.

 

-Nonno? Ci sei?- chiese, addentrandosi nello stanzone scuro. Scaffali grandi come case a due piani scorrevano uno dopo l'altro, in un susseguirsi di copertine vecchie e polverose. In fondo alla stanza, seduto ad una scrivania, chino su un libro, c'era un uomo che alzò subito il volto per rivolgerle un sorriso piuttosto profondo.

 

-Ehi, sei andata in superficie?- nella sua voce, c'era una nota di nostalgia. Qualcosa di lontano.

 

-Sì.- disse lei, prendendo posto sulla sedia di fronte a lui.

 

-Com'è? Splende ancora il sole?- chiese, sfogliando lentamente alcune pagine.

 

-Sì, splende. Ma non c'era il silenzio di cui mi parlavi. Non ho neanche visto fiori.-

 

-Bimba mia, quello era il Sera dei giorni precedenti alle Pendulum Wars. Ovvio che tu non abbia visto niente e sentito tutto forchè il silenzio. I soldati hanno battuto e ribattuto, quelle terre. Le locuste, poi, anche. Infine il Martello dell'Alba ha bruciato quello che era rimasto.-

 

-Nonno... ho visto Marcus.- disse lei.

 

-Come...?- lei alzò una mano per farlo tacere.

 

-Non so da quanto tempo tu non lo veda, ma sta bene. È un uomo forte. è... affascinante anche.- si morse un labbro. Adam, era il padre di Marcus quello con cui stava parlando. Il vecchio sorrise.

 

-Affascinante, eh?-

 

-Ho parlato con lui. Ho detto di non smettere di cercarti.-

 

-Capisco.-

 

-Non potevo dirgli che eri qui. Sarebbero scesi e sarebbero morti, lo sai.- e raccontò l'intero colloquio che aveva avuto con il figlio e con la squadra Delta.

 

-Certo, bimba mia, che sei davvero strana.- rise debolmente lo scienziato, sistemandosi gli occhiali sul naso.

 

-Che intendi dire?-

 

-La tua gente ormai è qui sotto. La tua fedeltà va alle Locuste. Odi vedere che le uccidano e sei anche disposta a massacrare i tuoi simili pur di salvare anche solo un Drone.-

 

-Ah, è tornato e te l'ha raccontato?- domandò la ragazzina, ripensando al Drone che aveva rispedito al Nexus.

 

-L'ho sentito parlare quando sono passato vicino all'armeria.- rise più di gusto- Però, tornando al discorso... hai deciso di parlare con loro, invece che ucciderli.-

 

-Nonno, è anche vero che... sono terribilmente grossi!- esclamò lei con le mani infilate tra le ginocchia. Lui non trattenne una risata di botto che quasi lo fece cadere dalla sedia.

 

-Hai giocato fino a ieri con un Boomer e adesso Marcus e gli altri ti sembrano grossi?!-

 

-Loro sono umani, accidenti!- confessò lei- E poi...- non finì il discorso che si voltò. La porta si era aperta di scatto. Skorge avanzava e il suo umore era peggio del solito.

 

-Alzati!- ringhiò il Kantus, afferrando un braccio della ragazza, iniziando a trascinarla fuori. I Droni non osavano soccorrere Sapiens, troppo intimoriti dall'atteggiamento di Skorge. La portò fino all'armeria e la sbatté violentemente contro la parete, sbattendole una mano affianco alla testa. La inchiodò con gli occhi gialli, rimanendo immobile. Le zanne sembravano più bianche sotto la luce delle torce. Due file di denti pronte a staccarle un braccio ma no, nulla di tutto ciò. Il Kantus si limitava a fissarla, con quegli impenetrabili occhi d'ambra. Sapiens, forse, era l'unica a non averne paura.

 

-Dimmi, Skorge.- lui si avvicinò a lui, gorgogliando infastidito.

 

-Io spero vivamente che, quello che ho sentito attraverso la porta, fosse una stronzata.- ringhiò, facendo sibilare le due lingue alla parola 'ssssssssstronzata', in modo che risultasse ancora più inquietante. In realtà no, perchè alla fine dei conti, a Sapiens, Skorge piaceva da morire. Gli avrebbe affidato la sua vita. Non ne aveva paura.

 

-Che fai, eh?! ORIGLI?!- domandò lei, andandogli contro di petto, spingendolo, costringendolo ad indietreggiare. Lui fece qualche passo indietro, finendo a sua volta contro la parete opposta. L'unica in grado di far indietreggiare il Kantus era proprio Sapiens. C'era chi azzardava l'ipotesi che lei, a lui, piacesse, ma nessuno l'aveva mai detto apertamente, se non voleva perdere la vita per mano della Locusta.

 

-Potevi morire! Era la tua prima uscita!- fece lui, spingendosi nuovamente. Era un avanti e indietro per la stanza. Chi primeggiava sull'altro. Strano ma vero, Sapiens non voleva cedere al temperamento aggressivo di Skorge. Si bloccarono a metà della stanza- Non credere che ti lasci uscire di nuovo.-

 

-COSA?! Chi credi di fermare, eh?- lui aprì leggermente la bocca a puntaspilli, sibilando- E non mi fai paura, razza di stupido.- gli posò una mano al petto caldo (non stupita del fatto che lo fosse) e con uno spintone se lo tolse dalla strada. Lui l'afferrò per un polso e l'alzò da terra, tirandosi gli occhi di lei davanti ai suoi.

 

-Incosciente, lingua lunga...- lei sbuffò, appesa nel vuoto, a mezzo metro da terra.

 

-Parli proprio tu.- fece, osservando le due lingue di Skorge rientrare nella cavità orale.

 

-Io posso parlare. Tu no.- e la mollò poco delicatamente, facendola ripiombare sul pavimento- Detto questo... levati dai piedi, mocciosa.- ecco, forse quello fu la cosa che la colpì di più. Il fatto che l'avesse chiamata 'mocciosa'. Lei sperava di avere l'appoggio di Skorge e a volte faceva di tutto perchè lui le facesse un complimento, chissà perchè.

 

-Io sarò anche una mocciosa, ma tu sei brutto!- fece lei, rimanendo in ginocchio per terra. Lui portò le mani artigliate ai fianchi.

 

-E' il peggio che sai dire?- domandò, prima di far dietrofront e incamminarsi verso l'uscita.

 

-No! Non è il peggio che so dire!- ma effettivamente Skorge non aveva sbagliato. Sapiens non sapeva nemmeno cosa dirgli. Per una Locusta, sentirsi dire che era brutta non doveva contare poi tanto.

 

-Non starò ad ascoltare altri balbettamenti.- fece lui. Lei allora azzardò quanto più possibile. Era una questione di orgoglio.

 

-Come mentore fai schifo, come custode sei scarso. Come combattente sei mediocre. A simpatia non parliamone. Irritante e fastidioso. Se ti uccidessero ti starebbe solo che bene!!!- concluse lei, abbracciandosi le spalle. Lui allora sembrò smuoversi un po'. Girò solo la testa, per guardarla.

 

-Combattente mediocre?- ringhiò lui. Certo, non era quello che lo aveva scosso di più.

 

-Sei più umano di un umano.- lui la guardò. Il volto mostruoso assunse la durezza del granito. Se ne andò, lasciandola li. Lei si sedette. Le sue sopracciglia si inarcarono. Il suo viso era triste. Quello che provava era proprio tristezza. Sinceramente non si aspettava di reagire in quel modo per colpa di un Kantus, non pensava che, la considerazione di Skorge fosse una delle cose che bramava di più. Si parlava di Skorge, dopotutto.

 




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