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Autore: Juniper Fox    09/06/2012    2 recensioni
Draco osservò Pansy sparire nel nulla. Non cercò di afferrarla, sapeva che non ci sarebbe riuscito. In quel momento, più che mai, la ragazza gli era parsa evanescente e in un qualche modo inarrivabile. Avrebbe dovuto comportarsi diversamente?
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Pansy Parkinson, Theodore Nott | Coppie: Draco/Pansy
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Autrice: Juniper Fox
Titolo: Almost Lovers.
Personaggi principali: Draco Malfoy, Pansy Parkinson.
Genere: Sentimentale, Angst, Drammatico. Malinconico. Forse (forse) romantico.
Rating: Giallo.
Avvertimenti: Het, triangolo (?).
Introduzione: Draco osservò Pansy sparire nel nulla. Non cercò di afferrarla, sapeva che non ci sarebbe riuscito. In quel momento, più che mai, la ragazza gli era parsa evanescente e in un qualche modo inarrivabile. Avrebbe dovuto comportarsi diversamente?
Nda: Sono in madornale ritardo con il capitolo, sì. A parte questo, spero vi piaccia.


 


Somebody I used to know

 

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You can get addicted to a certain kind of sadness
Like resignation to end

Always the end
(Somebody that I used to know – Gotye)

 
 
 

Strano a dirsi, nessuno aveva pianto. Non in pubblico. Il funerale si era tenuto quella mattina a mezzogiorno, ovvero a diciannove ore esatte dal ritorno di Lucius e Draco a casa. Era stato tutto molto discreto, cosa bizzarra e nuova per i Malfoy, ma evidentemente qualcosa nell’animo dei due uomini era cambiato. Narcissa era la persona che, nonostante tutto, aveva tenuto unita la famiglia; la sua perdita era stato un duro colpo per entrambi, sebbene essi non erano disposti ad ammetterlo. La prima donna amata, l’unico punto fermo in mezzo alle pazze scelte compiute da Lucius e successivamente imposte a Draco. Qualcuno che aveva saputo essere paziente, discreta e anche sottomessa, ma che era comunque riuscita a ribellarsi al Signore Oscuro nel modo più semplice: mentendo. Questo faceva di lei una persona molto coraggiosa. Draco e Lucius, durante la funzione, lasciarono che la melodia preferita di Narcissa salisse fino in cielo, scortandola così alla sua nuova residenza, certi che un giorno si sarebbero riuniti a lei.
 

*

 
 
A pranzo non era sceso nessuno. Jeff era consapevole che, forse, non era il caso di mangiare da solo nel salone di Malfoy Manor. Tuttavia, dopo aver deliberatamente ignorato i morsi della fame per un po’, era stato costretto ad arrendersi. Aveva lasciato Pansy in camera a dormire, ma era quasi sicuro che la sua ragazza sarebbe stata svegliata ben presto da quella pazza di Daphne. Davvero, Jeff non capiva come facesse Pansy a sopportare la bionda e Blaise. Anni di pratica, risolse.
 
Il moro riportò l’attenzione sul tavolo a cui era seduto e sospirò. Aveva faticato non poco a trovare il salone giusto, ma adesso che era finalmente riuscito a trovarlo – dovrebbero comunque mettere dei cartelli, pensò – la fame era aumentata. Non volendo osare raggiungere le cucine, anche perché si sarebbe perso, aveva pensato di rimanere in attesa di un elfo. Di nuovo, nessuno si era presentato. Era nel bel mezzo di un’accurata analisi dell’architettura del soffitto, quando una voce lo raggiunse.
 
«Se continui ad aspettare, morirai di fame»
 
Jeff si voltò e vide due ragazzi venirgli incontro. Li aveva intravisti quella mattina al funerale ma, dato che nessuno aveva parlato, si era semplicemente limitato ad un cenno col capo. Mentre avanzavano verso di lui, Jeff li osservò meglio. Il primo era alto e dai capelli corti e scuri, il viso sottile e leggermente appuntito. Il naso e la bocca ricordavano vagamente quelli di un coniglio. L’altro, accanto a lui, era più in carne e più basso di almeno una spanna. I suoi capelli erano più chiari, mentre gli occhi erano di un bel nocciola. Sembravano essersi vestiti in modo coordinato, nonostante le fatture degli abiti fossero totalmente diverse. In ogni caso, dovevano avere più o meno la stessa età di Pansy e, quindi, due anni in meno di lui. Il ragazzo-coniglio si avvicinò fino a tendergli la mano.
 
«Theodore Nott,» disse educatamente, poi indicò l’altro «mentre lui è Gregory Goyle»
 
Jeff gli strinse la mano. «Jeff Pace King, io sono..»
 
«Sei il ragazzo di Pansy, lo sappiamo» esclamò il ragazzo più lontano, Gregory. Aveva una voce leggermente roca, a differenza di Theodore, la cui voce era controllata anche se certe parole sembravano uno squittio.
 
In quel momento entrò Blaise, accompagnato dal profumo del dopobarba. Theo storse il naso.
 
«Blaise, hai perso le facoltà olfattive? Profumi così tanto da puzzare!»
 
«Pardon, mon ami. Alla mia pulzella il profumo del dopobarba fa starnutire, e dopo abbiamo un appuntamento»
 
«Se ti sentisse chiamarla pulzella ti schianterebbe fino alla morte» dichiarò Gregory raggiungendoli. «In ogni caso, io e Theo eravamo venuti a mangiare qualcosa, e abbiamo incontrato Jeff»
 
Blaise annuì solennemente. «Sì, giusto, tu non conosci le regole di casa Malfoy» disse rivolgendosi al ragazzo. «Ma stai pur tranquillo, cavaliere, hai trovato tre ottimi Ciceroni, sebbene io sia il più bello»
 
«Zabini, piantala di fare il pavone vanesio e fai la persona seria» brontolò Theo.
 
«E che gusto c’è?» sbuffò l’interpellato. «D’accordo, ricomponiamoci» Blaise fece un cenno agli altri, che lo seguirono, e si diressero verso le cucine.
 
«Devi sapere che qui al Manor, gli elfi rispondono solo a Draco o Lucius» cominciò Theo, rivolto a Jeff.
 
«E se ci sono ospiti?» chiese allora il ragazzo.
 
«Si arrangiano!» rise Blaise. «No, non è così, ovviamente. Diciamo che questa è una situazione particolare»
 
«Basta trovare Hep. Quell’elfo ci conosce bene, e Narcissa, quando eravamo piccoli, faceva in modo che si occupasse di noi» spiegò Greg. «Per trovarlo, però, c’è da andare in cucina. A lui piace cucinare, quindi è sempre lì»
 
Jeff annuì. Seguendo i tre ragazzi, in poco tempo arrivarono alle cucine della tenuta. Erano le cucine più grandi che Jeff avesse mai visto, e la sorpresa gli era dipinta sul viso.
 
«Wow» fu tutto quello che riuscì a dire.
 
«Ti ci abituerai,» disse Theo «ho come l’impressione che ti terrai ben stretta Pansy»
 
«Se ci riuscirà» celiò Blaise.
 
Jeff li guardò. Con la coda dell’occhio vide Gregory scuotere la testa, con l’aria di uno che la sapeva lunga. Qualcosa non andava. Era un agguato voluto? O magari era stato un commento casuale, quello di Theodore?
 
«Pansy è la mia ragazza» disse semplicemente.
 
«Oh, lo sappiamo» acconsentì Blaise, che in quel momento Jeff sentiva di odiare con tutte le sue forze. «Ma mi chiedo, quanto durerà? Quanto conosci Pansy?»
 
«La conosco. Abbastanza» ripeté Jeff imperterrito. «E’ la mia ragazza»
 
Zabini sorrise, l’espressione di Greg si fece ancora più truce e Theo tornò a voltarsi verso di lui.
 
«Blaise, smettila. Pansy è contenta, me l’ha riferito lei stessa»
 
Greg intervenne per dare man forte all’amico. «Ho letto anche io, ha ragione. E’ una donna, ormai. Ed è capace di scegliere ciò che più la rende felice»
 
«Oppure sta solo accantonando la tristezza e optando per il minore dei mali»esclamò Blaise, testardo, fissando Jeff.
 
«Sentite» disse furente Jeff «prima di tutto, io sono qui: non parlate come se fossi assente. In secondo luogo, non ho costretto Pansy a stare con me. Lei è felice e, soprattutto, è tranquilla. E poi chi dovrebbe rubarmela? Draco, forse? Pansy stessa mi ha detto che tra loro è finita. E’ un capitolo chiuso della sua vita. Non avete nessun diritto di trascinarmi qui e aggredirmi in questo modo!»
 
«A quanto vedo abbiamo un’altra prima donna, qui, oltre a Blaise e Daphne»
 
I quattro si girarono quasi di scatto verso la voce, trovando Draco seduto sul gradino di una scala dietro le assi in legno che facevano da soppalco. La realizzazione li colpì come una doccia fredda: aveva sentito tutto il discorso su Pansy. Con molta calma – fin troppa, per Jeff – Draco scese le scale e li raggiunse. Lasciò cadere il piatto che aveva in mano per terra, lasciando che un elfo si materializzasse in tempo prima che toccasse terra e si rompesse. Li guardò uno ad uno, soffermandosi in particolare su Jeff. Sembrò studiare il nuovo ragazzo per un po’, poi finalmente si decise a parlare.
 
«Conoscere abbastanza Pansy non vuol dire conoscerla del tutto»
 
«Non hai più pretese su di lei. L’hai lasciata sola. Le hai spezzato il cuore»
 
«Lei ti ha detto questo?»
 
«Non ce n’è stato bisogno. Le sue azioni e i suoi occhi parlavano da soli»
 
«Allora non sai niente. Ti ha solo preso in giro»
 
Greg decise d’intervenire per evitare maggiori seccature.
 
«Smettetela. Vi state comportando da bambini. Draco, per favore, lascia stare Jeff. Se vuoi bene a Pansy, capirai anche tu che non è il caso di far arrabbiare il suo fidanzato»
 
«Ragazzo» lo corresse Blaise, zittito subito dopo da un pestone al piede da parte di Theo. Zabini guardò male l’amico e gonfiò le gote, soffiando contro il moro. «Che vuoi? Per essere fidanzati serve un anello»borbottò piano, in modo che Jeff non lo sentisse.
 
Draco sorrise, ma Jeff sapeva che la sua espressione era una maschera. «Certo. Non è il caso di litigare, hai ragione Greg. Non vorrei dover sbattere fuori il mio prezioso ospite. Pansy si arrabbierebbe, e una gattina arrabbiata non la tiene nessuno…»
 
Blaise seguì Draco fuori dalle cucine, diretti chissà dove. Greg guardò Theo, il cui viso era talmente rassegnato da far quasi tenerezza. Il ragazzo, infatti, si avvicinò all’altro e gli mise una mano sulla spalla, comunicandogli silenziosamente il proprio sostegno. Theo, notò Jeff con un filo d’imbarazzo, adesso stava sorridendo e stava lentamente abbassando il viso fino a coprire quello di Gregory.
 
Quando Jeff realizzò che i due si stavano baciando, si ritrovò imbambolato a fissarli. Era imbarazzato e sentiva il collo diventare sempre più rosso. Cercò di riprendersi e tentò di andarsene, ma nella manovra urtò un elfo e inciampò in una mattonella leggermente sporgente. Borbottando cose senza senso, riuscì finalmente ad uscire dalla stanza, accompagnato dal ridere dei due ragazzi.

 

*

 
A pomeriggio inoltrato, Pansy e Daphne erano finalmente uscite dalla stanza in cui si erano chiuse. La bionda, che aveva raggiunto l’amica non appena Jeff era uscito, era rimasta a piangere silenziosamente Narcissa insieme a Pansy. Le due avevano deciso di ingozzarsi le scorte di biscotti nascoste nella camera degli ospiti – erano sicure di trovare qualcosa, dato che loro stesse avevano riempito ogni singolo antro cavo con i loro dolci preferiti. Avevano parlato poco, sdraiate con le mani intrecciate per farsi forza a vicenda; Hep era comparso verso le tre di pomeriggio per portar loro delle bevande, ma oltre all’elfo non era entrato nessuno.
 
Chara, la madre di Daphne, era passata davanti alla stanza verso le quattro con Astoria: le due sembravano tutto fuorché tristi per il lutto. Daphne aveva sempre considerato sua madre un’arrivista, ma aveva segretamente sperato che la donna si sarebbe degnata di mostrare un’espressione consona all’occasione. Purtroppo ciò non era avvenuto, lasciando la ragazza con l’amaro in bocca ancora una volta. Le due Greengrass, madre e figlia minore, avevano infatti deciso di andare a fare shopping per il matrimonio, così da non essere troppo coinvolte dal malumore generale.
 
In quel momento, le due amiche si trovavano nel giardino coperto del Manor. Il sole filtrava pallido dalle vetrate, ma il cielo rimaneva ancora prevalentemente grigio. Il tramonto che d’estate colorava il cielo di tinte meravigliose, quel giorno era decisamente assente. Dopotutto, pensarono le ragazze, era Dicembre. Era già una vittoria aver visto qualche raggio di sole. Sedute al tavolino, in silenzio, sorseggiavano il loro tè, e l’unico suono era quello del vento misto al tintinnare della porcellana.
 
«Dirò a Draco di riservare questo spazio ai narcisi. Lei li amava molto»
 
La voce di Lucius Malfoy le raggiunse nonostante l’uomo avesse parlato piano. Nell’avvicinarsi a loro, Pansy notò che la prigione l’aveva cambiato. Sul viso iniziavano a intravedersi delle rughe, la barba era curata ma più lunga di quanto la tenesse prima. Gli occhi, in particolare, avevano delle piccole rughette e delle borse accennate, segni evidenti dello stato dell’uomo. I capelli, ora con qualche filo bianco, erano lavati e raccolti elegantemente in una coda bassa. Nonostante fosse in casa propria, Lucius indossava uno dei suoi abiti migliori – lo stesso di quella mattina, in realtà. Al polso, poi, era possibile notare un filo sottile che aderiva alla pelle: Pansy sapeva che quello non era un bracciale qualsiasi, ma un nuovo dispositivo di controllo. Era quel piccolo aggeggio che aveva permesso a Draco di riportare a casa il padre da Azkaban per il funerale di Narcissa; quel filo sottile era stato incantato per impedire la materializzazione della persona che lo indossava, restringendone al tempo stesso la libertà di movimento. Theo aveva spiegato che Draco aveva dovuto rivelare agli Auror le coordinate del Manor affinché questi potessero impostare il bracciale solo per Lucius. In due giorni, comunque, l’uomo sarebbe dovuto tornare ad Azkaban per scontare la propria pena.
 
«Sarà molto bello» gli rispose Pansy regalandogli un sorriso. Da piccola aveva avuto una cotta per lui, così come Daphne, ma se la bionda se l’era fatta passare in poco tempo, lei ci aveva messo di più. In qualche modo – e doveva essere un modo molto contorto, pensò la mora – i coniugi Malfoy erano da lei considerati alla stregua di secondi genitori. Inoltre, Narcissa non aveva mai nascosto il suo affetto per la ragazza.
 
Lucius si accomodò al tavolino, la schiena leggermente piegata e gli occhi rivolti al cielo. «Mancherà.. la tua risata» lo sentirono sussurrare. Daphne fece un cenno a Pansy e le due si alzarono per lasciare l’uomo da solo con il proprio dolore. Prima di uscire, però, Pansy prese una rosa dall’aiuola lì vicino e con un rapido tocco di bacchetta la trasfigurò in un narciso.
 
Quando le due ragazze si chiusero la porta alle spalle, Lucius raccolse il narciso e chiuse gli occhi. Un notturno impetuoso esplose nella sua testa, e lui fu nuovamente contento con la sua amata. 

   
 
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