Il delitto perfetto
Capitolo III
Dopo pochi minuti il presidente Takayama salì sul
palco, seguito dalla moglie e da Kogoro. Una piccola teca di vetro, con molti
bigliettini colorati era stata salita vicino al presidente.
«Buonasera a tutti! Vi do ufficialmente il
benvenuto al Gran Galà del Crimine! Spero che il buffet che sarà servito sia di
vostro gradimento e che il divertimento di questa serata sia davvero grande.
Invito tutte le coppie non ancora iscritte ad andare subito a farlo poiché alle
22 inizierà la prima parte della nostra sfida. Per riempire questo tempo
procederemo all’estrazione della fortunata donna che, questa sera, farà coppia
con il grande detective Mouri Kogoro! Un bell’applauso, signori!» dichiarò
Takayama mentre Kogoro ringraziava e non vedeva l’ora di conoscere la
vincitrice.
«Prego la mia carissima moglie di estrarre lei il
numero.»
«Certo, con molto piacere.» confermò Kayoko.
Seguirono momenti di attesa mentre la moglie
infilava la mano nella teca e la girava tra i vari fogli. Alla fine tirò fuori
un bigliettino rosa che consegnò al marito.
«E la nostra fortunata vincitrice è la donna con
il numero 32!» esclamò Takayama. «La prego di salire sul palco, gentilmente.»
Dal brusio della folla una donna cominciò ad
attraversare la sala, andando verso il fondo.
Salì accanto al presidente e a Kogoro e la faccia
del detective sarebbe bastata per sapere se fosse stato contento o meno della
scelta compiuta dal destino.
La donna, che Kogoro classificò quasi della sua
età, indossava un lungo vestito nero che si chiudeva con una sola spallina sul
lato destro, al collo aveva un semplice punto luce e dalle orecchie pendevano
due orecchini d’oro bianco; portava i capelli marroni sciolti che cadevano
morbidi appena oltre le spalle. L’unico dispiacere di Kogoro fu nel constatare
che la donna portava una maschera dai colori argentei a punte nere che le
copriva tutto il viso, lasciando scoperti unicamente gli occhi che erano azzurri
con una sfumatura tendente al violetto.
Kogoro ne fu conquistato al primo sguardo, come
spesso gli capitava con ogni bella donna.
«Salve signora! E’ la fortunata! La numero 32,
sarà in coppia con il detective Kogoro Mouri! Abbiamo fatto l’estrazione prima
della sfida così mentre le coppie saranno impegnate nelle qualificazioni,
avrete tempo di iniziare a conoscervi.» annunciò Takayama.
Negli
minuti di pausa che mancavano affinché il presidente comunicasse le modalità
del gioco, Kogoro ovviamente si avvicinò per fare la conoscenza della sua
partner.
«Buonasera.
Sono davvero felice che sia uscita lei dal sorteggio in quanto non ricordo davvero
l’ultima volta che ho visto una donna bella come lei. Piacere, il mio nome è
Mouri Kogoro.» si presentò il detective facendo un elegante baciamano.
«Oh
grazie del complimento, ovviamente io la conosco benissimo e sono una sua
grande ammiratrice! Il mio nome è Akiki Ires.»
«Ires?»
«Sì,
vede io sono giapponese ma ho delle discendenze straniere e per questo motivo
il mio cognome non è giapponese, a differenza del mio nome.» spiegò subito Akiki.
«Il
suo paese straniero non poteva fare regalo migliore al Giappone se non donandoci
la sua bellezza ed eleganza.» disse Kogoro esprimendosi ai livelli massimi
delle sue tecniche di corteggiamento.
«Ma
lei mi fa arrossire Mouri-san.»
«Ma
quale Mouri, mi può tranquillamente chiamare Kogoro! Non amo molto i formalismi
nei miei confronti.»
«D’accordo
Kogoro-san. Allora lei può chiamarmi Akiki.» disse distogliendo lo sguardo come imbarazzata
dalle parole del detective.
«Sarà
un onore Akiki-san.»
Dopo
pochi minuti dall’elezione ci fu però un piccolo incidente con la musica. Da
lenta e soffusa per creare atmosfera nella sala diventò fortissima e acuta.
Takayama
si diresse immediatamente verso i tecnici dell’impianto audio per sapere cosa
stesse succedendo e loro lo informarono che le casse avevano subito un guasto e
gli sarebbero occorsi almeno cinque minuti per ripararlo.
Dopo
un’attesa che per le orecchie degli invitati sembrò eterna, però, il guasto fu
aggiustato e la quiete tornò nella stanza.
«Benissimo,
gentili signori, sono le 22 esatte! Chiedo umilmente scusa per il piccolo
contrattempo con la musica ma, a volte, queste macchine tecnologiche fanno i
capricci! Chiudo ufficialmente le iscrizioni delle coppie, ora vi spiegherò
brevemente le regole delle qualificazioni. Ad ogni coppia è stato dato un
braccialetto con un numero proprio come era stato prima per il sorteggio. A
turno andrete in quei due banchetti e ad ogni coppia saranno due bigliettini.
Questi fogli contengono due indovinelli che vi indicheranno la locazione dei
due dobloni d’oro che dovrete, appunto, trovare e riportare qui. Le 5 coppie
che saranno più veloci, nel riportare i due dobloni passeranno le
qualificazioni e potranno accedere all’investigazione finale! I dobloni d’oro
sono tutti all’interno dell’Hotel oppure al massimo nei giardini, potete andare
in qualsiasi luogo dell’Hotel, ovviamente evitando le stanze dei clienti in cui
non abbiamo certamente nascosto nulla. Se qualche guardia vi fa qualche domanda
circa i vostri spostamenti, basterà che farete vedere il braccialetto. Ora
andate a ritirare i foglietti, al mio via, partirete tutti allo stesso tempo.»
spiegò Takayama che era sempre più euforico poiché notava che la sua serata
stava iniziando ad avere consensi nel pubblico.
Le
coppie fecero come ordinato dal presidente e iniziarono a prendere le note.
Dopo
aver presto le loro due Ran e Shinichi si erano avvicinati a Kogoro che stava
ancora parlando con la donna appena conosciuta.
«Oh
Ran! Vieni ti presento, la vincitrice si chiama Akiki
Ires! Non la trovi davvero incantevole?» disse Kogoro
continuando a guardarla come estasiato.
Ran
replicò un “piacere” stizzito, non sopportava quando il padre si comportava da
cascamorto con tutte le donne belle che vedeva! Addirittura quella sera gli
sembrava ancora più preso del solito dalla nuova conoscenza.
Shinichi,
dal canto suo, sorrise leggermente.
«Andiamo,
hanno quasi finito di distribuire gli indovinelli.» disse iniziando a tirare
l’amico verso la porta.
«Papà
è completamente affascinato da quella Akiki! Non le
toglieva gli occhi di dosso!»
«Non
me ne stupisco affatto, anzi.» replicò il giovane detective.
«Perché?
Che vuoi dire?»
«Ehm… no niente! Lascia perdere,» disse grattandosi la testa
imbarazzato «fammi vedere questi famosi indovinelli.» continuò prendendole
dalle mani i biglietti.
Dopo
qualche secondo sospirò profondamente, seguito dal borbottio di Heiji che era
spuntato dietro di loro.
«Se
il delitto è difficile come gli indovinelli, il colpevole avrà lasciato scritto
nome e cognome nella stanza.» commentò irritato il detective dell’Ovest.
«Perfino
gli enigmi del dottor Agasa sono più facili di questi…»
continuò Shinichi tornando i fogli a Ran.
Dopo
qualche secondo li raggiunsero Sonoko e Yusuke che, al contrario dei due
detective, non erano ancora riusciti a decifrare i loro indovinelli.
«Forza
Sukuzi-san, dobbiamo impegnarci!»
«Giusto
Yamamoto-san! Vedrai che ce la faremo.» rispose
Sonoko mentre Heiji e Shinichi li fissavano increduli.
«Bene,
cari partecipanti, tutti hanno ritirato gli indovinelli. Potete partire! Vi
auguro buona fortuna e buon divertimento.» concluse Takayama, scendendo dal
palco e andando dalla moglie.
I
quattro bambini erano seduti insieme al dottor Agasa e, mentre Genta mangiava,
Ayumi e Mitsuhiko discutevano di uno dei loro
brillanti piani.
«Insomma
non è giusto che noi non possiamo partecipare al gioco finale! Facciamo
investigazioni migliori di molti adulti qui dentro!» iniziò Ayumi prendendo tra
le mani la loro spilla.
«Concordo,»
replicò Mitshiko congiungendo le mani come in segno
di preghiera «ecco perché ho un’idea! Ai bambini non si fa mai caso, quando
saranno uscite le coppie per investigare, usciremo anche noi!»
«E’
un’idea geniale!»
«Ma
dove ci nascondiamo?» chiese Ai divertita dai loro piani.
«Ehm… veramente Haibara-san, a
questo non ho ancora pensato, però sono sicuro che troverò una soluzione!»
rispose il bambino imbarazzato ma determinato.
«Su
questo non ho dubbi.» rispose lei rassicurandolo.
Le
coppie si separarono e Shinichi disse a Ran che dovevano scendere nelle cucine
per trovare il primo doblone. Heiji e Kazuha furono i primi che si mossero con
loro, gli altri infatti erano ancora nella sala, intenti nella decifrazione.
«Noi
prendiamo l’ascensore.» dichiarò subito Hattori alzando il pugno.
«Pigro.»
replicò Shinichi, iniziando a scendere le scale con Ran che chiedeva
dell’indovinello.
«Leggilo,
lo capirai in cinque secondi.»
Ran
aprì la nota e lesse:
“Il tesoro che cercate lo troverete
Proprio in mezzo
ad una rete
Dove si trovano
belle e rotondette
Tante sorelle
abbracciate strette! Il loro colore?
Non posso dir come si chiamano, nel colore c’è
anche il loro nome…”*
«Mmm… ma certo deve essere un frutto! Hai detto che dobbiamo
andare verso la cucina.» dichiarò Ran dopo averci pensato qualche secondo.
«Che
frutto?»
«E’
difficile… ci sono così tanti frutti!»
«Ma
non molti hanno il colore nel nome,» insisté Shinichi sapendo che presto
sarebbe arrivata alla soluzione «su, pensaci.»
Ran
restò ancora in silenzio per qualche minuto, mentre scendevano le scale.
«Le
arance!» gridò infine esultante mentre lui le sorrideva.
«Che
brava detective.»
«Ho
il più bravo dei maestri.» replicò lei fissandolo con intensità. Shinichi
arrossì mormorando un “grazie” imbarazzato.
«Ma
cosa hai capito? Io parlavo di mio padre!» scherzò lei facendogli la
linguaccia.
Lui
fece il finto risentito e Ran si sentì piena di gioia nel condividere ancora
quei piccoli momenti.
Arrivarono
nella cucina e mostrarono il braccialetto per poter entrare.
Si
guardarono intorno e Ran individuò un cesto dove c’erano delle arance, chiuse
dentro una retina. Si avvicinarono e, proprio sotto di esse, c’era il doblone
d’oro.
Sorrisero
e uscirono dalla cucina mentre Ran si apprestava a leggere il secondo biglietto
e Shinichi sperava che quella serata avesse investigazioni migliori da offrire.
“Sedici
guerrieri bianchi contro sedici guerrieri neri
Si fanno la guerra oggi proprio come ieri.
Non si sparano,
non si feriscono con spade d’oro,
non sono
cannibali ma si mangian tra di loro
Combattono molte
volte, ormai da una vita
non appena
inizia la prossima partita.”
«Oh
ma questo è ancora più facile! Parla degli scacchi.» disse Ran immediatamente
dopo la lettura.
«Migliori
a vista d’occhio,» si complimentò Shinichi ironicamente «la scacchiera sarà in
qualche sala svago, vicino alla hall.»
Ran
annuì e insieme si diressero a chiedere al portiere dove fosse una stanza del
genere. Come previsto da Shinichi ovviamente si trovava dietro la hall.
Entrarono
e videro alcune scacchiere, posate sopra dei tavolini.
«Sarà
sotto una di queste,» disse iniziando ad alzarne una. «Ma come hai fatto a
capire l’indovinello? Tu non giochi a scacchi.» chiese Shinichi dopo aver
constatato che aveva in mano quella sbagliata.
Ran
si fermò di colpo, in mezzo alla stanza.
«Una
ragazza me lo sta insegnando a scuola.» rispose meccanicamente mentre lui non dava
segni di aver percepito che il suo umore era improvvisamente mutato.
«Noi
non parliamo più,» proruppe la ragazza mentre il detective si girò a guardarla
interrogativa «noi due non ci diciamo più niente. Tu non sai più niente di me,
per quanto io tenti di tenerti informato. Io non so assolutamente più nulla di
quello che ti succede. Una volta credevo di conoscere ogni cosa che ti riguardasse… Ora non ne sono convinta…
Quanto sei cambiato? Quante cose non so di te?
Quanto
sei cresciuto senza di me?» concluse Ran sentendo le lacrime pizzicarle gli
occhi. Di colpo, aveva sentito colpirla tutta la nostalgia e la preoccupazione
che sentiva per Shinichi da mesi.
Gli mancava così
tanto.
E
le uniche volte che si vedevano era sempre per motivi di investigazione o in
situazioni di estremo pericolo. E poi lui spariva di nuovo, come sempre.
«Non
voglio perderti e sentire, un giorno, che siamo diventati due estranei. Ti
prego, Shinichi, non te ne andare più…» supplicò
iniziando a piangere.
Shinichi
alzò una mano e tentò di asciugarle le lacrime, carezzandole la guancia.
«Non
posso prometterti questo… Dovrò ripartire presto. Ma
io ti giuro che non mi perderai mai Ran, quindi non piangere.
So
che ci vediamo poco, ma a me basta guardarti anche per poco per stare meglio.» replicò
Shinichi rosso come un pomodoro mentre Ran smetteva di piangere e, imbarazzata,
andava di nuovo verso i tavoli.
Alzò
una scacchiera, trovando sotto il secondo doblone.
«Andiamo
a vincere la spilla!» disse mostrandola a Shinichi insieme a un sorriso
raggiante.
~
Kazuha,
mentre l’ascensore scendeva lentamente, tentava di risolvere il primo
indovinello.
Questo
recitava:
“Due gemelle affusolate
spesso stanno
separate
se s’incontran tra di loro
stanno unite di
sicuro
mentre l’ospite
incontrato
resta invece…
separato.”
«Mmh…» iniziò a mormorare «ci sono! Potrebbe essere che
l’indovinello si riferisca ad un paio di forbici?» concluse poi esultante.
«Esatto
Kazuha. Per questo dobbiamo andare alla reception e chiedere se hanno questo
oggetto.»
«Sono
sicura di sì!»
Arrivati
al piano terra andarono subito verso il luogo pensato ed Heiji chiese subito
all’impiegato, mostrando il braccialetto, se avesse da dare loro un paio di
forbici. Egli sorrise leggermente e dette loro un astuccio rosso.
Kazuha
lo aprì e, appena sotto un righello ed una gomma, c’era la forbice a cui era
stato attaccato un doblone.
«Eccolo!»
dichiarò mostrandolo all’amico.
«Beh
l’indovinello era così semplice che sbagliarsi era davvero impossibile.» disse
Heiji avviandosi verso un’altra stanza, poco distante dalla hall.
«Dove
vai?»
«A
prendere l’altro doblone, quest’altro enigma, se possibile, è ancora più
semplice.» le disse porgendole la nota.
“Il doblone che
cercate lo custodiscono tre sorelle
che corrono
sempre come tre gazzelle.
Una è grassoccia,
una snella, l’altra stretta stretta
vanno sempre in
tondo, non hanno mai fretta.
Si inseguono, si
superano, tutta la notte e il dì
e alla fine del
giorno, sono sempre lì…”
«Questo
non lo capisco.»
«Ma
come? E’ facilissimo!»
Kazuha
si sforzò ma non riusciva proprio a venire a capo dell’enigma: «E’ inutile,»
sospirò infine «dimmi la soluzione.»
«Ma
che vergogna Kazuha! Come può il detective migliore del Kansai
avere una partner tanto tonta?» chiese lei con l’intento di prenderla in giro.
La
ragazza però non colse la provocazione come al solito, sentì in quelle parole
più di quanto realmente ci fosse.
In
fondo lui era veramente intelligente e deduttivo come diceva di essere, che la
sua presenza lo facesse in qualche modo sfigurare?
Kazuha
scosse la testa, lei sapeva benissimo quello che valeva e sicuramente non
sarebbero state due prese in giro di Heiji a farle crollare quelle certezze.
Riguardò
l’indovinello e sussurrò: «L’orologio.» come colta da improvvisa folgorazione.
Heiji
notò che l’amica aveva uno sguardo strano e non capì se le sue parole
l’avessero fatta arrabbiare o l’avessero in qualche modo ferita.
«Dove
pensi che sia l’orologio?»
«Qui… Entrando ne ho visto uno a pendolo in questa stanza.
Ehi, tutto bene?» chiese il detective non riuscendo a capire.
Kazuha
aveva tentato di tornare ad un atteggiamento normale ma, pur non comprendendo
appieno il motivo, quelle parole l’avevano scossa più di quanto lei stessa
realizzava. E la sua voce non voleva saperne di tornare la vispa di sempre.
«Certo,
prendiamo il doblone.» concluse avvicinandosi all’orologio e prendendo il
doblone, incastrato nelle lancette.
Dopo
aver concluso la loro caccia tornarono nell’ascensore, mentre un silenzio un
po’ imbarazzante era calato tra i due.
Heiji
non sapeva cosa dire e Kazuha non capiva neanche cosa voleva sentirsi dire.
«Devi
aver qualcosa. Sai che io ti conosco meglio di qualsiasi altra persona.»
dichiarò infine il detective sperando di aver fatto la mossa giusta.
«Non
so spiegarti cosa mi sia preso.» replicò innocentemente la ragazza in risposta.
«Ma
che significa?»
«Quello
che ho detto. Quando lo capirò te lo dirò.» concluse uscendo dall’ascensore
appena arrivato all’ottavo piano.
Vide
che Ran e Shinichi erano da poco ritornati e, ovviamente, non si stupì notando che
erano state le prime due coppie a trovare i dobloni.
Heiji
si ritrovò nuovamente a fissare l’amica continuando a dirsi che il più grande
mistero del mondo sarebbe stata sempre la mente di Kazuha. Era incomprensibile,
imprevedibile, non sapeva mai cosa aspettarsi né come reagire.
Le
aveva detto qualcosa di male? Il suo improvviso cambio di umore non era da
imputare a lui? Cosa era successo nei suoi pensieri nel giro di cinque secondi?
La
osservò attentamente entrare nella sala da ballo, arrossendo leggermente
dovendo ammettere che con quel vestito era terribilmente carina.
Kazuha,
sentendo lo sguardo dell’amico addosso, si girò e vide l’occhiata intensa che
questi gli rivolgeva. Lo fissò mentre Heiji si ritrovò un po’ perso in quegli
occhi verdi che gli lanciavano sempre sentimenti così contrastanti.
Ci
aveva visto dentro ogni emozione possibile: la rabbia, la gioia, la paura, il
dolore, la confusione, l’imbarazzo e quanti altri il cuore potesse concepirne.
Si
morse leggermente un labbro quando Kazuha si voltò, interrompendo il contatto
visivo. Respirò, accorgendosi solo in quel momento che aveva trattenuto il
fiato fin tanto che Kazuha lo aveva guardato in quel modo.
E
non capiva perché ma doveva ritrattare quello che aveva appena pensato. Quella
sera, con quel vestito, era semplicemente bellissima.
Fine
del III capitolo.
L’asterisco
si riferisce al fatto che dovete perdonarmi se ho messo degli indovinelli tanto
facili x°D Ho fatto una piccola ricerchina
su Internet e questi ho trovato u.u
Beh,
vi sta piacendo la storia? Povera Ran, mi dispiace per lei ç_ç
infatti ho fatto in modo che Shinichi le dicesse qualche frase di conforto, in
fondo se vuole sa dirle ù_ù
Heiji
è tonto, queste povere donne devono avere sempre a che fare con uomini tonti x°D
Un
bacio u.u
P.S.
commentate!
EclipseOfHeart