.:Doklar e la scelta:.
Buona lettura e basta. D'ora in poi i personaggi saranno meglio definiti e trattati, se così si può dire. Buona lettura.
Dormiva. Dormiva? No, non dormiva, era
impossibile. Da quanto non dormiva? Da una settimana? Non stava dormendo. Era
sveglio, ma tutto era buio, e sognava a occhi aperti. Sentiva i rumori, quelli
di suo padre. Si sedette. Le tempie gli facevano male e gli occhi gli
bruciavano. Si stirò e si tirò in piedi. Lo sguardo si stava abituando al buio.
Vedeva il letto, la credenza, e il catino. La luna fuori brillava come non mai.
Aprì la porta e vide il salotto. Era buio anch’esso. Uscì di casa. Si inoltrò
verso il suo bosco, verso il suo albero. Ci salì. Attese, come al solito. Quanto
ci mette!. Poi uno squittio. -finalmente.-esclamò.
-senti, non è colpa mia se
non dormi.- disse un rosso scoiattolo, più grande del normale.
-senti, Wooch,
non rompere. Che hai di nuovo?-
-sei sempre sgarbato.-squittì lo
scoiattolo.
-senti, scusa Wooch, sono stato “sgarbato”, novità?-
-sono
stato dai miei amici e mi hanno detto che qualcosa si sta movendo.-
-in che
senso?-
-gli orchi sono in fermento. Messaggeri oscuri viaggiano tra
l’avamposto nanesco…-
-quale, Osbio?-
-si, esatto, e la capitale degli
orchi. Gli elfi sono fin troppo silenziosi. Gli uomini, come al solito, sono
mille miglia in ritardo e non hanno ancora capito nulla.-
-che si dice da
quelle parti?-
-sai, che ho molti contatti, lì, giusto?-
-beh,
si.-
-ebbene, mi hanno riferito che il Consiglio si è riunito.-
-come?
Decenni che non si riunisce!-
-appunto. Qualcosa sta accadendo sotto gli
occhi ignari degli uomini.-
-e i maghi?-
-sai che è tutto complicato lì,
ma quello che si è captato dai miei contatti è che anche i maghi si stanno dando
da fare. I Bianchi si sono incontrati non si sa quando né dove ma è di certo un
segno.-
-beh, si, e… e gli Oscuri?-
-non si sono fatti vedere. Sono fin
troppo cauti.-
-si, ma infine, che sta succedendo?-
-si pensa che gli
orchi e i nani si stiano alleando per attaccare gli
uomini.-
-perché?-
-per la ricchezza centenaria e per il potere.-
-ma
gli elfi, da che parte stanno?-
-non si sa ma non darei per scontato. Anche
lì i due fronti si stanno scontrando.-
-uffi. Che diamine succede? Non si
capisce nulla.-
-già, quello che possiamo dare noi è…-
-è?-
-stare nel
nostro.-
-stare nel nostro?-
-si.-
-che cavolo no! Non c’ ho voglia di
stare a guardare mentre il mondo cambia.-
-ma è la nostra unica
opportunità.-
-ma noi…-
-ma noi niente Doklar, segui il mio consiglio e
vivremo.- concluse lo scoiattolo.
Il silenziò calò nel buio. I pensieri si
sovrapponevano nella testa del giovane. Gli occhi gli bruciarono di nuovo. Poi,
d’improvviso una luce accecante proruppe nel cielo con un boato. Doklar cadde
dall’albero. -Wooch, che è stato?-
-non ne ho idea, ma non…-
-andiamo a
vedere.-
-no, Dohlar, NO!-
Il ragazzo correva più veloce di qualsiasi
umano senza, però, emettere alcun suono. Le foglie secche non gracchiavano, i
rami sono si spezzavano, le foglie ancora sugli alberi non si muovevano. In poco
tempo raggiunse il luogo dove aveva visto il lampo. Si nascose dietro un fitto
cespuglio. In mezzo a una piccola radura c’era un losca figura nera
incappucciata. In mano aveva un bastone di legno nero. Era immobile, col volto
coperto e abbassato. Era come se si aspettasse qualcosa.
-dove sei?- chiese
urlando.La sua voce roca fece sobbalzare Doklar, che però non si mosse. Una
gocciolina di sudore gli stava attraversando la fronte. Vicino a lui giunse
Wooch. A gesti gli chiese se sapesse qualcosa. Lui gli mimò di stare zitto e
fermo e che si era cacciato in un guaio. -ti ho chiesto dove sei!- urlò di
nuovo. Di corporatura era magro, forse troppo, e alto. Non sembrava niente di
che ma Doklar ipotizzò che i suoi poteri risiedevano nella magia. D’un tratto
prese coraggio e si alzò. -sono qui, se cerchi me.-disse. Il cespuglio gli
copriva ancora quasi tutto il corpo, solo la testa restava scoperta. Intanto
scoprì che riusciva benissimo a vedere l’uomo al buio. Era perfettamente nitido
a venti metri di distanza, al buio di una notte senza luna. -bene. Il tuo nome?-
disse l’uomo.
-come, non lo sai?-
-io sono venuto a prendere un giovane da
queste parti.-
-non ti dirò il mio nome-
-va bene, mi sembri
comunque tu.-
-come può esserne certo?-
-perché non ti ho sentito
quando sei venuto, sciocco.-
-cosa vuole da me?-
-voglio portarti in un
posto.-
-quale?-
-non te lo posso dire.-
-allora niente.- esclamò
Doklar. Wooch, intanto da dietro gli dava consigli.
-vuol dire che ti verrò a
prendere.-disse incominciando a camminare verso di lui. Quando gli fu a meno di
un passo esclamò: -allora, vieni?-. Doklar non rispose. Era teso e sudato.
Istintivamente si mise a correre a velocità spropositata. Il bosco lo conosceva
bene, l’avrebbe seminato. A quanto pareva il mago non si era mosso. Correva da
poco che una mano invisibile lo spinse a terra. Si rialzò ma fu subito sbattuto
di nuovo a terra. Gli doleva il petto e non riusciva a alzarsi. Allora è
veramente un mago. E ora che faccio? Dopo poco il mago gli venne incontro.
-dove speravi di andare? Ora vieni con me.-gli disse mettendoli una mano sul
braccio e alzandolo. La mano invisibile era scomparsa. D’impulso rifilò
una gomitata al mago e riprese a correre. Il mago imprecò. Poi il silenzio.
Doklar continuava a correre. Dal nulla, però, comparve una saetta verde che lo
trafisse allo stomaco. Un dolore allucinante lo incatenò facendolo cadere. Il
sangue sgorgava. Muoio? Non riusciva ad alzarsi. Poi un’altra saetta che
però si ficcò nel terreno vicino al suo volto. Ora la paura lo attanagliava. Chi
è sto mago?Che può volere da un poveraccio? Il mago riapparve di fianco a
lui.
* * * * *
Rowan si diresse insieme a Orion e Slither con
Vecchio Arto su per il pendio dietro la casa. Loro si allenavano lì. Orion aveva
imparato la velocità, l’uso dei veleni da mettere sulle frecce e l’uso dei
pugnali, visto che come arciere era già perfetto. Rowan imparò a combattere. Era
già forte ma aumentò ma velocità e la mortalità dei colpi. Le sue spadate erano
improvvise, precise e devastanti.
Slither migliorò sotto tanti punti di
vista. Ora sapeva evocare le cose dal nulla, come una sfera o dell’acqua.
Vecchio Arto gli aveva insegnato come uccidere velocemente qualsiasi essere:
bastava creare una piccolissima bolla d’aria e metterla nella carotide. Aveva
imparato a resistere più a lungo a molti incantesimi. Imparò a curare le ferite,
a proteggersi, a proteggere gli amici,a offendere, a offendere più volte
contemporaneamente, a duellare con un altro mago. Ormai non doveva neanche più
emettere nessun suono. Resisteva benissimo a un incantesimo Sollevatore per ore.
Il suo obbiettivo l’aveva raggiunto.
I Tre vivevano sereni senza strafare ma
allenandosi quasi sempre. Vecchio Arto insegnò loro la meditazione e altre arti
del pensiero, per comprendere meglio il mondo. Quello che sorprese fu Brando.
Non si allenava più con Vecchio Arto. Gli venivano dati dei compiti, dai più
facili ai più difficili e doveva compierli. Ritornava sempre trionfante, la sua
forza era smisurata. Una volta aveva sbaragliato i Tre in un duello in meno di
dieci secondi. Era velocissimo, silenziosissimo e soprattutto letale. L’unica
sua arma era un pugnale nero come la pece lungo un piede. La sua lama era sempre
affilata e pulita, nonostante avesse già trapassato molte volte la carne.
Il
tutto divenne più divertente quando arrivò Lauren. All’inizio aveva fatto un
paio di sedute con Brando e poi li aveva raggiunti. Imparava molto in fretta,
più di tutti e tre messi assieme. Entro un mese teneva testa in un duello con
Rowan, anche se per poco. Vista la sua “particolarità” come veniva chiamata a
volte andava con Brando nelle missioni. Una volte gli aveva pure salvato la
vita. Anche lei aveva imparato l’arte dell’essere letali, silenziosissimi e
veloci. Certo, prima di raggiungere Brando avrebbe sudato ancora molto, ma il
suo impegno era ammirevole quanto la sua tenacia e la sua determinazione.
Ogni sera Obladir rientrava a casa dai suoi misteriosi viaggi, sempre più
provato, e li intratteneva con storie e leggende ma soprattutto con notizie sul
mondo. A Valuard con Vecchio Arto erano abbastanza al sicuro ma il Mondo era in
subbuglio e le guerriglie stavano mandando in panico gli uomini. Una volta erano
i nani che attaccavano un villaggio, una volta erano gli orchi che depredavano,
un’altra gli elfi che trapassavano il confine. Era letteralmente in confusione.
Per questo Vecchio Arto intensificò l’addestramento e Brando era sempre più
assente. Obladir sempre più provato e i Tre sempre più ardenti di
azione.
Una sera Obladir rientrò prima e annunciò: -è
arrivato il momento, ragazzi.-
-di cosa?> chiesero in coro. Tutti erano
seduti attorno al tavolo.
-vi devo presentare una persona. Lo scopo di tutto
quello che stiamo facendo.>
La tensione crebbe quando un giovane
imbarazzato entrò in casa. Era magro e emaciato ma guardava tutti negli occhi.
Il suo sguardo era profondo e scuro, il suo volto con la stessa espressione
invariata.
-salve gente.- disse
-chi sei?- lo interpellò rude
Brando.
-sono Doklar.-
-ebbene, -intervenne Obladir -lui è un giovane
Energico.-
-beh, può avere molta vitalità ma a spiegare il tutto ci manca
ancora molto.> disse Lauren a cui comunque il giovane piaceva.
-avete
capito male. Lui non è umano, se mi permetti,- disse rivolgendosi a Doklar - ma
è fatto circa a metà d’energia.- La frase non sembrava aver colpito.
-ma
come? Insomma, è un’ umano eccome. E poi è magro e scarno, senza offesa.-
esclamò Brando. Intanto Vecchio Arto assisteva sorridente. I suoi ragazzi erano
forse gelosi?
-lui è la chiave di tutto. Lui è uno degli esseri più potenti a
questo mondo. Io l’ ho salvato da un Mago Oscuro ma lui è ancora confuso, per
questo l’ ho condotto qui, per conoscervi, per metterlo sulla giusta
strada.-
-come mai sei confuso?- lo interpellò di nuovo Brando, forse il più
interessato.
-non è che proprio sono confuso ma non mi va di essere
usato…Lo so, lo so, Obladir, che non mi usate ma questo è quello che sento. Se
sono davvero così forte allora me ne sto in pace, no?-
-giusta obiezione.-
disse Lauren, -ora Obladir, intervieni e convinci pure noi.-
-semplicemente
lui è il mezzo per il quale il male non regnerà questa terra. Voi lo aiuterete,
siete ottimi, senza dubbio. Da solo non ce la può fare. Deve ancora scoprire
tutti i suoi poteri e voi lo aiuterete.-
-bene.- si accontentò Brando
-siediti qui, hai fame?-.
La discussione ufficialmente si chiuse lì ma i
dubbi rimasero, senza dubbio. A Lauren non importava. Lei stava bene così e non
voleva scombussolamenti. Lo avrebbe accolto, certamente, ma non avrebbe fatto
niente di più. I Tre erano un po’ confusi ma profondamente convinti che
l’avrebbero aiutato. In tutto.
Brando era curioso, come sempre, e stava
sempre insieme al giovane. Voleva scoprirne i poteri e vedere se veramente
poteva aiutarli. I compiti più difficili furono per Vecchio Arto e per Obladir.
Il primo doveva non far ingelosire gli altri e convincerli che sarebbero stati
d’aiuto; gli avrebbe dovuto far fare un’ allenamento ancor più complesso e
stressante. Il momento in cui tutti sarebbe stato chiaro e esplicito stava per
avvicinarsi. Per conto suo Obladir doveva scoprire i poteri di Doklar, che era
di carattere difficile e ancora non convinto. Avrebbe dovuto rassicurarlo che
lui era la Chiave, avrebbe dovuto fare una scelta. Stare con loro e aiutare,
quindi, il bene o passare al Male e dichiarare loro guerra.
Per un po’ cosa
pensasse Doklar non fu chiaro. Ogni volta che imparava qualcosa di nuovo sui
suoi poteri i dubbi si moltiplicarono, inesorabilmente. Sapeva controllare la
natura, la mente delle persone, volare, uccidere. Allora perché doveva aiutare
quei deboli? Al momento se ne sarebbe stato buono da Vecchio Arto a imparare
ancora di più sui suoi poteri, poi quando le cose fossero state più chiare
avrebbe deciso.
Avevano fatto molto per lui ma sentiva che era di più. Non
era umano, lo capiva. Capiva che sarebbe stato difficile tutto, soprattutto
perché a questo punto le sue responsabilità aumentarono a dismisura.
* * * * *
L’allenamento stava andando avanti da qualche mese
ormai. Le confusioni sul territorio stavano aumentando esponenzialmente e
bisognava certamente fare qualcosa. Tra i giovani regnava la serenità e la
determinazione. Tutti trattavano bene Doklar che si stava inserendo, anche se in
lui i dubbi erano ancora radicati. L’equilibrio di quei mesi fu sconvolto da
Vecchio Arto che un giorno ricevette un messaggio da un falco viaggiatore. La
madre di Brando era stata rapita. Volevano un riscatto enorme: la sua vita.
Una sera, tiratolo in un angolo glielo disse.La sua espressione non cambiò
ma per tutta la sera non si fece vedere né sentire. Il giorno dopo decise di
partire. Era mattina presto e solo lui era sveglio. Aprì la porta, con una
bisaccia in spalla e il pugnale sulla cintura, che una voce gli giunse da
dietro. Era Doklar. -dove vai?-
-da nessuna parte.-
-se vuoi vengo con te,
forse so come aiutarla.-
-chi?- chiese lui pallido.
-tua
madre.-
-nessuno la può aiutare, solo io.-
-fai come credi.-
-si, non
dire a nessuno dove sto andando.-
-sarà fatto.-
-bene.-
Con un filo di
rimpianto si allontanò dalla casa che l’aveva ospitato per più di vent’anni.
Raggiunse la foresta che lo separava da Basth che un’altra voce gli giunse,
questa volta dalla foresta. -Brando.- Era Vecchio Arto.
-Arto, che fai
qui?-
-vengo con te, mi pare logico.-
-no, è rischioso, non voglio…voglio
ritrovarti a casa.-
-no. Ti ho accudito e insegnato in tutti questi anni.
Vengo con te, non farai storie-
E lui non le fece. Continuò per la sua strada
con Vecchio Arto appresso.
Lauren si svegliò all’alba. La casa era stranamente
vuota. I suoi sensi, più acuti, non percepivano il solito rumore del Vecchio in
cucina. Quando guardò non c’era, e non c’era neanche Brando. Lei lo sapeva
perché, quando aveva origliato con il suo udito fine aveva sentito tutto. Poi
Brando l’aveva tirata da parte e l’aveva pregata di non dire nulla a nessuno, ma
non le aveva annunciato che anche Vecchio Arto se ne sarebbe andato. Ora chi mi
allenerà? Forse Obladir. Fece colazione e uscì, come al solito. Poco dopo,
ancora come al solito, i Tre si svegliarono e uscirono gridandole che il Vecchio
e Brando non c’erano. -maddai?-
-lo sapevi? Dove sono?- la interpellò
Orion.
-non so nulla, so solo che stamattina non c’erano.-
Quando anche
Obladir e Doklar furono svegli fu richiamata una riunione. Il Vecchio e Brando
non c’erano.
Obladir mantenne le redini della discussione e rassicurò tutti
dicendo che non c’era nulla di cui preoccuparsi. Sapevano benissimo cavarsela da
soli. Così la vita riprese. Con Obladir che allenava tutti insieme, fino a
tardi, più intensamente che mai. Alcune volte escogitavano metodi per
localizzarli. Orion, Slither e Rowan andarono dalla Vecchia Antresia ma la
visita non portò risultati. Doklar provò a localizzarli telepaticamente, ma
neanche i suoi immensi poteri lo permisero.
Obladir aveva l’ingrato compito
di mantenere fermo l’entusiasmo e la voglia di fare dei tre fratelli, la voglia
di solitudine di Lauren e la voglia di fare qualcosa di più, di capire di
Doklar.
* * * * *
Erano giunti dopo due settimane di uno sfiancante
viaggio. Brando sembrava volare da quanto andava veloce ma il Vecchio era
vecchio e quindi doveva continuare a chiamarlo per farsi aspettare.
L’appuntamento con i rapitori sarebbe stato in una radura, da lì a un’ora. Era
quasi buio ma nessuno ci faceva caso. Brando ci vedeva bene al buio e Arto aveva
evocato un elementare incantesimo di illuminazione della zona circostante.
La tensione era alle stelle. Brando era sudato fradicio e scosso da fremiti,
Arto stranamente tranquillo, quindi anch’esso nervoso. A dieci minuti dalla
radura fecero una pausa. Per concentrarsi, per cacciare via i demoni che li
tormentavano, per rifocillarsi. Brando impugnava saldamente il suo pugnale nero,
pronto, se necessario a usarlo. Vecchio Arto meditava. Gli serviva per
concentrarsi ed esprimersi al massimo. Poi Brando lo interpellò: -cosa
accadrà?-
-non lo so. Tu che vuoi che accada?-
-voglio salvare mia
madre.-
-allora ci sarà da lottare-
-quindi ti chiedo di
proteggerla,maestro, con una magia magari-
-certo, Brando. Curioso che in
tutti questi anni che ci conosciamo non abbiamo mai fatto simili
missioni-
-già.-
-sei teso, vero?-
-come non potrei.-
-stai
tranquillo, tutto andrà per il verso giusto.-
Quindi si alzarono e s
diressero verso la radura. Era vuota. Grande, silenziosa e inquietante ma vuota.
Brando affinò i sensi e sentì che c’era qualcuno oltre a loro. Affinò la vista e
vide che qualcuno stava uscendo dai cespugli davanti a loro. Orchi. Immensi
orchi minacciosi. Neri come la morte e inquietanti come il dolore. Si agitò a
cercarla ma non la vide.
-mia madre!- urlò, quasi sull’orlo dell’isteria. Non
la vedeva! Non c’era!
L’orco, forse il capo, avanzò e si fermò a un passo da
lui. -tua madre?-
-datemela.- disse per nulla intimorito. Intanto sentì che
qualcuno si muoveva, intorno. Era una trappola, certamente, ma sua madre
dov’era?
L’orco grugnì e parlò nella sua lingua. Il comando passò di orco in
orco finché dai cespugli non apparve un orchetto, era meno grande degli altri ma
altrettanto pauroso. Portava una donna sulla spalla. La stese a terra.
Tutta
la vita di Brando barcollò. Le certezze, i sogni, le avventure fecero spazio a
un misto di sensazioni inspiegabile. Paura, rabbia, odio, tristezza si
amalgamarono insieme deformando il viso dell’Assassino.
Non parlò, non emise
un suono. Sua madre era per terra, sdraiata, pallida. Gli occhi bianchi lo
guardarono. Quindi alzò il volto al cielo e pianse, silenzioso. Non si accorse
di quello che accadde dopo. Arto lo avvisava, ma di cosa? Strani figuri neri
spuntarono dai cespugli, i suoi sensi non li avevano percepiti, stava cedendo.
Poi un colpo e un altro. La frenesia, in sordina, tutt’intorno. Arto che
combatteva, gli Assassini che lo miravano. Ma lui era immobile. Quali pensieri
gli stessero passando per la mente non lo seppe. Forse nessuno. Tuttavia non si
fece prendere facilmente. Quell’orda di orchi mista Assassini dovettero sudare
prima di colpirlo e stenderlo. Così come per Arto.
La vita avrebbe più avuto
senso? Sentiva, nel buio della mente,ancora gli occhi di sua madre puntati su di
lui.
* * * * *
Doklar si svegliò di soprassalto. Sentiva dolore. Da
dove? Poi una saetta verde nella stanza. Aveva capito. Era un messaggio. Il
dolore, i sentimenti gli si versarono addosso. Era un messaggio mentale mandato
da Vecchio Arto, erano stati presi. Fuori pioveva.
Chiamò a raccolta tutti
gli altri e li avvisò.
Obladir non si sorprese, l’aveva ricevuto anche lui il
messaggio. Chiese chi volesse andare a cercarli, lui non poteva, doveva
continuare la sua missione segreta. Si offrirono subito i tre fratelli. Poi
Lauren e Doklar. Ma Rowan rifiutò di portarli con loro. Non li volevano. Perché
chiese Lauren, sarebbero stati molto più sicuri con Doklar, ma loro non volevano
sentire spiegazioni. Erano troppo orgogliosi per farli venire con loro. La vita
del loro maestro era in pericolo ed era la loro prima missione. Sarebbero andato
loro tre, e basta. Obladir non prese le difese di Lauren come si aspettava la
giovane ma li chiese di restare nella capanna. Come potevano stare a guardare
mentre tre loro amici andavano a cercare il loro Maestro che era in pericolo.
Obladir non voleva nessuno con lui, cosicché Lauren e Doklar decisero che
avrebbero seguito Rowan, Orion e Slither di nascosto e sarbbero intervenuti in
caso di bisogno. D’altronde erano molto silenziosi e schivi tutti e due. Quando
Doklar camminava sulle foglie secche esse non si rompevano e Lauren stava
ricevendo un addestramento da Assassina: non avrebbero fatto fatica. I Tre
partirono il pomeriggio e con loro Obladir, diretto verso Sud. Lauren e Doklar
fecero finta di nulla, ma poi chiusero bene la casa e si misero a inseguire i
Tre. Non avevano fatto molta strada e non fu difficile per loro seguirli a un
centinaio di piedi di distanza. -allora hai deciso il bene, alla fine.- disse
Lauren a Doklar.
-per adesso si, per adesso si.- rispose risoluto.
* * * * *
Aspetto un pò a mettere quello che considero il capitolo messo meglio, il Quinto.
S'intitolerà Doklar e il Ruolo doloroso. Aspetto recensioni!!!ciao