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Autore: dierrevi    10/06/2012    14 recensioni
«Un mostro... nei sotterranei... pensavo di doverglielo dire».
E si accasciò a terra svenuto.

Una giornata sfortunata può capitare a tutti, ma proprio a tutti. Alcune sono da dimenticare, altre, nonostante tutto, diventano memorabili.
Dipende da chi le vive.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Una giornata che non va




"Tutti gli sguardi erano puntati su di lui mentre si avvicinava alla sedia del professor Silente, inciampava sul tavolo e con un filo di voce diceva: «Un mostro... nei sotterranei... pensavo di doverglielo dire».
E si accasciò a terra svenuto."
[HP1 - Cap 10]



Decisamente NO.
Decisamente non era una buona giornata per il Dottor Pugnogranito. Cominciata male e proseguita peggio. Se gli aveste chiesto "Come va?" in quel momento, probabilmente non vi avrebbe risposto a parole. Stava vivendo un'esperienza alquanto insolita, ma a lui le cose insolite non piacevano affatto: davano troppo da pensare. Pensare non gli piaceva affatto. Anche non sapere dove si trovava non gli piaceva affatto. E dover pensare a come uscire da un luogo sconosciuto, e quindi insolito, senza sapere come c'era arrivato... be', avete capito.
Dannati fastidiosissimi umani.
Il Dottor Pugnogranito era un troll. Un gran bel pezzo di troll, avrebbe detto lui: un fiero esponente della famiglia dei Pugnogranito. E già questo era un buon biglietto da visita. Ma, anche fra i Pugnogranito, i Dottori erano pochi, e c'era da esserne giustamente orgogliosi. Non è da tutti i troll saper ammazzare le lepri a sassate a trenta-quaranta passi. Ci vogliono anni di studi e sacrifici. Ma non è che essere laureato gli avesse fatto dimenticare le buone abitudini: il Dottor Pugnogranito non se la cavava meno bene con la cara vecchia clava. E, da buon Pugnogranito, anche a mani nude non era male.
Peccato che sua moglie, quella mattina, si fosse alzata di cattivo umore. Non c'è niente di più molesto di una moglie Troll di cattivo umore. A parte una moglie troll di cattivo umore che ha improvvisamente voglia di scoiattoli.
A fine ottobre.
Come se gli scoiattoli crescessero sugli alberi, a fine ottobre. Lo sapevano tutti che a fine ottobre gli scoiattoli sono già belli e cresciuti, e negli alberi ci stanno nascosti dentro.
Che poi non è che ci fossero molti alberi sui monti Cairngorm[1], dove viveva lui. E questo non semplificava la situazione. Al Dottor Pugnogranito non piaceva affatto allontanarsi da casa.
Perché quella troll di sua moglie non poteva accontentarsi di una lepre? Le lepri sono belle grasse, a fine ottobre. Sono anche più lente. E non hanno bisogno di vivere sugli alberi. Ci sono molte più lepri che scoiattoli, sui monti Cairngorm. Ecco perché si era specializzato in lepri.
E quella voleva scoiattoli.
Ma perché diamine lui, un Pugnogranito, si era andato a mettere con una Tritasassi? Lo sapevano tutti che volevano sempre averla vinta loro.
(I troll non conoscono nemmeno il concetto di "senso figurato": i Pugnogranito si chiamano così perché riescono a rompere il granito a pugni. E i Tritasassi sanno ottenere del ghiaino da un macigno usando solo le proprie mani. Tuttavia, la paziente testardaggine necessaria a trasformare un grosso sasso in piccoli granelli si riverbera anche in altri aspetti della vita quotidiana. Quindi, se tua moglie è una Tritasassi, e ha deciso che vuole carne di scoiattolo, TU uscirai dalla caverna e cercherai scoiattoli.)
Clava in spalla, il Dottore lasciò svogliatamente la sua grotta e si avviò, rassegnato, in direzione del limitare dei monti, dove cominciavano i boschi. Se proprio doveva cercare scoiattoli, almeno che sua moglie lo vedesse allontanarsi nella direzione giusta. Poi, quanto tempo ci sarebbe voluto per raggiungere un bosco e trovare un po' di scoiattoli era tutto da valutare. Non si sentiva molto propenso a muoversi in fretta. La signora avrebbe dovuto attendere il tempo necessario.
Rinfrancato da questa risoluzione, attese di trovarsi ben fuori di vista dall'imboccatura della caverna, poi si fermò e si dedicò tranquillamente a stiracchiarsi, assicurandosi di aver fatto scrocchiare ogni singola articolazione dalle dita dei piedi in su. Dopo di che indirizzò una sonora pernacchia in direzione della caverna (fuori vista e non a portata di udito), e si avviò di nuovo lungo il sentiero, canticchiando una vecchia canzonetta troll, di quelle che i mariti si cantano tra loro quando sanno che non ci sono le mogli in giro. Fatto, questo, che causò l'immediata e precipitosa fuga di tutti i volatili e di buona parte degli animali terrestri delle immediate vicinanze[2]; tra le quali un paio di lepri che sarebbero state dei bersagli perfetti, se il Dottore se ne fosse accorto in tempo e avesse avuto un sasso in mano.
La canzonetta gli andò per traverso, e il cattivo umore di poco prima lo assalì nuovamente, facendogli riprendere il cammino imbronciato e con le spalle curve.
Animato dalla minor voglia di fare che lo avesse colto da mesi a quella parte, il dottore procedeva strascicando i piedi. Ogni tanto calciava un sasso, o lo spediva lontano con la clava, o colpiva la roccia dei monti con un pugno, facendo cadere piccoli frammenti e sassolini instabili. Sembrava proprio un bambino che camminasse svogliatamente verso la scuola. Certo, un bambino alto tre metri e con una grossa clava in mano, ma l'impressione era quella.
Andò avanti così per forse un'ora. I boschi erano ancora lontani, e il suo umore non si era risollevato, quando il destino decise di metterci del suo e il vento cambiò direzione, portando, letteralmente, una ventata di possibilità; il Dottor Pugnogranito annusò l'aria, e sentì di aver ricevuto la prima buona notizia della giornata: odore di umano... Gli era già capitato di sentirlo, qualche volta. A volte era una traccia vecchia, altre volte era più fresca. Una volta aveva spiato il passaggio di un gruppetto di umani non distante da casa sua. Ma erano in troppi per provare ad assaggiarli.
Ma magari stavolta sarebbe stato un umano solo.
Nonno Testagranito aveva catturato un umano, una volta. Glielo raccontava spesso, il nonno, di quella volta che aveva catturato un umano: diceva che era come fare un intero pranzo solo di dessert [3]. Un'esperienza che si ricorda a lungo.
Buon vecchio Testagranito. Eh, sì, lui il granito riusciva a romperlo a testate. Però da vecchio aveva il vizio di parlare sempre delle stesse cose, e ripeteva la stessa cosa per un sacco di tempo, finche non lo minacciavi di sbattergli la testa su un sasso[4]. Più e più volte. Il Dottor Pugnogranito si era sentito raccontare molte volte la storia dell'umano del nonno.
Non si trovava neanche uno scoiattolo. Ma un umano sarebbe stato un bel colpo, pensava il Dottore.
Intanto cercava di ricordarsi quel che diceva il nonno sugli umani.
Meglio sarebbe trovare un bell'umano grigio, di quelli davvero sprovveduti. Poca resistenza, discreta sostanza. Sperando che non fosse un umano viola. Non che fossero più cattivi, diceva il nonno, ma più rognosi sì. Purtroppo non c'era molto da fare per distinguere un umano grigio da uno viola. Quelli viola potevano farti delle cose molto fastidiose, diceva il nonno. Potevano farti sentire parecchio dolore. E il nonno, quando raccontava, voleva essere sicuro che tu avessi capito esattamente quanto dolore.
Ma finché non fanno qualcosa non sai se è un umano grigio o uno viola.
Il Dottor Pugnogranito cercò rapidamente un nascondiglio da cui tendere un agguato, poi raccolse alcuni sassi e si nascose meglio che poté. Non sarebbe stato male fare un pranzo solo di dessert...
La sua attesa non durò a lungo. Preceduto dal proprio stuzzicante odore portato dal vento, lungo il sentiero avanzava un umano. Indossava una lunga veste e aveva della stoffa avvolta attorno alla testa.
Il Dottore trattenne a stento un mugugno. Che razza di preda mingherlina. Le prede striminzite sono sempre cattive[5]. Comunque, rifletté, non c'era motivo di mandare sprecata una preda così insolita. Soppesò un sasso e attese che l'umano fosse a distanza di tiro.
Ma proprio quando mancavano ormai pochi passi, l'umano si fermò. Tirò fuori un bastone da qualche parte, e sembrò borbottare qualcosa. E all'improvviso il Dottor Pugnogranito si ritrovò a brillare tutto, dalla testa ai piedi, di una strana luce verdina.
L'umano doveva aver visto la luce, perché fece vari passi indietro e gli puntò contro quel suo bastone.
Questo fece spazientire alquanto il Dottore, che balzò fuori dal suo nascondiglio e scagliò il primo sasso. L'umano squittì qualcosa, puntò il suo bastone, e il sasso scoppiò, frantumandosi senza raggiungerlo.
Doppia disdetta per il Dottore. Mancare il bersaglio non gli piaceva affatto. Scoprire di aver di fronte uno dei famigerati umani viola non gli piacque affatto. Ma aveva una buona scorta di sassi. Ne lanciò un altro, e un altro, e un altro.
E l'umano li fece scoppiare di nuovo, uno alla volta.
Il Dottore si stava seriamente alterando: non è così che dovrebbero andare le giornate dei bravi troll.
Raccolse pietre a manciate, e si mise a scagliarle a ripetizione.
L'umano però sembrava abbastanza agile, perché le faceva scoppiare quasi tutte, e riusciva a schivare le altre. Il Dottore allora lasciò perdere i sassi e decise di sbrigarsela come si usava fra troll da che mondo era mondo. Impugnò la clava e si lanciò di corsa contro l'umano.
Va detto che i troll possono essere molto veloci nei movimenti. Ma non è che gli riesca troppo bene: la loro mira ne risente. E l'umano riuscì ad evitare di essere centrato dal troll al primo colpo, e di essere colpito da una manata rabbiosa un attimo dopo. Saltellò indietro di qualche passo, puntò la bacchetta sul troll e squittì di nuovo, con quella sua vocetta sgradevole: un lampo rosso saettò dal bastone e colpì il Dottore in pieno petto.
Il che gli causò una fastidiosissima sensazione, come di essere punto da una zanzara di qualche chilo. Ebbe anche l'effetto di snebbiargli un po' il cervello dalla furia che lo stava invadendo.
Essere punti da una zanzara gigante infastidirebbe chiunque. Al Dottore non era piaciuto affatto. Mandò al diavolo la clava e decise di passare direttamente allo stritolamento puro e semplice.
Ma sembrava che l'umano, per quanto il Dottore si sforzasse, riuscisse sempre a sottrarsi all'ultimo secondo all'abbraccio del troll. Ogni tanto lanciava anche quei suoi fastidiosi squittii, a cui seguivano i ben più fastidiosi lampi rossi che pungevano come tafani. Ma il Dottore (benché gli costasse davvero moltissimo) non si agitava: stava andando tutto come doveva andare. Nel giro di una trentina di secondi, infatti, l'umano si trovò con le spalle contro una parete di pietra[6]. E la notizia gli giunse palesemente inaspettata.
Un troll vive per momenti del genere. Se li gusta come una cucchiaiata di nutella.[7]
E fu con l'animo lieto, sereno, realizzato, che il Dottor Pugnogranito si apprestò a sferrare uno di quei pugni che avevano dato alla sua famiglia il proprio meritatissimo nome. Mirò alla testa dell'umano... Ma quello all'ultimo secondo scomparve, e il pugno del Dottore impattò contro la pietra retrostante con un robusto " KRONK! ", producendo una crepa di cui, in altre situazioni, avrebbe potuto essere molto contento.
Stavolta però il Dottore neanche la vide, e si voltò di scatto in cerca dell'umano scomparso.
Vedersi una preda sicura sparire da sotto i pugni non gli era piaciuto affatto.
Gli piacque anche meno vedere l'umano a più di dieci metri da sé. Dannati umani viola. Non c'era verso: erano proprio rognosi come diceva il nonno.
Il Dottore si stava già disponendo a ricominciare la caccia, quando l'umano alzò di nuovo il suo bastoncino e cominciò di nuovo a squittire quei suoi suoni fastidiosi.
E all'improvviso il Dottore sentì le palpebre farglisi pesanti, e il sonno assalirlo. Troppo sonno. Troppo presto per tutto quel sonno.
"Dannati umani viola" fu il suo ultimo pensiero mentre sprofondava nell'incoscienza.


Il Dottore aprì faticosamente gli occhi e si rizzò a sedere. Attese pazientemente che il cervello ultimasse la transizione da "sonno" a "veglia", scrollò la testa e si guardò intorno.
C'era un sacco di pietra: doveva trovarsi in una caverna. Ma l'aspetto di quella caverna era inquietante parecchio. Pareti verticali, pavimento piatto, angoli netti, neanche un'asperità. Il Dottore passò in rassegna, laboriosamente, tutte le caverne di cui aveva memoria, ma questa non era, chiaramente, una di esse. Troppo diversa, così fastidiosamente... sniff, sniff… Fece caso all'odore che aleggiava nell'aria, e la parola giusta si fece largo a spallate nella sua mente. Fastidiosamente umana.
Ogni respiro gli riempiva le narici dell'odore di umano. Il Dottore cominciò a muoversi lungo il tunnel della caverna umana, cercando di decidere se la notizia potesse portare con sé, dopotutto, qualche lato positivo.
Dopo meno di un minuto, decise che qualsiasi lato positivo avrebbe dovuto presentarsi in fretta. Prima che tutto quell'odore di umano gli desse il voltastomaco. Se la carne umana può dare ad un troll la soddisfazione di un abbondante dessert, camminare in un luogo abitato da molti umani può fargli l'effetto del trovarsi nel laboratorio di una pasticceria in piena attività, talmente saturo di odori dolci da stomacare anche i golosi.
Quella caverna sembrava interminabile. Il Dottore provò a muoversi lungo i tunnel in salita, sperando di arrivare alla superficie e all'uscita. Ma l'uscita non si trovava. Questo dava da pensare, e pensare non gli piaceva affatto.
Non sapeva dove si trovava, e anche non sapere dove si trovava non gli piaceva affatto. E dover pensare a come uscire da un luogo sconosciuto, e quindi insolito, senza sapere come c'era arrivato... be', avete capito.
C'erano dei buchi nei muri, ogni tanto, chiusi da assi di legno. Ma il Dottore non aveva voglia di esplorarli. Se fosse apparso qualche umano da acchiappare facilmente, bene. Altrimenti, dopo l'esperienza con il fastidioso umano viola, trovare l'uscita e andarsene sarebbe stata una soluzione accettabilissima.
Era immerso in questi poco allegri pensieri quando un buco nel muro non ben chiuso dalle assi di legno attirò la sua attenzione. Il Dottor Pugnogranito si fermò vicino al buco e guardò dentro.
L'odore di umani era dappertutto, ma da quel buco usciva un odore un po' diverso. Gli ricordò il suo gabinetto dietro casa. Certo, questo era molto, molto più tenue. Ma c'era da credere che quello fosse proprio un gabinetto umano.
Come detto, i troll non si avvalgono dell'uso del senso figurato, e tuttavia conoscono l'espressione "sorprendere con le braghe calate". Questo poteva essere il momento di usarla. Sai mai che si presentasse, finalmente, l'occasione buona...

Agitò le lunghe orecchie[...]; poi, con andatura goffa e lenta, entrò.
[HP1 - Cap 10]






Note

[2] Ad un eventuale, volonteroso, traduttore, la lingua dei Troll risulterebbe di una ricchezza e di una articolazione inaspettate, pur con alcune fondamentali differenze rispetto a quella umana. Essa è composta di particolari suoni che, dopo diversi bicchieri di buon Whiskey Incendiario (o di sana grappa veneta di vinaccia), possono coraggiosamente essere definiti "onomatopeici". Torna alla storia

[3] Si dubita che i troll conoscano il concetto di dessert. Questo è un libero adattamento del suddetto traduttore per evitare di dover rendere certe particolari sfumature della lingua troll relative al gradimento del cibo. Torna alla storia

[4] Questo è un altro equivoco della traduzione dal troll all'italiano: nella lingua troll non c'è alcun bisogno di costruzioni evocative. Perché cercare di comunicare il concetto di "ti sbatto la testa su un sasso" quando puoi prendere la testa in questione e sbatterla effettivamente sul sasso in questione? Torna alla storia

[5] Per i troll, il primo requisito perché un cibo sia davvero buono è che sia tanto. Torna alla storia

[6] I troll sembrano stupidi, e in effetti non è che siano delle menti filosofiche, ma si nutrono di carne. E se non si sono ancora estinti, qualche motivo ci sarà. Torna alla storia

[7] I troll non conoscono la nutella. Ma voi non volete davvero sapere cos'è che si gustano quanto noi ci gustiamo la nutella, vero?... Torna alla storia



Grotta dell'autore
Scritta per il MISSING MOMENT QUEST, indetto a Roma, sotto il colonnato del Bernini, poco più di un mesetto fa. Al quale partecipano anche (in rigoroso ordine alfabetico): Charme, Elos, ferao, Iurin, Laelia, MedusaNoir.

Il titolo della storia coincide, nient'affatto casualmente, con quello di una canzone dei Persiana Jones, che mi piacciono tanto tanto. La canzone potete ascoltarla qui al minuto 2:44.

Questa storia sostiene la raccolta fondi del M.I.T.E. (Movimento di Integrazione Troll Emarginati). Rubeus Hagrid è già fra i nostri militanti, Grop si è dichiarato "simpatizzante", Hermione Granger ha glissato, chissà perché.
A chiunque lascerà un commento, una tessera di socio onorario valida per un anno. Esibendola, in caso di cattura da parte di un troll, potrete evitare la macellazione, e parteciperete all'estrazione di simpatici gadget a forma di sasso e clava di legno.

  
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