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Autore: ferao    10/06/2012    10 recensioni
Partecipa alla challenge "Missin Moment Quest"!
Tutti sanno che Percy ha scritto un misterioso rapporto sullo spessore dei fondi di calderone... ma come sono andate davvero le cose? E che conseguenze ha avuto sulla vita del povero Weatherby?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Percy Weasley
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Questa serve al Corpo
 
 
 
 
 
Era la prima volta che Percy Weasley metteva piede nel Ministero.
… beh, in verità c’era già stato, tempo prima, quando a otto anni aveva accompagnato il padre in ufficio; sarebbe quindi più corretto dire che era la prima volta che metteva piede nel Ministero da dipendente. Armato solo della sua lettera di presentazione e di un capiente tascapane che conteneva tutto quanto avrebbe potuto servirgli quel giorno – pergamene, penna, inchiostro di vari colori, penna di riserva, altro inchiostro, seconda e terza penna di riserva, breve e pratico compendio della Legislazione Magica in Materia Internazionale in sole milleottocentotrentadue pagine e, ovviamente, “Storia della Magia” di Bathilda Bath perché non si sa mai, magari ho del tempo libero e mi viene voglia di leggere qualcosa per svagarmi – il giovane Weasley aveva accompagnato Arthur fino al Secondo Livello ed era poi risalito, diretto all’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale. Ancora non riusciva a credere di essere stato ammesso proprio in quel dipartimento: lui, un ragazzo di neanche diciott’anni, fresco di M.A.G.O. e senza alcuna esperienza alle spalle. Certo, magari dipendeva – in minima parte, ovviamente – dal fatto che era stato l’unico a fare domanda per quello specifico ufficio… ma a Percy piaceva pensare che fosse stato soprattutto per le sue evidenti e innegabili capacità, per il suo talento innato e per gli ottimi voti scolastici.
Mentre attorno a lui la gente entrava e usciva dall’ascensore, Percy si perse in fantasticherie che riguardavano la sua luminosa carriera nell’Ufficio, e poi nel Wizengamot, e poi chissà cos’altro… ma fu bruscamente risvegliato dai suoi sogni ad occhi aperti. Tra il Secondo e il Terzo Livello un sacco di maghi erano entrati nell’ascensore, affollandolo; in particolare, un uomo anziano e ben vestito si era piazzato proprio di fronte a lui, dandogli le spalle. Quando l’ascensore ripartì, uno scossone provocò lo spostamento di parecchie persone, e l’uomo anziano fu spintonato finché non barcollò all’indietro e schiacciò un piede a Percy, caricandoci sopra tutto il proprio non indifferente peso.
Che co-AHIA!
A stento, e solo perché era troppo educato per farlo, Percy si trattenne dall’esclamarlo ad alta voce; da parte sua, l’uomo seguitò a incombergli sul piede finché non si fece un po’ di spazio attorno a lui, e solo allora si decise a togliersi di torno.
Senza nemmeno chiedergli scusa.
Razza di maleducato!
Percy sentì montare l’indignazione nei confronti di quello sconosciuto. Com’era possibile che al Ministero ci fosse gente capace di comportarsi in quella maniera? Era una vergogna! Perché diamine quel vecchio non si scusava per avergli pestato il piede?
Io inorridisco!
Deciso ad esternare il proprio sdegno, ma senza voler scatenare litigi già dal suo primo giorno di lavoro, Percy ricorse a tutte le sue capacità per mettere insieme una frase che fosse offensiva ma in modo indiretto.
- Non pensavo che al Ministero avrei trovato dei cafoni del genere - commentò velenoso, a voce bassa ma chiaramente udibile dal vecchio davanti a lui. Questi si sentì chiamato in causa e si voltò a guardarlo: Percy ne sostenne lo sguardo, mettendo nella propria espressione tutta l’antipatia di cui era capace. Il vecchio lo osservò per qualche secondo, poi un sorrisetto di sufficienza gli increspò le labbra al di sotto dei suoi baffetti a spazzolino; dopodiché, l’uomo scese dall’ascensore non appena questo raggiunse il Terzo Livello.
Soddisfatto per quella che considerava una piccola vittoria personale – nonostante quel sorrisetto fosse stato quasi più offensivo di una rispostaccia – Percy Weasley tornò a fantasticare sulla sua luminosa carriera eccetera… cosa che però gli fece perdere il senso del tempo e lo fece scendere al Sesto Livello.
Accidenti!
Dovette sprecare secondi preziosi aspettando un ascensore che lo riportasse al più presto un Livello più giù; quando finalmente giunse al Quinto, una rapida occhiata al grosso orologio appeso alla parete gli fece capire che era in ritardo di ben quattro minuti sull’orario stabilito per il suo primo incontro col direttore dell’Ufficio, Bartemius Crouch.
Si lanciò così in una disperata corsa lungo il corridoio, ostacolato dal peso della borsa che rischiava di segargli una spalla. Sapeva, dai racconti di suo padre, che il signor Crouch teneva moltissimo alla puntualità e al rispetto delle regole… che figura ci avrebbe fatto, se fosse arrivato in ritardo proprio il suo primo giorno di lavoro?
Altro che carriera luminosa eccetera!
Finalmente Percy giunse davanti alla stanza del signor Crouch. Si prese una manciata di secondi per riavviarsi i capelli, aggiustarsi la veste e soprattutto smettere di ansimare come l’Espresso per Hogwarts; quando si sentì pronto, bussò.
- Avanti.
Aprì la porta con cautela, timoroso che cigolasse; si ritrovò subito di fronte a un’ampia scrivania di mogano dietro la quale si stagliava una poltrona da ufficio, sistemata in modo tale che l’occupante desse le spalle a chi entrava.
Strano.
- Entri, l’aspettavo.
Percy sgranò gli occhi, ma contenne la propria sorpresa e si schiarì la voce. - Ehm… s-signor Crouch? Sono Percy Weasley, il…
- So chi è lei. L’attendevo cinque minuti fa.
Il ragazzo deglutì e pensò velocemente ad una scusa credibile da utilizzare, ma non fu necessario. La sedia venne girata, e Bartemius Crouch gli sorrise al di sotto dei suoi baffetti a spazzolino.
- Arrivare in ritardo il primo giorno di lavoro è da cafoni. Se lo appunti… Weatherby.
In quel momento, Percy pensò che gli sarebbe tanto piaciuto morire.
 
 
 
 
 
 
 
 
- Tesoro!
Ahia.
- Ehm… buonasera, mamma.
Qualsiasi tentativo di evitare l’assalto di Molly Weasley sarebbe stato vano, quindi Percy non ci provò neanche. Mise piede in casa già rassegnato all’idea di essere stritolato da una delle soffocanti morse di sua madre – cosa che, ovviamente, accadde.
- Il mio ometto! Il mio grande! - trillò Molly mentre abbracciava il suo terzo figlio e lo baciava più volte su ambo le guance. - Com’è andata? Sei stanco? Hai fame? Hai mangiato a pranzo, vero? E il lavoro? Ti è bastato l’inchiostro che hai portato? E…
- Molly, lascialo respirare - intervenne Arthur ridacchiando. La donna si riscosse e lasciò subito Percy, che finalmente riuscì a prendere una boccata d’aria.
- Certo, certamente, scusami tanto, caro… - fece Molly, sistemando alcune pieghe della veste del figlio. Non riusciva a staccargli mani e occhi di dosso, era così fiera di lui, del suo bambino che iniziava a diventare grande…
- Nessun problema, mamma - rispose il bambino, mentre si guardava intorno con circospezione. Fortuna che nessuno dei suoi fratelli aveva assistito a quell’imbarazzante dimostrazione di affetto: sarebbe stato terribile, quasi peggio di tutto ciò che aveva dovuto sopportare quel giorno.
No, beh, nulla può essere peggio di ciò che ho subito oggi. Nulla.
Ricordare gli eventi del suo primo giorno di lavoro lo gettò immediatamente in un stato di prostrazione, che non migliorò affatto quando si rese conto che sua madre aveva preparato per cena quasi tutti i suoi piatti preferiti. Questo evento si era verificato solo un’altra volta, ossia quando era stato eletto Caposcuola, e rappresentava un’ulteriore dimostrazione di orgoglio da parte di sua madre.
Come se ci fosse un motivo per essere orgogliosi.
Deglutì e si sforzò di sorridere mentre si accomodava in tavola. Come avrebbe reagito Molly alla notizia che, già dal suo primo giorno, Percy – l’irreprensibile! – si era fatto mettere in punizione per una frase di troppo rivolta alla persona sbagliata?
Come avrebbe reagito suo padre?
 E soprattutto, quanto lo avrebbero deriso i suoi fratelli per quello?
Non che Percy avrebbe potuto dar loro torto: il signor Crouch aveva trovato un sistema veramente umiliante per fargli scontare quella battuta infelice sui cafoni al Ministero.
- Credo proprio che un tipo arguto come lei sia la persona più adatta per occuparsi di questa incombenza - aveva detto Crouch quel mattino, mentre frugava tra una montagna di carte contrassegnata dall’infelice dicitura “Affari Non Urgenti”. - Ecco qui - aveva poi esclamato, estraendo una pergamena così consunta e ingiallita da essere di sicuro l’Affare Meno Urgente tra i Non Urgenti. - Questa serve al Corpo.
L’espressione frastornata di Percy aveva fatto sogghignare il signor Crouch. - Il Corpo delle Convenzioni dei Commerci Magici Internazionali. Stavano cercando di uniformare lo spessore dei fondi di calderone, ma devono essersene scordati. Direi che è ora di riprendere in mano questa faccenda, non trova?
Il ragazzo non aveva risposto, troppo occupato a vergognarsi di ciò che gli stava accadendo. - Prima di stabilire gli standard da imporre è necessario un lavoro di ricerca e comparazione dei prodotti in circolazione - continuò Crouch. - Solitamente questo compito viene assegnato a una squadra di quattro o cinque assistenti… ma sono sicuro che un tipo come lei possa cavarsela benissimo da solo - concluse, tendendo a Percy la pergamena.
Il ragazzo la prese in silenzio, attento a non farla sbriciolare tra le proprie mani. Sarebbe stato meglio, per la sua dignità, se se ne fosse andato via subito e senza dire una parola, ma non riuscì a trattenersi.
- E… quanto dev’essere lungo questo… questo…
- Il termine corretto è “rapporto”. Per la lunghezza non si preoccupi, le dirò io quando smettere. Aspetto la prima parte tra tre giorni, quindi è meglio se inizia immediatamente a darsi da fare.
Detto ciò, Crouch si era seduto di nuovo alla scrivania e aveva ricominciato il lavoro interrotto poco prima. Non c’era voluto molto a Percy per capire di essere stato congedato.
 
 
Il ragazzo rivisse tutte queste scene in un secondo, mentre i suoi fratelli si aggiungevano a tavola. Nello stesso lasso di tempo realizzò che non avrebbe mai potuto raccontare quella storia senza piombare nel ridicolo per il resto della sua vita.
Figuriamoci. Già i suoi fratelli lo prendevano in giro per qualsiasi cosa… che avrebbero fatto di fronte a una punizione? Sarebbero impazziti per una notizia del genere. Avrebbero trasformato quell’evento in una storia da tramandare di generazione in generazione finché la stirpe dei Weasley non si fosse estinta – anzi, di sicuro ne sarebbe rimasta un’eco leggendaria anche dopo…
Si riscosse. Stava decisamente esagerando; era molto più probabile che l’avrebbero sbeffeggiato per un certo periodo – un mese, due, o forse per tutto l’arco di tempo in cui sarebbe durata la sua punizione – e poi se ne sarebbero semplicemente stufati, o dimenticati. Forse.
Una cosa però era certa: i suoi genitori ci sarebbero rimasti malissimo. Suo padre conosceva Crouch e ci teneva molto che Percy facesse buona figura con lui, mentre sua madre… beh, era sua madre. Come avrebbe fatto a dirle che la sua carriera era iniziata con un insuccesso e una figuraccia mortale?
- E allora, Perce? Non ci racconti com’è andata?
Percy alzò finalmente gli occhi sulla sua famiglia: tutti lo osservavano con curiosità, persino Fred e George.
Deglutì per la seconda volta, senza sapere affatto cosa dire.
All’improvviso, senza alcuna apparente correlazione con ciò che stava vivendo, gli balenò in mente una frase – o meglio, un concetto – che doveva aver letto e assimilato anni prima:
Il primo obiettivo di un politico è il benessere altrui. Il secondo è non farsi fregare e non esporre il fianco agli avversari – o farlo solo in minima parte. Un politico che riesce a combinare questi due obiettivi è un buon politico.
Tutto sommato, pensò Percy, non era una cattiva idea. Esisteva un modo per evitare di deludere i suoi genitori e al contempo non farsi prendere troppo in giro dai suoi fratelli?
Ebbene sì.
Percy prese fiato e sorrise.
- Benissimo. Il signor Crouch mi ha già assegnato un incarico di notevole responsabilità. Il Corpo delle Convenzioni dei Commerci Magici Internazionali ha bisogno urgente di un rapporto dettagliato sulla qualità dei calderoni attualmente in commercio, e hanno affidato a me l’incarico che di solito assegnerebbero a quattro o cinque dipendenti. Mi sembra un ottimo risultato, per un primo giorno di lavoro - concluse, poi iniziò a mangiare senza più aggiungere una sola parola.
Ecco. L’avrebbero preso in giro per i mesi a venire, ma almeno la sua reputazione – insieme alla soddisfazione dei suoi genitori – era salva.
 

Per il momento.


















... ce l'ho fatta anch'io!
La storia partecipa alla Missing Moment Quest cui hanno preso parte anche Elos, Dierrevi, Charme, Iurin, MedusaNoir e Laeia.
Il tema, come avrete capito, è il famoso "rapporto sullo spessore dei fondi di calderone" con cui Percy Weasley ha stracciato le bal*e a chiunque abbia letto il "Calice di fuoco" (oltre che ai suoi parenti, ovvio.)
Questa è solo la mia versione. Nei capitoli successivi troverete scorci di come tutto ciò abbia condizionato la vita del suddetto Weasley.
Grazie di aver letto, e spero vorrete leggere anche il seguito delle disavventure di Weath-ehm, di Percy.
Vostra
Fera
   
 
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