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Autore: Subutai Khan    11/06/2012    1 recensioni
David Haller, Legione. Un suo capriccio, corredato da smisurati poteri, portano alla linea temporale alternativa conosciuta come l'Era di Apocalisse. Non in questa storia, però.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Charles Xavier
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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David Haller.
Nome in codice Legione, dal mostro biblico. E a ragion veduta.
Una pettinatura troppo appariscente, coi capelli blu sparati, che nella mia qualità di padre vecchio stampo non posso approvare.
Un sorriso delizioso quando dorme, come in questo momento.
E il potenziale di un silos pieno di bombe H.
Il mio ragazzo è un mutante Omega, uno di quelli che se ci si mette può radere al suolo un’intera città con la stessa attenzione che si pone in uno starnuto. Una mano alzata, un colpo di tosse e via, al prossimo centro abitato su cui si può far che buttar sale.
Non che l’abbia mai fatto. Non ancora.
Ha solo cercato di fare di peggio.
A quanto mi hanno raccontato Tempesta e gli altri è tornato indietro nel tempo per cercare di uccidere Erik. Erik che, all’epoca, non si era ancora convinto della necessità di una guerra fra umani e mutanti e, invece di andare in giro a far danni con il suo bell’elmo rosso facendosi chiamare Magneto, prestava servizio come volontario nel mio stesso ospedale ad Haifa, Israele.
Erik Lehnsherr era un caro amico e non avevo proprio sospettato che potesse presto trasformarsi nel più temibile terrorista della Terra.
David, risvegliatosi dal coma provocatogli dallo scontro con il Re delle Ombre a Muir, aveva deciso che proprio Erik era il mio più grande ostacolo.
Non Apocalisse, con la sua assurda filosofia darwiniana di sopravvivenza del più forte.
Non Sinistro e la sua manipolazione spregiudicata della vita umana.
Non lo stesso Re delle Ombre, con la sua mania di entrare nelle teste altrui e devastarle prendendone il totale controllo.
No, Erik. Che, per carità, è un elemento bello pericoloso. Ma io sono sicuro, sicuro, sicuro che rispetto anche solo a questi tre che ho citato, e a infiniti altri come ad esempio Nimrod e il Club Infernale, con lui si possa ragionare in qualche modo.
In passato ero persino riuscito a convincerlo a prendere il mio posto come preside della scuola mentre io ero stato portato nello spazio dalla mia cara Lilandra per farmi curare.
Ma tutte queste considerazioni sono inutili. Il fatto resta: David ha deciso, in maniera del tutto autonoma, che doveva uccidere Erik se voleva che il mio sogno di coesistenza pacifica fra umani e mutanti avesse una possibilità di successo.
Non si poteva neanche sperare che avesse un episodio di dissociazione. Oh sì, perché è questo il suo grande problema: soffre di personalità multiple. È sempre stato un giovanotto problematico.
Fino a dieci anni la sua è stata un’esistenza tutto sommato tranquilla. Sua mamma, la dolce Gabrielle Haller con cui avevo avuto una focosa storia in gioventù, e suo marito Daniel Shomron facevano parte dell’ambasciata israeliana a Parigi. Diplomatici di una certa importanza.
Poi, un giorno, il patatrac: nell’edificio irrompe una cellula di terroristi palestinesi. È il finimondo. Daniel muore facendo da scudo per David e lui, scioccato, scatena inconsapevolmente i suoi notevoli poteri mutanti friggendo i cervelli degli aggressori. Fra cui Jemail Karami, il loro capo, che poi scopriremo aveva assorbito nella sua psiche.
Psiche che, traumatizzata dall’evento, si è frantumata. Nella sua testa si sono formate più di una personalità.
Lo stesso Jemail il quale, investito dei poteri telepatici di David, ha acquisito l’empatia di cui aveva sempre difettato in vita e si è prodigato per tenere insieme la baracca.
Jack Wayne, custode della telecinesi, uno spirito di natura violenta a cui piace creare distruzione.
Cyndi, una punk nichilista, che sapeva maneggiare la pirocinesi. Opportunista e volubile, è sempre stata l’ago della bilancia fra gli altri due.
Ma questo l’abbiamo scoperto solo dopo: David ha passato parecchi anni in stato catatonico a causa dello shock.
Con il suo risveglio sono cominciati i problemi. I Nuovi Mutanti hanno avuto a che fare più di una volta con lui. O meglio, con Jack che era riuscito a prendere il controllo di tutto il pacchetto e a seminare devastazione dove gli andava.
Solo il fatto che Illyana fosse la signora suprema del Limbo ha salvato le loro giovani pelli.
E poi è arrivato Amahl Farouk. Il Re delle Ombre, potente telepate, ha messo piede sull’isola di Muir e ha approfittato delle disavventure di Polaris nella Terra Selvaggia per prendere il controllo della mente di tutti i suoi abitanti.
Banshee, Multiple Man, Siryn, Strong Guy, Callisto, Moira McTaggart... tutti catturati nella sua rete psionica, tutti ridotti a manichini schiavizzati.
David aveva avuto l’onore di essere scelto da Farouk come suo ospite. Il Re delle Ombre, difatti, è un’entità incorporea e ha bisogno di qualcuno che gli faccia da tramite. Come i parassiti o i virus.
Un mutante con i poteri di Legione dominato mentalmente da un essere così malvagio.
Abbiamo rischiato seriamente di venire spazzati via dalla sua furia.
Per fortuna è andata bene e siamo riusciti a fermarlo. E per fortuna ce la siamo cavata anche quando mio figlio si è messo in testa che cambiare la storia fosse una buona idea.
Dicevo che non potevamo sperare in un caso di manifestazione di qualche altra sua personalità perché, quando si è destato dal secondo coma, David Haller era apparentemente in pieno possesso delle proprie facoltà mentali. E della totalità dei propri poteri.
Pare gli piacesse farsi chiamare il Dio Mutante.
In realtà, l’ho appurato da poco facendo un giro per il suo paesaggio interiore, è una bugia. Anche quello non era nient’altro che un ennesimo frammento del suo martoriato ego. Un’immagine di come credeva di poter essere se non avesse mai subito quel trauma giovanile.
Fatto sta che ha camminato per l’asse temporale ed è approdato a quel tempo, in cui io ed Erik eravamo giovani, pieni di speranze e non ancora in insindacabile conflitto.
Un tempo in cui Erik Magnus Lehnsherr era innocente. Nelle sue intenzioni avrebbe dovuto pagare per crimini futuri come l’assalto a Cape Citadel, il tentativo di conquista di Santo Marco o l’affondamento del sottomarino russo Leningrad.
Eviterò di insultare la vostra intelligenza spiegandovi perché questo ragionamento è assurdo.
Il rapporto dei miei X-Men dice che i due si sono affrontati nei cieli di Haifa, con David in nettissimo vantaggio. Vuoi per i più vasti poteri di cui poteva usufruire, vuoi per l’inesperienza di Erik.
Ma, per fortuna o casualità, Tempesta e Psylocke e Alfiere gli hanno impedito di scatenare un paradosso modificando il passato in maniera irreparabile. Con lui appena cosciente l’hanno obbligato a tornare nel presente e si sono materializzati nel cortile della scuola. David è svenuto fra le braccia di Ororo.
Eccoci qui, quindi. Sta ancora riposando nel letto di fronte a me.
Attendo che riacquisti coscienza. Voglio parlargli.
A lui o a una delle ottocentoquarantasei persone che gli occupano la testa. A qualcuno di loro, insomma.
Per pura precauzione, sin da quando l’hanno portato qui, ho provveduto a bloccare i suoi movimenti con la mia telepatia. Non si sa mai. Metti che si svegli come Jack Wayne, sarebbe molto poco simpatico averci a che fare. E quello non è il tipo che si fa problemi a malmenare un vecchio su una sedia a rotelle.
Tra l’altro non sono per niente sicuro che questa misura preventiva sia sufficiente. Se gli girano i cinque minuti può disintegrare l’intera scuola con un solo pensiero. Ne è in grado. Ma, come si suol dire, se neanche ci provi te la sei andata a cercare.
Coraggio ragazzo, apri gli occhietti. Papà vuole fare due chiacchiere.

[Quindici minuti dopo]
Allora, devo ricordarmi di dire a Logan di non lasciare lattine di birra in giro per le stanze. E a Lucas di smettere di camminare per i corridoi arrovellandosi sull’identità del Traditore. E a...
Oh, ci siamo. Eccolo.
Si scuote, prima in maniera impercettibile con un leggero sbattere di palpebre. Poi sbadiglia e fa per alzarsi, ma non ci riesce.
A quanto pare, almeno per ora, posso reggere.
“Bentornato fra noi. Chi c’è in controllo, ora?”, osservandolo con attenzione per cercare di cogliere qualche cosa che me lo faccia intuire.
Gira gli occhi nella mia direzione e digrigna i denti, infastidito dal non potersi muovere come vuole. Poi dice “Chi ci dev’essere in controllo, papà? Sono io, David. Perché mi fai questo?”.
“Perché, anche se mi ferisce ammetterlo, sei pericoloso e sarebbe irresponsabile lasciarti libero di agire impunemente. Te lo richiedo: chi è alla postazione di comando?”.
Ride, una risata tranquilla ma con una nota amara: “I miei... problemi psicologici sono acqua passata. Sono sano adesso. Unico. Intero”.
“Non è vero. Se ti stai riferendo al Dio Mutante mi duole riferirti che è solo un illusione. Ho sbirciato nel tuo cervello mentre te la ronfavi della grossa e non è cambiato di una virgola dalla mia ultima visita. C’è sempre il grande padiglione nero eretto da Jemail nel tentativo di rendere di nuovo unita la tua mente. Sei ancora un puzzle smontato, purtroppo”.
A questa mia rivelazione accade qualcosa che mi strappa il cuore dal petto e me lo getta in un tritacarne: si mette a piangere. Molto composto, molto calmo ma evidentemente scosso.
“Papà... ma io... io... mi sento... coerente... come mai mi... mi era successo prima...”.
Quello sguardo da cucciolo ferito è tremendo da sostenere.
Gli accarezzo la fronte, mosso da un istinto genitoriale che ho sempre sacrificato sull’altare degli X-Men e del sogno.
Moira, non puoi più dire che non abbiamo niente in comune. I nostri figli sono mutanti onnipotenti e senza guida.
“Forse adesso è così, forse adesso sei in controllo totale delle tue azioni. Ma, ahimè, non durerà. Hai ancora Jack e gli altri dentro di te, e soprattutto lui non vede l’ora di uscire e seminare un po’ di caro, vecchio caos. Karami prova da anni a sistemare il macello che c’è nella tua psiche, senza esserci riuscito”.
“Io... voglio solo... stare tranquillo...”.
Quando dice “solo” gli cambia il timbro di voce. E mi pare di riconoscerlo. Più profondo, più adulto.
Vediamo se ci ho azzeccato: “Jemail?”.
“Effendi”.
Per fortuna non servono i superpoteri per così poco. E per fortuna ho, a suo tempo, appreso l’arabo.
“Jemail, non offenderti se dico che speravo di non sentirti mai più in vita mia”.
“No effendi, si figuri. Non è difficile intuirne il motivo. Vorrebbe dire che suo figlio è guarito”.
“Già. Ma questo, allo stato attuale delle cose, mi pare utopico”.
“Le posso assicurare che sto provando a fare del mio meglio per metterci una pezza, ma è difficile... nuove persone emergono ogni giorno e io sono da solo nel cercare di ricondurle all’ovile...”.
“Abbiamo già avuto questo discorso in passato, Karami, e già allora ti dissi che non hai nulla di cui giustificarti. Hai dimostrato in più di un’occasione di avere davvero a cuore la salute di David e ti sei adoperato indefessamente per ricucire più falle possibili. Se dovessi cancellare tutte le sue personalità salvandone una saresti tu il prescelto. O più probabilmente nessuno, ma solo perché vorrei vedere questo ragazzo finalmente sereno”.
“Comprendo, certo. E poi io sono morto quel lontano giorno, a Parigi. Questa mia occupazione abusiva non ha senso di esistere. Se non altro sono contento di potermi rendere utile in qualche modo sfruttando il tempo extra per rimediare almeno a parte del male che ho causato in vita. Jack e Cyndi non sono così caritatevoli, come sa da lei”.
“No, decisamente no. A proposito, quei due stanno tramando qualcosa?”.
“Non che io sappia. Di recente si sono manifestati poco e nulla, intimoriti dalla presenza di quella che pensavamo fosse la vera psiche del corpo che ci ospita. Si fa chiamare in uno strano modo altisonante, che però al momento mi sfugge”.
“Dio Mutante”.
“Oh ecco, sì. Il Dio Mutante. Non so se lei lo sa, ma lui riesce a gestire tutte le facoltà di suo figlio e quindi noi rimaniamo impotenti in sua presenza. Credo sia per questo che quei due fuorilegge non hanno alzato la cresta, negli ultimi mesi”.
“Capisco. Visto che tu sei la voce della ragione in quel conciliabolo di pazzia che è la mente di David, mi sembra giusto scusarmi per il fatto che ti sto inibendo i movimenti. Se sei a conoscenza di quel che è successo nel mondo reale ti rendi conto, spero, del rischio che abbiamo corso con il casino del viaggio nel tempo”.
“Non la trovo una cosa particolarmente gradevole ma non posso che concordare con la sua linea d’azione. Lasciare in libertà un mutante con i poteri e l’instabilità di suo figlio, effendi, sarebbe di una sventatezza epocale”.
“Mi fa piacere che tu capisca. Comunque non temere, per quanto mi consideri il telepate più potente del mondo nemmeno io posso mantenere un tale stato di concentrazione troppo a lungo. Fra non molto sarai... sarete di nuovo padroni di potervi grattare il naso”.
Non dice niente e torna a fissare il soffitto, l’espressione sconsolata di chi sta sostenendo un compito troppo grande per le proprie spalle.
Mi avvio alla finestra, la mia sedia a rotelle gialla e senza ruote che fluttua facendo l’usuale sibilo. È difficile reggere quello sguardo colpevole, anche se sappiamo entrambi che non gli si può imputare nulla.
Oggi il tempo è splendido, qui a Westchester. C’è il sole e fa un caldo asfissiante. Nel cortile Karma, Mirage e Wolfsbane giocano con un pallone ma non saprei proprio dire il nome della disciplina. Ogni singola persona che vive in questa scuola ha avuto nella sua vita almeno un grosso trauma da affrontare, spesso dovuto all’odio e alla paura del mondo esterno nei confronti dei mutanti. Ma mentre gli X-Men adulti sono, appunto, adulti e quindi più attrezzati alle difficoltà della vita... loro sono ancora dei ragazzini. Alcuni, probabilmente, sarebbero morti se questo posto non fosse esistito.
David dimostra una ventina d’anni ma metà di quel periodo l’ha trascorso dormendo un sonno senza sogni. Cervello di dieci anni intrappolato in un corpo vecchio il doppio. Niente di bello, personalità multiple a parte.
“Ehi pelato, perché non posso muovermi?”.
Voce femminile. Benvenuta, Cyndi.
Continuo, molto poco cavallerescamente, a darle le spalle. Preferisco evitare il contatto visivo diretto. Anzi, non vorrei ci fosse un’escalation.

“Miei X-Men, vi devo chiedere un favore. Sono nella mia stanza in compagnia di Legione. La situazione per ora è tranquilla, ma sapete come può precipitare da un istante all’altro. Vi pregherei di venire fuori dalla porta e tenervi pronti per ogni evenienza. Se dovesse emergere Jack non so se riuscirei a fermarlo da solo. Grazie”.

Ok. L’appello telepatico è stato mandato. Fatto ciò posso dedicarmi alla signorina.
“Perché tu e quell’altro, il baffuto, non siete affidabili. Sarebbe sciocco da parte mia lasciarti nella condizione di poter incenerire il mio istituto perché ne hai voglia”.
Non stacco gli occhi dalle tre ragazze che, nel campetto sottostante, si prendono a spintonate cercando di prevaricarsi al loro gioco. Usano le mani. Basket, forse?
“Quanta poca fiducia in una dolce fanciulla. Sciogli il tuo incantesimo, vecchio. Mi gira di fare una passeggiata”.
Deliziosa come sempre. Ma temo che caschi male. Sono bravo e gentile, ma solo con chi se lo merita e lei non fa parte della categoria.
“Mi spiace, non succederà. E se provi ad accedere ai tuoi poteri pirocinetici sarò costretto ad adottare misure ancora più restrittive. Ti sconsiglio di provocarmi”.
Sto bluffando. Sono parecchi minuti che sto mantenendo il campo di stasi attorno al corpo di David, non potrò resistere ancora per chissà quanto.
Una risata gradassa mi arriva all’orecchio. Quando questo tipo di persona ride in tale maniera è sempre prudente preoccuparsi.
“Molto bene, vedo che non mi lasci altra scelta. Jack, vediamo se riesci a fargli cambiare idea”.
Cosa? Sono in grado di sostituirsi uno con l’altro a volontà? Questo sviluppo non ci... urgh.
Un’onda di forza telecinetica colpisce la mia carrozzella ipertecnologica. Nulla di troppo forte, per fortuna, ma vengo sballottato di lato e quasi rischio di cadere.
Mi giro.
Non faccio in tempo a reagire che mi ritrovo a rotolare per terra. Una mano di mio figlio è allungata nella mia direzione, un piede a contatto col pavimento e l’altra gamba piegata sul materasso. È palese come sia avvolto da un alone crepitante di energia violetta.
Il sorriso da assassino di Jack Wayne farebbe rizzare i peli delle ascelle anche ad un morto.
CRASH.
La porta viene abbattuta e un Wolverine in abiti civili si precipita all’interno della stanza, gli artigli sguainati come spade d’osso.
“Lascia stare Chuck, maledetto psicopatico!” urla il mio canadese tascabile preferito mentre gli si avventa addosso.
Wayne non si scompone e si porta le mani alle tempie, apparentemente intento a colpirlo con un invisibile fulmine.
Ma a quanto pare la cavalleria è composta da più di un dragone, visto che viene sollevato verso il soffitto perdendo l’attimo buono.
Dietro a Logan spunta la sinuosa figura di Psylocke, la sua uniforme sexy ancora mezza sbrindellata e la sua caratteristica impronta rosa a forma di farfalla attorno alla testa.
“Mi hai già dato abbastanza problemi, oggi. Non insistere”.
“Aaaaaaaaargh! Vattene, strega!”.
“No”.
“Sei mio, cocco”.
SLASH.
La divisa ospedaliera di David, da azzurra, diventa azzurra e rossa. Atterrano sul letto, con Wolverine a cavalcioni sul suo addome.
SLASH SLASH SLASH SLASH.
O Dio santissimo, va bene neutralizzarlo ma così lo ammazza.
“Logan, per l’amor del cielo! Smettila!”.
Mi risponde con un ringhio.
Berserk.
“Elisabeth, ti prego fermalo!”. Sono troppo debole per intervenire personalmente.
Non si fa pregare e fa apparire la sua katana psichica, che dopo un paio di volteggi si pianta dritta nel cranio arruffato del suo selvaggio compagno di squadra. Evidentemente è abbastanza e lui si accascia di lato, privo di sensi.
Con una parvenza d’ordine può permettersi di venire ad aiutarmi e, con estremo riguardo, mi rimette dentro il trabiccolo con cui deambulo.
“Grazie della mano, mi serviva. Da solo avrei rischiato di fare una brutta fine”. Mi passo la mano sulla giacca cercando di scrollare la polvere e lo sporco.
“Si figuri, professore. Anzi, ha fatto bene a metterci in preallarme”.
Appare preoccupata ma non dice nulla di più, limitandosi a raccattare Wolverine e a ricordarmi che, in caso di bisogno, non ho che da chiamare. Poi se ne va, silenziosa.
Rimaniamo nuovamente soli, io e David.
Logan ha lavorato tantissimo sul suo volto e sul suo petto. Parecchi tagli lo ricoprono, anche se almeno apparentemente non sembrano troppo gravi. Qualcosa che delle bende e un po’ di riposo mettono a posto.
Mi riavvicino.
Quando gli sono davanti mi si stringe la gabbia toracica. Fa davvero molto, molto male vedere il proprio figlio ridotto in questo stato. E, per quanto non posso negare che non mi dispiace essere in grado di formulare tali pensieri invece di essere spiaccicato sull’erba del giardino, non è comunque meno doloroso da digerire.
Charles, sai che prima o poi dovrai risolvere il problema.
Mia parte cinica, torna a dormire per favore. Non è il momento.
Fai pure il riottoso. Sai che in realtà ho ragione. David è una mina mobile, non puoi lasciarlo libero di agire. Presto o tardi ti troverai a piangere sui cadaveri degli X-Men, sempre che non sia a far loro compagnia.
Mi stai chiedendo di uccidere mio figlio. Non posso farlo.
Per quanto mi piacerebbe dire altrimenti ammetto che non è facile. Sarà una sofferenza. Ma sai che alternative con la stessa probabilità di successo non ce ne sono.
Mi rifiuto di crederci. Ci dev’essere un’altra soluzione.
Non hai imparato niente da Karami? Sono anni, anni che quel terrorista cerca di sistemare il casino che il tuo ragazzo ha per la testa. Ha sempre fallito. Cosa ti fa pensare che tu possa riuscire?
Jemail non ha la mia finezza, né la mia esperienza con la telepatia. Sono sicuro che, con una serie di sessioni ben focalizzate, ne sarei in grado.
Oh sì, non ne dubito. Mandiamo una richiesta di tregua in carta bollata a Black Tom Cassidy, Selene, Omega Red, Sabretooth e tutti i pazzoidi che affrontate un giorno sì e l’altro pure? Non esiteranno a marciare sulla scuola per farne concime, approfittando dell’immobilismo a cui costringeresti gli X-Men a causa del tuo essere egoista.
Egoismo? Perché voglio curare un mutante pericoloso come Legione? Nonsense.
Finiscila, le frottole non si addicono al professor Xavier. Poi la comunità scientifica non ti prende più sul serio e ti fa le pernacchie. Se stai cercando di convincermi che sottoporre David Haller a una lunga e faticosa serie di terapie non abbia alcuna implicazione personale per te... beh, provaci. Non sarei io ad illudermi di agire per un bene più grande.
È carino come tu stia cercando di passare come una persona distinta da me. Per favore, evita queste uscite schizoidi, non mi fa bene dubitare di avere i suoi stessi problemi mentali.
Va bene, va bene. Eviterò. Ma questo non risolve il problema e lo sai bene.
Può essere che tu abbia ragione. Ma non desisterò senza perlomeno averci provato.
Tu non hai il tempo per giocare al piccolo crocerossino. La situazione sta precipitando. Le manifestazioni anti-mutanti si moltiplicano di giorno in giorno. Gli Accoliti sono nel pugno di quel matto ingovernabile di Fabian Cortez e la loro crociata contro gli umani si sta intensificando. Cameron Hodge, dopo aver stipulato un contratto con quel demone, è immortale ed è ancora là fuori a progettare lo sterminio della nostra razza. Mystica continua a piantare bombe e disordine in giro per il mondo. Vuoi davvero sederti nelle segrete per trattare il tuo ragazzo? Saresti di un’ingenuità mortale. Uccidilo. Sarà una cosa rapida ed efficace.
Va bene, la tua l’hai detta. Adesso svanisci. Non ho tempo e voglia di starti a sentire ulteriormente.
Rifletti sulle mie parole, Charles.
Accarezzando il volto insanguinato di David non posso fare a meno di pensare che una parte di me, quella con cui ho appena litigato, non abbia poi tutti i torti.
Figliolo. Il tuo vecchio sta considerando l’ipotesi di eliminarti. Che razza di padre sono?

The demon twelve, the hell hounds
my name is Legion
for we are many spirits inside of one
to build a land of chaos
brought forth from the abyss
my name is Legion and
we bring destruction and death
   
 
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