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Autore: Camilla L    11/06/2012    5 recensioni
Mentre non avevo la connessione ad internet non ho perso tempo, nel frattempo ho scritto un po' di cose e tra le altre m'è uscita anche questa: è il seguito di “Io non ho che me stesso e viceversa” e “ Jasper Joshua Cullen” e come quelle FA PARTE DELLA SERIE "IL GIOVANE JASPER"
Qui conosceremo meglio, oltre a Jasper e Rosalie quasi sedicenni, anche alcuni dei personaggi che gravitano intorno a loro...
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carlisle Cullen, Esme Cullen, Jasper Hale, Rosalie Hale | Coppie: Bella/Jasper, Carlisle/Esme
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il giovane Jasper'
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In viaggio con papà

 

Pov Carlisle

 

Dopo aver adottato Jasper, ormai quasi tre anni fa, tra licenza di maternità e ferie, mia moglie è rimasta a casa dal lavoro per quasi un anno e la stessa cosa s'è ripetuta poi con Rosalie l'anno seguente. Perciò è da poco che ha ripreso il lavoro e da allora, per non lasciare troppo soli i nostri figli, Esme ed io cerchiamo, quando è possibile, di darci il cambio all'ospedale; proprio come oggi che, a metà mattinata, sto per tornare a casa, dopo aver passato la notte al lavoro e aver salutato la mia compagna che ha preso il mio posto al pronto soccorso.

Jasper e Rosalie, quasi sicuramente non ci saranno nemmeno, ma l'idea che sia io che la loro madre siamo al lavoro mentre loro non sono a scuola non ci va molto a genio: non li abbiamo adottati perchè non abbiano mai un punto di riferimento, così cerchiamo spesso di dare loro la possibilità di trovare a casa almeno uno di noi per ogni evenienza, dato che l'ospedale ci permette di avere orari abbastanza flessibili. Ormai sono grandicelli, visto che hanno quasi sedici anni, ma sono con noi da così poco tempo che, non riusciamo ancora a trattarli come due adolescenti e a loro questo sembra non dispiacere: ad esempio quando, ogni tanto, dimostriamo loro il nostro immenso affetto con piccoli baci e abbracci, come si farebbe con dei figli molto più piccoli.

Fortunatamente questa notte in ospedale non c'è stato molto lavoro, così ho potuto dormire un po' e anche portami avanti con le cartelle cliniche che avevo in arretrato e che avevo intenzione di finire a casa. Avrei del tempo libero da passare coi miei figli, ma non credo che vogliano passare con me uno dei primi giorni delle loro vacanze estive (non vedevano l'ora che arrivassero le vacanze!!!), nessuno di loro due ha mai avuto degli amici con cui passare intere giornate anche solo a chiacchierare. Jasper è molto amico di Emmett McCarty e Seth Clearwater, sono diventati inseparabili fin dai primi giorni in cui Jasper è arrivato a Forks; Rosalie, invece, s'è trovata subito a suo agio con Alice e Isabella Suani, passano ore al telefono a parlare di moda e ragazzi (cosa che non mi va molto a genio, ma vista la sua età credo che dovrò, presto, farmene una ragione!).

Quando entro in garage, però, noto che le loro biciclette sono entrambe al loro posto appoggiate al muro, segno che non sono ancora usciti, cosa assai strana a quest'ora, da quando la scuola è finita, fanno appena in tempo ad ingoiare l'ultimo boccone della loro colazione per scappare dai loro amici.

-Cosa ci fate a casa? Di solito a quest'ora state già girovagando senza metà per la città-chiedo loro, stupito di vederli entrambi davanti alla TV.

-I nostri amici sono tutti impegnati!-mi risponde Jasper, con tono annoiato e senza togliere lo sguardo dalla TV.

-Alice e Isabella sono impegnate al ristorante dei genitori, Seth è da alcuni parenti non so dove e Emmett al mattino non può uscire perchè sta frequentando i corsi estivi-precisa Rosalie.

-E voi avete intenzione di stare qui, davanti alla TV, tutto il giorno?-chiedo ancora.

-Non abbiamo molte alternative!-dice Jasper.

-Se vi proponessi di venire con me in un posto ci verreste?-chiedo.

-E dove?-mi chiedono in coro.

-C'è un posto che avrei voluto farvi vedere già da tempo e visto che io non ho bisogno di dormire perchè stanotte in ospedale non ci sono state emergenze e che voi vi state annoiando e, dal quel che vedo, pure parecchio potremmo approfittarne-rispondo.

-Io ci sto!-mi risponde Jasper.

-Anch'io!-conferma anche Rosalie.

-Ok, allora vado a darmi una rinfrescata e voi nel frattempo cambiatevi che tra poco partiremo. E Rosalie, mi raccomando, niente di troppo vistoso, attillato, scollato...-dico, prima che mia figlia mi interrompa.

-...e corto, aderente e trasparente! Si, si ho capito papà!-mi dice, un po' scocciata, schizzando al piano di sopra.

Fa sempre così quando faccio il papà geloso, come mi chiama lei, fa la scocciata, ma so che in fondo le fa piacere che qualcuno si preoccupi per lei.

In nemmeno mezz'ora siamo pronti per partire e dopo un breve litigio che, blocco quasi sul nascere (decidendo io per loro!), per chi si deve sedere al mio fianco in macchina, siamo in viaggio.

-Allora ci vuoi dire dove stiamo andando?-mi chiede Jasper alle mie spalle.

-In un posto dove vostra madre ed io andavamo sempre da ragazzi-rispondo solo.

-E dove sarebbe questo posto?-mi chiede poi Rosalie.

-A più o meno un'ora e mezza di macchina da Forks, ma prima ci fermeremo per il pranzo-rispondo.

A circa metà del nostro viaggio ci fermiamo in un piccolo ristorante che frequentavo spesso quando venivo da queste parti: una piccola baita ai piedi dei monti che confinano con la nostra città. Quando Esme ed io, eravamo ancora fidanzati la portavo spesso qui, era alla portata economica di un giovane studente e abbastanza intimo per due giovani fidanzati. Pensandoci bene mi dispiace essere venuto qui, a fare questo tuffo nel passato, senza di lei, ma ultimamente essere tutti e quattro insieme è quasi impossibile.

-Eccoci arrivati alla prima tappa, non sapevo se ci fosse ancora, ma ci speravo!-dico, prima di scendere.

-”La Baita del grizzly”? Ma non ci sono gli orsi in questa zona vero papà?-mi chiede mia figlia preoccupata dal nome del ristorante.

-Non preoccuparti tesoro! E' solo un nome!-la rassicuro.

Appena entriamo al ristorante noto che è rimasto tutto come allora, perfino per il gestore sembra essersi fermato il tempo e, nello stesso istante in cui ci sediamo al tavolo, arriva subito la cameriera con i menù, anche se mia figlia sembra non averne bisogno, dato che sa già cosa intende mangiare.

-Per me un'insalata mista! Grazie!-dice Rosalie.

-...e una bistecca!-aggiungo io.

-E va bene, anche una bistecca!-aggiunge mia figlia, rassegnata.

Anche Jasper ed io decidiamo in fretta così la cameriera può prendere subito anche le nostre ordinazioni e, non appena se ne va, Rosalie mi fa notare subito tutto il suo disappunto.

-Ci tieni così tanto a pagare una bistecca che non mangerò mai?-mi chiede con un leggero tono acido nella voce.

-Rosalie piantala! Lo sai benissimo che non puoi vivere di sola insalata!-le ripeto per l'ennesima volta, nelle ultime settimane.

-Quando fa caldo bisogna mangiare molta verdura, lo sanno tutti!-mi fa notare.

-Questo lo so benissimo, sono un medico, ricordi? Solo che bisogna accostare qualcosa alla verdura per riuscire a stare in piedi-le faccio notare anch'io.

-Proverò a mangiare la bistecca, ma non t'assicuro niente!-dice, credo per farmi stare zitto.

Appena arrivano le nostre pietanze Rosalie inizia a mangiare in silenzio e, anche se poi la carne non l'ha finita, per lo meno s'è sforzata di mangiarne almeno un po' ed è già un passo avanti rispetto alle ultime settimane; visto che s'è messa in testa che deve mettersi in forma per quando partiremo per le vacanze mangiando poco o niente.

-Ora dove andremo?-mi chiede poi Jasper.

-In un'altra baita dove facevamo spesso delle feste ai tempi dell'università, allora era di proprietà dei genitori di Paul, un mio grande amico e compagno di corso-spiego.

Finito il nostro pranzo partiamo e, in meno di un'ora, arriviamo a destinazione.

-Wow! Che bel posto!-commenta Rosalie, non appena scendiamo dall'auto.

-Sapete che è proprio qui che vostra madre ed io ci siamo dati il primo bacio e dove, poi, le ho chiesto di sposarmi?-racconto, ripensando a quei tempi.

-Allora è merito di questo posto se di secondo nome faccio Joshua?-mi chiede mio figlio.

-Proprio così!-rispondo, scompigliandogli i capelli, cosa che faccio da sempre e che sembra gradire.

-Guarda papà, c'è qualcuno laggiù, magari è qualcuno che conosci!-mi fa notare Rosalie, indicando un uomo che sta accatastando della legna.

-Non credo, sono parecchi anni che non vengo in questa zona, anche se...-dico avvicinandomi per vedere meglio.

-...quello mi sembra proprio il mio vecchio amico Paul!-concludo.

Appena siamo più vicini a quello che sembra il mio vecchio amico, anche lui nota la nostra presenza.

-Cercate qualcuno?-ci chiede gentilmente.

-Paul?-chiedo un po' timoroso, anche se ormai sono certo che si tratti di lui.

-Si, ma...C...Carlisle?-mi chiede incerto.

-Si, sono proprio io! Che piacere rivederti! Non pensavo di trovarti ancora da queste parti!-gli dico, avvicinandomi per abbracciarlo.

-Ora ci vivo stabilmente qui, da quando mia moglie ed io abbiamo avuto i bambini, abbiamo ritenuto salutare per loro farli crescere in mezzo alla natura...e tu che ci fai qui?-mi chiede, non appena sciogliamo l'abbraccio.

-Volevo far vedere ai miei figli alcuni posti della mia gioventù ed eccoci qui. A proposito vorrei presentarteli: loro sono Jasper e Rosalie!-gli dico, mettendo una mano sulla spalla ad entrambi i miei figli.

-Piacere signore!-dice Jasper.

-Anche per me, signor Paul!-aggiunge Rosalie.

-Chiamatemi semplicemente Paul, preferisco-li corregge immediatamente il mio amico.

-Ok!-rispondono loro.

-Ma venite dentro che abbiamo parecchie cose da raccontarci!-ci invita.

-Visti gli anni che sono passati non credo che riusciremo a dirci tutto in poche ore!-preciso, ridendo insieme a lui.

Facciamo i pochi gradini in legno che si trovano davanti al porticato ed entriamo in casa. E' molto diversa da com'era una volta. A differenza dell'esterno che è rimasto con l'aspetto tipico delle baite di montagna, l'interno è arredato in stile moderno e di buon gusto.

-Mi dispiace che non ci siano mia moglie ed i miei figli mi sarebbe piaciuto farteli conoscere Carlisle-mi dice Paul.

-La prossima volta vedremo di esserci tutti, credo che anche ad Esme sarebbe piaciuto venire. Ultimamente ci vediamo talmente poco anche tra di noi che mi sembra strano, quelle poche volte che succede, trovarmi in casa con tutta la famiglia al completo-spiego.

-Wow! Lo sapevo che ti saresti sposato con Esme! Eravate così innamorati fin da ragazzini!-nota Paul.

-E tu? Mi ha detto che hai moglie e figli?-chiedo.

-Mi sono sposato dieci anni fa con Rachel e abbiamo due figli, Rebecca di nove anni e Jared di sette e voi quanti anni avete?-chiede poi ai miei figli.

-Quasi sedici!-risponde immediatamente Rosalie.

-E tu?-chiede poi a Jasper.

-Anch'io! Abbiamo la stessa età!-precisa mio figlio.

-Siete gemelli?-chiede.

-No, noi siamo stati adottati!-spiega deciso Jasper, vedendo che al mio amico non tornavano un paio di conti.

-Ah! Ora capisco!-commenta Paul.

-Jasper è con noi da tre anni e Rosalie da due, ma ci sembra che facciano parte della famiglia da sempre-specifico, guardando orgoglioso i miei tesori.

-Si vede che siete affiatati!-commenta Paul.

In effetti siamo una famiglia molto unita e spesso, chi ci vede dall'esterno, non direbbe mai che, fino a tre anni fa nemmeno sapevamo dell'esistenza uno dell'altro.

-Sia io che Esme lavoriamo al pronto soccorso del piccolo ospedale di Forks e tu fai ancora il medico?-chiedo poi, cambiando completamente discorso, prima di commuovermi. Cosa che accade spesso quando penso alla prima volta che ho incontrato ognuno dei miei figli.

-Si, certo! Faccio più che altro visite a domicilio per la gente del posto!-mi risponde.

-E i tuoi genitori come stanno?-chiedo ancora.

-Oh! Benissimo! Sono stati qui lo scorso weekend! E il colonello Cullen come sta? E' ancora lo stesso?-mi chiede lui.

-Dovresti veder com'è cambiato da quando è diventato nonno! S'è perfino convertito alla tecnologia-rispondo con un sorriso.

-Allora il suo motto non è più: “ Questi computer saranno la rovina degli uomini!”?-mi chiede, sorridendo pure lui.

-No, tutt'altro! Ora comunica solo via sms o e-mail! E s'è anche parecchio intenerito, prima dell'arrivo di Jasper e Rosalie lo vedevo giusto nelle ricorrenze, ora non passa giorno che non venga a casa nostra e, tra l'altro, s'è anche trasferito a pochi passi da noi-gli spiego.

-Ti ricordi quando abbiamo preso in prestito la sua auto?-mi chiede Paul ridendo, ripensando alle nostre marachelle giovanile.

-Oh, certo che me lo ricordo e anche la sua mano stampata sul mio viso, è stato il primo e ultimo schiaffo che mi abbia mai dato, poi era così arrabbiato che non mi ha parlato per settimane-racconto.

I miei figli iniziano a ridere, probabilmente immaginandomi ragazzo che fa arrabbiare il padre.

-E voi due non azzardatevi mai a prendere la mia auto senza il mio permesso, chiaro?-chiedo loro, fingendomi arrabbiato.

-Forse non dovevo tirare fuori questo aneddoto!-aggiunge Paul, continuando a ridere.

-Eravamo scalmanati, ma erano bei tempi. A volte mi chiedo dove trovavamo il tempo di studiare-preciso.

-Queste cose non ce le avevi mai raccontate papà!-dice Jasper.

-Ora è meglio che andiamo prima che saltino fuori troppi altarini-faccio notare, alzandomi dal divano, dopo quasi due ore di ricordi e aneddoti sulla nostra giovinezza.

-Sono contento di averti rivisto Carlisle e di aver conosciuto i tuoi ragazzi. Speriamo non passino ancora così tanti anni alla prossima volta che ci rivedremo-mi dice, abbracciandomi ancora.

-Ora che so che vivi qui, passeremo ancora e la prossima volta porterò anche Esme-dico io.

-Ci conto! Ciao Carlisle! Ciao ragazzi!-dice Paul.

-Ciao Paul!-diciamo noi tre.

Appena ci salutiamo i miei figli ed io saliamo in auto, ora tocca a Jasper stare davanti, come deciso prima di partire. Non litigano spesso, anzi sono anche fin troppo uniti a volte, ma, da bravi fratelli, quando lo fanno è sempre per delle stupidaggini, come dove sedersi in macchina.

-Mi è piaciuta molto questa giornata!-mi comunica Jasper, appena partiamo.

-Anche a me!-gli fa eco sua sorella.

-Sono contento! Per lo meno sono riuscito a togliervi dalla TV almeno per un giorno-dico anch'io.

Durante il viaggio parliamo un po', ma senza un argomento preciso. Mi piace che si aprano così con me, anche se non stiamo dicendo niente di così importante e sono convinto che, come ogni adolescente, abbiano qualche segreto. Jasper è quello più loquace dei due, mia moglie dice che non ha peli sulla lingua, lui deve sempre dire per forza tutto quello che gli passa per la testa, ma per fortuna, ora riesce a moderare un po' di più il linguaggio rispetto a qualche anno fa, forse è semplicemente cresciuto o, forse, aver trovato finalmente una famiglia, lo ha fatto cambiare.

Quasi al tramonto, arriviamo a casa e noto subito che è lo stesso per Esme, appena i nostri figli la vedono sotto il porticato, scendono velocemente e corrono verso di lei per salutarla.

-Ciao tesori miei, dove siete andati?-chiede a Jasper e Rosalie, abbracciandoli contemporaneamente.

-Siamo andati con papà a vedere alcuni posti dove andavate da ragazzi e abbiamo anche conosciuto un vostro vecchio amico!-risponde Rosalie.

-E chi sarebbe?-mi chiede subito Esme, dandomi un bacio per salutarmi.

-Paul, te lo ricordi?-le chiedo.

-Oh! Si!-risponde solo.

-E ci ha svelato anche tanti segreti su papà!-precisa Jasper, maliziosamente.

-E non provare ad usarli come arma di ricatto!-lo minaccio, scherzosamente.

-Grazie per il suggerimento, non ci avevo neanche pensato!-dice lui.

-Inizia a correre Jazz che ora inizia la tortura!-gli dico, prima che partiamo di corsa all'unisono.

-Preso!!!-gli dico, qualche secondo dopo, agguantandolo per la vita e sollevandolo di peso.

-Aahh!!!-urla poi mio figlio.

-Ora me la paghi!-dico, stringendolo appena più forte quando inizia a dimenarsi.

Per ora ha ancora il fisico da ragazzino e riesco ad acchiapparlo con facilità, ma è cresciuto così in fretta negli ultimi mesi che credo che tra poco sarà lui a sovrastare me.

-Ti prego papà...la piscina no!!!-mi supplica.

-Grazie per il suggerimento, non ci avevo neanche pensato!-dico, ripetendo la sua frase di poco fa.

Mentre fingo di gettare mio figlio nella piscina del nostro giardino, sento le donne di casa ridere a crepapelle. Che bel modo di finire questa giornata iniziata come una delle tante passate davanti alla TV.

Quando racconto ai miei colleghi che i miei figli adolescenti si divertono a stare con noi, mi guardano che se avessi appena detto chissà quale assurdità, ma a me non importa, adoro i miei figli e se sentiremo la necessità di vivere come se fossero dei bambini ancora per chissà quanti anni lo faremo. Ora loro, insieme a mia moglie, sono tutta la mia vita e voglio fare di tutto per dargli tutta la serenità che meritano e che gli stata negata per tanto tempo.

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