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Autore: niki_    11/06/2012    3 recensioni
Si può dire che il team 7 sia stato il filo rosso del destino, ciò che più di tutto li abbia avvicinati.
Naruto e Sasuke sembrano essere nati per stare agli antipodi, tutto in loro è l'opposto dell'altro. [...]
Gli opposti si attraggono, si sa.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
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Filo rosso
Non ho niente da dire su questa storia. Giusto che marciva nella mia cartellina con tutti i file per EFP da circa cinque mesi (la prima bozza risale, precisamente, al 25 febbraio) e solo ora l'ho messa. Meglio tardi che mai, no?
Una particolarità: questa storia è stata pensata senza un seme e un uke predefinito perciò può essere letta sia come SasuNaru sia come NaruSasu. Forse, per via della mia leggera inclinazione verso il SasuNaru sarà più probabile quest'ultimo.
Hai visto che ce l'ho fatta, Maria Giulia? È tutta per te, mia adorata, tu che non credi alla palese omosessualità di questi due.
E niente, buone vacanze a tutti! Andate al mare e prendete il sole, ma ricordatevi la crema specialmente se avete la pelle bianco latte come la sottoscritta!
Tanto amore! ♥

Disclaimer - Naruto e i suoi personaggi non mi appartengono: essi, infatti, sono di proprietà di Kishimoto-sama.

Filo rosso
Uchiha Sasuke si svegliava sempre prima dell'alba, faceva una colazione veloce, andava al cimitero a dire una preghiera sulla tomba dei genitori e infine si recava in Accademia.
Terminate le lezioni, rientrava a casa velocemente, faceva uno spuntino a base di pomodori e poi si allenava fino a che, esausto, si coricava a letto, non prima però, di ricordare a se stesso lo scopo della sua vita.

Uzumaki Naruto si svegliava quando il sole era già sorto da un pezzo, trangugiava confezioni di ramen istantaneo e un cartone di latte dalla scadenza dubbia e fuggiva dal suo piccolo appartamento mentre, magari, si stava ancora finendo di allacciare la giacca della tuta.
Dopo l'Accademia bighellonava in giro progettando qualche scherzetto da fare per attirare un po' d'attenzione, ad ora di cena andava con Iruka-sensei a mangiare da Teuchi e infine si infilava sotto le coperte pensando a come sarebbero cambiate le cose quando sarebbe diventato un Hokage rispettato da tutti.

Si può dire che il team 7 sia stato il filo rosso del destino, ciò che più di tutto li abbia avvicinati.
Naruto e Sasuke sembrano essere nati per stare agli antipodi, tutto in loro è l'opposto dell'altro: l'oro dei capelli crespi di Naruto contro l'ossidiana di quelli setosi di Sasuke, il cielo azzurro negli occhi dell'Uzumaki contro la notte senza luna e stelle in quelli dell'Uchiha, la pelle abbronzata del jinchuuriki contro quella diafana del vendicatore del suo clan, il carattere solare del primo contro il genio freddo del secondo.
Gli opposti si attraggono, si sa.
Grazie al team 7, però, si sono scoperti più simili di quanto pensassero: nessuno dei loro coetani può immaginare quanto possano aver sofferto da bambini ed è stato quello ad avvicinarli e, in seguito, a renderli disposti a sacrificare la propria vita per quella dell'altro.
La solitudine, in fondo, è un dolore troppo grande da sopportare da soli.

Da quando stava nel team 7, Sasuke si svegliava ai primi raggi dell'alba, faceva una colazione adeguata al duro allenamento che lo attendeva e andava a pregare. All'uscita del cimitero salutava Naruto, che lo attendeva sempre lì pazientemente, ed evitava il suo abbraccio poi si avviavano insieme all'appuntamento con Kakashi-sensei e Sakura-chan.
Trascorrevano tutto il giorno insieme, progettavano piani assurdi per vedere il sensei senza la maschera e alla sera mangiavano nel solito ristorante, ridendo e scherzando.
Sasuke aveva quasi l'impressione di avere nuovamente una famiglia.
Quando si congedavano dagli altri, Naruto inventava spesso una scusa assurda per farlo venire nel suo appartamento e dormire assieme e lui accettava, fingendosi seccato.
C'era una cosa che lo sorprendeva, però: quand'era in compagnia del dobe, la vendetta e suo fratello scivolavano via dalla sua mente e assumevano un contorno sfocato, come circondati da un sottile velo di nebbia.
Ma, per il momento, va bene così, si diceva stringendo più forte Naruto a sé.

Da quando stava nel team 7, Naruto si svegliava alle prime luci del giorno meditando ogni volta l'omicidio della radiosveglia regalatagli da Iruka-sensei. Si vestiva mentre addentava un panino e usciva direttamente dalla finestra per precipitarsi al cimitero. Non entrava, però, non volendo disturbare Sasuke e rimaneva fuori dal cancello, pronunciando una preghiera silenziosa per i genitori del ragazzo. Quando finalmente quello usciva andavano insieme all'appuntamento con Kakashi-sensei e Sakura-chan.
Trascorrevano tutto il giorno con loro, progettando piani ingegnosi per vedere il sensei senza la maschera e alla sera mangiavano nel solito ristorante, ridendo e scherzando.
Naruto stava iniziando, grazie al team 7, a provare la sensazione del calore di una famiglia.
Congedandosi dagli altri, però, sentiva salire alla gola lo stesso nodo che provava quando qualcuno lo additava urlandogli "Mostro!" così si affrettava ad afferrare il polso sottile di Sasuke e a balbettare un rapido "Il lavandino del bagno si è rotto e io non so dove mettere le mani...".
"Mi hai preso per un idraulico?".
"Andiamo, dici di sapere tutto! Sicuramente sarai in grado di riparare un lavandino... O, forse, gli Uchiha non sono così perfetti come vanti", incrociava le braccia scoccandogli un sorrisetto.
"Io so fare tutto, dobe, anche riparare il tuo stupido lavandino".
Subito dopo aver aperto la porta del minuscolo appartamento gli cingeva la vita con le gambe, gettandogli le braccia al collo e incollando le labbra alle sue.
"Non sai proprio aspettare, nè?", sorrideva leggermente Sasuke chiudendo l'uscio con un calcetto.
Naruto non rispondeva, ma affondava il viso nell'incavo del collo e lo teneva stretto a sé con quattro arti per impedirgli di scappare e di lasciarlo solo. Il suo sesto senso glielo urlava: Sasuke, prima o poi, l'avrebbe abbandonato e lui ne sarebbe morto.
Lo sentiva sorridere e gli appoggiava le mani sulle gambe per sorreggerlo meglio mentre si sedeva sul letto. "Dormi, usuratonkachi", gli ordinava passandogli distrattamente una mano fra i capelli biondissimi e Naruto, dopo avergli premuto per un'ultima volta la bocca sulla sua, obbediva appoggiando la fronte sulla sua spalla.
E la mattina seguente ricominciava tutto da capo.


Quando Haruno Sakura se ne accorse dire che c'era rimasta male era un eufemismo: in fondo Naruto le aveva portato via il suo unico grande amore.
"Sensei", dopo la rituale cena alla fine dell'allenamento, si avvicinò al sensei osservando i suoi due compagni allontanarsi insieme "Lei da quanto lo sa?".
"Da un po'. Insomma, si capiva...", sorrise sotto la maschera.
A Sakura venne un non rassicurante tic all'occhio sinistro mentre Kakashi prendeva dalla tasca la sua inseparabile copia de Il paradiso della pomiciata "Quei due sono perfetti per stare insieme, non trovi, Sakura-chan?".
La rosa li osservò allontanarsi lentamente, Naruto che rideva forte dando un pugnetto sulla spalla di Sasuke che scuoteva elegantemente la chioma corvina. "Ha ragione, sensei", si morse leggermente il labbro inferiore per poi sorridere dolcemente "E sa una cosa? La bellezza di uno si risalta accanto a quella dell'altro".
  
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