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Autore: Bakatwin    11/06/2012    1 recensioni
Una persona su cento è un omosessuale. Vi siete mai chiesti se quella persona siete voi? Io, sì.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per cominciare, partirò dalla mia infanzia che diciamo è il momento di formazione di un bambino ed è anche il periodo nel quale egli riesce ad esprimersi in maniera più sincera. E ora, diamo il via alle danze.
Ho sempre saputo di non essere come le altre ragazze, e sinceramente fino a quando ero piccola mi sembrava una cosa assolutamente normale. Non ero l’unica ad avere modi da maschio, anche se alcune ragazzine mi prendevano in giro perché preferivo cento volte rotolarmi nel fango piuttosto che giocare a fare la mamma o a bere il tè. Come me c’erano altre due mie amiche. Eravamo il così detto “trio dei maschiacci”. Ancora adesso ricordo come ci intrufolavamo nelle cantine della scuola con i nostri compagni. E che sgridate che prendevamo perché le ochette lo andavano a dire alle maestre! Ma non è questo il punto, ora sto solo divagando.
Partiamo da quando le bambine iniziano ad accorgersi di dover essere più femminili, a che età circa…bhè direi verso la prima, seconda media. In quel periodo iniziano a parlare in modo strano, (ancora adesso faccio fatica a comprenderle) interessarsi a che vestiti porti , a sparlare con le amiche della ragazza che magari ti sta a cinque centimetri. Non so se l’avete mai notato, ma è una cosa tremendamente assurda!
Ai miei occhi erano solo delle ochette che credevano di comportarsi da grandi, quando questo in realtà denotava ancora più la loro immaturità. Però in quel periodo solo la poche persone della mia scuola credevano che fosse una cosa stupida. I miei compagni , sia maschi che femmine, prestavano attenzione solo alle fighette, o meglio a quelle che si facevano toccare e poi facevano le preziose….non so se mi spiego.
Mi ricordo di un episodio molto significativo che riguarda una mia amica delle medie, che in questo caso chiameremo signorina F..
La signorina F. era una ragazzina come me, maschiaccio, a scuola sempre in tuta, non le importava molto di quello che le dicevano le ochette. Un giorno arrivò a scuola e io e i ragazzi la stavamo aspettando vicino al parcheggio, come ogni giorno, però lei non ci degnò né di uno sguardo, né di un saluto. Da quel momento era cambiata completamente, era diventata parte del gruppo che fino a ieri la prendeva in giro. A me non sarebbe passato neanche per l'anticamera del cervello. Le ho chiesto la motivazione del comportamento di quella mattina e lei, con faccia triste, non ha risposto. Un giorno, parlando con una delle sue “nuove amichette” per fare luce sulla situazione, lei ha detto:” Noi le abbiamo fatto un favore facendola cambiare, almeno non è più una sfigata. Se vuoi adesso pensiamo anche a te.”
Di lì le avrei voluto sfigurarle il bel faccino ricoperto da tre centimetri di fondotinta a pugni. Ma mi sono limitata a risponderle:” Avete mai pensato tu e le tue ochette che lei non volesse affatto cambiare? Ma l’ha fatto solo per non farsi più prendere in giro da voi?”
A quel punto, la vidi rimanere di stucco e replicare:” Hanno proprio ragione le altre, sei proprio una sfigata.”
Dopo quelle parole, mi misi a piangere…
Ripensando adesso a quel discorso, non avrei reagito così. Ma all’epoca, essendo una tredicenne, non avevo la più pallida idea di come comportarmi, e sentirmi dire così schiettamente che ero una sfigata mi ha fatto sentire malissimo.
Da quel giorno la mia vita a scuola è stata un’ inferno. Anche quelli che ritenevo amici fidati, divennero acerrimi nemici.
Da quando la signorina F. era passata dalla parte avversaria, eravamo rimaste in due: io e Elena. Elena era una ragazza molto timida, parlava poco,stava alla larga dagli altri.
Aveva lunghi capelli corvini, anche se lei diceva che erano marroni. Non era molto alta ed era molto pallida, persino più di me, il che è molto difficile. La cosa che mi piaceva più di lei erano i tratti del viso. Aveva infatti dei lineamenti dolcissimi. Il suo volto riusciva sempre a tirami su di morale. Ogni volta che le ochette prendevano in giro una di noi, l’altra correva in soccorso.
Però eravamo abbastanza ingenue da pensare che se passavamo le risposte delle provette o i compiti per casa, avrebbero smesso di prenderci in giro. O almeno avrebbero capito che eravamo belle persone...almeno dentro.
Ma non fu mai così, anzi facevano le preziose solo per poche ore, poi tornavano le t***e di sempre. Però noi continuavamo sempre a sperare e cadevamo ripetutamente nella loro trappola.

  
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