“Allora,
cos’hai deciso?” mormorò Sirius, accasciato sul proprio banco, e proteso verso
James. Lui sbadigliò profondamente e girò la testa di lato.
“Si farà”
disse con voce piuttosto ferma “D’altronde dovrebbe essere ora”.
“Ma hai un piano?”.
James
guardò Sirius, allungato sul suo banco: le lezioni di Storia della Magia
facevano quell’effetto un po’ a tutti.
“Certo che
ce l’ho, Sis!”.
“bene”
sbadigliò lui “Spero che sia anche funzionante…e non campato per aria come al solito”.
“Sfotti, sfotti…ma presto mi ringrazierai…e mi daranno il Nobel per
la scoperta del secolo”.
James si
rizzò a sedere un po’ più composto – ma mai del tutto – e guardò alla sua
destra con occhi sognanti. Lupin era uno dei pochi a non mostrare segni di
sonnolenza alle lezioni soporifere di Ruf.
Un altro
sbadiglio sconvolse il volto del giovane Grifondoro dai capelli spettinati, ed
egli guardò alla finestra. Anche la neve, che scendeva
lenta e oscillava, gli conciliava il sonno. Dunque si
accasciò di nuovo sul banco.
***
“Allora…radice
di artemisia per…pensa, Sirius, pensa” Sirius si
martellava le tempie, mentre lì accanto James giaceva stravaccato su una sedia.
“Non
capisco perché ti fai tutti questi problemi” gli disse l’amico.
“perché lo scorso scadente che ho preso non era nei miei
programmi, Potter” sbottò Sirius infastidito, posando piuma e calamaio “Non ho
intenzione di trascinarmelo fino a giugno…”.
“Chiedi
aiuto a Lupin”.
“Facile…”
disse l’altro sarcastico “Soprattutto se non lo vedo da oggi pomeriggio”.
“Non era a
pranzo?” questa notizia ridestò di colpo James dalla sua stasi.
“Sì, e da
allora è sparito”.
“neanch’io
l’ho visto” Peter comparse al loro fianco, con delle merendine alla marmellata
in mano. Era appena entrato dal buco del ritratto.
“Buon
appetito, eh Minus” lo squadrò James, poi si protese
di scatto verso Sirius “Dobbiamo trovarlo, Black, me lo sento…è la nostra
sera!”.
“Già..ma dove vai a trovarlo???”.
“Anche
questa è una bella domanda” constatò stancamente James
“Ma da qualche parte deve pur essere”.
“Su,
scendiamo a cena” propose Sirius “E se non lo incontriamo in Sala Grande,
prometto che lo andiamo a cercare”.
Detto,
fatto. I tre ragazzi – Minus stava ancora finendo le sue
merendine – scesero a cena, ma Lupin non si vide per tutta la serata.
“Se mi
preoccupo non credo di essere troppo apprensivo,
giusto?”.
“Sì che lo
sei” fece James cupo; lo stomaco gli si era chiuso, e quella sera c’era rimasta un po’ di torta sul vassoio “ Fa sempre così.
Sparisce sempre. Ma diamine! Dove
può essere?”.
“Chi
cercate?” disse improvvisamente Remus comparendo alle loro spalle. Sorrideva,
ma il suo era un sorriso nervoso, e camminava zoppicando un po’, sotto il peso
della sua borsa straripante di libri.
“TE!”
esclamarono all’unisono Sirius, James e Peter.
James
apparve un po’ sollevato:”Forza, Lupin, mangia! Ti ho
lasciato un po’ di torta!”.
“No,
grazie, non ho fame” disse lui visibilmente schifato anche solo dalla visione.
“Ti senti
male?” si alzò in piedi Sirius.
“NO, no”
lo bloccò Lupin, facendolo sedere “Sto bene. Sono solo
venuto a dirvi che probabilmente starò in biblioteca fino a tardi, stasera…il
tema per Lumacorno non è così facile come credevo”.
“Ecco,
proprio di questo volevo parlarti, Lupin” Sirius gli fece segno di avvicinarsi
con la mano “Siediti e spiegami cosa devo scriverci”.
“Ehm,
Sirius, vado proprio di fretta…prometto che domattina ti aiuto” accennò Remus.
James
scoccò in quel mentre un’occhiata delle più eloquenti a Sirius, che ricambiò e
disse subito dopo:”Almeno mangia una di queste” e
sventolò davanti alla faccia di Remus una delle merendine di Peter – che lo
guardò malevolo.
“No, ti
giuro che non- “.
“Dai,
Lupin, non fare lo schizzinoso” disse a voce alta Sirius “Non devi mica pensare
alla linea”.
Un paio di
persone della tavola si girarono e ridacchiarono. Lupin, arrossendo, si protese per un secondo dalla parte opposta del tavolo e
afferrò la merendina dalle mani di Sirius.
“grazie
Sis. A domani”.
“A domani”
fece James tranquillo.
Lupin
aveva fatto una decina di passi che Sirius, Peter e James avvicinarono
i loro visi in modo sospettoso.
“Allora?”
domandò Sirius.
“Fatto! La
mia mano malandrina non si smentisce mai” rispose
James con un guizzo soddisfatto.
“Fatto
cosa?” chiese Peter che cascava dalle nuvole.
“hai presente
i nostri specchietti, Minus?” gli spiegò James “Beh, il mio si trova ora nella
borsa di Lupin…ce l’ho gettato mentre si stendeva a
prendere la tua merendina…perdonami, abbiamo dovuto sacrificarne una…”.
“AH WOW!”
esclamò Peter, frenato subito dagli “SHH” di Sirius e James.
“L’ho
messo rivolto verso l’alto, e la borsa era semiaperta” spiegò James a Sirius
con dovizia di particolari.
“bene,
così vediamo dove va!”.
Peter
guardava frenetico dall’uno all’altro.
“venite,
andiamo” li incitò Sirius.
Corsero veloci
fino al corridoio del primo piano, deserto, e si accucciarono tutti e tre per
terra contro un muro.
“Dai, dai, dillo” incitava Sirius. James teneva tra le mani (per
una volta, anche le sue erano sudate, non solo quelle di Peter) lo specchietto
dell’amico.
“Ok”
mormorò James, e subito dopo disse “Lupin”.
Attesero e
videro che lo specchio non rifletteva più il volto di James, bensì era diventato più scuro.
“Allora?”
borbottò Sirius, cambiando angolazione allo specchio
per cercare di vedere qualcosa.
“Non si
vede niente”.
“Forse è
ancora nella borsa” disse Peter guardandosi attorno nervosamente.
“Probabile”
disse cupo James “Ma prima o poi dovrà aprirla”.
“Già” rispose Sirius, poi disse “Dai, riprova riprova”.
“Lupin”
disse James, ma lo specchio rimaneva buio e non c’era modo di farlo cambiare.
“Credevo
che avrebbe funzionato” borbottò Sirius accasciandosi accanto a James, mentre
Peter si era seduto già da un po’, in attesa.
“Anche io” rispose in modo altrettanto triste James.
“Forse dovremmo semplicemente…chiederglielo” disse inaspettatamente
Peter. Gli
altri due si voltarono a guardarlo.
“Hai
ragione, Peter…ma come?” disse Sirius.
“Con quali
parole?” chiese Potter.
“N-non lo
so” scosse la testa Minus “Ma così non va…”.
Sirius
dette un colpo al muro con la testa, e tornò a guardare lo specchietto che
James aveva abbandonato a terra.
E non
c’era più oscurità completa, ma un piccolo, visibile, nebbioso…segno luminoso.
“Guardate!!”
esclamò Black gettandosi avanti a prendere lo specchio.
James e
Peter si resero presto conto del cambiamento e guardarono avidi.
“Ma è…”.
“La luna,
Peter” commentò James speranzoso “Ciò significa che Lupin ha aperto la borsa…ed
è all’aperto”.
“No,
James” disse piano Sirius, prestando attenzione allo specchio “Io credo…che lo
specchio gli sia caduto”.
“Ah, beh è
probabile…” rispose James “Ma perché parli pian…-“
Udirono un
rumore inaspettato, una specie di ringhio sommesso, che li fece sobbalzare e
voltare.
Peter si
avvicinò a Sirius, mentre James si guardò intorno.
“Ma chi…”.
“CHI VA
LA’?” disse Sirius ad alta voce.
Ma non
c’erano altre forme di vita (visibili) nel corridoio.
“Cosa diamine…”.
“R-ragazzi…”
balbettò Peter, diventando bianco in volto “Qui non c’è
nessuno…ma…ma Lupin…”.
Gli altri
due tornarono subito a guardare nello specchio, e in breve capirono, con
orrore, che il verso proveniva dallo specchio…
“NO!” urlò
James.
Sirius
ammutolì, e sobbalzò quando vide comparire nel riquadro un paio di occhi gialli, ridotti a fessure.
“MERDA! E’
in pericolo!”.
“Andiamo”. E come razzi,
Sirius e James, seguiti a ruota da Peter, scesero le scale.
Attraversarono
la Sala d’Ingresso, muovendosi controcorrente alla folla di studenti che
tornava da cena.
“presto,
presto!” incitò James, correndo velocemente attraverso tutta la Sala Grande, per
arrivare al tavolo dei professori sotto lo sguardo severo della loro Direttrice
di Casa, la McGranitt, e quello incuriosito del preside e degli altri
professori.
“Signor…”
iniziò la McGranitt, ma James non perse tempo “Professoressa, Remus è in pericolo! Remus Lupin, è..”.
“Che cosa succede, ragazzi?” domandò allora il preside con un
certo cipiglio.
“Signore,
credo che il nostro amico sia in pericolo!” rispose Sirius.
“ne avete le prove?” continuò Silente placido, aggiustandosi
gli occhiali sul naso aquilino.
“Beh…noi…”
mormorò James. Era disposto a tutto pur di salvare Lupin, e si rendeva conto
che stavano perdendo tempo inutilmente, ma non sapeva se gli specchietti
stregati erano del tutto..insomma…legali.
“Noi
crediamo di sì, signore” disse Sirius “La prego, può
venire a controllare…”.
“Provvederò”
annuì Silente dopo averli guardati in silenzio “Ora recatevi nei vostri
dormitori…sono sicuro che il vostro compagno sta bene”.
“E’
all’aperto, signore” precisò James, mentre la McGranitt li spingeva avanti nel
corridoio, sotto gli occhi degli studenti rimasti a cena.
I tre
furono scortati fino all’uscita della Sala Grande; dopodichè la McGranitt disse
loro: “Immagino conosciate la strada”. E li fissò
salire le scale con aria mesta.
Subito
dopo girato l’angolo, appena scomparsi dalla vista della professoressa, James
iniziò a correre e Sirius e Peter con lui. Ansimanti, raggiunsero la Sala
Comune e poi james continuò da solo fino al dormitorio; tornò giù dopo una
trentina di secondi e riiniziò a correre, seguito ancora dai due. Peter era
visibilmente a corto di fiato, e aveva il viso rosso, ma non disse nulla e
continuò a seguire i due amici.
“Ecco
perché mi piace il Natale” commentò James all’indirizzo di Sirius, quando
furono usciti dalla Sala Comune “Forza, tutti sotto”. Aveva preso il Mantello
dell’Invisibilità che suo padre gli aveva procurato per Natale: una chicca
bella grossa che girava come voce tra tutti i Grifondoro, ma nessuno tranne
Sirius, Lupin e Peter poteva vantarsi di averlo visto almeno una volta.
Con la
stessa fretta con cui erano arrivati, uscirono dalla Sala Comune e
attraversarono i corridoi che li separavano dal portone d’ingresso.
Di fuori
faceva un freddo glaciale…erano stati degli idioti a non prendere il cappotto,
pensò Peter, le cui mani stavano però sudando, a dispetto di ogni
più bassa temperatura. Sirius sbuffò quando vide i prati deserti e bui, e una
nuvoletta bianca uscita dalla sua bocca si disperse nell’aria.
“Andiamo”
disse James, con voce tremante. Lui stesso non sapeva se fosse per il freddo..o perché era davvero in pensiero per Remus.
Era tutto
iniziato come un gioco, e anche come una sfida per James: svelare un mistero
poteva rivelarsi un passatempo molto interessante. Ma
il disinteresse dei professori lo rendeva sospettoso: neanche se fosse stato
uno studente mille volte più “malandrino” l’avrebbero liquidato così. E se poi pensava che Sirius era sì combinaguai quanto lui,
ma aveva dei buonissimi voti, la faccenda si faceva ancor più complessa.
“Da dove
cominciamo?” domandò Sirius insicuro. Al buio il parco sembrava ancora più
grande, forse perché non se ne vedeva la fine.
“Dai
luoghi meno sicuri, Black” rispose James come se fosse ovvio. Naturalmente
Peter non era d’accordo, ma prima che potesse ribattere i due amici si erano già
avviati…
Raggiunsero
in fretta le rive del lago, guardandosi intorno di tanto in tanto per vedere se
avessero compagnie indesiderate oppure no.
“REMUS!!”
sbraitò ad un tratto Sirius.
“Ehi ma
che fai sei impazzito!” James gli disse in un
sussurro, e gli diede uno spintone “Se
ci scoprono siamo fritti”.
“Come
speri di trovare Remus al buio? A
tentoni?” ribadì un sarcastico Sirius, e urlò
di nuovo il nome dell’amico.
“REEEMUS!!!” fece allora anche James, e Peter fu colto da uno spasmo
e guardò impaurito nella sua direzione, chiedendosi se anche lui fosse impazzito.
“R-ragazzi,
v-vi prego!” li implorò, guardandosi attorno con ansia.
“REMUUUUUS!!!” urlò Sirius.
E
finalmente giunse una risposta, ma purtroppo capirono che non si trattava di
Remus: era infatti qualcosa di molto peggio, davvero
molto peggio. Peter, abituato a tremare per un nonnulla, lo percepì a pelle e
si aggrappò a James, il quale, all’udire l’ululato che sembrava provenire dalla
Foresta Proibita, dall’altra parte del parco, aveva scambiato
cn Sirius uno sguardo preoccupato.
“Che voi sappiate vivono lupi nella Foresta?” mormorò Sirius,
la mano sulla tasca in cui teneva la bacchetta.
“Beh..forse sì…ma era di certo un lupo molto grosso…”.
James si
sentiva lo stomaco rovesciato e la sua cena non era mai stata così vicina ad
essere rigettata fuori.
“ragazzi,
rientriamo..vi prego” ora Peter strattonava la manica
di James, la voce ormai acutissima.
James
scosse la testa: “Ma Lupin…”.
“Se tu vuoi rientrare, vai Peter…E se non ci vedi tornare tra
un’ora, chiama la McGranitt” Sirius diede disposizioni con prontezza
incredibile e, tirando avanti James, si spostò sotto il Mantello, lasciando
Peter allo scoperto.
“v-va
bene” mormorò lui, e scattò subito in direzione del portone d’ingresso.
“Forza”
animò James, e i due si diressero verso la buia Foresta, non propriamente
convinti di cosa fare, ma convinti di doverlo fare.
“Giuro che
appena trovo Lupin lo riduco a pezzetti..” borbottò James, guardingo.
“…Sempre
che non lo faccia prima la bestiola” commentò Sirius “Sai, forse non è stata
una buona idea mettersi ad urlare”.
“no, no,
infatti”.
Erano a
pochi metri di distanza dai primi arbusti della Foresta, neanche troppo lontani
dalla capanna del guardiacaccia Hagrid, quando udirono dei movimenti poco
lontani da loro.
Estrassero
le bacchette e rimasero immobili sotto il Mantello, cercando persino di non
respirare.
Ma
dopo neanche tanti secondi abbassarono la guardia. Chissà, poteva essere stato
anche un animale innocuo – se ce n’erano, nella
Foresta – o un effetto della loro immaginazione..la stanchezza poteva giocare
brutti scherzi…
Una folata
di vento gelido li investì, facendoli stringere al Mantello, che in quanto a tenere caldo, lasciava parecchio a desiderare;
le fronde degli alberi si mossero molto rumorosamente, e James vide ondeggiare
persino i robusti rami del Platano Picchiatore, alla loro sinistra.
“Guarda!!”
esclamò Sirius, proprio vicino al suo orecchio destro. Il suo braccio si tese
ad indicare il Platano Picchiatore.
“Ho visto,
Sis” annuì James “Ma non mi va di cacciarmi nei guai proprio ora..piuttosto, sono più preoccupato da ciò che si stava
muovendo nella Fores- “.
“No, no,
James, davvero, guarda!”. E Sirius lo trascinò avanti, con sé, sempre più vicino al
gigantesco albero. Altre folate mossero pericolosamente i rami, mentre James
tratteneva il mantello per evitare che volasse via, e Sirius avanzò
febbrilmente.
“guarda lì
per terra!” disse ancora, ma non ce n’era bisogno: James aveva già notato
quella che sembrava la borsa di Remus a terra, qualche libro sparso attorno e
spaginato violentemente dal vento.
“Ma dov’è?!?” sbraitò allora James, sbattendo i piedi per terra e
guardandosi attorno.
“Dovevamo
dire a Peter di venire prima” constatò Sirius, ora
veramente teso “Così avrebbe portato rinforzi”.
“Quella cosa avrà preso Remus” disse James
“Andiamolo a prendere”.
“Dove?”.
“Cosa?”.
“Dove?
Dove vai a prenderlo?” disse Sirius cinico.
“Beh,
dovunque sia” disse James con naturalezza, e guardò avanti a sé.