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Autore: Clio_96    12/06/2012    4 recensioni
Tutte le strade portano a Roma. Non so se vi è mai capitato di perdervi in giro, ma non credo a questo genere di affermazioni. Ho sempre pensato che, se avessi potuto, avrei cambiato questa frase popolare in "Tutte le strade portano ad una vita". La strada dove trovi un bar con un annuncio attaccato fuori quando sei in cerca del tuo primo lavoro; la via con la libreria dove vai a comprare il tuo primo libro, o dove c'è una cartoleria, un negozio di macchine fotografiche, un cinema, una scuola, una casa di riposo. Ogni strada è una variabile sconosciuta che dà come risultato milioni di vite possibili. Ma cosa accade quando si trova una strada dove i sogni non vengono realizzati, ma si infrangono, cadendo miseramente nella polvere?.....A voi lettori il giudizio finale.
Genere: Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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               Boulevard of broken dreams
                              Parte II
Piccole figurine lucenti, bambine vestite di bianco con riccioluti capelli dorati e luminosi occhi verdi, camminavano trascinando quasi con premura piccoli carretti rossi dietro di loro, ciascuna col suo. Sembravano essere raggi di quel sole sbiadito personificati affinché gli spettatori umani potessero vederli senza bruciarsi gli occhi. Andavano raccogliendo i frammenti di oggetti, di sogni, di vite sparsi per il boulevard, e poi si fermavano, e li porgevano alla persona giusta. Alla persona momentaneamente vuota. Un’orfanella dai grandi occhioni grigi, con una bambola di pezza stretta al petto, ricevette da una delle piccole brillanti custodi una culletta giocattolo realizzata coi pezzi della carrozzina abbandonata, e ritrovò una piccola stilla di speranza nella vita con un tenero sorriso grato sulle sue labbra sottili. Un giovanotto con gli occhiali, seduto per terra a guardare commosso un uccellino con l’ala spezzata, morente tra le sue dita, ricevette da un’altra bambina una minuscola protesi arrivata da un aeroplanino abbandonato, e capì così che anche il coraggio di non arrendersi mai aveva le ali, e percorreva un mondo non terrestre, ma immortale. Un violinista dai capelli arruffati, i piedi scalzi ed il cappello teso e vuoto, incapace di raccogliere la pietà delle elemosine, ricevette dalla chitarra inutilizzabile una corda per riparare il suo strumento trasandato, e si potevano quasi scorgere tra le sue idee le note di nuove melodie che i palcoscenici e le platee del mondo erano ansiosi di assaporare. I sogni usati non interessano a nessuno. Ma come le fenici, le creature della fantasia, nascono dalle ceneri, così un sogno riadattato dà vita a chi l’ha persa. C’erano però altri doni che nessuno voleva. Piccole forbici, matite, righelli, aghi e altri arnesi, che una lucente guardiana teneva in grembo raccolti in una cassettina di legno. Una donna di mezza età, vestita elegantemente, come un’imprenditrice in carriera, ma che il mondo sembrava aver disilluso con la sua viltà, raccolse gentilmente ago, forbici e filo dalla cassettina della guardiana, ed armeggiando per un po’ col tessuto del suo tailleur, ne ricavò una giacca con le taschine color sabbia, da missionaria. Un uomo dal naso rosso e la folta barbetta bionda, con un cartone di vino vuoto in mano, gettò via quest’ultimo, e dopo essersi impossessato con timore e diffidenza di un carboncino e di un blocchetto dal contenitore della custode, cominciò a fare un abbozzato ritratto della neo-missionaria. Insieme, si avviarono verso il punto in cui il primo boulevard moriva, e ne iniziava un secondo. Strizzando gli occhi, ne scorsi in lontananza il nome sulla targa: “Boulevard of our life”. C’è differenza tra un sogno infranto, uno prestato, ed uno scoperto. Io, come quei due, sarei andata a scoprirlo il giorno dopo, o forse il giorno dopo ancora, o forse mai. Dovevo ancora ricongiungere i miei pezzi.
 
 
Writer Place
Ringrazio per questa storia il mio carissimo F., soprattutto per il supporto musicale, e la dedico a cari scrittori Kristen Williams, Blackrose_96, Vittorio Blackrose, Non sono una scrittrice, Hime yagami che continuano a deliziarmi con le loro storie. Se ho dimenticato qualcuno, sappiate che non si è fatto apposta (cit. Manzoni).
Grazie per la lettura, con tutto l’affetto del mondo,
                                                                                                 Clio 
  
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