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Autore: delilaah    12/06/2012    20 recensioni
Prima vera e autentica storia scritta da me che pubblico su EFP. E coincide anche con la mia prima ff sugli One Direction.
Ognuno di loro sarà protagonista all'interno della storia anche se in maniera molto diversa l'uno dall'altro. Non ci saranno favoritismi per un personaggio in particolare, o almeno è quello che cercherò di evitare, e spero che possiate immedesimarvi il più possibile nella storia, nei dialoghi e soprattutto nei sentimenti descritti.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chapter twentyone: 
Truth or dare?


Louis si svegliò e stropicciò il viso nel cuscino. Il suo braccio informicolato ormai aveva smesso di rispondere agli stimoli e questo l’aveva infastidito così tanto da farlo svegliare. Si ridestò un poco e si mise a pancia in su, a fissare il soffitto di camera sua mentre scuoteva distrattamente il braccio.
Gli ci vollero una decina di secondi abbondanti per riportare l’arto alle sue solite funzioni vitali e per realizzare chi ci fosse accanto a lui nel letto.
Scostando leggermente le lenzuola riuscì a scoprire la schiena di Julie che stava ancora dormendo. Teneva entrambe le braccia sotto al cuscino mentre la testa appoggiava su di esso in maniera poco naturale ma evidentemente comoda.
Louis fece scorrere un dito lungo la sua spina dorsale, nella speranza di svegliarla, ma quello che ottenne non fu di certo un risveglio.
Scorse quel suo tatuaggio per sbaglio, appena qualche centimetro di pelle sopra al suo fondoschiena e leggermente decentrato rispetto alla colonna vertebrale. Scostando ancora un poco il lenzuolo, riuscì a leggerlo per intero: era una frase di una canzone degli Oasis, con una rondine disegnata all’inizio e quello che sembrava essere un impercettibile filo tratteggiato che legava le parole l’una all’altra. Louis lo lesse tra se, percorrendo con la punta delle dita le parole.
Julie schiuse gli occhi ma rimase immobile, per godere ancora un poco di quel tocco così delicato che percepiva sulla pelle. Poi sentì Louis rifondarsi sotto le lenzuola e lo intravide portare la mani dietro la nuca, appoggiandosi alla testiera del letto.
«Ti piace?»
Louis si voltò, realizzando che la ragazza era sveglia, e sorrise. Le scostò i capelli dalla fronte e delicatamente le stampò un bacio a fior di pelle.
«Buongiorno. Si, mi piace, ma non sapevo avessi un tatuaggio.»
«Tu non me l’hai mai chiesto.» Gli rispose la ragazza in tono sagace. Anche di prima mattina non riusciva a smentirsi.
«Mmm, hai ragione. Come mai quella frase?»
«Io e la mia migliore amica l’avevamo fatto insieme, come pegno d’amicizia o una cosa simile. Lei aveva la prima metà della frase, io la seconda.»
«E lei dov’è ora? Non me l’hai mai presentata.»
«Se n’è andata, ecco perché non la conosci.»
Louis non volle insistere sull’argomento, non capendo bene se quel ‘se n’è andata’ fosse un modo carino per dire che era venuta a mancare in qualche tragica situazione o se proprio se n’era fisicamente andata da qualche altra parte o stato del mondo.
«Ho capito.. Ma comunque, se ogni volta che litighiamo finisce così, io potrei metterci la firma. Sul serio!»
«Quanto sei idiota!» Continuò Julie, schiaffeggiandoli una spalla e sistemandosi a pancia in su.
«Perché, cosa c’è di sbagliato? E’ la cosa più bella del mondo!»
Julie lo guardò storto e poi arricciò il naso, mentre rifletteva su una cosa. Non aveva voglia di parlare di nuovo della sera precedente, del suo pianto e della sua sfuriata. Voleva considerarla una cosa passata ormai, soprattutto perché Louis era cosciente di tutto ciò e sapeva che presto o tardi le cose sarebbero cambiate. Si soffermò a pensare ad Ebony, poi al pub, poi a Ebony e Stan, poi a Stan...
«Oh Dio! Ieri sera ho lasciato Ebony da sola con quel tuo amico! Mi odierà, già lo so!»
Louis sbuffò non curante, tenendo le mani fisse dietro la nuca e non muovendosi di un centimetro.
«Ma figurati! Se conosco Stan, e lo conosco, avranno fatto anche loro del buon sesso. Sembra un orsacchiotto indifeso ma in realtà è un genio malefico. Credimi, Ebony ti ringrazierà! Anzi, sai una cosa? Adesso vado in cucina, preparo un caffè e lo chiamo così mi faccio dire tutto. Tu rimani qui, penso a tutto io.»
Julie spalancò un poco la bocca e rimase interdetta: cos’era tutta quella carineria? Nemmeno sua madre in diciannove anni di vita le aveva mai portato la colazione a letto. Il solo pensiero era una cosa decisamente inconcepibile per lei. Ad ogni modo sorrise e pensò che avrebbe assolutamente potuto farci l’abitudine con un po’ di tempo.
Louis scese dal letto, si infilò un paio di calzoncini da calcio e uscì dalla stanza richiudendo delicatamente la porta dietro di se. Arrivando in cucina spalancò occhi e bocca e trattenne a stento un urlo, considerando quanto era incazzato e sorpreso allo stesso tempo.
«Ma te da dove cazzo esci??!»
Harry si bloccò all’istante, rimanendo immobile e evitando di muovere qualsiasi muscolo funzionante del suo corpo.
«Harry rispondimi!»
«Non urlare così, Alisha è di la! Io sono Logan secondo lei, ricordi?!»
«C’è Alisha con te? Harry io ti strozzo! Da quanto siete a casa? Non è possibile, è un incubo.»
«Giuro che non abbiamo sentito niente! Giuro!! E niente incubo, calmati! Noi non sappiamo niente, non parleremo mai di niente, nemmeno una parola! Assicurato!» Esclamò il ragazzo a gran voce, togliendo il croissant dalla bocca e masticando in maniera furtiva.
«Abbiamo? C’è Alisha con te? Harry io ti strozzo! Da quanto siete a casa? Non è possibile, è un incubo.»
«No, no, no, no! Niente incubo! Calmati, noi non sappiamo niente, non parleremo mai di niente, nemmeno una parola! Assicurato!»
Louis si sedette sullo sgabello della penisola della cucina e sospirò, sconsolato. In realtà non era granché infastidito da quella situazione, però avrebbe preferito essere a conoscenza della loro presenza in casa e forse le cose non sarebbero finite in quel modo.
«Avanti, cos’avete sentito?»
«Beh...» Harry prese tempo e ci pensò su qualche istante, «Alisha poco o niente, stava dormendo. Io.. io quasi tutto. Scusami, non volevo origliare ma stavate gridando e purtroppo per voi non ho il sonno pesante.»
«Già..»
«Si fa sentire la ragazza, eh? Cioè, non perché urla, non fraintendere. E’ solo che.. è stata piuttosto chiara. Ha un bel caratterino.»
«Già..» Ripeté Louis senza nemmeno sforzarsi di cambiare tono.
«Andrai avanti a rispondermi con dei “già” per il resto della giornata o possiamo avere una conversazione decente?»
«Scusa.»
«Un altro monosillabo, fantastico. Facciamo così: fatti un caffè, datti una svegliata, in tutti i sensi, e poi chiamami quando ci sei. Sai dove trovarmi.»
«Mi ha preso alla sprovvista.» Ammise l’amico tenendo la testa bassa e giocando con le bustine di zucchero di canna.
Harry fece qualche passò indietro e si riaccomodò sullo sgabello di fianco al suo, mentre continuava a mordere il suo cornetto e sorseggiava un the caldo.
«Si, posso capire. Ha svuotato il sacco e l’ha fatto in maniera eclatante, ma suppongo che tenesse quelle cose dentro da un po’. Forse aveva paura della tua reazione o del tuo giudizio, non lo so.»
«Non sapevo cosa dire.»
«E per te è una cosa grave! Tu sai sempre cosa dire, non è vero? Sempre la battuta pronta!»
Louis gli tirò un’occhiataccia senza rispondere e poi ritornò a fissare il ripiano della penisola, in attesa della sua risposta. Il tentativo di Harry per sdrammatizzare la situazione era miseramente fallito, questo era sicuro.
«Ok, scusa, non sono bravo come te in questo. Capisco il tuo punto di vista ma capisco anche il suo. Voglio dire, “condividerti” con la tua ragazza non è il massimo ma se lo sta facendo vuol dire che ci tiene. Non ha tutti i torti, Louis. Mi dispiace dirlo.»
«Speravo solo che la cosa fosse uscita.. più avanti, ecco.»
«Non puoi sapere quando una ragazza realizza che ti ama. Solo quando te lo dice capisci che è così, e caro mio, quella era una dichiarazione in piena regola!» Gli rispose Harry prima di allontanarsi per tornare nella sua stanza con una tazza di the caldo in più.
Louis rimase in cucina per preparare quel caffè che aveva promesso a Julie e, proprio mentre stava riscaldando l’acqua, sentì il doppio scrocco della porta d’ingresso aprirsi in maniera tranquilla e meccanica. Li per li non realizzò che c’erano solo tre persone in possesso delle chiavi di casa ma, quando quella vecchia conoscenza gli si piazzò davanti, non poté fare a meno di andare in panico.
«Eleanor!! Eleanor, cosa ci fai qui?!» Gridò a gran voce, evitando di far cadere la tazza che stava per riporre sul piano cottura.
Harry corse a ritroso per il corridoio con la velocità di una lepre e si presentò all’entrata, per sviare l’attenzione.
«Oh mio Dio! C’è Eleanor! Eleanor è tornata! Eleanor è tra noi! Eleanor è qui, wow Eleanor
La ragazza appoggiò la borsa sul divano e avanzò in modo sicuro e spavaldo, avvicinandosi a Louis e sfiorandogli il petto.
«Ciao amore, ciao Harry. Piaciuta la sorpresa?»
«Eh beh, ma certo! Bellissima proprio! Speciale!» Continuò Harry sbraitando senza sosta, «Eleanor sei proprio una mattacchiona! Eleanor
Harry stava disperatamente lanciando dei segnali d’emergenza a Julie e Alisha nelle altre stanze, nella speranza che si nascondessero nell’armadio, nella doccia o in qualsiasi altro posto plausibile.
«Harry, perché continui a ripetere il mio nome?» Gli chiese lei, avvicinandosi ulteriormente a Louis.
«Mi piace il suono del tuo nome di prima mattina, Eleanor
«Strano.. Una volta da ubriaco avevi detto che il mio nome ti faceva schifo.»
«Già... bei tempi. Ma comunque quello è il passato! Avanti, facciamo colazione tutti assieme!»
La ragazza non fece caso alla proposta del ragazzo e continuò a fissare Louis che nel frattempo era rimasto fermo e in silenzio, quasi sotto shock. Molto probabilmente aveva visto la sua vita passargli davanti e si era convinto di essere spacciato oramai.
«Amore, sei sempre senza maglietta. Dai, te ne vado a prendere una io!» Continuò la ragazza sentendosi del tutto a suo agio nell’appartamento.
«No!!!» Esclamò Harry a gran voce, «Lascia, vado io! Mio coinquilino, mie magliette, mio tutto quanto! Vado e torno!»
«Cos’è, c’è qualche sorpresa in camera di Louis?»
«Pff, ma ti pare! Cosa vuoi che ci sia, un’altra ragazza?!»
Louis da dietro spalancò la bocca e gli occhi, sconvolto dall’affermazione. Harry, dal canto suo, sapeva benissimo che lo stava facendo solo per salvare il culo dell’amico, ma tutto ciò che stava dicendo era un riflesso incondizionato. Non stava pensando o elaborando. Lui stava solo parlando, parlando e parlando senza sosta per salvare la situazione.
«Ok, grazie della cortesia allora. Questa mattina sei strano, Harry. Sei meno scorbutico del solito nei miei confronti.»
«Già..» Rispose il ragazzo avviandosi verso la camera di Louis e verso la sua, poco lontana.
Sistemò le maglie in giro per la camera, ripiegò con cura il letto, cercò ogni probabile segno o traccia di Julie – senza trovarne – e poi spalancò le finestre per far cambiare l’aria. Harry era infatti convinto che dopo una notte di sesso la stanza fosse impregnata di quell’odore e avesse bisogno di essere arieggiata.
Poi si precipitò in camera sua dove trovò Julie e Alisha già mezze vestite che parlottavano tra di loro. Tirò un sospirò di sollievo vedendo che anche la sua stanza era stranamente in ordine e poi chiuse la porta dietro di se, per elaborare un piano.
«Siamo nella merda.» Esclamò sicuro e piuttosto sconsolato.
«Louis non mi ha detto che sarebbe tornata oggi!» Protestò Julie con una vena di rabbia.
«Ma infatti non doveva! Lei e le sue sorprese del cazzo! Ora, ci serve un piano ragazze.»
«Ma io non ho capito una cosa.» Dichiarò Alisha, increspando un po’ le sopracciglia.
«Cosa?» Le chiese Harry aprendo un poco le braccia e scuotendo la maglietta di Louis.
«Ma se lei è Julie, e sta con Louis, ed è qui con noi, quella di la chi è?»
Harry e Julie si guardarono, senza sapere cosa rispondere. Era una situazione complicata, davvero complicata, ma non c’era tempo per le spiegazioni. Dovevano uscire di li senza che lei se ne accorgesse.
«Te lo spiego più tardi amore, ok? Nel frattempo facciamo così: porto la maglia a Louis, gli dico che il latte è finito e che vadano a far colazione fuori, così si levano da qui intorno. Poi voi due vi vestite e ve ne andate e ci risentiamo presto. Possiamo farcela!» Esclamò Harry, sicuro e convinto.
«C’è solo un problema..» Accennò Julie sentendosi tremendamente in colpa e fuori luogo, «Ieri sera.. ecco.. Louis ha buttato per terra le mie cose e la mia pochette è ancora per terra in salotto. E.. mi serve, ci sono le mie chiavi la dentro!»
«Questo è un grosso problema.» Rispose di nuovo Harry sillabando ogni parola con una lentezza sovrumana,  «Ok, mi inventerò qualcosa. Ma ora devo andare di la. State buone e zitte.»
Il ragazzo tornò in cucina e porse la maglia all’amico, che si rivestì in fretta e furia mentre gli lanciava delle occhiatacce. Harry si voltò e scorse la pochette di Julie, proprio ai piedi del divano e lontana da Eleanor.
«Bene. Questa è la maglia, questo sono io, questi siete voi.. perché non andate da Starbucks? Il latte è finito.»
Louis, che sembrò cogliere l’opportunità d’uscita da quella situazione, annuì beffardamente per confermare ciò che aveva detto Harry, cercando di sembrare calmo e rilassato il più possibile.
«Si, ha ragione. Il latte è finito! Andiamo fuori a fare colazione, dai.»
Harry sgattaiolò di fronte al divano e con un leggero calcio spinse la pochette sotto, dove nessuno avrebbe potuto vederla. Poi si lasciò sprofondare nel divano fingendo di essere già stanco e sbadigliando un poco.
«Si ok, va bene. Colazione fuori! Grazie per avercelo detto, Harry.»
«Figurati Eleanor! Dovere!»
Louis accompagnò la ragazza alla porta e le chiese di aspettarlo giù mentre  lui si infilava un paio di pantaloni decenti e un paio di scarpe. Eleanor annuì e si avviò verso l’ascensore, chiudendo la porta d’entrata dietro di se.
Harry, che aveva seguito la scena, con uno scatto repentino si alzò in piedi e seguì Louis fino alla sua camera da letto mentre lo rimproverava come mai prima.
«Per prima cosa: toglile le chiavi di casa. Il pensiero che potrebbe entrare in casa mia di notte m’inquieta. Secondo: sei nella merda, Louis. Ma proprio fino al collo, non so neanche se riesci a nuotarci dentro in questo momento! Terzo: sul serio, toglile le chiavi di casa.»
«Ma piantala, Harry! Ormai le chiavi gliele ho date, come faccio a riaverle indietro? Non lo posso fare!» Piagnucolò Louis mentre si infilava un paio di Toms a caso.
 «Che ne so, sii creativo! Inventa qualcosa!»
«Creativo un cazzo, già sto camminando sui fili del rasoio! Se proprio ti da fastidio chiuditi in camera tua, non so cosa dirti.»
Harry arricciò un po’ il naso, visibilmente in disappunto. A parer suo non doveva essere chissà che cosa chiedere alla propria fidanzata di restituire le chiavi di casa, o meglio lo era, ma siccome si trattava di Louis e Eleanor nella sua testa veniva tutto smorzato e sminuito.
«Beh, come ti pare, ma non mi sembra una cosa carina barricarmi in casa solo perché sei un poco... non audace, ecco.»
Louis si voltò e gli lanciò l’ennesima occhiataccia, in completo disaccordo con l’amico.
«Non ho tempo di parlarne ora, devo correre giù.»
«Ci è mancato un pelo, Louis. Te ne rendi conto, vero?»
Il ragazzo sospirò e annuì, senza rispondere. Si stava sentendo terribilmente in colpa, considerando che non aveva mai voluto finire nei casini e tanto meno ferire qualcuno con le sue azioni. Julie in primis.
«Devi scegliere. Il più presto possibile.» Concluse poi Harry, lasciandolo andare e seguendo la sua camminata verso la porta.
 
«Liam!»
Quando Liam si voltò, vide Alice che si faceva largo tra la calca del Pleasure, scuotendo un poco il braccio per rendersi più visibile. Quella sera il locale sembrava infuocato: c’era gente ovunque, a mala pena c’era spazio per ballare, e l’insolita calura di quella giornata londinese aveva portato la gioventù a spogliarsi e scoprirsi un poco, lasciando spazio a vestiti succinti ma di buon gusto e a camiciole estive e decorate.
Alice gli parve raggiante e solare, ma doveva ammettere che quella sera sembrava avere una marcia in più, un qualcosa di speciale. Forse perché anche il suo vestito si era accorciato o forse perché le spalle erano state scoperte, ma poco importava, era bellissima come sempre.
«Pensavo non arrivassi più! Finalmente sei qua.» Gli disse la ragazza sfoggiando uno dei suoi sorrisi migliori.
«Si, scusa, è che ho provato a portare un amico con me ma mi ha tirato pacco. E’ una persona che cambia spesso umore, vai a capirlo!»
«Compagno di lavoro?»
«Si, e di vita anche! Cioè, non in quel senso, io-- io sono etero!» Le rispose trovandosi un poco in difficoltà, «Intendo dire che passiamo così tanto tempo assieme che quasi conviviamo!»
«Ah, potevi dirlo subito che era Zayn!»
Liam rimase interdetto. Si chiedeva quanto in realtà Alice sapesse di loro anche se aveva proclamato più volte di non essere fan. Doveva ammettere che le loro ‘bromances’ erano abbastanza conosciute, ma insomma, forse questo era un po’ troppo sul personale.
«Non pensavo mi conoscessi così bene, la prossima volta sarò più preciso!»
«Non importa, mi piace metterti in difficoltà. Ogni volta fai quella faccia da orsetto e mi fai impazzire!» Gli rispose Alice, scoppiando poi in una sonora risata.
Liam le sorrise, sorpreso dalla sua spontaneità più coinvolgente del solito, e si lasciò trascinare all’interno della ressa della sala da ballo per raggiungere il banco alcolici.
«Io non posso bere!» Esordì il ragazzo, sicuro ma un po’ dispiaciuto.
«Ma per chi mi hai presa? Lo so benissimo! Ho una cassa intera di Coca Cola e analcolici per te, nel caso dovessi essere molto assetato!»
«Molto... assetato?»
«Questa sera siamo giovani e liberi, Liam! Nessuno sa come andrà a finire!» Gli rispose la ragazza lasciando trasparire un qualcosa di malizioso.
Liam scrollò le spalle, pensando che in fin dei conti non c’era niente di male. Era giovane, bello, abbastanza famoso e attualmente disoccupato, cosa gli impediva di divertirsi in maniera sana e non pericolosa?
Ah, già, qualcosa che glielo impediva c’era.
«Senti.. devo parlarti di una cosa!» Esclamò il ragazzo cercando di sovrastare la musica altissima con la sua voce.
«Di cosa?» Gli chiese Alice, avvicinando l’orecchio alla sua bocca nella speranza di non dover decifrare il suo labiale.
Liam rimase per qualche secondo inebriato da quel suo profumo così forte ma allo stesso tempo così dolce. Le spostò un piccolo ciuffo di capelli da davanti l’orecchio e lo appoggiò dietro l’orecchino di piuma colorata che indossava.
«Non riesco a parlare qui! Andiamo da un’altra parte!»
Alice annuì distrattamente e lo prese per mano di nuovo, guidandolo tra la folla con passo sicuro e deciso. Quando passava lei tutti si spostavano un poco, per lasciarle dello spazio, come se fosse una persona importante.
In realtà Alice era una persona importante, ma non per Liam. Non in quel senso per lo meno. Lui l’aveva conosciuta mentre lavorava come barista e poco importava se quel bar fosse o meno il suo. Non era mai stato una di quelle persone piene di pregiudizi e non avrebbe cominciato ad esserlo ora.
«Dimmi!» Gli disse la ragazza una volta arrivati nel retro del locale, dove tenevano enormi bancali di alcolici, succhi di frutta e apertivi di vario genere.  
«Aspetta. Perché siamo venuti qui?»
«E’ uno scantinato, Liam, non una base segreta per zombie. Prometto che non ti succederà niente, ma non essere così spaventato! E poi è l’unico posto insonorizzato, tutto sotto controllo.» Gli rispose Alice ridacchiando un poco.
«Non sono spaventato!» Protestò il ragazzo agitandosi un poco, «Ma comunque.. ho bisogno di dirti una cosa.»
«Così mi metti ansia..»
«No, niente ansia. E’ solo che.. ecco.. io, io sarei insi-»
Il discorso di Liam fu bruscamente interrotto dalla sua suoneria di James Bond che palesava una chiamata in arrivo. Il ragazzo tolse il telefono dalla tasca in fretta e furia e fissò per qualche secondo lo schermo, con un’espressione desolata.
«Io..»
«Avanti, rispondi! James Bond mi da a noia, io aspetto qualche metro più in la.» Lo precedette la ragazza, confortandolo un poco e spostandosi di qualche metro prima di sedersi su una cassa di Gin.
«Pronto?»
La voce di Zayn trillò pimpante dall’altra parte del telefono. Nonostante Liam si aspettasse di sentire la sua voce, gli sembrò comunque più raggiante e felice del solito, cosa piuttosto strana considerando che quando l’aveva lasciato era in uno stato molto simile al comatoso.
«Ciao. Ho cambiato idea, sono davanti a questo Pleasure di cui mi hai parlato. Esci così ci troviamo?»
«Ma Zayn, mi avevi detto che non saresti venuto neanche se ti ci avessi costretto!»
«Si lo so, capita. Allora esci o mi fai aspettare fino all’alba? Muoviti testone
«Ehm.. si ok, arrivo. Dammi cinque minuti.»
«Grande! Oh, Liam.. non sono solo, pensavo avresti dovuto saperlo. Ci si vede tra poco!»
«Come? Zay- ehi Zayn!»
Liam tentò di replicare a quella sua affermazione ma purtroppo rimase spiazzato. Zayn, dal canto suo, aveva già bruscamente riattaccato il telefono senza chiudere la conversazione e gli aveva ulteriormente impedito di replicare.
Cosa voleva dire che non era solo? Con chi era? Lui non sapeva che stesse uscendo con qualcuno, non gliene aveva mai parlato, e chi era questo qualcuno?
Alice si avvicinò di nuovo, un po’ incuriosita, nonostante avesse cercato di origliare qualcosa e avesse capito solo che si trattava di Zayn.
«Allora? Che mi dovevi dire?»
«Beh ecco, io..» Il ragazzo fece l’ennesima pausa, intimorito dalla probabile reazione di Alice.
Lui voleva semplicemente essere onesto con lei, solo questo, ma in quel momento dirle che dall’altra parte dell’oceano c’era una ipotetica sua fidanzata risultava impossibile, una sfida troppo ardua persino per lui. Considerando poi che non sapeva dire con certezza se la relazione con Danielle era ancora o no una relazione a tutti gli effetti, tutto risultava ancora più complesso e incasinato. Una ritirata sembrava l’unica via di fuga, in attesa di trovare il momento e le parole giuste.
«Io.. niente. Volevo solo dirti che immaginavo che Zayn avrebbe cambiato idea, tutto qui.»
«Oh, grandioso! E’ già arrivato?»
«Si, si, è qui fuori.»
«Pronto per un altro bagno di folla? Dobbiamo di nuovo passare in mezzo alla calca. Mi dispiace che non ci sia una via secondaria, davvero.»
«Non preoccuparti, non fa nulla.»
Alice gli sorrise e poi posò un dito sulla sua guancia, imitando il verso di un sorriso forzato. Liam si costrinse a sorridere e poi le afferrò la mano, pronto per seguirla.
Alice però si guardò intorno e non uscì dallo scantinato, temporeggiando ancora un po’. Frugava con lo sguardo attraverso gli scaffali, nella speranza di non trovare nessuno che li avesse spiati fino a quel momento.
«Che fai?» Le chiese Liam, piuttosto incuriosito e spaesato.
«Controllavo..» Gli rispose la ragazza ancora sull’attenti e un po’ troppo tesa.
«Controllavi cosa?»
«Che non ci sia nessuno. Non posso farmi vedere in atteggiamenti intimi con un ragazzo da nessuno, mai.»
«Ma noi non siamo.. intimi.» Biascicò di nuovo Liam, arrossendo un poco e accusando una improvvisa vampata di calore. Lui era un tipo sensibile, e trovarsi con Alice in uno scantinato dimenticato dal mondo gli provocava strani pensieri.
«Questo perché ancora non ti ho baciato, e sto morendo dalla voglia di farlo.» Commentò Alice in maniera piuttosto scaltra ma sembrando comunque lucida e distaccata.
Liam rimase immobile e deglutì rumorosamente. Se prima avesse parlato come aveva progettato, non si sarebbe mai trovato in una simile situazione. Mai e poi mai. E lui sapeva quanto era sbagliato, e immorale, e poco etico, e.. allo stesso tempo lui voleva baciarla così tanto. Era come se al solo pensiero il suo cervello sconnettesse del tutto.
Lasciò che la ragazza si avvicinasse a lui e gli sfiorasse il naso, prima di appoggiare le labbra sulle sue. Al primo impatto rimase distaccato, quasi assente, ma quando poi Alice gli morse leggermente il labbro, sorrise e si lasciò andare come poche volte nella sua vita.
Ciliegia.Le sue labbra sapevano di ciliegia e in quel momento tutto il resto del mondo era scomparso.
Liam fece aderire la schiena della ragazza ad una parete del muro. Con una mano le cinse la vita e con l’altra si appoggiò ad esso, per evitare di perdere l’equilibrio.
Alice l’aveva invece attirato a se e aveva infilato una mano nella tasca posteriore dei suoi pantaloni, mentre con l’altra cingeva a sua volta il bacino del ragazzo.
Era come gettare benzina sul fuoco ardente. Si percepivano, si esploravano, insieme facevano scintille ed era la sensazione più bella di questo mondo.
 
«Quando arriva il tuo amico?»
Zayn si voltò verso Candice, un po’ stralunato. La guardava mentre se ne stava li, con la sua borsa tra le mani, quei tacchi un po’ scomodi, quel vestito un po’ troppo leggero, quei capelli corvini che le contornavano il viso e quella enorme vagonata di ansia che le aveva chiuso lo stomaco per tutto il viaggio.
Ma ai suoi occhi era bella. Bella da morire.
«Me l’hai già chiesto! Arriverà a momenti, tranquillizzati.»
«Lo sai che sono più vecchia di te e se ne renderanno tutti conto e passerò per pedofila, vero?»
«Nessuno baderà a me e te, smettila di preoccuparti! E stai benissimo, già te l’ho detto.» Le rispose Zayn intrecciando delicatamente la mano nella sua. 
Candice sorrise di rimando, giocherellando un poco con le dita di Zayn. Era la prima volta che incontrava un suo amico e aveva la netta sensazione che sarebbe stata una catastrofe, senza se e senza ma.
«Mi sbaglio, o sono già passati dieci minuti da quando l’hai chiamato?»
Zayn annuì distrattamente prima di ricontrollare lo schermo del cellulare. Ma dove diamine si era cacciato Liam?
Quando poi lo vide avvicinarsi con una ragazza, capì esattamente perché era stato trattenuto per più tempo del previsto. O per lo meno pensò di aver capito.
«Ciao, scusa il ritardo. Abbiamo avuto un.. contrattempo.» Esordì Liam lanciando un sorriso a Alice mentre lei rispondeva con una risatina.
«Si.. posso immaginare. Molto piacere, io sono Zayn e questa è la mia ragazza, Candice.»
Alice si soffermò un istante ad osservare la una bellezza disarmante di Zayn e poi passò a Candice e alla sua papabile agitazione.
«Piacere mio! Io sono Alice, la comproprietaria di questo posto!» Esclamò la ragazza stringendo le mani, «Ma comunque siete carinissimi assieme, fate proprio una bella coppia!»
«Già..» Rimbeccò Liam un po’ infastidito, «Proprio una bella coppia!»
Candice tirò un sospiro di sollievo e si lasciò andare un poco, intenzionata a divertirsi. Si sentiva un pesce fuor d’acqua, questo era vero, ma si era sostanzialmente convinta del fatto che nessuno si sarebbe mai interessato a lei e alla sua vita privata in un posto così affollato e pieno di adolescenti alticci.
«Non voglio sembrarti inopportuna, ma credo che Liam e Zayn abbiano bisogno di parlare un secondo. Sai com’è, è la prima volta che vengo presentata a qualcuno.»
«Si, ci avevo pensato anche io!» Le rispose Alice, annuendo e prendendola sotto braccio, poco prima di lanciare un’occhiata complice a Liam e sparire nella folla.
Il ragazzo poi, dopo aver colto il piccolo gesto di Alice, si parò davanti a Zayn, pronto a parlare della cosa.
«Quindi.. da quanto vi frequentate?»
«Un po’..» Gli rispose Zayn rimanendo sul vago come il suo solito.
«E quanti anni ha? Sembra più grande.»
«Ehm.. ventisette.»
Liam ebbe un cedimento e si lasciò scappare una parolaccia, cosa assolutamente non contemplata nel suo modo di essere. Zayn sorrise divertito e poi riprese in mano le redini del discorso.
«E tu? Alice? C’è qualcosa che devi dirmi..?»
«Assolutamente no.» Rispose categorico Liam, incrociando le braccia.
«Senti, abbiamo bisogno di parlare, questo mi sembra ovvio, ma non possiamo parlarne domani? Ora voglio davvero passare una bella serata con il mio migliore amico e la mia ragazza. Si può fare?» Chiese Zayn speranzoso, sfoggiando uno dei suoi soliti sguardi da cucciolo.
«Si, certo. Però domani tu svuoti il sacco e io pure. Ho bisogno di parlarne con qualcuno.» Rispose Liam, tornando normale e dando una leggera pacca sulla spalla all’amico.
«Affare fatto!» Concluse Zayn, appoggiando il braccio attorno al collo di Liam e trascinandolo all’interno del locale.
 
Due coppie, due amici, due sconosciute e una sola notte. Cosa ci si può aspettare da una simile situazione? Forse tutto, forse niente. 







Hey there everybody!
Dunque, con grande onore posso annunciare che ora sono libera come l'aria. Ciò però non significa che le mie pubblicazioni saranno più assidue, purtroppo. Come avete notato anche questa volta sono passati quindici giorni tra un capitolo e l'altro, e me ne scuso, ma ho avuto dei contrattempi/problemi/blocchi dello scrittore. Ma passiamo oltre: 

♠ Capitolo un po' fiacco, lo ammetto. Non credo sia uno dei migliori di sempre, anzi, lo piazzerei nella seconda metà della classifica tra i "decenti" e quelli "estremamente pallosi". E' un capitolo di transizione, sono cosciente del fatto che siano necessari ma poco interessanti, abbiate pazienza!

♠ So che molte di voi si lamentano del fatto che Harry/Logan dovrebbe dire la verità, lo so bene, ma la sua storia è praticamente basata su quella bugia. Se tolgo la bugia crolla la storia. Motivo per cui devo farlo in maniera ponderata e attenta, e credetemi, appena sarà il momento giusto tutti gli altarini verranno svelati!  Ah, altra cosa: di nuovo un crossover tra le storie. Ho visto che l'ultimo è stato apprezzato quindi spero apprezzerete anche questo!

♠ Niente canzone quest'oggi. Non c'è un motivo specifico, semplicemente non ho sentito l'esigenza di metterne una. Tra il fatto che questo capitolo è stato un parto gemellare con complicazioni annesse, e il fatto che non credo esista nella storia della musica una canzone adeguata, si passa oltre nella speranza che col prossimo arrivi una bella canzone! 

Detto questo passo e chiudo. Vi aspetto numerosi nelle recensioni! Grazie ai lettori ufficiali, a quelli silenziosi e anche a quelli che si sono appena accodati.
A presto, 
Giuls. 
  
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