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Autore: Adhara92    12/06/2012    1 recensioni
-Shahrazad domandò al Re:
“Mi permettete di raccontarvi una storia?”
“Si” disse il Re
Tutta presa dalla sua gioia segreta Shahrazad si rivolse a lui.
“Ascoltate…”disse.-
Shahrazad racconta la storia di Altair e di Malik e l'intrecciarsi delle loro vite dopo l'arrivo dei fratelli A-Sayf a Masyaf, la nascita di una forte amicizia.
Dal 9°capitolo: “Altair tolse la cappa superiore, poi si spogliò completamente. Mise le mani a coppa e prelevò dell’acqua per lavarsi il viso poi prese un panno e dopo averlo bagnato cominciò a strofinarlo delicatamente sul tutto il corpo, sentiva la stanchezza lentamente defluire dalle spalle, passò il panno sul petto muscoloso,sugli addominali, sulle gambe e sulle braccia cercando di liberarsi dalla polvere del deserto. Piccole gocce d’acqua precipitavano lentamente verso il basso carezzando la pelle brunita dal sole."
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Al Mualim , Altaïr Ibn-La Ahad , Kadar Al-Sayf , Malik Al-Sayf
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Le Mille e una Notte cap9

Il ragazzo strinse forte a sé il piccolino per infondergli più calore possibile, il bambino lo abbracciò stretto e si lasciò cullare dal suo respiro regolare.

“Altair…” sussurrò…
 
Era passato ormai qualche giorno dalla partenza di Altair, Malik aveva notato che il fratellino era più silenzioso, spesso fissava un punto lontano come se attendesse la comparsa improvvisa dell’amico.
Stava appoggiato su un davanzale della fortezza con le manine appoggiate sotto il mento.
Malik si avvicinò al fratellino e gli cinse le spalle esili con un braccio.
“Kadar”
Il fratellino si voltò liberandosi dalla stretta.
“Tornerà? Malik dimmi la verità ti prego” il suo sguardo era risoluto, da quando erano arrivati a Masyaf, Kadar era cresciuto molto. Il fratello maggiore sorrise. Poi prese in braccio il piccolino.
“Adesso ascoltami bene- disse guardandolo negli occhi- so che hai paura per Altair, non posso assicurarti che non gli succederà nulla, ma so che ci ha fatto una promessa e che farà di tutto per mantenerla. Ora andiamo al recinto di allenamento, dobbiamo imparare a combattere bene anche noi”.
Kadar annuì, poi sorrise guardando in alto verso le montagne, ora ne aveva la certezza, Altair sarebbe tornato.
 
Il giovane Assassino aveva viaggiato per parecchi giorni, la stanchezza del viaggio iniziava a farsi sentire, spronò dolcemente il cavallo per fargli aumentare un poco l’andatura, riusciva a vedere la città in lontananza. Percorse a cavallo la piccola distanza che lo divideva dalle porte del distretto povero.
Arrivato, lasciò il cavallo ad uno stalliere, e si diresse verso il cancello, l’accesso alla città era sguarnito, solo due guardie assonnate controllavano gli stranieri. Altair si mescolò tra una folla di mercanti che stavano per entrare in città con un carro, le guardie non diedero segno di averlo notato.
 Il ragazzo proseguì con la carovana finché non fu sicuro di essere uscito dal campo visivo delle guardie. Proseguì verso sud ovest nascondendosi tra la folla, i suoi occhi dorati vagavano, scorgendo povertà, dolore, morte. Ovunque bambini che piangevano per la fame, vedove e vecchi abbandonati.
Dopo aver attraversato la città per almeno un’ora riconobbe la dimora degli assassini, essendosi assicurato di non essere osservato si arrampicò sull’edificio e si calò dall’apertura sul tetto.
Molto silenziosamente si avvicinò all’entrata e rimase sulla soglia a fissare il Rafiq che stava decorando un vaso, l’uomo doveva avere all’incirca cinquant’anni, i suoi capelli infatti avevano ormai cominciato a sbiancarsi lasciando spazio alla canizie, le rughe iniziavano a risaltare sulla sua pelle, tracce indelebili del tempo che trascorre inesorabile per gli esseri umani.
L’anziano non diede segno di essersi accorto della presenza del ragazzo finché non alzò il capo, spalancò gli occhi preso alla sprovvista.
“Salute e pace ragazzo.”
 “Salute e pace Rafiq.”
“Al Mualim mi aveva informato del tuo arrivo ma non pensavo che avresti percorso così tanta strada in così pochi giorni. Immagino che avrai bisogno di riposo, nel cortiletto c’è una fontana, puoi lavarti, eccoti degli abiti puliti. Quando hai finito torna pure da me, ti darò qualcosa da mangiare”.
Altair annuì e si diresse nel cortile, tolse la cappa superiore, poi si spogliò completamente. Mise le mani a coppa e prelevò dell’acqua per lavarsi il viso poi prese un panno e dopo averlo bagnato cominciò a strofinarlo delicatamente sul tutto il corpo, sentiva la stanchezza lentamente defluire dalle spalle, passò il panno sul petto muscoloso,sugli addominali, sulle gambe e sulle braccia cercando di liberarsi dalla polvere del deserto. Piccole gocce d’acqua precipitavano lentamente verso il basso carezzando la pelle brunita dal sole.
Prelevò dell’acqua con un’anfora e se la versò sul capo, lavandosi i capelli. Si asciugò con un panno asciutto e indossò i pantaloni puliti e la casacca, si sedette per qualche minuto sotto al sole per far asciugare i capelli castano chiaro.
 
Kadar provò a muovere un fendente al fianco del fratello maggiore, il ragazzo però fu veloce a schivare e a rimettersi in posizione di difesa. Nell’arena i due si stavano allenando nel combattimento con le spade di legno.
“Kadar, presta attenzione a non lasciare punti scoperti quando attacchi, e cerca di sfruttare il fatto che sei piccolo per attaccare l’avversario da vicino” disse Rauf.
“Si Maestro” rispose il risolutamente l’allievo.
Malik provò ad attaccare il fratellino ma all’ultimo istante Kadar si spostò verso l’esterno e provò un affondo andando a colpire con l’impugnatura della spada il plesso solare del maggiore che parve risentire leggermente del colpo inflittogli.
“Molto bene Kadar” esclamò il Maestro.
Malik non si fece turbare dall’attacco, stava combattendo in modo leggero per permettere al fratellino di allenarsi. Eppure dovette ammettere tra se e se che il piccolo era stato davvero abile. Kadar provò un attacco diretto, il ragazzo più grande però si spostò per schivarlo.
Kadar perse l’equilibrio, ma Malik prontamente riuscì ad afferrare la sua casacca e a bloccare la caduta. Il bambino gli puntò la finta spada alla gola.
“Ho vinto” esclamò felice.
“Mi dispiace Kadar guarda bene” rispose Malik mentre sulle sue labbra si allargava un grande sorriso.
Il fratellino guardò in basso e si accorse che il maggiore stava puntando la spada all’altezza del suo cuore. Si voltarono entrambi verso il Maestro rivolgendogli uno sguardo interrogativo.
“Nessuno di voi ha vinto, perché se fosse stato un combattimento vero nessuno dei due sarebbe sopravvissuto, eppure avete combattuto molto bene. Kadar hai fatto dei grandi progressi!” Rispose.
I fratelli abbandonarono le armi e Kadar si gettò tra le braccia di Malik ridendo.
Il fratello maggiore lo sollevò da terra “Sei stato molto bravo!” esclamò continuando a ridere.
Rauf li osservava sorridendo a sua volta.
 
Era passata più di mezz’ora da quando il rafiq aveva mandato il giovane Assassino a rinfrescarsi, l’uomo iniziò a domandarsi cosa il ragazzo stesse facendo. Si affacciò fuori dalla porta del bureau e lo vide: Altair si era seduto al sole appoggiandosi ad una parete ed era precipitato in un sonno profondo, l’anziano sorrise avvicinandosi, era pur sempre un ragazzo e doveva essere esausto, rientrò nella sede e prese una coperta, presto sarebbe scesa la notte e il freddo cominciava a farsi più intenso.
Dopo essere tornato nel cortile, si avvicinò lentamente al giovane e si chinò per coprirlo, Altair aprì gli occhi spaventato e fulmineo bloccò il braccio dell’anziano.
Il rafiq sorrise per rassicurarlo.
“Ragazzo non ti preoccupare, riposa.”
Altair si alzò di scatto, allontanandosi dalle premure dell’uomo.
“non importa” disse.
L’anziano rialzandosi lentamente continuava a sorridergli.
“Te ne prego allora accetta qualcosa da mangiare”
Il giovane annuì.
Il vecchio lo precedette all’interno del bureau e gli porse una sedia, subito dopo gli pose di fronte un piatto con un pezzo di carne secca, del pane e una ciotola colma di latte caldo.
Il giovane Assassino si sedette e iniziò a mangiare lentamente, la carne secca aveva un sapore forte e speziato, la accompagnò con il pane. Alla fine del pasto bevve tutto il latte per dissetarsi. Si sentì rinfrancato grazie al pasto, si sentì molto grato nei confronti dell’uomo che lo ospitava.
L’anziano rafiq si era rimesso a decorare il suo vaso, Altair osservò che da quando lo aveva svegliato non  aveva smesso per un istante di sorridere.
“Sono felice di non essere solo, anche se per poco tempo”.
Spiegò l’uomo come se fosse stato in grado di leggere nel suo pensiero.
Il ragazzo rimase in silenzio osservandolo. Doveva sentirsi molto solo, si alzò e velocemente si portò vicino all’anziano per osservare il suo lavoro.
Altair non era mai stato tanto bravo ad esprimere i suoi sentimenti, soprattutto a parole, era infatti un Assassino ed era stato cresciuto in modo aspro, non era lecito per lui mostrare debolezza.
“Vi ringrazio e vi chiedo perdono per prima” proferì sottovoce all’indirizzo dell’uomo.
Aveva deciso di fidarsi del rafiq, che provava dei sentimenti tanto simili a quelli che animavano il suo cuore.
Anche se era molto giovane conosceva bene la solitudine: il sentimento di abbandono lo aveva pervaso numerose volte lasciandolo senza fiato.
Le mani del rafiq scorrevano veloci sulla superficie scabra del vaso tracciando piccoli segni geometrici, Altair si sentì in pace anche solo per pochi attimi, l’uomo canticchiava sottovoce una melodia dei popoli nomadi del deserto, il giovane l’aveva udita una notte riposando sotto il cielo stellato del sud.
L’uomo all’improvviso si interruppe alzando la testa, al giovane Assassino parve che  l’incantesimo si fosse spezzato, lo fissò lasciando trapelare un leggero sentimento di sorpresa.
Il vecchio lo fissò con gli occhi appannati dall’età “forse dovresti riposare giovane, Al Mualim non tollererà il fallimento durante la missione.”
Fu come se un ombra si fosse posata sulla dimora, il piccolissimo luogo di pace si infranse in mille granelli più sottili della sabbia.
Il ragazzo si alzò in piedi e fece un piccolo inchino in segno di rispetto poi uscì nel cortiletto e si stese sui cuscini, nella sua testa vorticavano mille pensieri, eppure la stanchezza prevalse e ben presto sprofondò nel mondo dei sogni.
L’uomo anziano si affacciò all’esterno del cortile, e vide il ragazzo addormentato, una strana morsa lo aveva attanagliato stringendogli con forza il petto, era stato brusco con quel ragazzo a causa del suo astio verso Al Mualim.

Altair gli ricordava il suo unico figlio, giovane Assassino, mandato in missione solitaria dal Gran Maestro.
Si avvicinò  silenziosamente al ragazzo scrutando il suo viso con occhi tristi, il ragazzo portava già numerosi sul corpo i segni delle battaglie e dei fallimenti.
Gli accarezzò delicatamente i capelli e il viso, l’Assassino non si accorse di nulla poiché era addormentato profondamente, una lacrima cadde leggera dalle guance.
Mesak era giovane e speranzoso, considerava Al Mualim infallibile e questa fu la causa della sua rovina…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Cosa è accaduto a Mesak? Cosa farà il vecchio Rafiq?
 
 
Buona serata a tutti, ecco il nuovo capitolo della storia; devo essere sincera, era già pronto ma l’ho voluto risistemare. Chiedo ancora perdono per i ritardi ma l’università mi assorbe parecchio e siamo in periodo di esami…
Mi piacerebbe sapere che cosa pensate della storia, anche poche righe mi bastano, so che non è facile scrivere una recensione ma a me farebbe veramente piacere sentire i vostri pareri e soprattutto le critiche.
Spero che non ci siano gravi errori nel caso fatemelo notare  <3
Mi auguro che vi piaccia, un abbraccio e buon inizio estate.
Se voleste contattarmi al di fuori di EFP qui trovate il mio profilo di Deviantart http://adhara92.deviantart.com/
 
 
 
 
Adhara92
 

 

  
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