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Autore: The Shadow of the Sun    13/06/2012    0 recensioni
'The Shadow of the Sun' parla di una ragazza di sedici anni, di nome Diana che vive una vita normale come tutte le ragazze della sua età. Scuola, famiglia, amici, la solita routine di una sedicenne. Eppure Diana aveva qualcosa di diverso dalle altre, fin da piccola era stata definita 'diversa', non per il modo di vestire, bensì per il suo modo di pensare. L'aspetto era quello di una semplice sedicenne, niente di particolare, niente di 'estremo', eppure qualcosa la differenziava dalle altre.
Chi era? Cosa volevano da lei? Qual è il suo scopo?
Mille domande, a cui solo col tempo riuscirà a rispondere.
La sua vita verrà stravolta, a volte nel bene e a volte nel male. Dovrà fare una scelta, forse la più importante della sua vita.
Macchierà la sua anima, ma per cosa? per una buona causa, o per una ragione sbagliata?
'Quisque faber fortunae suae.'
Genere: Generale, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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CAPITOLO VII

 
Non capii cosa volesse dire con quelle parole, io non lo conoscevo neanche. “ma .. ci conosciamo?” chiesi insicura. Il ragazzo non rispose, si limitò ad alzarsi e ad andare via. “Scusalo, è un po’ … un po’ … particolare!” cercò di scusarsi Sam. Scossi il capo e le sorrisi. “Per favore, potresti dirmi cosa succede? Ti prego.” Sam abbassò lo sguardo e lo spostò più volte a destra e poi a sinistra, poi mi guardò. “Non adesso!” congiunse  le mani e le mise sulla fronte. “scusami, davvero! Non posso dirti nulla! Per favore, adesso dormi!” mi pregò.
Sospirai, poi mi alzai e chiesi dove avrei dovuto dormire quella notte, la ragazza sorrise e mi accompagnò personalmente nella mia stanza. I corridoi erano enormi, sembravano quelli di un castello. Nelle pareti, c’erano dei quadri con raffigurati Re e Regine di tutti i tempi. Mi soffermai a fissare un quadro in particolare. “Ehi, questa sembra mia zia Rosanna!”  risi al pensiero che potesse essere lei. La ragazza non disse nulla, mi guardò, sforzò un sorriso e poi continuò a camminare. ‘Se non aveva voglia di ridere, non c’era bisogno che di sforzarsi!’ pensai.
Arrivammo davanti ad una porta bianca, con dei decori d’orati. Sembrava una di quelle porte antiche che si vedevano nei film, quando la principessa arrivava nel castello e vede per la prima volta la sua camera e ne rimane stupita. “Spero tanto che non sia una di quelle camere enormi da principessa!” dissi a Sam ridendo. “No, tranquilla!” schioccò le dita senza una precisa ragione, poi aprii la porta antica, che mostrava una semplicissima camera, non troppo grande con un letto, un armadio e una scrivania. Tutto molto semplice. “Grazie” dissi entrando nella camera. “Ma .. io non ho nulla con cui dormire!” dissi imbarazzata guardandomi. “Non preoccuparti” sorrise la ragazza. “Mi basta anche solo una maglietta! Non disturbarti più di tanto!” la ragazza fece per andare via, poi si voltò di nuovo verso di me “presto arriverà ciò che desideri” sorrise e andò via.
Chiuse la porta dietro di se e io rimasi nella stanza silenziosa da sola. ‘Bene, non so chi sia questa gente, non so dove sono, non so cosa succederà.’ Pensai dopo essermi buttata nel letto. Qualcuno bussò alla porta, andai ad aprire. “Tieni Diana, te lo manda Sam.” il ragazzo misterioso porse una camicia da notte di un bianco candido e fece per andare via, ma io lo fermai. “Ehi scusa! Andrew!” il ragazzo si fermò e si girò verso di me. ‘Per caso ci conosciamo?’ avrei voluto chiedergli, ma non riuscii a dire nulla, tranne che “Grazie.” Il ragazzo fece un cenno con la mano “non c’è di che!” e se ne andò con la solita aria da bello e dannato.
Rientrai in camera e misi quella camicia da notte, era perfetta, sembrava fatta appositamente per me e inoltre, sulla parte destra in basso della camicia da notte, c’era disegnata una ‘D’. “Che coincidenza!” risi al pensiero.
Mi misi sotto le coperte e dopo qualche minuto mi addormentai.
 
‘Dove sono?’ Una donna con gli occhi castani mi stava guardando, i suoi grandi boccoli castani cadevano sul vestito il cui corpetto finiva con una enorme gonna piena di decori. “Piccola mia, dobbiamo andare. Il popolo ci aspetta!” sorrideva. Alla mia destra una bambina, coi capelli lunghi e neri, gli occhi sembravano ghiaccio e la sua carnagione era pallidissima. Mi sorrideva e la sua manina mi porgeva qualcosa. Un braccialetto mi sembra, ma un bambino coi capelli castani la portò via e il braccialetto cadde a terra.  
La donna continuava a guardarmi sorridente. Cosa voleva da me?
 
Mi svegliai di colpo a causa del violento rumore che la porta della mia camera fece quando si chiuse. Mi alzai dal letto e aprii piano la porta. “Vuoi farti scoprire?” diceva il ragazzo misterioso. “volevo solo vederla!” rispose un altro ragazzo che non riuscivo a scorgere bene. “Ok, l’hai vista! Adesso vai via!” gli urlò ‘barbetta’ facendolo muovere.
“Ehi” dissi. “Buongiorno Diana.” Rispose. “quando sei pronta, è pronta la colazione!” continuò per poi andare via.
‘Perché deve essere sempre così odioso con me!’ pensai per poi sbuffare. Rimisi i vestiti del giorno prima, non avendone altri e mi avventurai per quei giganteschi corridoi.
Incontrai Sam, che mi fece strada e dopo una colazione da regine mi portarono in una stalla, piena di cavalli. Dei cani ci vennero incontro. “Ma quanti cani avete? Uno non vi basta?” risi. “non vedi? Qui è tutto troppo grande, abbiamo bisogno di tanti guardiani!” rise anche lei. Li chiamò ‘Guardiani’, neanche ‘cani da guardia’, proprio ‘Guardiani’ con la ‘G’ maiuscola!
“Lei è Candy! La conosco.” Indicai il Golden Retriever. “Lei invece è Daisy!” indicò il border collie che saltellava a destra e sinistra. “e questo bestione qua, si chiama Platone!” indicò invece il weimaraner a sinistra. “Ma quanti sono?” chiesi sbalordita. La ragazza rise “abbiamo molta terra e non sapendo che farcene, dunque abbiamo fatto un rifugio per animali.” E poi aggiunse “gatti, cani, cavalli, tutti quegli animali che rischiano il macello o vengono abbandonati!” indicò con la mano tutto quel verde pieno di animali. “Oh mio dio, è il paradiso questo? State facendo una cosa magnifica! E’ sempre stato il mio sogno farne uno!” dissi sognante. “l’idea di questo rifugio .. in realtà … è venuta a …” il ragazzo misterioso la interruppe. “Sei mai salita su un cavallo, Diana?” non mi guardò neanche. “In realtà no e non ci penso nemmeno.” Continuai ad accarezzare quei bellissimi cani. “Oh beh … c’è sempre una prima volta!” Il ragazzo mi mise in testa un cap nero. “Ma io non so andare a cavallo!” esclamai. “Si certo, i nostri cavalli son già pronti. Tu vai nella stalla e scegline uno!” disse il ragazzo indicando con noncuranza la stalla. “Ma io ..” il ragazzo mi interruppe. “niente ma! Sam, aiutala tu!” diede gli ordini e andò via.
Entrammo nella stalla e iniziammo dal primo box.
“Ecco, lui è Kail.” Mi fece vedere un cavallo marrone con una striscia bianca sul muso. “è un purosangue inglese.” Disse fiera. “Oh beh, se è un purosangue inglese … allora! Però … io andrei avanti.” Passammo all’altro box. “Questa invece è una trottatrice francese, si chiama Caroline.” Ed ecco che passammo ad un purosangue arabo e ancora ad un frisone e come dimenticare quella bellissima cavalla quarter e cosa vorremmo dire di quel paint! Stallone, castrone, fattrice, pony e chi più ne ha, più ne metta. Nessun cavallo però, mi attirò come quel puledro nero che scalciava a destra e a sinistra contro gli altri stalloni che gli giravano intorno. “Quello! Come si chiama quel cavallo?” Chiesi indicando il cavallo. “Quella! E’ una puledra!” mi avvicinai alla puledra nera che mi venne incontro come se non mi vedesse da tanto tempo. “Ciao bella!” iniziai ad accarezzarla.  “E’ un hannover! Si chiama Sumiko.” Disse la ragazza guardandomi. “Ciao Sumiko!” la puledra emise un nitrito e io sorrisi continuandola ad accarezzare. “Perché è qui? E non con gli altri nei box?” chiesi. “beh, qui ci stanno i puledri non ancora addestrati, ma Sumiko è qui, perché dopo che la sua padrona è scomparsa, non si è più fatta montare da nessuno.” Sam mi guardò. “Oh, allora io le starò simpatica!” risi.” Ma, io so che i puledri non si possono montare fino a tre anni!” la guardai. “Infatti lei ne ha cinque. La sua padrona stessa, l’ha addestrata. E’ stata la prima e l’unica a montare Sumiko!” continuò avvicinando la mano a Sumiko che si allontanò.  Non feci molto caso al fatto che la puledra si era spostata e invece continuai a fare domande. “e … dov’è  finita la padrona?” la ragazza ci mise un po’ per rispondere. “Era scomparsa. Dovette scappare e lasciò Sumiko a noi.” Sospirò “ma adesso dobbiamo andare! Prenderemo Kail per oggi!” sorrise e si avviò alla stalla. La raggiunsi, ma Sumiko cominciò a nitrire e a correre a desta e a sinistra. “Non la guardare.” Mi disse Sam, ma la puledra nitriva troppo forte e sentivo che mi stava chiamando, così mi voltai. Sumiko prese la rincorsa, saltò la staccionata e venne da me. “Sam, voglio montare lei!” ordinai.
La puledra ci seguì e si fece preparare da Sam e Andrew.
“Ok, sono pronta!” dissi fiera. I due salirono a cavallo e mi guardarono. “Ehm .. come … si sale a cavallo?” misi una mano sul capo imbarazzata. I due si guardarono, come se non credessero ai loro occhi. “Ve l’ho detto che non sono mai salita su un cavallo!”. Il ragazzo misterioso mi aiutò a salire in sella e poi partimmo. “Allora Sumiko, patti chiari e amicizia lunga! Io non ci so andare a cavallo! Vedi di non farmi cadere … per favore!” implorai la puledra che rispose sempre con un accenno di nitrito.
“Tu non sai una cosa su Sumiko.” Disse ‘barbetta’ , lo guardai. “cosa?” il ragazzo si girò verso di me “che Sumiko non sopporta  perdere, soprattutto contro uno stallone, proprio come la sua padrona!” rise e partì al galoppo seguita da Sam con Bahira, una puledra araba bianca. “No Sumiko, non farlo! No, Sumiko!” la puledra mosse la testa su e giù “Sumiko, ti prego! Sumiko! NO!” partì al galoppo e raggiunse gli altri. Intanto anche i cani ci raggiunsero. “Oh dio! Oh dio! Come si ferma?! AAAAH!” urlai alzando i gomiti e piegandomi in avanti allargando le ginocchia. “Fai l’opposto di ciò che stai facendo!” Urlò Sam. Abbassai i gomiti, mani basse con pollice in su, talloni bassi e ginocchia strette alla sella. “Bravissima! Ora alzati e piegati un po’ in avanti!” urlò ancora Sam. Lo feci, improvvisamente la puledra prese più velocità e raggiungemmo ‘barbetta’ con il suo purosangue inglese.  “Sumiko, io non so quello che sto facendo e probabilmente morirò! Ma sai che ti dico? Stracciamo questi maschi!” la puledra nitrì e prese ancora più velocità, finché non superammo i due. “Uhuuuuh! Abbiamo vinto, Sumiko!” esultai di gioia, mentre Sumiko si alzava sulle due zampe posteriori. “Cado cado cado!” caddi a terra perdendo l’equilibrio.  La puledra si avvicinò a me con la testa bassa, in segno di scuse. L’accarezzai “non preoccuparti, non è colpa tua!” sorrisi. Intanto arrivarono ‘barbetta’ e Sam. “Ehi Diana, tutto ok?” chiese preoccupata Sam. “pfff, neanche un graffio!” risi alzandomi. “Ma .. dove stiamo andando?” chiesi. “Ti portiamo a casa!” esclamò ‘barbetta’. “Ah bene, ma … una macchina non vi piaceva? No eh? Benissimo!” rimontai in sella.
La passeggiata continuò. Sam, con la sua Bahira, si avvicinò a me e Sumiko. “Sam, adesso posso avere le risposte che volevo?” Sam scosse la testa. “Non sono io a decidere. Mi dispiace!” disse abbassando lo sguardo. “e … tuo fratello?” lo guardai. “Ti piace vero?” disse ridendo. “No! Io sono fidanzata! Cosa te lo fa pensare? No! E’ antipatico! Non lo sopporto! Sta lì da solo! Con quell’aria da bello e dannato! No no, non mi piace affatto.” Tolsi lo sguardo da lui. “Ok si, ti piace!” rise. “Comunque, neanche lui può darti le risposte.” Sospirai. “posso chiederti almeno una cosa?” guardai Sam. “dimmi” rispose. “perché è sempre così giù?” Sam mi guardò e scoppiò a ridere. “Se non lo sai tu!” il ragazzo si avvicinò. “Siamo arrivati, abiti qui giusto?” Feci cenno di si con la testa. “Come facevi …” non mi fece continuare, rispose semplicemente “magia.”
Scesi da cavallo. “E adesso, come faccio con Sumiko?” chiesi accarezzando la puledra. “Quando avrai voglia di vederla, basta che fai uno squillo a Sam. Per il ritorno adesso, ce la fa da sola! Conosce la strada!” disse il ragazzo misterioso. Diedi il mio numero a Sam e poi li guardai andare via con Sumiko che mi salutò con un gran nitrito che fece uscire mia madre e i miei fratelli. “Ciao mà!” salutai. “come va? Tutto bene?” mi chiese preoccupata. Feci cenno di si con la testa. “Papà ancora non è tornato da lavoro?” chiesi. Mi disse di no e io ne approfittai per fare una doccia rilassante.
Non chiesi nulla a mia madre, sapevo che nessuno mi avrebbe dato risposte. Quindi decisi di indagare da sola su questo mistero.
  
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