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Autore: BeliveInAngels    13/06/2012    1 recensioni
Gears of War è sempre stato visto come umani da parte umana, ma che succederebbe se un'umana venisse trovata dalle locuste e cresciuta un po' come i gorilla crebbero Tarzan?
Impossibile non andare OOC con le Locuste, ma volevo fare qualcosa di diverso.
Buona lettura!!!
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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LE CœUR DE RAAM – Cap. 3

 

 

Marcus stava seduto sul gradino della fontana. Il Lancer, posato sulle gambe, luccicava appena sotto i deboli raggi del sole. Dom si sedette affianco a lui, fissando l'aiuola che era riuscita a sopravvivere all'attacco delle Locuste. I fiori gialli sembravano sofferenti.

 

-Che motivazione avrebbe una ragazza a voler difendere le Locuste?- chiese Santiago senza guardarlo, con le sopracciglia aggrottate e una mano a reggersi la guancia.

 

-Non lo so.- fece Fenix, freddamente. La sua attenzione era ancora alle parole della ragazza, non riusciva a concentrarsi su altro- Controllo.- disse poi, portando due dita all'orecchio- La situazione qui è stata risolta, ma abbiamo avuto un sacco di perdite. E' stata dura.-

 

-Qui controllo.- era Anya. La sua voce tranquilla lo fece rabbrividire. Quelli del CIC non erano in mezza alla merda in cui si trovavano loro e Jacinto era seriamente in pericolo. Qualcuno stava tentando di distruggerla? Ovvio- Potete fare una stima delle perdite?-

 

-No, per nulla. Le squadre sono tutte separate. Vicino a noi, però, sono cadute non meno di venti persone.-

 

-E' anche possibile che tutti gli impestati fossero vicini a noi.- commentò Dom, facendo una smorfia.

 

-Sergente Fenix, tornate al CIC, Hoffman vuole parlarvi.-

 

-Vuole parlare con noi? Perchè?- Dom guardò Marcus piuttosto perplesso.

 

-Siamo stati informati circa un cecchino umano dalla parte delle Locuste. Vi è giunta notizia?- la voce di Anya ora suonava meno tranquilla.

 

-Sì Anya, l'abbiamo incontrata.- si bloccò, non disse molto altro.

 

-E che vi ha detto? Ci avete parlato?- la curiosità è sempre stata donna.

 

-Ne parliamo quando torniamo al CIC.- chiuse la comunicazione, alzandosi- DELTA, MUOVETE IL CULO, SI TORNA AL CIC.- urlò per farsi sentire da Cole e Baird che, nel frattempo, stavano dando un'ultima occhiata in giro, controllando se si potevano recuperare delle munizioni. La squadra Omega, la Theta e la Omicron avevano l'ordine di ammucchiare i cadaveri per arginare il rischio di malattie e pestilenze. Sarebbe stato comodo e dovuto un bel Falò. Il tempo l'avrebbero trovato di sicuro, ma la Delta aveva altri ordini. Ritornare al QG entro breve tempo. L'ospedale di Jacinto faceva da tramite, erano tutti li per la difesa della città, dato che l'edificio era esattamente quasi al centro.

 

. . .

 

Si passò le dita tra i capelli, dopo averli sciolti. Aveva le sopracciglia aggrottate, era pensierosa. Era combattuta tra l'andare a cercare Skorge per parlarci, oppure aspettare che sbollentasse e che gli passasse. Il problema è che tutti, al Nexus, sapevano che Skorge era un tipo piuttosto rancoroso e che quella rabbia se la sarebbe portata dietro fino alla tomba.

 

-Oh uffa!- esclamò alzandosi, correndo verso la porta. Uscì, buttandosi fuori. Pensava a tutti i posti dove potesse essere il suo Mentore. Voleva parlargli, chiedergli scusa, se serviva. Non era sicura che avrebbe funzionato, ma almeno si sarebbe alleggerita la coscienza. Come primo posto, pensò di andare al campo, dove di solito si allenava lei. Forse era lì.

Infatti, sporgendosi dalla muretta in pietra, guardando in basso, lo vide. Il Kantus stava seduto immobile, come mai l'aveva visto. Aveva gli occhi chiusi e respirava piano, sembrava quasi non farlo. Il brusio roco delle corde vocali del mostro le fecero salire un brivido lungo la spina dorsale. Faceva più paura così che non quando era infuriato. Iniziò a scendere le scale che portavano al campo. Fece scorrere le dita sul corrimano in pietra. Quando finalmente fu arrivata, si avvicinò al Kantus che non si mosse di un millimetro. Lei serrò le labbra, indecisa su cosa dire- Skorge...- il difficile era solo attirare la sua attenzione, il resto sarebbe venuto con il passare del tempo... forse.

 

-Cosa vuoi?- domandò secco lui, con le lingue fra i denti, senza aprire gli occhi d'ambra.

 

-Volevo chiederti scusa, magari ti va di perdonarmi...- gli si sedette su un ginocchio, come fanno i bambini con Babbo Natale ai supermercati. Lui continuò a stare immobile. Di pazienza ne aveva anche troppa.

 

-Non devi neanche avvicinarti a me. Ora alzati, prima che ti stacchi la testa dal corpo e me la mangi.- ringhiò, spalancando le palpebre, scoprendo le iridi color miele. Lei allora gli passò un braccio attorno al collo.

 

-Dai, non essere arrabbiato con me, sai che sono una stupida...- cercò di addolcirlo lei.

 

-Solo una stupida?- lei cercava di addolcirlo e lui, chissà per quale oscuro motivo, ci cadeva come un coglione.

 

-Anche di più. Dai, facciamo la pace?- lui si alzò, facendola piombare sul pavimento di roccia- Aia!- mise il broncio e lui, contro ogni previsione, sussultò.

 

-Va nel tuo alloggio e restaci fino al prossimo ordine. MIO ORDINE.- Sapiens allora si tirò in piedi e fece un sorriso. Il Kantus si era avviato verso la sala del trono con l'atteggiamento di un camionista incazzato... forse perchè, per la prima volta, aveva provato quello che, gli umani, chiamavano imbarazzo.

 

. . .

 

Sapiens aprì gli occhi, rotolando sul letto. Mugugnò qualcosa prima di mettersi seduta. Sbadigliò sonoramente. Quella mattina faceva caldo, anche sotto terra, quindi pensò che avrebbe chiesto a Skorge di accompagnarla in superficie per un giretto. Lui non avrebbe accettato, lei avrebbe fatto un po' la “poco seria” e lui ci sarebbe caduto come un umano. Ormai anche lei cominciava a pensare che le voci che giravano su Skorge fossero vere. Sorrise, spostandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

Si alzò e si stiracchiò.

 

-Voglio fare la doccia.- constatò. Aveva imparato a profumare nonostante abitasse sottoterra. Si vestì in fretta, uscendo dall'alloggio, diretta alla sala del trono. Magari la Regina aveva informazioni utili circa suo padre. Con suo enorme stupore, Myrrah non c'era, in compenso il suo mentore Kantus era in piedi, posato contro una colonna a braccia conserte- Skorge, dov'è mia madre?- lui sibilò.

 

-E' in biblioteca a parlare con Adam Fenix.- sembrava seccato. Forse non era il momento migliore per chiedergli di uscire.

 

-Hai qualcosa da fare, oggi?- lui aggrottò le sopracciglia (che non aveva, ma rendeva l'idea dell'espressione) soffiando.

 

-Oggi io e alcuni gruppi di Kantus corazzati partiremo per una missione di massacro sulle coste. C'è un problema più grande da risolvere di quello a cui davamo attenzioni.- la ragazza trattenne il fiato, un po' scioccata.

 

-E... quando tornerai?- domandò.

 

-Il prima possibile. Non ci dovremmo mettere molto.-

 

-Anche mio padre disse così.- sussurrò lei, abbassando lo sguardo mortificata. La mano artigliata del Kantus le prese grezzamente il mento, alzandole il viso per inchiodarla con i suoi innaturali occhi di miele.

 

-Io tornerò. E lo farà anche lui.- si limitò a sibilare, cercando di nascondere la seconda emozione umana che provava: il dispiacere. I Gears si facevano ogni giorno che passava sempre più forti, ma non era per loro che i Kantus uscivano, era per qualcos'altro... e lei voleva sapere di cosa si trattava. Le pistole Gorgon avrebbero ruggito per giorni, sarebbero caduti in tanti e non solo Gears.

 

-Vorrei che tu portassi questo con te.- disse Sapiens, al suo mentore, prendendogli un braccio e legandogli attorno al polso corazzato un legaccio di cuoio nero. Era quello con cui lei si legava i capelli. Alla fine della sua treccia, c'era sempre quella stringa di cuoio. Lui sembrò trattenere il fiato. Tirò le labbra in qualcosa che doveva assomigliare vagamente ad un sorriso. Il primo che gli vedeva fare.

 

. . .

 

Lo osservò corrucciata a braccia conserte, mentre saliva sull'Hydra con un solo potente salto. Nella sua testa aveva chiaro un piano di 'fuga'. Meglio dire “un piano di pedinamento”.

Voleva sapere cosa c'era dietro a quella missione e nessuno sapeva quanto era cocciuta. Guardò l'Hydra staccarsi da terra e partire. Quant'era enorme quella creatura...

 

Attese una decina di minuti prima di andare al recinto dei Reaver. I Droni faticavano a lasciarla passare. Più che altro avevano ricevuto ordini ben precisi da Skorge: LA RAGAZZA NON DOVEVA USCIRE. La sua non era reclusione, ovviamente. Lo sapeva. Il Kantus la voleva al sicuro, ma lei non aveva nessuna intenzione di perderne un altro, quindi superò le Locuste che la separavano dal suo Reaver. Gli accarezzò il muso bavoso, mettendosi un indice davanti alle labbra, intimandogli di non fare versi strani.

 

Quando fu sicura che tutto era apposto e che nessuno le avrebbe rotto le palle, si arrampicò sul Reaver e lo speronò con i talloni. Non era un cavallo, ma il gesto era utile ugualmente. In un ringhio acuto, il Reaver si staccò dal terreno, partendo immediatamente. Attaccati all'imbragatura, preparati la notte precedente, c'erano un Hammerbrust, il suo LongShot e lo Gnasher. Si era armata bene. Non contava di dover combattere, ma di sicuro sarebbe stata pronta in caso di necessità. Il suo Reaver seguì le tracce olfattive lasciate dall'Hydra di Skorge. Sapiens aveva ricevuto il suo Reaver al suo tecnico settimo compleanno. Era ancora un cucciolo di mostriciattolo, quando se lo ritrovò fuori dall'alloggio. Barcollava sulle zampette inferme, esattamente come un cerbiatto appena nato. Temeva perfino gli si annodassero le zampe se fosse caduto. Erano cresciuti insieme e gli aveva insegnato a seguire le tracce. Erano comici, da piccoli. Lui davanti, ritto sulle zampe malferme, con il muso a qualche millimetro dal terreno e lei dietro con un fucile scarico che urlava BAM BAM contro i Droni che lavoravano e che avevano sempre anche troppa pazienza.

 

Afferrò il LongShot, utilizzandone il mirino come cannocchiale. Si guardò intorno e, fortunatamente, avevano seguito le tracce giuste, perchè esattamente di fronte a lei, grande quanto un pallino, c'erano l'Hydra e il suo padrone, intenti ad atterrare sulla costa. Quello che vide fu qualcosa di incredibile. C'erano Gears nascosti ovunque, ma non si trattava di un'imboscata anzi. I Gears stavano cercando di respingere delle creature luminescenti che Sapiens non aveva mai visto. Erano molto simili alle locuste, con la sola differenza che erano... brillanti, come se fossero state fatte di lava. Solo allora si rese conto che lei, del mondo, non sapeva un cazzo.

Cercò di allontanarsi, ma fu troppo lenta. Una lama le arrivò contro, sfiorandole una gamba. In compenso, una delle zampe del suo Reaver fu tranciata di netto.

 

-MERDA!!!- urlò. Skorge si accorse di lei e iniziò a correre, saltando sui resti di una cascina. Doveva prenderla al volo, non poteva lasciarla cadere. Improvvisamente un'enorme zampa lo prese in pieno e con un poderoso schiaffone lo fece volare in acqua. Lei, in caduta libera, cercò, per lo meno, di voltarsi. Puntò con il LongShot e sparò verso il mostro che aveva colpito il suo mentore. Non fu precisa come si aspettava, ma santo Dio, stava anche cadendo dal cielo! Chiuse gli occhi. Per un attimo poté vedere tutto quello che aveva fatto in ormai vent'anni di vita. Si abbandonò dato che Skorge non sarebbe arrivato in tempo. Senza aspettarsela, impattò contro qualcosa di duro, che non era il pavimento, perchè al colpo, grugnì di dolore. Aprì gli occhi, vedendo che in due l'avevano afferrata per i polsi, mentre uno si era gettato sotto di lei per attutirle la caduta.

 

-Ci rivediamo, allora.- era Marcus Fenix. Le teneva saldamente il polso destro. L'altro che la reggeva era il tizio grosso, quello di colore, quello di cui ignorava il nome. L'uomo sotto di lei era il biondo, che probabilmente non si era sacrificato per la patria, ma era stato lanciato letteralmente da quello che doveva essere il migliore amico di Marcus.

A qualche metro da loro si schiantò il Reaver di Sapiens che barcollò confuso, perdendo sangue a fiotti dall'arto mozzato.

 

-Grazie.- disse lei secca, liberandosi dalla presa, mentre si alzava e correva verso il mare, schivando i mostri luminosi che sembravano incredibilmente propensi ad abissarla, lanciandolesi addosso- SKORGE!- urlò, vedendolo riemergere inferocito dall'acqua. Il Kantus urlò furibondo, saltando e atterrandole dietro, proteggendola da un colpo di fucile. Ah sì, giusto, i luminescenti erano armati. La prese per la vita e con un salto la riportò dalla squadra Delta. Tra i due mali, scelse quello minore. Sapendo che era un'umana, era conscio del fatto che l'avrebbero protetta molto più di come sarebbe riuscito a fare lui in quel momento.

 

-Proteggetela... che poi a voi...- sibilò Skorge alla Delta-... penserò dopo.- e la mollò tra le braccia di Dom, spingendola. Per un momento sembrò che tra Locuste e Umani ci fosse una certa complicità. Quello sarebbe potuto essere un buon inizio per una grandiosa alleanza. Peccato. Skorge non sarebbe stato d'accordo e una volta cacciati i brillanti, avrebbe fatto strage anche di umani.

 

-MALEDIZIONE!- urlò Sapiens, cercando di liberarsi dalla morsa ferrea dell'uomo, che cercava di tenerla al riparo.

 

-Non hai armi!- esclamò Marcus, cercando a sua volta di bloccarla, ma la ragazzina era come un'anguilla.

 

-E' IL MIO MIGLIORE AMICO!- gridò isterica, mentre allungava un braccio, rubando il Lancer di Marcus che, a quel punto, decise di non interferire. Sapeva quanto poteva essere forte una persona che lottava per salvare i propri amici.

 

-D'accordo, comunque sia, sta al riparo.- impose lui, con voce imperiosa. Lei, senza guardarlo, annuì, iniziando a sparare. Non voleva perdere anche lui e quella situazione era terribile. Faceva scorrere gli occhi, intimorita e spaventata alla vista dei Kantus corazzati, i più forti nell'armata di Skorge, che cadevano come birilli. Iniziò a sparare, sentendo un senso di grande appagamento quando quelli che colpiva esplodevano in una pioggia di oro liquido.

 

-Hai talento, bambina!- esultò Cole, rivolgendole un sorriso. Lei sorrise a sua volta, cercando poi il 'suo' Kantus con lo sguardo. Quando lo trovò, il suo respiro si bloccò. Un enorme mostro, lo stesso che l'aveva quasi uccisa, aveva lasciato ripartire la lama, trapassando il ventre del Kantus che, continuando a sparare, gli fece esplodere la testa.

 

-Cazzo...- mormorò Dom, smettendo di sparare.

 

-MERDA!- ed eccola che ripartiva, troppo veloce ed infuriata per essere fermata. Gli ultimi luccicosi vennero fatti esplodere, per darle la possibilità di avvicinarsi a Skorge senza essere ferita. Arrivò in scivolata, inginocchiandosi di fianco al Kantus. Gli prese il mostruoso viso tra le mani- Ehi vecchio mio, svegliati!- gli occhi della creatura erano chiusi- Coraggio!- le zanne di Skorge erano sporche di sangue, così come il resto del suo corpo. Con gli occhi scese, cercando la ferita. Fu impossibile non trovarla. Il Kantus era quasi segato a metà in vita. Lasciò che le mani scorressero sulle guance scavate della creatura, sfiorandone i lati della bocca con i pollici. Lui allora aprì gli occhi. Era sofferente, lo sapeva, ma sapeva anche che lui non glie l'avrebbe mai fatto vedere- Ehi, ciao, sei stato un grande!- sorrise lei che ancora non aveva capito quanto fosse grave la situazione, per il suo amico.

 

-Sono... morti tutti?- ad ogni parola, il sangue del Kantus dava una spruzzata sul terreno.

 

-Sì, tutti quanti...- sentiva i suoi occhi pizzicare.

 

-E tu...? Sei ferita...?-

 

-No, sto bene. Coraggio, andiamo a casa...- lui fece per tirarsi seduto. Dom afferrò per un braccio Sapiens, allontanandola di qualche passo, mentre Marcus, preso da chissà che buona giornata, afferrò la spalla di Skorge e lo ripiazzò sdraiato. Nessun gesto avrebbe potuto far infuriare di più il Kantus. Ci volle poco perchè Marcus tirasse fuori il fucile a pompa e glielo puntasse sulla fronte.

 

-Amico, se non vuoi che le tue budella si spargano ulteriormente sul pavimento, ti consiglio di non muoverti... o ti faccio saltare il cervello. Non ci penso due volte.- Marcus e la Delta sapevano perfettamente che il Kantus non avrebbe retto altri venti minuti, forse la ragazza no. La lasciarono riavvicinare comunque. Gli occhi neri e gialli della Locusta iniziarono a vagare per il cielo di Sera. Non disse nulla, nemmeno quando lei gli riprese il viso tra le mani. Marcus sentì chiaramente un brivido salire lungo la spina dorsale. Come poteva un'umana avere così tanta ' passione' per le Locuste? Come si poteva avvicinare quelle creatura senza sentire l'irrefrenabile istinto di sparargli addosso?

 

-Stai morendo, vero?- domandò allora la ragazza, senza che i suoi occhi si inumidissero. Il Kantus la guardò. Non aveva mai visto nulla di simile. Il Gear si morse un labbro. Era strano vedere anche la controparte mostruosa che non alzava un dito per ammazzare l'umana. Tutti sapevano che le Locuste, anche ad un passo dalla morte, erano in grado di ammazzare una persona. Skorge no, alzò una mano artigliata, passandola sulla guancia minuscola, rispetto all'arto del mostro, in una carezza. Aggrottò le sopracciglia. Forse qualcosa in quella ragazza era speciale. Con la mano libera, Skorge si allungò abbastanza per arrivare ad afferrare il suo bastone. Lo tirò accanto a se, passandolo alla ragazza.

 

-Ssssssquartane... quanti più puoi...- sibilò la creatura, i cui occhi cominciavano a ribaltarsi.

 

-Non devi morire...- sussurrò la ragazza. Dom avvertì una stretta al cuore. Guardò Baird. Lo vedeva a disagio. Era strano. Era una situazione terrificante. Sapeva che il biondo avrebbe potuto commuoversi. Sotto il suo temperamento straccia cazzi, il Gear era molto sensibile. Lo ricordava mentre si soffiava il naso dopo aver visto un film alla TV.

 

-... Non fidarti... di nessssssssuno...- il suo petto si alzava e si abbassava in fretta. Lei si morse un labbro. Vedere il suo mentore in quelle condizioni la stava uccidendo. Senza guardarli, allungò una mano all'indietro, verso i Gears e attese. Marcus capì immediatamente. Dom deglutì a vuoto, prendendo la Snub e passandogliela. La giovane corrucciò l'espressione, triste.

 

-... non lo farò...- e la puntò alla tempia del Kantus.

 

-... promettimelo...-

 

-... te lo prometto...- tolse la sicura e lui sembrò sorridere, accarezzandola un'ultima volta. Un 'ti voglio bene' sarebbe bastato, ma perfino Baird sapeva che quelle parole non sarebbero mai uscite dalle labbra del Kantus o di un Kantus in generale. Figurarsi se il Kantus in questione era Skorge. Il Gear biondo non avrebbe pianto fino alla fine. Anche Marcus avvertiva un groppo alla gola. Non gli era mai successo e chissà se sarebbe mai ricapitato di nuovo. Un boato invase la costa, rendendo il sole incredibilmente scuro. La ragazza passò la pistola al proprietario, che la afferrò saldamente, riponendola. Un sospiro e si tirò in piedi. Alcuni Droni e i Kantus corazzati sopravvissuti si avvicinarono, armi ben in vista, pronti a far fuoco sui Gears che, notando le creature, fecero altrettanto. Sapiens alzò il bastone, tenendolo dritto- Abbassatele.- ordinò con voce secca la ragazza. Con grande stupore dei Delta, le Locuste obbedirono. Gli sguardi mostruosi erano inferociti, ma obbedirono comunque. I loro ringhi esprimevano la frustrazione di essere così vicini a degli umani senza potergli sparare, ma il loro rispetto per quella ragazza doveva essere SCONFINATO- Prendete Skorge. Portatelo al Nexus. Fate quello che serve.- il tono neutro di Sapiens rese perfino le Locuste più umane. I Delta erano abituati ai soliti insulti, alle solite minacce, non certo a dialoghi più complessi. Erano fermi a “Battiterra” e “Soffri”.

 

-Sapiens...- fece un Kantus avvicinandosi, mentre la corazza brillava alla luce del sole- Hai fatto il posssssssssibile.-

 

-Non ho fatto proprio niente...- disse lei- Ora portatelo giù, io tornerò da sola.-

 

-Sssssei sssssicura? Posssssiamo penssssarci noi a quessssssti insssssetti...- sibilò la creatura, gli occhi fissi sui Delta.

 

-No. Ho detto che dovete portarlo giù.- le iridi della ragazza non ammettevano repliche. Con un leggero inchino, il Kantus si congedò, così la ragazza poté rivoltarsi verso i Gears.

 

-Wow... spiegami come hai fatto...- fece Baird, grattandosi la fronte sudata, mentre osservava le Locuste che obbedivano. I loro sguardi erano sempre rivolti a loro, ma non si avvicinavano.

 

-'Come ho fatto' cosa?- domandò lei, più concentrata sul punto del bastone dove si vedeva la fusione tra i due pezzi in cui l'aveva rotto.

 

-Le Locuste, insomma. Come...?-

 

-Perchè mi ascoltano?- chiese lei, alzando gli occhi. Aveva un'aria vagamente minacciosa- Perchè sanno anche loro essere civili.- ringhiò infine, oltrepassandoli, reggendo con forza quel bastone che per lei sembrava enorme- Mi chiedo per quale motivo mia madre continui a dare il permesso alle Locuste di salire per uccidere le persone...- forse anche lei capiva che la razza umana cercava, per lo meno, di sopravvivere. Non sarebbero mai andati in cerca delle Locuste per massacrarle. Loro cercavano di sopravvivere, respingendo le orde che uscivano dal terreno. Avrebbero potuto starsene fermi e buoni, se solo ognuno avesse rispettato i suoi spazi senza infastidire gli altri- Comunque sia...- fece la ragazza, rivoltandosi, fissando Marcus dritto negli occhi- Tuo padre... è nell'Inner Hollow, quindi se vuoi seguirmi... ti porto da lui.- il Gear impietrì. Guardò i suoi compagni e nessuno pareva più respirare.

 

-Scusa?- fece il Sergente, ritrovando la voce, infondo alla gola- Puoi ripetere?-

 

-Tuo padre, Adam Fenix no?- lui annuì molto lentamente- Ecco, è nel Vuoto. Se vuoi ti ci posso portare.- disse lei con una smorfia- Puoi portarti i tuoi amichetti, se ti senti più sicuro. La mia gente non ti attaccherà, non glielo permetterò.- disse.

 

-Ci stai dicendo che il padre di Marcus... è ancora vivo?- chiese Baird, come se stesse analizzando la situazione cercando di arrivarci per logica. Lei sbuffò.

 

-Sì.- il biondo alzò le sopracciglia.

 

-Questa è una novità. Marcus, tuo padre non era morto?-

 

-Già... a quanto pare... non lo è.- la ragazza non smetteva di fissare il Sergente, aspettando una risposta.

 

-Non chiamerai i rinforzi, però. O ti fidi di me o non se ne fa nulla.- concluse lei, incamminandosi verso il suo Reaver. Un'altra creatura spirata. La SUA creatura- Questo passa in un piano superiore. Voi umani non siete una minaccia più dei Lambent, quindi probabilmente mia madre accetterà di 'ospitarvi nell'Abisso fino a quando non avremmo tolto di mezzo questa... seccatura luminescente.-

 

-Dom... tu che ne pensi?- chiese sottovoce Cole al Gear, che si passò una mano guantata sulla nuca.

 

-Non lo so. E' troppo semplice. Come credi che reagiranno loro vedendoci li? E come pensi che reagiremo noi, sentendoci minacciati? Saremo nella tana del leone e chi lo sa cosa succederebbe. Noi soli in mezzo a loro.-

 

-D'accordo.- disse secco Marcus. I suoi compagni lo guardarono.

 

-Stai scherzando vero?- fece Baird il cui istinto di conservazione era più forte di qualsiasi altra cosa al mondo.

 

-Io andrò. Voi fate quello che volete.- per un attimo vi fu silenzio. Marcus avanzò, il Lancer stretto tra le mani. Affiancò la ragazza, che spostò lo sguardo verso il resto della squadra, come per aspettare la loro risposta.

 

-Oh, vaffanculo Marcus...- ringhiò Dom, avvicinandosi a lui- Pensi che ti lascerei andare da solo li sotto?-

 

-E sia, baby, portaci dal paparino!- sorrise Cole, alzando un braccio, gesto che fu notato anche dai Kantus che sussultarono, pensando si trattasse di chissà che gesto. Con un'occhiata la ragazza li rimise al loro posto. Baird aveva gli occhi di tutti addosso- Allora, cacasotto? Vieni?- il biondo si sbatté entrambe le mani sul viso, trascinandole verso il basso, come per strapparsi la faccia. Alla fine, con un gesto secco, come se avesse spinto lontano un qualcosa di grosso.

 

-Ahhhhhh, odio totale verso tutti voi! Come potrei lasciarvi andare? Se non vi tengo d'occhio io, chi lo fa?- Cole scoppiò a ridere.

 

-Oh, ecco il biondino che cede!- rise ancora- E poi scommetto che sei anche tu curioso di vedere queste CIVILISSIME Locuste!-

 

-Sì, lo ammetto, anche per quello.-
 

-Dai, muovete quei culi corazzati allora, seguitemi.- iniziarono a camminare. Da qualche parte, un buco di emersione dei Kantus doveva esserci. Skorge era arrivato in volo e l'Hydra non c'era. A 'casa', in qualche modo, doveva esserci tornata.


 

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