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Autore: Nimirose    13/06/2012    7 recensioni
Seguito della Longfic "Comprare un Malfoy".
A volte i maghi del passato che credevamo eroi, non sono affatto tali, ma soprattutto, la loro storia è avvolta da talmente tanta polvere che nessuno può più distinguere il vero dal falso.
così, il Clan GrangerMalfoy profetizzato da Boudicca dovrà darsi da fare, tra una gag comica e una scena di caotico flirtare, per scoprire l'eredità di antichi e crudeli maghi celtici. Ma tutto, come sempre, ruota intorno a una cosa sola. Cos'è l'amore? Ed Eltanin, l'occhio del Drago, lo scoprirà in tempo per salvare il mondo magico?
N.B.: Non si parla nè di Silente nè di Harry, NON sono loro i falsi eroi!
Dramione, maneggiare con cautela.
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Blaise/Pansy, Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Comprare la felicità'
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Parla Eltanin:
 
Qui a Hogwarts sono Capitano della squadra di quidditch della mia casa. Difendo gli anelli, come difendo i miei valori, nel mio ruolo di portiere. E non ho mai perso. Non ho mai lasciato che il nome della mia famiglia cadesse a terra, perché so anche troppo bene che le persone che ambiscono a vederci infangati, sono tante quante quelle che ci idolatrano. Io preparo il terreno, comportandomi come la più preparata delle studentesse, la migliore delle atlete, la più corretta tra i prefetti e i capiscuola, perché l’anno prossimo, in mia assenza, i miei fratelli possano vivere in questa scuola con allegria, senza sforzarsi troppo verso la perfezione.
E quanto è curioso, tutto ciò, se si pensa che in effetti io sono figlia della caposcuola più famosa del mondo magico, e di uno dei suoi atleti migliori.
Ma in verità, tutti noi, Granger Malfoy, Weasley, Nott e Zabini, abbiamo ereditato dai nostri genitori caratteristiche e tratti, non solamente somatici.
Non è bizzarro, mi trovo a riflettere, che alla fine Brian, il figlio del grande cercatore e caposcuola Charlie Weasley, sia diventato a sua volta prefetto e capitano della squadra di quidditch, seppur di Tassorosso, nel ruolo anch’esso di cercatore?
O anche, che Molly Weasley abbia ereditato il viso appuntito del padre Percy, e i capelli rosso mogano della madre Penelope, assieme alla loro indole pacifica per quanto anch’essa di diversa casa? O che i figli di George Weasley, tutti e tre, ciascuno a suo modo, siano delle bombe ad orologeria, sempre pronti a fare baldoria e a creare caos, tra le giovani menti di Grifondoro e nel caso di Ginevra, di Tassorosso? Tutti i fratelli Zabini sono la copia sputata del padre Blaise, con l’intelligenza della madre Pansy e un dono come la preveggenza ereditato chissà dove. La curiosità di Luna Lovegood è fluita direttamente nel sangue dei suoi saggi figli, rendendo quelle teste ricce e bionde un covo di informazioni. Dominique, addirittura, è simile a sua madre al punto che a volte qualche vecchio professore la scambia per la coraggiosa veela che aveva partecipato al torneo Tremaghi.
È quindi un caso, se noi, tutti noi, siamo quello che siamo, atleti, studiosi, malandrini o veela? O forse è il destino, mischiato al sangue, che ci ha reso tali?
Ed ora, che un nuovo grande pericolo minaccia noi, le nostre famiglie e il mondo tutto, mi chiedo se forse, non era il fato a volerci coinvolti in questo, a volerci emulatori delle gesta dei nostri parenti.
Il tempo è una ruota sempre in movimento, che gira su sé stessa,  e noi siamo parte del flusso che scorre continuo con essa.
Così come i nostri genitori hanno affrontato maghi oscuri e si sono cimentati in ricerche mortali, così, oggi, noi ci apprestiamo a fare lo stesso, ed io mi trovo ad essere alla testa di un esercito che ha in me fin troppa fiducia, mentre il male avanza inghiottendoci con le sue tenebre scure.

 
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Nella sala comune di Serpeverde, il ragazzo da tutti conosciuto come Mortimer Smith, non si dava pace.
Era quasi mezzanotte, e ormai il buio ammantava ogni cosa, ad eccezione della piccola zona davanti al camino, rischiarata da un leggero fuocherello.
Le fiamme illuminavano il volto contratto dall’odio del ragazzino, distorcendone ulteriormente l’espressione contrita, e i capelli neri e lisci sembravano prendere fuoco, sotto quella luce.
La rabbia per essere stato nuovamente escluso dalla stanza e più in generale dalla cerchia, del moccioso a cui stava così tanto accanitamente facendo la corte, gli incendiava il petto.
Se solo quella sgualdrina bionda, quella sciacquetta da due soldi, Eltanin, la sorella maggiore, non fosse tornata da dovunque si era rifugiata, magari, anzi probabilmente, anzi sicuramente! Sarebbe riuscito a conquistare la fiducia e l’amicizia di quell’idiota.
Si muoveva avanti e indietro davanti al fuoco, il ragazzo che si faceva chiamare Mortimer, con ansia e furia sempre crescenti.
Chi era mai quella donna, anzi quella ragazza, per chiuderlo fuori, per guardarlo con sufficienza, con disgusto addirittura! Chi era mai quella lì, per escludere lui, lui che era al mondo da secoli, che aveva visto regni nascere e morire, ere cupe crearsi e cadere, incantesimi scaturire dalle bacchette più impensate e maledizioni farsi oscure nel tempo!
Per la rabbia, per l’odio che gli divorava il corpo, che lo squassava, consumandogli il sangue, si affondò le unghie in volto, procurandosi ferite simili a lunghi e profondi solchi, da cui colava un liquido nero, denso.
Con una smorfia di rabbia, disgustato da sé stesso, si passò la mano destra su entrambe le guance, chiudendo i tagli e scrollandosi di dosso il fluido scuro, che gocciolò a terra, vicino ai divani.
Si sedette su una poltrona in pelle nera, rialzandosi poco dopo e cominciando a camminare veloce, non riusciva più a stare fermo.
Quasi correndo, oltrepassò l’entrata della sala comune, uscendo nei corridoi, preda degli stessi sentimenti negativi che fino ad un minuto prima gli opprimevano il petto.
Camminava, il piccolo Serpeverde, percorreva i corridoi con una meta ben precisa, la mente troppo annebbiata dalla rabbia per riconoscerlo, persino con sé stesso.
Continuava a tornare con il pensiero al momento dell’entrata della piccola veggente, la ragazzina mora, che aveva maledetto e che qualcuno aveva guarito.. Ma non qualcuno a caso, era stata lei, la bionda donna dei suoi incubi, quella vampira succhiatenebre, che in sé stessa portava solo luce e tempeste.. Come si era permessa! E come aveva potuto, poi! Erano forse così forti, i suoi poteri, da contrastare l’oscurità dentro di lui, quella stessa oscurità con cui aveva colpito la veggente?
Era ironico che proprio la sua nascita, la sua e quella dei suoi sei insulsi fratelli, fosse stata necessaria al suo ritorno nel mondo. Soprattutto adesso che la sua stessa esistenza sul quel piano universale era messa in pericolo da questa ragazza la cui venuta al mondo l’aveva consentita.
E dentro di sé, in un angolo nascosto del suo cuore nero, di cui il ragazzo non avrebbe mai ammesso l’esistenza, lui temeva quella donna. La temeva in un modo che non sapeva spiegarsi, non riusciva a comprendere, e questo lo portava ad odiare lei ed i suoi fratelli con ancor maggiore intensità.
Mentre formulava quest’ultimo pensiero, Mortimer era giunto, camminando a passo svelto, davanti all’ufficio della preside, sua meta ultima, per quanto inconscia.
Che sciocco era stato, a credere che quella professoressa sarebbe stata il suo maggiore ostacolo in quella scuola!
In pochi secondi fu dentro, posizionandosi davanti alla scrivania, sulla quale la preside aveva abbandonato la testa, preda del sonno.
La maledizione con cui aveva colpito la McGranitt, era molto simile a quella utilizzata contro Caillean, ma era più potente, e soprattutto più sottile ed infida. Gliela aveva gettata appena messo piede ad Hogwarts, conscio del rischio che avrebbe corso nel rivelare troppo di sé ad una donna arguta come lei, così forte. Era stata progettata per agire lentamente, senza segni evidenti. Come quella lanciata alla piccola Zabini, avrebbe dovuto avvolgere la preside in una ragnatela di tenebre, spingerla in un sonno senza sogni, o al contrario, pieno di incubi, da cui era impossibile risvegliarsi, ma al contempo, Mortimer aveva fatto sì che mentre l’oscurità avvolgeva la professoressa, chi la circondava si dimenticasse di lei, del suo ruolo, addirittura del luogo dove dormiva. L’avrebbe resa una sconosciuta agli occhi dei suoi stessi cari.
E lui sapeva bene quanto questo potesse far soffrire.
Rise, osservando il sonno maledetto della donna, almeno qualcosa stava andando per il verso giusto.
 
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Eltanin aveva appena chiuso la porta in faccia a quel vermicolo di Mortimer Smith, stalker, pedinatore, e ambiguo ragazzino che non si decideva a lasciare in pace Orion e il resto di loro.
Alle sue spalle, James sorrideva con aria idiota, fissandola di sottecchi, mentre tratteneva per le braccia una scalciante nonché imprecante furia rossa, ovvero sua sorella Lily, indegna figlia di Harry Potter.
Ma siamo sicuri che siano figli suoi? Pensò Eltanin, roteando gli occhi. Se solo non conoscessi così bene Ginevra…
Rastaban ridacchiò in un sibilo, nell’ascoltare i suoi pensieri.
-Che vuoi, anche tu!- ringhiò lei di rimando.
Piano, si voltò verso l’erinni dai capelli color del fuoco, che stava ancora sputacchiando aggettivi infami sul conto del ragazzino appena chiuso fuori, imitando un pugile e iniziando la parodia (o quella che sembrava una parodia) di un combattimento a mani nude.
Eltanin sospirò, accorgendosi che sulla questione non avrebbe ricevuto aiuto da nessuno dei suoi fratelli o amici, dato che tutti stavano sistemandosi per andare a dormire, ignorando le imprecazioni della ragazza.
-Lily..- cominciò.
-No, Eltanin, non mi fermare, non mi fermare! Ora esco e lo stendo! Gancio destro! Gancio sinistro! Dritto!- urlava l’indegna, agitando a caso i pugni stretti e saltellando sul posto.
Pegasus rise di gusto, osservandola agitarsi sotto lo sguardo allibito di Eltanin.
-E chi ti vuole fermare Lils?- chiese, divertito –Se vuoi posso prestarti anche la mia mazza da battitore, ho sentito che fai faville con quella in mano!- ridacchiò, alludendo al passato spericolato della Potter come battitrice nella squadra Grifondoro. Lei e Roxy, insieme, ne avevano fatti fuori non pochi di giocatori, e non tutti della squadra avversaria.
La battuta, in ogni caso, gli riservò un’occhiataccia della sorella maggiore, che sperava di ricondurre Lily alla ragione in tempi brevi.
-Ok Lily! Lo sappiamo, lo vuoi uccidere. Ma noi pensavamo a qualcosa di più sottile di un pestaggio, quindi perché non ti metti seduta e taci?- chiese Eltanin con voce calma.
-Oh.- disse delusa la ragazza, bloccandosi con i pugni ancora alzati. –Va bene. Ma solo perché io so che tu lo schiaccerai!- esclamò poi, sedendosi di schianto sull’ampio letto, con un sorriso a trentadue denti sul viso.
Altro sospiro, per Eltanin.
-D’accordo.- si arrese –Ora, se non vi dispiace, andrei in bagno a cambiarmi, ho sonno e non mi spiacerebbe andare a dormire.. e vedo che voi siete già tutti pronti, al contrario di me!- disse, lievemente seccata per l’esagerato usufrutto non solo della sua camera ma anche del suo bagno.
Veloce, sgattaiolò dietro la porta di quest’ultimo, chiudendosela alle spalle e ottenendo finalmente un po’ di pace. Circa. Dall’altra parte della soglia, infatti, Lily cantava a squarciagola, mentre Dominique bussava, scongiurandola di aprirle e rivelarle i suoi segreti di bellezza, o almeno di permettere a lei e alle altre due grazie, Cass e Gin, di usare su di lei i loro prodotti, o di truccarla, o consigliarle questa o quella vestaglia. Erano anni che provavano a convincerla, e la forzata vicinanza di quei giorni, nonché i molteplici rifiuti, non avevano sortito alcun effetto sulla loro testardaggine.
Eltanin sospirò, si lavò la faccia con acqua fredda, cercando di recuperare un minimo di controllo, e indossò velocemente la camicia da notte, sbarazzandosi della divisa. Uscì ancor più velocemente, quando persino suo fratello Lupus cominciò a chiamarla, dall’altra parte della porta.
-Nin!- stava ancora gridando, quando si mostrò.
James tentò di svenire, non era la prima volta che la vedeva abbigliata per la notte, ma ogni volta era uno shock. Per lui, Eltanin era una dea lunare, avvolta dalla chemise di seta bianca che le arrivava ai piedi, le spalline sottili che le ricadevano leggiadre sulle spalle, il seno generoso che si intravedeva sotto la stoffa. Non credeva di aver mai visto nulla di così aggraziato e meraviglioso, ed ogni notte lo dimostrava svenendo ai suoi piedi, o almeno provandoci.
Fortunatamente, quella sera la ragazza si coprì veloce con una vestaglia, per quanto trasparente, che lo fece solamente tremare.
Eltanin, dopo aver guardato male James, che ancora sbavava, si rivolse in fretta al fratello che l’aveva chiamata, con aria preoccupata. Lupus non avrebbe chiamato per qualcosa di poco importante.
-La mamma ha scritto.- disse lui, porgendole serio una pergamena.
Lei sgranò gli occhi, la afferrò e la srotolò, leggendo a mente, per il momento.
 
Eltanin,
 
Qualcosa disturba i miei sogni e le mie percezioni di voi.
Anche il sonno di  tuo padre è agitato.
Cosa succede?
Siete in pericolo?
Non ho più sentito la preside McGranitt, sai perché Minerva non mi risponde?
Sono preoccupata, rispondi presto.
 
Con amore,
Mamma.

 
Eltanin guardò le frasi vergate con inchiostro nero ancora per alcuni momenti, gli occhi fissi sulle parole “Preside McGranitt”, e infine, con un respiro affannato, lasciò che la pergamena le scivolasse tra le mani, fissò lo sguardo e cadde, afflosciandosi sul pavimento svenuta.
James accorse terrorizzato, assieme ad altre venti persone.
Lupus afferrò la lettera e le diede una scorsa veloce, per poi alzare gli occhi e guardare con aria preoccupata i fratelli.
-Chi è Minerva McGranitt?- chiese, sillabando bene le ultime due parole.

 ****
 
Eltanin sognava, distesa sul pavimento di fredda pietra.
Ma nel suo sogno, non c’era pietra, né freddo, bensì una spiaggia bianca blandita dalle onde e costellata da fiori rosso sangue, la spiaggia dell’isola di Lif.
Nel suo sogno, non era notte, ma pieno giorno,  e la tempesta nel suo cuore era solo lì, chiusa nella sua anima, eppure tanto leggera.
Nel suo sogno, Eltanin camminava a piedi nudi sulla sabbia, un fiore nei capelli e un velo bianco ad avvolgerle il corpo candido.
Sorrideva, felice, come se il vuoto dentro di lei fosse finalmente colmo, come se avesse tutte le risposte e nessuna domanda, come se il tempo non contasse e le responsabilità non avessero peso.
Davanti a lei apparve Boudicca, il volto calmo e le vesti sempre colorate, con il torque d’oro al collo, che quella volta pareva splendere più del solito. Boudicca sorrideva tranquilla, e quando Eltanin si fermò davanti a lei scrutandola con gli occhi grigi, le sfiorò la fronte in gesto benedicente.
Benvenuta figlia mia.
La sua voce parve rimbombare nei cieli, ed Eltanin barcollò, sotto la potenza di quel saluto, ma sorrise a sua volta e rispose, facendo scivolare le parole su quel filo rosso che aveva imparato collegare lei e la sua mentore.
Grazie, madre mia e di tutti gli Iceni.La guardò con cipiglio interrogativo, seppur sereno. Perché sono qui? Ho deviato dal mio cammino? Domandò.
Boudicca sorrise, il volto pieno di compassione.
Allungò il braccio sinistro verso il viso della ragazza, e passò la mano lungo tutto il suo volto, sussurrando: Ricorda.
 
Con quell’ordine, o preghiera che fosse, in Eltanin si accese la comprensione, ed un interruttore scattò.
Aprì gli occhi di scatto, ritrovandosi ancora sul pavimento freddo della stanza.
Se per lei, in sogno, era passata almeno mezz’ora, nella realtà non erano passati che un paio di minuti, e accanto a lei si trovavano tutti i suoi fratelli, compreso Lupus con la lettera ancora in mano ed un aria confusa sul volto, e James, che la guardava preoccupato.
Rapida come solo lei poteva essere, strappò dalle mani del fratello la pergamena, rileggendo le poche righe con voracità e furia. Appellò piuma e inchiostro, e veloce scrisse sotto di esse poche parole:
 
Maledizione.
Ti faccio sapere.

 
Chiamo Ankaa, la fenice del fratello, e affidò a lei la lettera, con precise istruzioni di portarla indietro a Granger Manor, ma di impedire a qualsiasi costo alla madre di raggiungerla.
Fatto questo, senza nemmeno guardarsi intorno, senza prestare attenzione al gruppo di persone confuse che la fissavano, aprì la porta della camera, sciogliendo gli incantesimi di protezione che la bloccavano, e si fiondò fuori, ancora in camicia da notte e vestaglia.
Allibiti, i fratelli e il resto del gruppo non poterono fare altro che seguirla, specialmente James, che non aveva nessuna intenzione di perdersi la visione di Eltanin in versione notturna per i corridoi.

************* 
 
Eltanin correva, il cuore in gola, il terrore negli occhi.
Correva, sapendo che alla preside, a Minerva, alla professoressa preferita di sua madre, cara amica di famiglia e madrina dei gemelli, era successo qualcosa, e che forse era troppo tardi.
Il petto sembrava esploderle, l’ansia la divorava, il sangue le scorreva bollente come lava nelle vene.
Cosa aveva fatto? Come aveva potuto scordare in quel modo la sua preside? Perché era successo tutto questo?
Poche domande, quelle che riuscì a farsi mentre correva verso le scalinate protette dai Gargoyles, la camicia da note bianca che svolazzava, la vestaglia allargata alle sue spalle, insieme ai biondi capelli, rendendola simile a un fantasma.
Davanti all’ingresso dell’ufficio si bloccò, affannata. Quasi non si accorse, dietro di lei, della presenza dei fratelli, e del gruppo di ragazzi che l’aveva seguita correndo fino a lì. In ogni caso, non ci diede peso.
Prese un lungo respiro ed entrò, sotto lo sguardo stupito degli altri ragazzi che non ricordavano più quel luogo, né la sua funzione.
 
Quando Eltanin fece il suo ingresso nell’ufficio della preside, scarmigliata, la veste agitata dal vento, focalizzò principalmente due cose.
Il corpo di Minerva McGranitt, riverso sulla sua scrivania, il respiro affannoso ma ancora regolare, per quanto quasi interamente ricoperta dalla stessa ragnatela di tenebra che aveva avvolto Caillean.
E Mortimer Smith, che davanti a lei rideva, rideva come solo un folle può ridere, ignaro della sua presenza nello studio.
La ragazza sgranò gli occhi, ma poi la sua espressione si fece dura. In fin dei conti, lei sapeva che Mortimer era crudele, che era qualcosa in più di quel che sembrava. Perché non il colpevole del quasi assassinio di Caillean e della preside?
Un sibilo le uscì di bocca, al pensiero che quel ragazzino disgustoso avesse messo le mani sulla sua insegnante, e finalmente, questi si accorse di non essere più solo, nell’ufficio.
Interruppe di botto la risata, per voltarsi lentamente verso la presenza che avvertiva alle sue spalle.
 
Eltanin e Mortimer si trovarono uno di fronte all’altro.
Lei, bionda, alta, scarmigliata ma ancora con il fiore rosso tra i capelli, dono dello spirito di Boudicca. Gli occhi grigi rilucevano di rabbia ed amore allo stesso tempo, la bocca era distorta in un ringhio di pura furia, e dietro di lei, a sostenerla, il suo Clan, e tutti i suoi amici.
Lui, piccolo, i capelli lisci e neri appiattiti sulla testa, l’uniforme perfettamente stirata ed abbottonata. Gli occhi scuri brillavano d’odio e di malizia allo stesso tempo, e la bocca era piegata in un sorrisetto ambiguo, mentre adocchiava la ragazza. Dietro di lui, il vuoto, le ombre.
 
Si fronteggiarono silenziosamente, per qualche secondo, soppesandosi a vicenda.
Alla fine, Eltanin parlò, o meglio, ringhiò:
-Tu cosa ci fai qui?- chiese, la rabbia che le cresceva dentro.
Lui sorrise, come divertito dalla situazione. Spostò lo sguardò sulla McGranitt, arrotolando intorno a un dito un filo di tenebra.
-E tu?- rispose, con voce suadente –Questo luogo non esiste, non lo sai?- continuò, mentre con un gesto delicato, quasi invisibile, inviava il filamento di oscurità verso la ragazza. Avrebbe indebolito la sua presa sulla donna più anziana, ma in quel momento la cosa più importante era rendere docile la bionda, impedirle di ostacolarlo ancora.
Con suo grande stupore, però, Eltanin afferrò la tenebra con la punta delle dita di una mano, e vi passò sopra l’altra, rendendola luminosa. Lo fissò, la rabbia negli occhi e una sfida sulle labbra.
-Non mi incanti, ragazzino. Il giochetto della tenebra non funziona più con me.- disse secca.
Mortimer barcollò, confuso, ma si riprese in fretta.
-Ma sulla tua amata preside a quanto pare sì..- sibilò, spostandosi quel tanto che le permise di notare l’addensarsi della ragnatela sulla donna.
 
Mentre la rabbia di Eltanin cresceva, dietro di lei venti ragazzi osservavano la scena allibiti e confusi, chiedendosi dove diavolo erano capitati e soprattutto cosa diavolo ci faceva un corpo abbandonato in quel posto. Di chi fosse il corpo, poi non avevano proprio idea. Avrebbero tutti voluto aiutare Eltanin, ma più si chiedevano come, più non riuscivano a trovare il modo.
A peggiorare ulteriormente la situazione, contribuì l’arrivo di alcuni professori, attirati lì dal caos e dal rumore, e che, a quanto pareva, non avevano certo le idee più chiare dei ragazzi, sulla funzione del luogo.
Lumacorno si strofinava le mani sul pancione, guardandosi intorno, mentre Seamus si rivolgeva a Lily in cerca di spiegazioni, e la Sprite borbottava contro i risvegli improvvisi.
Lirael e Caillean erano sempre più spaventate, avvertendo sulla pelle la tenebra che Eltanin poteva vedere con tanta chiarezza, e anche Galen rabbrividiva, le percezioni alterate e i sensi completamente all’erta.
I Granger Malfoy, d’altro canto, non spostavano lo sguardo dalla sorella maggiore, fiutando la sua furia nell’aria.
 
Ma Eltanin era ormai completamente estraniata da tutto ciò che non era Mortimer e la preside.
Non vedeva più nulla, se non il suo nemico o la donna che intendeva portare in salvo.
Non provava più nulla, se non la rabbia, la collera e l’impeto di forza che queste le donavano.
Dentro di lei, nient’altro che la più buia e scatenata delle tempeste, il suo cuore vuoto che si colmava di magia pura e smaniava di riversarla all’esterno, sotto forma di fulmini e scintille.
Se mai Hogwarts poteva ricordare qualcosa di simile, avrebbe rammentato, sei anni prima, la follia della stessa ragazza, autodistruzione, quasi, solo per uno sciocco tatuaggio.
Ancora una volta, Eltanin stava per perdere il controllo, e Mortimer sorrideva, senza averne idea.
 
La ragazza urlò, un grido potente ed inumano, subito prima di gettarsi con le mani alla gola del ragazzino, costringendolo con le spalle alla parete di dura pietra, a destra rispetto alla vetrata, che si infranse poco dopo, rivelando un enorme drago nero, le fauci spalancante quanto la bocca della sua padrona, in un lamento muto tanto quello di Eltanin era fragoroso, ma cupo quanto quello di lei era violento.
Mortimer, che non si era certo aspettato un attacco fisico e immediato di quel tipo, si trovava ora immobile, bloccato dalle forti braccia della ragazza, terrorizzato dagli occhi di lei, che erano diventati identici a quelli del drago, dalle sue labbra, distorte in una smorfia bestiale, che gridavano il suo dolore e la sua magia.
Fuori, la tempesta scaturita dal cuore e dall’anima di Eltanin imperversava su tutto il castello, più probabilmente sull’intera scozia, fulmini rossi coronavano il cielo, partendo da nuvole scure che coprivano la luna, e tuoni rimbombavano così vicini da sembrare all’interno della stanza stessa.
Negli occhi di Eltanin erano sbocciati fiori rosso sangue, come quello che aveva tra i capelli, e cieli scuri si susseguivano in un contorno di fulmini sanguigni e draghi neri dalle ali spalancate, gli stessi occhi che aveva anche la belva ruggente al suo fianco.
Rastaban, preda della stessa furia della sua protetta, demoliva pietra dopo pietra l’ufficio della preside, ringhiando rabbioso, gli artigli che afferravano ogni cosa avesse a tiro solo per scaraventarla lontano.
Ormai, la ragazza non poteva più contenersi, aveva perso il controllo, e la magia si riversava fuori dal suo corpo e dal suo spirito come sangue da una ferita aperta, impossibile da chiudere. Eltanin doveva trovare, per la salvezza della scuola e il suo stesso bene, un motivo per rientrare in sé stessa, per fermarsi, per cicatrizzare quello squarcio da cui continuava a colare fluido magico.
 Fortunatamente per tutti, quel motivo esisteva, ed era lo stesso motivo che aveva scatenato la rabbia e la magia selvaggia della ragazza.
Eltanin doveva trovare un modo di salvare la preside, doveva capire cosa diavolo le era stato fatto e scoprire se vi era qualcosa in grado di disfare quello che Mortimer le aveva fatto.
 
Davanti a sé, Mortimer vedeva una furia bionda, dagli occhi selvaggi come la tempesta e rossi come sangue.
Davanti a sé, Mortimer non aveva più la ragazza dai lisci capelli lunghi che gli aveva sbattuto la porta in faccia poco prima, ma una creatura indiavolata, figlia della bufera e di un drago, in grado di ucciderlo lì, su due piedi, sbriciolando le sue ossa tra le dita candide e sottili.
Le sue urla, inumane, feroci, sembravano arrivare da un altro mondo, e gli entravano direttamente in testa, penetrandogli i timpani e trapanandogli il cranio.
Il volto era sfigurato, le labbra, solitamente atteggiate in una posa dolce, se rivolta ai fratelli, o dura, se rivolta a lui od altri, erano contorte e contratte, spalancate in quell’urlo acuto che lo distruggeva.
Mortimer cercava disperatamente di liberarsi della sua presa ferrea, di strappare quelle mani bianche dal suo collo, contorcendosi sotto il loro tocco, quando finalmente Eltanin staccò una mano, seppur tenendolo inchiodato al muro con l’altra.
Il ragazzo però non si sentì esageratamente rassicurato dal gesto, al contrario.
La mano della giovane donna, infatti, cominciò a brillare di un’elettrica luce blu, e piccoli fulmini partirono dalle sue piccole dita, colpendo la parete ai lati del suo viso, ed immobilizzandolo. Il grido si interruppe, ma solo in apparenza, poiché nella sua mente continuò, portato avanti dalle fauci del drago, che non le aveva mai richiuse.
Eltanin sorrise in modo crudele, sollevando la mano libera all’altezza del volto terrorizzato di Mortimer, che cominciò a scuoterlo a destra e a sinistra, con velocità.
Lei annuì, il sorriso spietato dipinto sul viso, e gli occhi ancora in risonanza con Rastaban. Allungò l’indice, provocando al ragazzo un profondo e lungo taglio sulla guancia sinistra, da cui gocciolò uno strano liquido nero e denso, che lei stessa guardò con disgusto cadere a terra. Inclinò la testa, tornando a puntare gli occhi surreali in quelli di lui.
-Cosa sei tu?- chiese, la voce lontana e distante, un tuono che echeggiava dietro ogni parola.
-Io?- Rispose Mortimer, la voce strozzata. –Tu, cosa sei!- cercò di ribattere.
-Io sono la prima di sette, io sono il cuore della tempesta, io sono l’occhio del drago. Io sono la tua rovina.- sibilò lei, mentre la tormenta si scatenava ancora più furiosa fuori dalla stanza, la pioggia che entrava dallo squarcio nel muro, provocato da Rastaban. –Dimmi cosa hai fatto.- lo minacciò.
Lui rise, prima di tossire, a corto di fiato, sotto la sua stretta letale.
-Cosa ho fatto?- domandò cercando di sorridere nonostante l’affanno –non ho idea di cosa parli..-
Eltanin strinse di più, e con l’altra mano scagliò altri fulmini sempre più vicino al suo volto.
Mortimer rise, terrorizzato e al contempo esaltato dalla situazione, dalla scoperta di un nemico alla sua altezza.
-Non ridere!- tuonò lei, colpendolo in pieno petto con un fulmine più potente dei precedenti.
Lui tossì, sputando sangue nero sul pavimento.
-Va bene, va bene.. Non rido!- si arrese, un sorriso storto sulle labbra. –Dimmi cosa vuoi sapere, occhio del Drago..-
La ragazza ringhiò, sempre più infuriata. –Tutto! Voglio sapere tutto!- esclamò, la tempesta che le si agitava in petto.
-Tutto non puoi, scegli, prima di sette, scegli..- impose Mortimer, la voce che si faceva sempre più sottile, sotto la stretta sempre più ferrea della donna.
Eltanin gettò il capo all’indietro, in un ringhio di muta rabbia, i capelli scarmigliati che si sollevarono in una folata improvvisa di vento, mentre gli occhi diventavano sempre più selvaggi, e la mano manteneva la sua presa letale sul ragazzo.
-Come posso salvare Minerva McGranitt?- domandò infine, il volto contorto dalla furia.
-Non puoi.- rispose lui. –La maledizione è pensata per non avere cura, se non quella che la persona stessa può somministrarsi..-
-La maledizione..- continuò lei, sibilando. –Qual è? Quale?-
Mortimer rise, divertito dal potere che sentiva di avere in quella situazione, nonostante sembrasse il contrario.
-Nel momento in cui in lei fossero nati cupi pensieri, il dubbio si fosse insinuato nella sua coscienza, nel suo animo fosse sorta la tentazione di cedere, anche se solo per un attimo, il sonno l’avrebbe avvolta, soffocando la sua anima e le ferite che essa stessa si era inflitta.- sorrise, di quel suo ambiguo sorriso che lo contraddistingueva, così in contrasto con la furia della tempesta che dominava Eltanin e il mondo intorno a loro. –Soddisfatta?- chiese, alzando un sopracciglio.
Lei lo scaraventò a terra, con un solo gesto della mano, e lenta si volse verso di lui, la figura in controluce, i capelli al vento.
-Vattene, ora.- sillabò, protetta dalla sagoma lucente di Rastaban.
Mortimer si rialzò in fretta, massaggiandosi la gola e ridendo, e sgusciò via, sotto gli occhi scuri della ragazza e quelli allibiti di professori ed alunni.

 *****
 
Mentre il mondo tornava al suo posto, e i venti si placavano, mentre i fulmini diminuivano, tornando ad essere comuni scariche di elettricità statica, mentre la pioggia passava da impervia a delicata e le gocce si allungavano a sfiorare le ali nere di Rastaban, aperte a proteggere Eltanin, questa chiudeva piano gli occhi, chinandosi sul corpo stanco della professoressa McGranitt.
Dentro di lei, ancora si agitavano vento e tempesta, grandine e magia, ma per una volta, grazie all’affetto e alla preoccupazione per l’anziana donna davanti a lei, non aveva ceduto del tutto, mantenendo  quel poco di controllo su sé stessa che le aveva permesso di riprendere in mano le redini del suo animo, invece di lasciarlo vagare e distruggere ogni cosa.
Si appoggiò con la schiena allo stomaco ricoperto di scaglie nere di Rastaban, che richiuse le ali a coprirla parzialmente. Lasciò che il mento le cascasse sul petto, gli occhi le si chiudessero, i capelli le ricadessero sul viso. Quando lo sollevò nuovamente, sempre avvolta dalle ali del drago, gli occhi aperti uguali ai suoi, fissò lo sguardo serio sul gruppo di studenti e professori che fissavano allibiti la scena.
 
Né i Granger Malfoy, né i loro amici, né tantomeno i professori che li avevano raggiunti, avevano capito qualcosa in quello che avevano visto.
Certo, il Clan conosceva la rabbia della sorella maggiore, e sapeva spiegarne le reazioni, ma non conosceva la ragione più profonda per la quale si era scaraventata fuori dalla loro camera fino a quel posto dimenticato da dio, per infuriarsi a causa del cadavere di una sconosciuta.
Gli altri, invece, nemmeno quella conoscevano, e a vedere Eltanin  imbestialirsi a quel modo per un corpo probabilmente morto, in un luogo misterioso per di più, avevano avuto reazioni delle più diverse.
I professori, che comunque avrebbero dovuto saperne qualcosa, erano scioccati, in primo luogo per il ritrovamento del corpo, e secondariamente per la reazione di forza  sconvolgente mostrata dalla ragazza.
I ragazzi, invece, erano in parte impauriti e in parte esaltati dai poteri di Eltanin.
Lily la guardava con un filo di bava alla bocca, felice che qualcuno fosse finalmente riuscito a suonarle di santa ragione a quell’infame vermicolo di Mortimer Smith, e per di più che quel qualcuno fosse proprio il suo idolo biondo. Suo fratello aveva un identico filo di bava che colava dall’angolo della bocca, ma probabilmente per diversi motivi.
I gemelli Nott tremavano come foglie, accucciati l’uno accanto all’altro, a terra, accanto alle gemelline.
Brian, con aria seria, aveva spinto dietro di sé la sorella Cassandra, che al contrario pareva parecchio eccitata dall’evento, e spingeva per vedere meglio. Dominique parlottava fitto fitto in francese con Louis, coinvolgendo di tanto in tanto anche Ginevra. Molly spaventata, era corsa a rifugiarsi dietro Fred, che osservava attento la scena, accanto a sua sorella Roxy. I tre Zabini, invece, tenevano gli occhi spalancati, rimanendo in prima fila, e osservavano lo svolgersi dell’azione da semplici spettatori, preda di una trance impossibile da spezzare.
Quando Eltanin spalancò gli occhi, fissando il gruppo, fecero tutti, istintivamente un passo indietro.
Nella sua voce, echeggiavano ancora i suoni della tempesta, e nessuno, nemmeno i suoi stessi fratelli si sentiva effettivamente al sicuro.
-Chi di voi conosce questa donna?- chiese.
I professori si guardarono tra loro, per poi volgere gli occhi verso gli studenti, con fare interrogativo. Dopodiché, non trovando risposte, si rivolsero alla ragazza.
-Eltanin..- cominciò Lumacorno, nervoso. –Non sappiamo chi è.. Non l’abbiamo mai vista prima! E a dirla tutta, non sappiamo nemmeno dove siamo..- concluse.
Le lo fulminò con gli occhi.
-Voi non ricordate la vostra Preside? La Professoressa McGranitt?- insistette con voce tonante.
Il gruppo si scambiò sguardi confusi.
-Non c’è mai stata una Professoressa McGranitt a Hogwarts.. E nemmeno una preside.. o un preside, se è per questo.- Intervenne la professoressa Sprite, con tono bonario.  –La scuola è gestita dal Consiglio Docenti.- terminò, cercando di sembrare rassicurante. Alle sue spalle Lumacorno e Seamus annuivano frenetici, mentre davanti a lei i ragazzi si scambiavano confusi cenni di assenso.
Negli occhi di Eltanin balenò per un secondo ancora la rabbia, e a Rastaban fuggì un potente ruggito.
-E Mortimer Smith? Chi è Mortimer Smith?- domandò di nuovo, la voce sempre più bassa e vibrante.
Lumacorno si fece avanti, sfregandosi le mani e mordicchiandosi il labbro inferiore. –E’ un tuo compagno di casa, Eltanin.. primo anno, ottimo studente..-
Avrebbe continuato, ma venne interrotto dal grido rabbioso della ragazza.
-Questo non è vero!- strillò lei, poi chinò nuovamente la testa, per richiudere gli occhi e recuperare la calma.
Quando li riaprì, si abbandonò ancor di più contro il drago, lasciandosi avvolgere più strettamente dalle sue ali, e chiese ai fratelli e al resto dei ragazzi di scostarsi dai professori. Si fermò un secondo a riflettere, il capo inclinato e i biondi capelli che le cadevano sul viso come un fiume dorato, dopodiché invitò anche il direttore della sua casa a farsi da parte.
Guardando negli occhi i due adulti rimasti, che la osservavano straniti, domandandosi che intenzioni avesse, mormorò un’unica parola, senza nemmeno prendere in mano la bacchetta, cogliendoli di sorpresa.
-Oblivion!- sussurrò.
Una scia di magia pura partì dal suo cuore fino ad arrivare alla mente dei due professori, facendogli scordare le ultime ore.
- Avete sentito alcuni rumori, vi siete alzati per controllare, ed era solamente Pix. Siete rientrati e avete ricominciato a dormire tranquilli. Non avete visto né me, né il professor Lumacorno, né gli altri ragazzi. Non siete mai stati qui, né avete trovato alcun tipo di cadavere. Ora tornerete nelle vostre stanze.- continuò.
I due annuirono meccanicamente, e se ne andarono.
 
Rimasta in compagnia dei soli fratelli e degli amici, oltre che dell’unico professore trattenuto, Eltanin venne subito subissata dalle domande.
E mancò veramente pochissimo perché non schiantasse tutti.
Soprattutto dato che non era esageratamente calma e tranquilla, anzi, si sentiva ancora vagamente agitata, rabbiosa.
Se mamma schiantava papà ci sarà stato un buon motivo..
Pensò, mentre cercava di tirare all’interno di sé stessa tutti i fili della sua magia e della sua essenza, che fino a quel momento aveva gettato fuori e riversato verso l’esterno. Richiamava a sé il suo spirito, facendogli seguire un corso fluido, come il fiume che scorre veloce verso il mare. E intanto, cercava disperatamente di recuperare un briciolo di calma. Fallendo miseramente, ovvio.
-Tutti zitti!- ringhiò.
Si spostò dalla sua posizione privilegiata, nel caldo abbraccio di Rastaban, e con andatura lenta si avviò verso il maggiore dei suoi fratelli, e quando gli fu davanti, con grazia, si sfilò il fiore rosso dai capelli disordinati, facendolo roteare per qualche secondo tra le dita.
-Ora, se volete capirci qualcosa in più, vi consiglio di tacere, e di fare come vi dico.- annunciò, il tono di voce leggermente irritato. -Quando vi sarò davanti, toccate il fiore, sarà tutto più chiaro.- terminò.
Ovviamente il bocciolo sanguigno veniva dall’isola di Lif, ed era stato toccato dalle mani sacre di Boudicca, e queste due cose insieme, oltre alle proprietà insite nel fiore stesso, ne facevano una gemma dai molteplici doni, tra cui anche quello di annullare la nebbia oscura che copriva gli occhi dei ragazzi e del professore, nascondendo loro la verità.
Uno dopo l’altro, a cominciare da Phoenix, seguito da Pegasus, Lupus, le gemelle e tutti gli altri, Lumacorno per ultimo, presero la gemma tra le mani, o ne sfiorarono i petali, e i loro occhi presero a risplendere di comprensione e al tempo stesso di orrore.
Lirael, guardando la professoressa, scoppiò a piangere, mentre Dominique cercò di svenire, prontamente soccorsa da uno scosso Galen. Lupus ringhiava, infuriato, ma il resto del Clan rimaneva immobile, sul volto una smorfia di dolore e incredulità. Lily, al suo solito, imprecava, agitandosi sui piedi, ma suo fratello era impallidito al punto che Eltanin lo fissò a lungo, prima di distogliere lo sguardo. Aveva un’espressione seria che non era sicura di avergli mai visto in volto, seria e determinata, e per una volta, somigliava davvero a suo padre.
Il professore, invece, rimase fermo sul posto, il viso sconvolto che mostrava ogni segno della sua insicurezza e della sua paura.
-La.. La puoi guarire?- mormorò, senza nemmeno guardare la ragazza.
Gli occhi di tutti si fissarono su Eltanin, che scosse lieve il capo.
-Ora come ora non posso.- rispose lei –La maledizione di Mortimer è infida, ma soprattutto non permette ad altri di intervenire.-
Pegasus scosse il capo, frustrato. –Ma non è come quella di Caillean? Lei l’hai guarita, quindi potresti..- cominciò, subito zittito da un brusco cenno della sorella.
-Non è la stessa. È simile ma non identica.- disse Eltanin –E’ più profonda.. mettiamola così, quella di Caillean era simile a una ferita del corpo, quella della preside è più simile a una ferita dell’anima..- esitò, indecisa su come continuare –E’ stato proprio lui a dirlo. “Nel momento in cui in lei fossero nati cupi pensieri, il dubbio si fosse insinuato nella sua coscienza, nel suo animo fosse sorta la tentazione di cedere, anche se solo per un attimo, il sonno l’avrebbe avvolta, soffocando la sua anima e le ferite che essa stessa si era inflitta”.- sospirò, sconfitta. –Questa è la maledizione, prima ho costretto Mortimer a dirmela..-
Qualcuno, nel gruppo, deglutì, ricordando come Eltanin aveva “costretto” Mortimer a parlare, poco prima.
Lily ruppe il silenzio, la voce tesa e preoccupata: -E non si può fare proprio niente per aiutarla? Voglio dire, tu puoi sempre fare qualcosa!- esclamò, gesticolando animatamente. Stranamente, James per una volta evitò di dare corda al parapiglia che stava per scatenare, azzittendola e facendola sedere su una delle poltrone dell’ufficio, nonché provocandole un broncio visibile da lì al continente.
Eltanin sospirò, in un misto di sconfitta e di speranza. –L’unica cosa che posso fare- disse –E’ portarla sulla mia isola, l’isola di Lif, e affidarla alle cure degli elementi e degli spiriti del luogo. Deve combattere da sola, e vincere, io spero. Se ci riuscirà, si libererà dalla maledizione e dalle tenebre, altrimenti non potremo fare nulla per lei. L’isola la aiuterà, per quanto possibile, e impedirà all’oscurità di diffondersi oltre.-
Pegasus annuì, serio. –Credo che dovresti portarcela subito, allora.- disse.
-Pensate voi a richiudere il muro e a sistemare l’ufficio?- domandò la sorella, incerta.
-Sicuro. Ora vai, e torna presto, non puoi saltare le lezioni, non avresti scuse, stavolta.- Aggiunse Phoenix.
Eltanin annuì, e fece per voltarsi, quando le tornò in mente una cosa, e si girò verso il professor Lumacorno.
-Professore.- cominciò –Non le ho chiarito la mente per il gusto di farlo. Ho bisogno che lei sia dalla nostra parte. Che ci aiuti e ci sostenga, come faceva la McGranitt poco prima di essere maledetta, ma dovrà agire nell’ombra, senza farsi notare. E io so che questo è il modo di agire che le riesce meglio.- concluse, assottigliando gli occhi.
Lumacorno annuì, incerto se sentirsi minacciato o orgoglioso, per quelle parole.
Al che, Eltanin si avvicinò alla professoressa, la sollevò tra le braccia, e salì sul dorso di Rastaban, che si involò nella notte, diretto all’isola di Lif.
Fred scosse la testa, imitato da Luis e Roxy. –E a noi i cocci!- esclamò ridacchiando.
James gli tirò uno scappellotto, serio in volto. –Sta zitto, e lavora, una buona volta.- disse, la voce ferma e la bacchetta già all’opera.

 
 
Quando Eltanin arrivò sull’isola, era ormai esausta, fisicamente ed emotivamente.
Rastaban appoggiò lei e la preside al suolo con delicatezza, e si accucciò protettivo accanto alle due.
La ragazza si fece coraggio, e, lentamente, trascinò la donna più anziana verso una macchia di fiori rossi, dove credeva sarebbe stata più protetta.
Mentre si impegnava in questo compito, però, davanti a lei apparve la figura semitrasparente di Boudicca, che le sorrise con affetto.
 
Figlia mia. Benvenuta.
Vedo che il tuo carico non è dei più felici.

 
-Madre. Bentrovata.- sussurrò Eltanin, senza trovare la forza per comunicare col pensiero. –E’ ..un fardello terribile.- disse, le lacrime agli occhi.
 
Non temere, Eltanin, non temere mai, ci sono io con te.
Porta Minerva McGranitt al confine tra terra e mare, dove il sangue corre sul litorale.
Spogliala dei suoi abiti mortali, perché la pelle viva sfiori la sabbia sacra della terra icena.
Da donna a donna, da madre a figlia, da spirito a mortale, farò ciò che è in mio potere, per aiutare la sua anima.

 
Le disse Boudicca, indicando un punto dell’isola, dove le onde si infrangevano contro la spiaggia chiara e i fiori del colore del sangue coprivano gran parte della terra. Eltanin strinse i denti, sollevò di nuovo la professoressa, e la portò in quel luogo preciso, prendendo poi a toglierle i vestiti, perché rimanesse con il corpo nudo sulla sabbia, come lo spirito le aveva detto.
Guardando il viso già più sereno della sua preside, la ragazza si portò una mano al volto, distrutta da dolore e paura. Se quel ragazzino poteva fare così tanto male a qualcuno di così potente come la McGranitt, era terrorizzata all’idea di quello che avrebbe potuto fare al resto di loro. Cercò disperatamente di trattenere le lacrime finché Boudicca non apparve dietro di lei, mettendole le mani sulle spalle, e la incoraggiò.
 
Piangi, bambina, piangi se lo senti davvero.
Le tue lacrime, se sono sincere, non potranno che fare del bene a questa donna.

 
A quel punto, Eltanin non sentì più freni, e calde lacrime presero a sgorgarle dagli occhi, amare e piene di dolore. Singhiozzi rumorosi le sfuggivano dalle labbra, il suo volto una maschera di sofferenza illuminata dalla luna e dai lampi che cominciavano a comparire nel cielo. I capelli biondi e lunghi erano agitati dal vento, sparsi nell’aria da potenti folate improvvise.
I petali dei fiori volarono nel vento, andando a incorniciare quel viso disperato e perfetto, accogliendo le lacrime salate e deponendole con delicatezza sul corpo ai suoi piedi.
Eltanin piangeva, Boudicca cantava, Minerva giaceva a terra e Rastaban faceva da scudo al gruppo intero, le ali spalancate a proteggerle.
Andò avanti a lungo, e per ogni lacrima che la ragazza versava, le tenebre che avvolgevano la McGranitt allentavano di un po’ la loro ferrea presa, cedendo alla luce del suo cuore tempestoso.
Quando finalmente Eltanin smise di piangere, cadde priva di forze accanto alla donna che aveva trascinato a forza sull’isola, sdraiata al confine tra terra e mare, cielo e oceano, fulmine e pioggia.
Due lacrime ancora le rigavano il viso, mentre le onde le lambivano i capelli, facendoli somigliare a lunghe alghe chiare, e la pioggia le cadeva lieve sul volto, bagnandole le labbra gonfie.
Lentamente, fluidamente, cullata dalla parole e dalla voce di Boudicca, Eltanin scivolò in un sonno ristoratore che le fece chiudere gli occhi, sempre al riparo dell’ombra del drago.
Quello che sognò, fu anch’esso parte del disegno degli spiriti.
 
Eltanin non era certa di essersi addormentata, le sembrava solamente di aver chiuso un momento gli occhi, per averli riaperti l’istante successivo. Eccetto, forse, per il particolare insignificante del fatto che quando si era alzata, si era sentita estremamente leggera, quasi inesistente. E, voltandosi indietro, aveva accertato che effettivamente era così, poiché il suo corpo giaceva ancora sulla sabbia, il petto che si alzava e si abbassava ritmicamente, un sorriso leggero sulla bocca, e gli arti rilassati.
Nel sogno, Eltanin scrollò le spalle, sapendo bene che cose ancora più bizzarre accadevano sull’isola di Lif, e non c’era quindi nulla da preoccuparsi. Se lo spirito si staccava dal corpo, una ragione esisteva.
L’Eltanin spirituale si mosse, accorgendosi di volteggiare, invece di camminare, e vagò per qualche momento sopra l’isola, esplorandone il perimetro dall’alto, quando infine, qualcosa, o meglio qualcuno, attirò la sua attenzione, proprio dove riposava il suo corpo materiale. Fu lì in un istante, ritrovandosi di fianco ad esso ad osservare una strana scena.
Davanti a lei, lo spirito incorporeo di Boudicca camminava a passi lenti verso un altro spirito, anch’esso femminile, che lei non aveva mai visto, fino a trovarsi esattamente di fronte ad esso. Protese le mani in avanti, il palmo alzato ad incontrare quello dell’altra donna, che fece lo stesso.
L’altro spirito, sorridente quanto Boudicca, indossava una lunga veste blu come l’oceano, ed altrettanto mossa, e portava i capelli lunghi e ondulati, di una strana tinta sui toni dell’azzurro chiaro, sciolti sulle spalle ma agghindati con alcune conchiglie e perle di fiume. Strani simboli, scritte nelle lingue più antiche, si muovevano sulle sue braccia, senza fermarsi mai, rilucenti e brillanti sotto il cielo improvvisamente sereno.
I due spiriti si guardavano negli occhi, scambiandosi sorrisi segreti, le mani giunte e gli occhi pieni di compassione e al contempo potere. Poco alla volta, però, girarono il viso verso Eltanin, che, sempre incorporea, le osservava attenta, ed entrambe la fissarono in silenzio.
Lei inclinò il capo, chiedendosi cosa le due volessero da lei, cosa dovesse comprendere, in quella visione così enigmatica, ma di colpo, senza che potesse fare nulla per impedirlo, si sentì risucchiare all’interno del suo stesso corpo, con una spiacevole sensazione di costrizione, e le due donne scomparvero dal suo campo visivo.

 
Eltanin si svegliò di botto, boccheggiando per lo spavento, o meglio, per la sorpresa.
Non si trovava più accanto alla preside, ma al centro dell’isola, vicino ad un piccolo lago naturale, e Boudicca non si vedeva da nessuna parte. In compenso, almeno Rastaban era accanto a lei, solido e rassicurante, come sempre.
Per un momento, si chiese cosa avesse voluto dire quel sogno, poiché sull’isola nessuna visione arriva senza un motivo. Ma poi, accorgendosi delle tinte sempre più chiare del cielo, e del fatto che l’alba stava ormai per arrivare, si affrettò a salire sul dorso del Drago per tornare a Hogwarts.
Questa notte è stata davvero infinita.Pensò, mentre si godeva il volo di ritorno.

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Il giorno dopo, a colazione, le occhiaie di Eltanin sembravano toccare terra.
Certo, anche il resto del gruppo non era messo meglio, ma la ragazza batteva tutti, senza ombra di dubbio.
Quella mattina, su suggerimento di Caillean, avevano deciso di sedersi al tavolo dei Corvonero, più riservati dei Grifoni, e di approfittarne per parlare un po’ degli ultimi avvenimenti.
L’unico problema, era che se per i commensali abituali, come gli Zabini e i Nott, e per il Clan, non  era un problema mantenere la moderazione e il tono discreto considerati adeguati alla tavolata di quella casa, per alcuni Grifondoro, come l’indegna figlia di Harry Potter e alcuni suoi cugini, ad esempio certi fratelli portati per le malandrinate, come Fred e Roxy, la cosa era un’enorme difficoltà.
Dopo un paio di imprecazioni di Lily, infatti, furono praticamente cacciati dal tavolo, o almeno gentilmente  invitati a cambiare “locazione”, come disse un Corvonero amico di Lirael, che divenne subito rossa per l’imbarazzo, si scusò e trascinò nuovamente i fratelli e il resto dei ragazzi dai Grifondoro, che li accolsero urlanti.
La casa più intellettuale di Hogwarts, certo non era la più propensa ad accogliere uno schiamazzante gruppo di ragazzi, ma questi avrebbero comunque sempre potuto trovare ospitalità presso la tavola di Godric, per quanto invadenti fossero i suoi commensali.
Eltanin alzò gli occhi al cielo, mettendosi a sedere. Non poteva credere di essere appena stata cacciata dai seri Corvonero, e anche se il suo imbarazzo non era palese quanto quello di Lirael, non era certamente inferiore.
-Bene- sibilò tra i denti –Ora che siamo riusciti a farci cacciare dai più educati della scuola, credo che dovremmo discutere di un paio di cose..- iniziò.
-Sicuro! Iniziamo dal vermicolo.. guardatelo lì, tutto tronfio come un avanzo del polpettone di nonna Molly andato a male.. Ma ora gliela facciamo vedere noi..- esclamò Lily, imprecando ad alto volume in direzione del tavolo Serpeverde, dove sedeva Mortimer, anche troppo sorridente per gli avvenimenti della sera precedente.
Eltanin stava per intervenire mettendola a tacere, ma James la precedette, l’aria seria: -Lils, ora basta. Davvero.- disse, scuro in volto. –Eltanin come è andata ieri con la preside?- chiese, senza provocazioni o toni derisori nella voce.
Sorprendentemente, Lily tacque, ed Eltanin boccheggiò un paio di volte, prima di riprendersi e trovare la prontezza per rispondere.
-Sì.. Ecco.. Allora..-
-Davvero loquace, Nin!- rise Hydra, prendendola in giro.
Lei arrossì, poi riprese a parlare come una furia. –Le preside è sull’isola, stabile per ora, con l’aiuto di Boudicca. Nott e Nott, voglio sapere se sapete qualcosa di un certo spirito, capelli azzurri lunghi, intrecciati con conchiglie e perle, pelle diafana, veste blu e scritte incomprensibili sulle braccia, che si muovono e brillano. Indagate e fatemi sapere.- sputò, tutto d’un fiato.
I due non dovettero nemmeno pensarci un minuto che sorrisero ed esclamarono in coro: -La Dama del lago!-
Come era già successo poco prima, una Lily molto masticante e molto poco convinta, li guardò male e biascicò: -Eh?-
Per la prima volta in vita sua, Eltanin lasciò cadere la testa sul tavolo, insieme a tutto il contegno e la dignità.
Ma come poteva quella ragazza comportarsi così??
Almeno, quella reazione ebbe il positivo effetto di far ridere l’intero gruppo, stemperando la tensione. L’intero gruppo a parte James, che fulminò la sorella, quasi avesse commesso un omicidio.
-Va bene! Mi arrendo! Lily ripeterà la stessa allucinante parola ad ogni passo avanti che faremo!- esclamò Eltanin, rialzando la fronte e gettando in aria le braccia. –Spero che voi, almeno, vi impegnerete un po’ di più! Torniamo alla tizia in blu. Dama del Lago?- domandò rivolgendosi ai gemelli Nott con il sopracciglio alzato.
Quelli soffocarono l’ennesima risata e Lysander prese la parola: -Si, la Dama del Lago. Quella che ci hai fornito è la descrizione di una figura leggendaria che viene chiamata esattamente Dama del Lago.-
Lorcan continuò: -Già, ma al momento sappiamo solo questo, non è una mito particolarmente conosciuto. O di cui ci siamo occupati spesso.-
La ragazza scosse la testa. –Bene. D’ora in poi ve ne occupate. Di questo e delle reliquie, ovvio. Consideratela una ricerca particolarmente urgente. Inoltre, ormai lo abbiamo capito, Mortimer è coinvolto, anche se non sappiamo come.-
-Sinceramente, non vorrei sbilanciarmi, ma credo che lui sia una delle tre figure della profezia.- disse Caillean, mentre i due Nott annuivano, obbedienti.
Eltanin la guardò fissa, sapendo che aveva ragione ma non volendo crederci. Infine annuì, lenta.
-L’avevo pensato anche io. State attenti, ragazzi, specialmente tu Orion, sembri essere il suo bersaglio prediletto.- disse.
E con un ultimo avvertimento al gruppo di stare in guardia ma di non fare nulla di avventato, Eltanin si congedò, allontanandosi verso le aule per le lezioni del giorno.

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Due occhi del colore del ghiaccio scrutavano attenti gli alberi di mele che circondavano il laghetto sulla collina. Occhi curiosi e preoccupati allo stesso tempo. Occhi che si domandavano quale sarebbero stati i risultati di ricerche tanto veloci e frettolose, se ce ne fossero effettivamente stati, occhi che si chiedevano se fosse stata una buona idea affidare quell’indagine così importante ad altri, per giunta così giovani. Erano occhi mutevoli, in grado di trasmettere il calore dell’affetto e il gelo dell’odio, per poi tornare impassibili come un lago ghiacciato, e tacere ogni emozione. Quegli occhi potevano catturare l’anima altrui, con la loro bellezza, racchiudendola in una gabbia di lunghe ciglia bionde, potevano strapparla al corpo solo fissandolo, e l’occupante sarebbe stato ben felice di farsi rapire in quel modo.
Ma la preoccupazione e le domande inespresse permanevano, in quei meravigliosi occhi. Sarebbe riuscita a difendere sé stessa e i suoi cari da quel mare di tenebre che li minacciava?
Eltanin non lo sapeva.
Così, finalmente, chiuse gli stupendi occhi color della tempesta, e si sedette in riva al lago, i piedi nudi immersi nell’acqua, e il capo lievemente piegato verso sinistra, in attesa degli amici che l’avrebbero raggiunta di lì a pochi istanti.
Su una pietra vicino a lei si accomodò Rastaban, le scaglie nere stese sotto il sole, un’espressione goduriosa dipinta sul muso, come se i tormenti negli occhi della sua protetta non lo toccassero affatto.
-Ras- mormorò lei –Se davvero così rilassato?-
Sì.
Rispose lui.
-Come fai? Non sappiamo nulla, non abbiamo certezze, viviamo nel terrore di un ragazzino e al momento, la nostra unica speranza sono due bambini che vivono di libri e leggende..-
L’hai detto tu, El. Non abbiamo certezze. Ma, e questo lo dico io, non possiamo fare niente in proposito. Per ora, almeno, possiamo solo aspettare.
Ad Eltanin si strinse la gola e rispose con la voce strozzata: -Quindi dovrei stare qui, con le mani in mano, ad attendere il peggio?- chiese.
Raccogli le forze, El, arriverà il momento di combattere. Adesso è il momento di aspettare, e di fare quello che puoi per difendere chi ti sta intorno. Come hai fatto negli ultimi due giorni.
-Avrei potuto fare di più.-
Non è vero. Lo sai bene, ognuno di voi sa fare qualcosa meglio di altri. E tu dovevi coordinare la squadra e difenderla, mentre i piccoli si occupavano delle ricerche.
-Forse.- ammise infine lei, chinando il capo.
Non forse. È così, e tu..
Rastaban non poté continuare la conversazione poichè fecero irruzione nel meleto due Potter scalmanati, seguiti a ruota dalle gemelline, che trascinavano una carriola a testa ricolma di libri, e i due Nott, il naso immerso in voluminosi tomi. Dopodiché li raggiunsero l’intera giovane generazione Weasley, i tre Zabini, ed il Clan al completo.
Eltanin sospirò, la pace era finita, così come il tempo delle riflessioni.
-Abbiamo portato il pranzo!!- strillò Lily, l’indegna, prendendosi immediatamente uno scappellotto dal fratello, che si attirò un’occhiata furiosa della ragazza e una incuriosita da tutti gli altri, in particolare da parte di una ragazza alta e bionda, che lo fece immediatamente arrossire come un peperone, reazione che provava una volta per tutte la parentela con sua madre Ginny Weasley.
Con una risata generale, i fratelli disposero le vettovaglie su una sorta di grande tovaglia a quadri recuperata chissà dove –le vie di Lily erano innumerevoli e misteriose- e tutta la truppa vi si sedette attorno, pronta ad abbuffarsi, aspettando solo un cenno del capitano in carica, ossia della bella bionda che fulminava i disertori.
Eltanin sbuffò, facendo un cenno con la mano, e i ragazzi si gettarono sul cibo come se fossero digiuni da settimane, chiacchierando e rumoreggiando come se fossero un centinaio di soldati in congedo, e non solamente una ventina di ragazzini. Non che questa fosse una novità, soprattutto considerando che l’ultima volta che avevano provato a sistemarsi a un tavolo leggermente più silenzioso erano stati cacciati a calci.
Parecchi sospiri e occhiatacce più tardi, le cibarie si esaurirono, esattamente come la pazienza di Eltanin, mentre Lily digeriva rumorosamente sdraiata sull’erba a gambe larghe, e le gemelline litigavano per l’ultimo dolcetto. I gemelli invece chiacchieravano pigramente del più e del meno, organizzando assieme a Luis il primo scherzo dell’anno, e decidendo se fosse meglio allagare la sala grande o riempire la stanza di uno dei professori di giunchiglie strombazzanti..
All’ennesima proposta, Eltanin si sentì esplodere, e decise di schiantare tutti in massa, ma per non rischiare di ritrovarsi con una massa di gente inutilmente priva di sensi, preferì immobilizzarli sul posto con una pratica fattura gambemolli.
Soddisfatta, sorrise felice, tenendo la bacchetta tra le dita.
-Bene, ora che siete tutti attenti, possiamo cominciare a parlare delle cose importanti che potrebbero rovinare la nostra vita- il sorriso le si allargò a dismisura mentre guardava attenta i ragazzi impastoiati.
Con la bacchetta, indicò i due Nott, liberandoli, e successivamente Lupus, e Caillean.
-Cosa mi sapete dire, trascorsi questi due giorni, della Dama del lago?- chiese.
Come sempre Lysander e Lorcan fecero da portavoce, anche perché erano i principali addetti alle ricerche.
-E’ complicato..- cominciò Lysander, grattandosi la testa.
-parecchio complicato.- aggiunse il fratello, imitandolo.
-Nessuno ha mai detto che fosse semplice.- esclamò Eltanin, ormai esaurito ogni grammo di pazienza che potesse mai aver avuto.
-Beh.. Mettiamola così: la Dama del lago non è una persona, o uno spirito.- disse Lysander.
-E’ più un titolo, che si trasmette di spirito protettore in spirito protettore..- continuò Lorcan.
-Una sorta di “Somma Sacerdotessa di tutti gli spiriti”..- andò avanti Lysander.
-Che però non da ordini, ma solo consigli.- concluse Lorcan.
Entrambi tacquero qualche istante, riflettendo, poi Lupus prese la parola proseguendo al posto loro.
-In effetti, i risultati che abbiamo trovato si discostano parecchio rispetto a quelle che sono le leggende babbane legate a questo.. titolo. Nei libri che abbiamo scovato, parecchio impolverati e nascosti in angoli remoti della sezione proibita, se mi consenti la digressione, la Dama del lago era inizialmente una creatura sospesa a metà tra il mondo mortale e il mondo fatato, il suo aspetto era all’incirca quello che tu hai descritto l’altro giorno a pranzo.. a proposito ma come..-
Eltanin lo interruppe con un gesto.
-Non chiedere, è meglio così.- disse secca.
Lupus si schiarì la gola, e lasciò che fosse Caillean a continuare il report.
-Come diceva Lupus, era sospesa a metà, ma come per ogni creatura c’è sempre un modo per porre fine alla vita, e qualcuno trovò il modo di uccidere anche lei. Prima di perdere le forze, però, mentre il suo sangue celeste si riversava sulla terra, la Dama riuscì a creare un incantesimo in grado di trasmettere i suoi poteri allo spirito più meritevole, ad uno spirito femminile che come lei avesse sacrificato la vita per la sua terra e i suoi figli, carnali o meno. questo accadde millenni e millenni fa. – tacque un secondo, indecisa su come continuare. –Abbiamo seguito le tracce delle varie Dame nei secoli, ma ad un certo punto, più o meno in epoca romana, si perdono nella confusione delle battaglie tra maghi e babbani..-
-Io so chi è.- intervenne brutalmente Eltanin.
-Come?- chiese stupito Lysander, sostituendo per una volta Lily e la sua complementare esclamazione, “Eh?”.
-Ho detto che io so chi è oggi la Dama del Lago.- alzò il capo, fissando gli occhi turchesi di Caillean. –E’ Boudicca.- disse.
Qualche secondo di confusione seguì la rivelazione improvvisa e inaspettata della ragazza, che continuò a guardare negli occhi la piccola Zabini, senza distogliere lo sguardo, il volto estremamente serio. Caillean fu la prima a muoversi, annuendo piano.
-D’accordo. Eltanin, non ti chiederemo come lo sai, prenderemo l’informazione per buona e basta. Ma c’è un’altra cosa importante che devi sapere, visto che tu, con Boudicca, sembri essere in contatto.- sussurrò. –La Dama del lago non si limita a salvaguardare le terre e la gente sotto la sua protezione. Il suo spirito ha un compito preciso e particolare, e molto importante. Deve proteggere le reliquie, difenderle da coloro che sono malvagi e privi di un cuore puro, e all’occasione, trovare la persona a cui affidarle, cercando di consegnargliele.-
Caillean smise di parlare, per guardare con occhi intensi l’amica, davanti a lei.
-Non è un compito semplice- aggiunse Lysander.
-Affatto- disse il  fratello –Soprattutto perché ciascuna reliquia ha una duplice natura.-
-Può essere sia benigna che maligna..- continuò il primo.
-Può fare del bene o del male, a seconda di chi la impugna, e delle sue reali intenzioni.- terminò il secondo.
Eltanin li spronò a continuare, ma vedendo che non avevano intenzione di proseguire, rivolse loro una domanda diretta, cercando di sfuggire allo sguardo penetrante che Caillean non smetteva di rivolgerle.
-Quindi? Cosa sapete dirci di nuovo sulle reliquie? Sbizzarritevi pure, avanti!- li esortò.
Lupus arrossì lievemente, imbarazzato per non aver colto l’allusione, e prese la parola.
-Beh, come ogni artefatto del popolo Fairy, anche le quattro reliquie cambiano aspetto adattandosi al mondo e all’epoca. In questo caso sono state trasfigurate, trasformate in varie creature fatate, in creature magiche, e infine, in ciò che sono attualmente, ossia in persone viventi. Almeno, hanno l’aspetto e la parvenza di persone di viventi. Si comportano, parlano e vivono come persone comuni. O meglio, come maghi e streghe, comuni.- disse, quasi in un sussurro.
Eltanin trattenne un respiro, mentre i Nott annuivano energicamente e Caillean continuava a guardarla con aria indagatoria e decisa.
Questa sì, che era una notizia da un milione di dollari.

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Quella notte, Eltanin sognò nuovamente Boudicca, sempre sull’isola, che le rivolse una semplice parola.
 
Attendimi.
 
Al risveglio, la ragazza comprese che avrebbe effettivamente dovuto aspettare, e che l’attuale Dama del lago sarebbe venuta da lei, quando il momento fosse stato propizio.

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Nei giorni successivi accaddero parecchie cose.
Il Ministro Kingsley tornò al ministero, lasciando la cattedra di difesa a Lady Narcissa Black Malfoy, con grande gioia di Eltanin, che adorava la nonna paterna, e che si dilettò in lunghe chiacchierate con lei davanti a the e biscotti, discutendo della situazione, dei problemi, e delle possibili soluzioni, di questi ultimi.
Orion continuò ad essere perseguitato da Mortimer il vermicolo, come Lily continuava a chiamarlo, ma veniva anche continuamente scortato dalla sorella maggiore, dai gemelli diabolici, e dall’indegna figlia di Harry Potter, che nonostante fosse estremamente fastidiosa, sapeva benissimo come difendere sé stessa e gli altri.
Le selezioni per la squadra di quidditch di Tassorosso diedero i loro frutti, e Brian, in quanto capitano, scovò una nuova cacciatrice dal grandioso talento, oltre che dai meravigliosi occhi scuri. Quelle per la squadra Grifondoro riconfermarono James in porta, Fred cacciatore e Lily e Roxy battitrici, con gran sconforto del loro capitano, che sospirava di sollievo all’idea di avere per l’ultima volta i fratelli Potter in squadra, per quanto bravi. In effetti, già si lamentavano per gli orari degli allenamenti, posti la mattina, e pensare che avevano anche il turno dopo Serpeverde! Se avessero avuto Eltanin, come capitano, non ne sarebbero usciti vivi.
Nei medesimi giorni, la stessa Lily Potter che si lamentava per gli allenamenti di quidditch, si muoveva in modo decisamente particolare per il castello. Dal pranzo al meleto, la ragazza, che poteva sembrare tonta ma che era solamente un po’ più lenta di altri, e a questo compensava con un istinto finissimo, aveva subodorato qualcosa di strano, nelle occhiate tra Caillean ed Eltanin, e si era messa in testa che quest’ultima fosse in pericolo. Con grande sconcerto e irritazione della bionda Serpeverde quindi, aveva deciso di tampinarla ad ogni ora del giorno e della notte, muovendosi per i corridoi come fosse in un film di spionaggio, le spalle al muro e gli occhi che saettavano a destra e a sinistra. Ogni tanto la bloccava, fermandola per le braccia, e avanzava canticchiando di una decina di passi, per controllare che ci fosse campo libero. Altre, le afferrava all’improvviso la tracolla, strangolandola quasi, e la svuotava del suo contenuto per controllare che non ci fosse al suo interno nulla di pericoloso, chessò, bombe, o manufatti maledetti. Da quando Narcissa aveva cominciato a spiegare come ragionavano i maghi oscuri, poi, Lily era partita in quarta, assaggiando anche il cibo di Eltanin, prima che esse stessa potesse metterci mano, per evitare che il vermicolo l’avvelenasse.
Il 28 settembre, Eltanin Narcissa Granger Malfoy, era diventata lei stessa una bomba, ed era in procinto di scoppiare.
Ecco perché la notte decise di dividere la truppa in due diverse camere, nella speranza di riuscire a dormire almeno un po’ in tranquillità, solo qualche minuto.
Tutti i suoi piani però, vennero disattesi da un inaspettatamente cavalleresco James Potter, che pretese di effettuare la divisione secondo il sesso, invece che per carattere ed attitudine, come la ragazza avrebbe desiderato. Così, mentre i diabolici gemelli si richiudevano la porta alle spalle, Eltanin si rese conto di essere intrappolata nella sua stessa stanza con una Lirael piangente per la separazione da Phoenix e terrorizzata per la forzata convivenza con lei, una Caillean dallo sguardo fisso e sempre più profondo, nonché indagatore, e, soprattutto, una fin troppo sorridente Lily Potter.
Appena la porta sbattè dietro di lei, Si accorse di essere circondata, a destra le Zabini, a sinistra Dominique, Cass e Gin che non vedevano l’ora di cogliere l’occasione per vestirla come una bambola, e davanti, il peggio del peggio, la sogghignante e terribile Lily. Dietro i principali pericoli per la sua salute mentale, le gemelline, che già discutevano, Molly, che leggeva un romanzo in disparte e Roxy, che miscelava con attenzione chissà quali pericolose sostanze. Tra tutti quei volti minacciosi in prima linea, Eltanin scelse il male minore, e si consegnò nelle mani della spietata nonché meravigliosa veela.
Afferrando al volo l’occasione, Dominique si esibì nel suo sorriso migliore, e afferrò anche la bionda, con grande entusiasmo delle altre due. La trascinarono in bagno, mentre le Zabini si lamentavano per aver mancato la presa e Lily imprecava per essersi fatta sottrarre la preda.
Mezz’ora dopo, quattro ragazze emergevano dalla toilette, tre delle quali mostravano un’espressione estasiata, quasi paradisiaca, in volto, mentre la quarta pareva più arrabbiata di quando era entrata. A quanto pareva, trenta minuti di maschere facciali, creme idranti, massaggi alle tempie e quant’altro, non avevano grande effetto su Eltanin. Se poi tutto ciò era seguito da una rapida nonché rude svestizione con seguente vestizione con abiti da notte non di suo gradimento quanto imbarazzanti, la cosa, ai suoi occhi, si faceva grave.
Al contrario, agli occhi delle altre ragazze, comprese le gemelline e Lily l’indegna, la maggiore del Clan faceva la sua porca figura, avvolta in una nuvola di trasparente chiffon rosso ciliegia, bordato di fine pizzo nero, una camicia da notte più simile a un babydoll che a una vera chemise. Sotto lo chiffon si intravedeva la biancheria elegante ma semplice, sempre nera, di seta bordata dello stesso pizzo che orlava il babydoll. Un reggicalze sosteneva i lunghi collant neri, in pendant con la biancheria, ed ai piedi, invece, calzava ciabattine a tacco basso dello stesso rosso dello chiffon.
Persino Molly, la timidissima Molly, si lasciò sfuggire un gemito di stupore ed apprezzamento.
Il gemito di Eltanin, al contrario, fu di puro sconforto.
-Oh Eltanin, siamo così felici! Non abbiamo mai potuto farlo.. Sai, per via del fatto che dividevamo la camera con tutti quei ragazzi..-  ciarlò felice Dominique.
La bionda, però, la stroncò sul nascere.
-Abbi pietà, Domi, e taci..- cominciò.
Quando la porta si aprì all’improvviso, però, si diffuse il silenzio totale.
E quando nel vano della porta apparve James Potter, la bocca aperta, le gote viola per l’imbarazzo, che in ogni caso era pari a un decimo di quello che provava Eltanin, il silenzio divenne ancora più pesante.
Da quello che le altre ragazze notarono, il ragazzo sbavava anche un pochetto, dall’angolo sinistro della bocca, che non riusciva assolutamente a chiudere. In un modo o nell’altro, comunque, balbettò: -I…Io.. Avevo.. cioè, io.. Io dovevo.. credo..-
Lily roteò gli occhi, scocciata. Si scaraventò giù dal letto, dove si era già stravaccata e gli si piazzò davanti, ignorando i suoi tentativi di sbirciare oltre le sue spalle.
-Che diavolo vuoi James?- gli sbraitò in faccia.
-Pigiama..- riuscì a mormorare lui, la voce roca.
Roxy, ridendo dietro Lily, lo tirò alla ragazza, che afferratolo, lo ficcò tra le braccia del fratello, per poi cacciarlo malamente fuori dalla stanza.
-Vai via ora!- strillò, spintonandolo.
-Sì..- disse lui, voltandosi un’ultima volta, sempre più rosso. –Cia.. Ciao Eltanin..- balbettò infine, agitando il pigiama stampato a orsacchiotti.
Quella arrossì a sua volta, nascondendo il viso tra le mani, e cercando di coprirsi il più velocemente possibile con un cuscino afferrato li a fianco.
Lo schianto della porta, le segnalò che, forse, poteva provare ad alzare gli occhi, perché magari, e solo magari, era stato tutto un sogno.
Ovviamente non era così, e una ghignante Lily si era avvicinata a lei con intenzioni pericolosamente dubbie.
La afferrò per un braccio, trascinandola verso il letto, ed invitando il resto delle ragazze a fare altrettanto. E un invito di Lily, ahimè, era difficile da rifiutare.
In pochi minuti il grande letto ospitava un assurda congrega di ragazze dai 12 ai 17 anni, più o meno recalcitranti, più o meno impigiamate, ma tutte coscienti che il grido “Pigiama Party!” di Lily Potter era una vera e propria dichiarazione di guerra, quindi, o ti arrendevi e accettavi, o combattevi e accettavi comunque.
Eltanin si lasciò andare con la testa sui cuscini, aspettando che la ragazza la costringesse a intervenire, e pronta ad opporsi se le avesse chiesto qualcosa di esagerato.
In effetti, la prima domanda che Lily fece, sparando a bruciapelo, nemmeno fosse davvero in guerra, fu piuttosto diretta, per quanto non rivolta alla bionda.
Gli occhi verde smeraldo si accesero, fissandosi sulla piccola Caillean, e il sorriso della rossa sembrava una lampadina.
-Zabini Junior..- cominciò, facendo le fusa peggio di un gatto –Parlaci del tuo rapporto con Lupus Granger Malfoy!- la incitò, puntandole contro la bacchetta, la punta illuminata da un Lumos, ad imitazione dei film polizieschi che amava tanto.
Lirael scoppiò a ridere, mentre Caillean arrossiva violentemente.
-Ma.. Ma che vuol dire??-
Lily sorrise, sorniona. –Esattamente ciò che ho detto. Voi due piccioncini state sempre insieme, fate gli amiconi.. lui si è addirittura battuto per il tuo onore! Io alla storia degli amici tanto amici ci credo poco..- ribadì, guardando di sbieco il circolo femminile che aveva creato. –E voi?-  le ragazze scoppiarono a ridere, mentre la piccola Zabini si faceva ancora più piccola.
-Non c’è niente da dire!- strillò. Poi fece un lungo respiro, calmandosi. –Non c’è niente da dire.- ribadì –Io ho scelto la strada della dea, e questa strada non prevede uomini. Lupus lo sa, e lo accetta.- terminò, più tranquilla.
Lily la scrutò, dubbiosa. –Sarà, ma non sono sicura che tu l’abbia accettato allo stesso modo..- disse, provocando un altro scroscio di risate femminili. Scrollò la testa, volgendosi verso le gemelle.
-E voi due?- chiese, la voce suadente, gli occhi che brillavano. –Con i gemelli Nott? Eh? Eh?- continuò, tirando loro piccole gomitate.
Hydra, vendendo la sua piuma di zucchero fare su e giù a causa dei colpi della rossa, si voltò indispettita, e grugnì in direzione di Lily: -A noi non piacciono i maschi!-
Columba più gentile, aggiunse: -Esatto, non siamo interessate. Ma i Nott fanno tutto quello che gli chiediamo, e ci sono utili.- al che, entrambe alzarono le spalle, in stereo, lasciando basita, forse per la prima volta, Lily, che però non ci mise molto a recuperare.
Infatti, scrollò rapida le spalle, tornò a sorridere come una volpe in caccia, e si girò verso Lirael.
-Tu, Zabini Senior.- si pronunciò, puntandola col dito indice e sorridendo quasi a mostrare i canini. –Si proprio tu. Che cosa ci dici del tuo flirt con Mr. Phoenix??-
Se in queste situazioni di solito si arrossisce, Lirael preferì sbiancare, e lo fece con tutta sé stessa, prosciugando di ogni traccia di colore il volto già chiarò.
-Io.. Io non..- tentò.
-Sì, sì, lo dite tutte! Io non, ma io, perché di qua, ecco di là..- diceva Lily, agitando la bacchetta che cominciò ad emettere scintille ovunque.
-Ma tra noi davvero non c’è niente!- esclamò Lirael, il pianto nella voce.
Eltanin si fece attenta. Se non era una pessima osservatrice, se la conoscenza dei suoi fratelli non la tradiva e se quello che vedeva e sentiva in quel preciso momento non era un illusione, allora, forse, non era sbagliata l’intuizione di Lily. Giusto quella volta, per precisare. Così, si arrischiò a chiedere: -Perché dici così Lirael? Non ti piace Phoenix?-
Alla ragazza scese una lacrima, mentre parlava: -Certo che mi piace! A chi non piace? Chi non si innamorerebbe di lui? Chi non vorrebbe donargli il proprio cuore? Ma lui non guarderà mai verso di me, non cercherà mai il mio viso, tra tutti, non domanderà mai del mio, di cuore. Io sono solo.. solo Lirael.-
Lily tacque, non sapendo cosa altro dire.
Eltanin, invece, si sporse in avanti, cercando di coprirsi alla bell’e meglio, e prese la mano di Lirael tra le sue. –Tu sei addirittura Lirael. E, per come la vedo io, è anche troppo, per una sola persona.- disse, un sorriso dolce sulle labbra. –Inoltre, tu potrai non accorgertene, ma per me che sono sua sorella è chiaro, anzi chiarissimo. Phoenix ti vede, cara, ti vede benissimo. E ti cerca, con gli occhi e con il cuore, ogni giorno. Ma non farà mai il primo passo verso di te- sospirò –E’ un codardo, non ci si può fare niente.- terminò, riadagiandosi sui cuscini.
Lirael la fissava con gli occhi sgranati e un’espressione esterrefatta sul volto, assolutamente incredula per le belle parole che le aveva rivolto. Saranno state vere? Avrà voluto ingannarla? Voleva aiutarla, confortarla? Sospirò leggera, prima di richiudersi in sé stessa a riflettere su quello che la bionda le aveva detto.
Lily sbattè più volte gli occhi, troppo concentrata a realizzare cosa era appena successo, come poteva Eltanin, la sua Eltanin, la rude e burbera Eltanin, suo mito, idolo e mentore –a distanza, s’intende-, essersi comportata così dolcemente con una ragazza esterna alla sua famiglia, e che per di più non era lei, non era Lily! Continuò a sbattere gli occhi, finché Eltanin stessa le richiuse la bocca con un gesto secco della mano,portandola a voltarsi verso di lei.
Gli occhi verdi della ragazza si accesero, non per la rabbia, ma per la frenesia di attirare ulteriormente l’attenzione della bionda su di sé.
-Bene, bene bene!- strillò –Ora che questa faccenda è chiarita, io passerei al caso più urgente e rilevante della settimana! Anzi dell’anno! Del secolo intero!- gridò, alzando la voce sempre più. Le ragazze la guardavano incuriosite, bionda compresa, fin quando lei non puntò la bacchetta, ancora illuminata sulla punta, proprio verso la maggiore dei Granger Malfoy, indicandola con precisione.
A quel gesto, Eltanin sussultò, preoccupata a morte per le sicuramente non benevole intenzioni dell’indegna Lily, che invece ridacchiò tra sé, scosse i capelli e la guardò con occhi divertiti.
-Ecco a voi, la pietra dello scandalo, la donna dalla lettera scarlatta, la ragazza in babydoll che sconvolse una scuola intera.. ecco a voi, Eltanin Narcissa Granger Malfoy, protagonista dell’intrallazzo più interessante di cui discuteremo oggi- assottigliò gli occhi, mentre le altre si stringevano maggiormente intorno a lei, e la bionda sbuffava infastidita, senza capire di cosa diavolo stava parlando l’altra.
-Ma cosa dici, Lily? Lo sai almeno che cosa è la lettera scarlatta??- domandò, irritata.
-No e non mi interessa, però donava al colore del tuo pigiama di oggi.- rispose quella, sorridendo. –Inoltre,- riprese, alzandosi dal letto e cominciando a camminare avanti e indietro davanti al letto –Quello di cui dovremmo davvero parlare..- allargò il sorriso sornione –E’ la tua storia con mio fratello James!- esclamò, bloccandosi sul posto e facendo una piroetta a mani giunte. –Quanto ho fantasticato su questo momento! Quanto ho sperato! È un sogno che si avvera! Io ed Eltanin.. parenti! Anche se grazie a quel buono a nulla di James che alla fine…- Lily continuava a parlare a ruota libera, sotto gli occhi esterrefatti di tutte, soprattutto della supposta futura sposa, che non sapeva nulla di tutto ciò. Le altre facevano vagare lo sguardo dalla rossa alla bionda come se seguissero una partita di tennis, alla stessa velocità, senza decidersi su chi fissare definitivamente.
Alla fine, Eltanin scoppiò, e afferrò la furia dai capelli infuocati per un braccio, interrompendo l’ennesima piroetta, e rimettendola a sedere di scatto, con un ringhio.
-Lily!- ruggì. –Ma cosa vai farneticando?? Ma ti pare di raccontare certe sciocchezze??-
-Ma non sono sciocchezze.- ribadì lei, ridacchiando. –Io ho visto bene come lui ti guarda, da un po’ di tempo a questa parte..-
Molly, stranamente, decise di intervenire, parlando per la prima volta dall’inizio della serata. –In effetti, è dall’inizio dell’anno che guarda Eltanin e solo Eltanin..- sussurrò, concentrata.
-E non è mai andato a letto con nessuna! Anche se è già passato quasi un mese dall’inizio dell’anno..- continuò Dominique, sovrappensiero. –Non è da lui. No, proprio, no.- disse, scuotendo la testa.
Lily annuiva, sicura delle sue parole. –E se mio fratello si comporta in questo modo, può esserci solo un motivo..-
-E bhe, da Dongiovanni qual è!- esclamò Cass, ridendo.
Rannicchiata nel suo angolo, rossa per la vergogna, Eltanin borbottava dimenticata da tutte le altre.
Sperava disperatamente di continuare a rimanere dimenticata, ma la sua, come sempre, era una vana speranza.
Lily, ridacchiando, le si accostò sui cuscini, la bacchetta in mano, e uno scintillio poco rassicurante negli occhi. –Allora.. e tu invece?- le chiese –Sono certa che anche tu hai notato il suo comportamento.. E sono sicura che non ti dispiace per nulla!- esclamò.
Eltanin borbottò qualcosa, nel silenzio creatosi intorno a lei, ma la rossa la incitò a ripetere più chiaramente e a voce alta, così lei si ritrovò a strillare: -Non ho notato proprio un tubo di niente! Per Morgana, ma voi pensate solo e solamente ai maschi!- gridò rossa come un pomodoro, gli occhi solitamente gelati in fiamme. –E ora andatevene tutte a dormire!-
Alla risata che seguì il suo sfogo, Eltanin si arrese, e prese attivamente parte alle chiacchiere delle ragazze, a patto che lasciassero fuori qualsiasi cosa riguardasse la sua sfera sentimentale.
Parlarono di tutto, della situazione sempre stabile della preside, che non presentava né miglioramenti né peggioramenti, delle possibilità delle varie squadre di quidditch e delle quattro case di vincere le due coppe, dei progetti dei malandrini, e delle possibili interpretazioni della profezia.
Accennarono all’imminente party di fine settembre di Lumacorno, e alla decisione dei gemelli di organizzare una sorta di “after party” nella sala comune di Serpeverde, dopo la festa ufficiale, per smaltire la parte noiosa. Hydra riferì che i due ne avrebbero parlato al resto della combriccola il mattino successivo, nella speranza di rialzare le sorti dell’umore della compagnia, al momento a terra. A quella notizia, Lily emise un grido di gioia, sempre pronta a fare baldoria.
Ma dopo le ultime speculazioni sulla possibilità di recarsi in coppia o da soli al party, erano tutte assonnate, e crollarono addormentate lì dov’erano.
 

Per Eltanin, come già era successo altre volte, quel torpore improvviso fu l’inizio di un sonno profondo e magico, l’inizio di qualcosa di più intenso della magia stessa, che trasportò la sua mente e il suo cuore lontano, su un’isola accessibile solamente a lei, mentre il resto delle ragazze dormivano tranquille.
 

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Mio personale angoletto:
Buondì e buona settimana!
Ormai il mercoledì è diventato l’appuntamento fisso per gli aggiornamenti!
Capitolo lungo, ma non così lungo, nevvero? Dite di sì, daaaai!
Finalmente si comincia a capire qualcosa delle reliquie, e appare un personaggio benigno, sempre nelle vesti di Boudicca, quanto sarà importante il suo ruolo?
Per coloro di voi che temevano per la sorte di Minerva, voilà, nessuna preside morta! Ma anche lei, come gli altri personaggi, deve affrontare prove difficili.
Mortimer si svela, almeno in parte, e mostra la sua follia e il suo odio, rivelando parecchio su di sé. Cosa ne pensate del monologo iniziale su di lui? E del “combattimento" tra lui ed Eltanin? Sono state le parti più belle da scrivere, anche se la più divertente è stata certamente l’ultima, quella con l’interrogatorio di Lily!!!
Ringraziamenti:
Un grazie particolare LadySaphira, che ha voluto tornare indietro e recensire tutti i capitoli dimenticati, fornendomi preziosi consigli, come sempre.
Altrettanto devo ringraziare ladyathena, fedele seguace delle mie storie, Grumpy, appassionato lettore e recensore, Giorgia0391, che non si risparmia mai, ed eLi__xD, nuova lettrice ma non meno entusiasta ed entusiasmante.
Grazie quindi a tutti coloro che scelgono di lasciarmi un’opinione, e che mi recensiscono da sempre, grazie mille!
Grazie ai 65 diamanti che hanno inserito questa mia storia tra le seguite, non ve ne pentirete!
Grazie agli19 rubini che l’hanno inserita tra le preferite, fantastici!
E grazie a Herm_Malfoy e bribry85, che l’hanno messa tra le ricordate. Grazie!!
Grazie anche agli 11 lettori che hanno voluto eleggermi nel loro podio di autori preferiti, mi sento grande!
Vi amo tutti, tutti quanti.
Alla prossima,
Nimi

  
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