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Autore: 9Pepe4    13/06/2012    9 recensioni
In un eccesso di insofferenza nei riguardi della sorellina, Trunks compie uno sbaglio che rimpiangerà amaramente.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bra, Trunks
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 17 – Chi va e chi resta

Dopo pochi istanti, la situazione sembrava volgere ormai in completo favore dei due saiyan mezzosangue.
Algid poteva anche essere incredibilmente veloce. Poteva anche avere dalla propria la brillante capacità di far leva sui peggiori ricordi dei suoi avversari, ma non poteva certo tener testa a due membri di quella razza guerriera.
Trunks si accorse quasi subito delle difficoltà dell’alieno.
Il suo cuore, però, ormai ferito a sufficienza da tutto ciò che gli era accaduto negli ultimi tre anni, ormai disilluso dopo tante speranze infrante, non si concesse di gioire vedendo la prospettiva di vittoria farsi più probabile.
Una parte del ragazzo si stupì nel notare come gli risultava semplice combattere assieme al suo alter ego.
Forse solo con Goten poteva dire di aver provato una sensazione di maggiore sincronia.
Certo, i loro stili erano differenti: Trunks sapeva di lottare in maniera assai simile a Vegeta, e gli parve di intravedere qualcosa delle tecniche di Gohan nei metodi dell’altro giovane. Eppure sembrava che il loro modo più personale e istintivo di affrontare l’avversario fosse molto simile.
“In fondo è logico” ragionò Trunks, mentre si abbassava di scatto per evitare un pugno di Algid, “dato che siamo la stessa persona”.
Se la sensazione di vertigine che provò un momento dopo fosse dovuta a quel pensiero o alla frenesia del combattimento, non avrebbe saputo dirlo.
In realtà, il vero vantaggio che i due giovani trovarono nel combattere insieme fu il fatto che si compensavano a vicenda.
Trunks era ormai abituato ai tranelli mentali di Algid e quindi ne era quasi immune, cosicché poteva intervenire rapidamente quando il suo alter ego veniva tratto in inganno da uno dei ricordi che venivano richiamati ad affollargli la mente.
Trunks era il più forte tra i due, ma anche quello decisamente più fuori allenamento; il ragazzo del futuro, invece, poteva contare su un addestramento che era continuato incessantemente anche dopo la sua definitiva vittoria contro i due cyborg. Era meno provato e più esercitato, e le sue mosse risultavano tutto sommato più fluide di quelle di Trunks.
Dal canto suo, Algid era furibondo.
Era arrivato sulla Terra per vendicare Freezer. Aveva giudicato che Trunks fosse colpevole quanto il suo alter ego della morte dell’alieno – dimensioni parallele o meno, futuri alternativi o no, erano la stessa persona – e si era occupato di fargliela pagare.
Nel momento in cui, però, era comparso il ragazzo davvero responsabile, il suo interesse nei riguardi di colui che aveva attaccato sino a quell’istante era svanito completamente.
Quando aveva avuto davanti il vero e proprio uccisore di Freezer, la voglia di fargli sputare sangue si era fatta tanto corrosiva da bruciargli le vene.
Di quell’altro ragazzino, ormai, non gli importava nulla, ed un vero e proprio ringhio gli salì alla gola quando Trunks gli lanciò contro una sfera d’energia che lui riuscì a parare all’ultimo istante.
Se solo fosse riuscito ad individuare quella mocciosa, toglierselo di torno sarebbe stato facile come bere un bicchier d’acqua. Purtroppo, però, non riusciva più a vederla, e il ritmo incalzante dello scontro gli impediva di concedersi anche un solo secondo per cercarla.
Trunks, approfittando della frustrazione che aveva distratto l’alieno, si gettò su di lui, riuscendo ad afferrarlo da dietro e a bloccarlo in modo tale che non potesse più far danno.
In sincrono, il ragazzo del futuro unì le mani, pronto a dare il colpo di grazia all’avversario.
La voce sgradevole di Algid, però, lo fermò. «Sei davvero sicuro di volerlo fare?» insinuò l’alieno. «Come pensi di poter tornare nella tua dimensione, quando io non ci sarò più?»
Il ragazzo del futuro si bloccò.
«Tu sei arrivato qui perché io ho creato una distorsione spazio temporale» continuò Algid, velenosamente. «Come pensi di tornare nella tua epoca, senza di me?»
Trunks sussultò. Mentre guardava il proprio alter ego, allentò involontariamente la presa sull’avversario, per un solo istante, ma Algid ne approfittò subito. Con una mossa fulminea, si girò nella stretta, pronto ad attaccare Trunks, ma prima che potesse fare un gesto, ci fu un’esplosione di luce.
Trunks, che aveva affrettato una posa difensiva, sbatté le palpebre.
Algid, di fronte a lui, sembrava stranamente sospeso nell’aria, la bocca molle, gli occhi vuoti.
Poi, dopo un istante, la sua testa si rovesciò in avanti, e l’alieno precipitò pesantemente al suolo.
Impietrito, il ragazzo rimase a fissare il suo avversario – il nemico che, per vendicare Freezer, aveva rapito Bra – mentre quello giaceva al suolo.
Dopodiché, sollevò la testa e guardò il proprio alter ego, consapevole del fatto che il tempestivo intervento dell’altro gli aveva probabilmente salvato la vita.
«Grazie» riuscì a dire. Aveva la gola secca, e la testa gli rintronava.
L’altro non sorrise, ma scrollò le spalle. «Di niente» rispose.
Trunks si sentiva completamente stravolto.
Dunque era finita? Era davvero finita?
Lentamente, iniziò a perdere quota, sino a poggiare i piedi sull’erba. A quel punto, forse per la stanchezza, forse per il sollievo, sentì le gambe cedere, e cadde in ginocchio, ansimando piano.
Il ragazzo del futuro atterrò lì vicino, ed andò ad osservare il corpo di Algid. Con espressione impenetrabile, sollevò la mano, e ridusse il cadavere dell’alieno in cenere, per poi dirigersi verso Trunks.
«Stai bene?» gli domandò, aggrottando la fronte.
Trunks riuscì ad annuire. Aveva lo stomaco sottosopra: persino in quel momento, a causa dell’orgoglio ereditato da Vegeta, si sentiva un idiota per essersi fatto prendere così alla sprovvista da Algid. “Come diamine ho fatto a permettergli di liberarsi dalla mia presa?” si domandò, e quel pensiero parve riecheggiare nella sua mente svuotata.
L’inattività, si rispose dopo un momento. Aveva trascurato sin troppo gli allenamenti. Erano secoli che non combatteva, né sul serio né per gioco, da quando…
«Bra!» esclamò improvvisamente, con voce soffocata.
Un momento dopo, scattò in piedi sotto lo sguardo interrogativo del suo alter ego, e si precipitò verso la casetta di legno che aveva infestato i suoi incubi per tanto tempo.
Là dentro, Bra era seduta – rannicchiata, per meglio dire – con gli occhi spalancati. Udendo dei passi che si avvicinavano, mosse la testa in uno scatto spaventato.
Poi si irrigidì, e guardò fuori, e vide avvicinarsi due ragazzi.
Per quanto quei due giovani fossero pressoché identici, la bambina riconobbe immediatamente il fratello, e fu solo su di lui che fissò il proprio sguardo, ignorando del tutto il ragazzo del futuro.
Trunks aveva una mano premuta sulla spalla destra, ma non sentiva affatto il dolore.
Il cuore gli rintronava nelle orecchie – batteva così forte che sembrava sul punto di scoppiare – e lui faticava a trattenere le proprie gambe. Avrebbe voluto correre, invece di camminare, precipitarsi su Bra e afferrarla e stringerla contro di sé, ma a frenarlo interveniva il desiderio di non spaventare la bambina, e il timore che lei avesse effettivamente paura di lui.
Quando però la vide, gli sembrò che tutte le sue ansie non avessero più importanza.
Bra era seduta e lo guardava, con un’espressione seria che un po’ strideva sul suo viso che – seppur pallido e aguzzo – era pur sempre quello di una bambina.
Quasi inconsapevolmente, d’istinto e contrariamente ai propri desiderio, Trunks rallentò appena il passo, invece di sveltirlo, e si avvicinò alla sorellina con un’estrema cautela.
Lei, immobile, lo fissava con i suoi occhi grandi e celesti.
«Bra, sono io» sussurrò Trunks, con voce rotta. «Sono tornato a prenderti».
Tese le braccia senza pensarci. Non credeva che Bra si sarebbe lasciata stringere, ma il desiderio di toccarla era tale che quel gesto gli venne d’impulso.
La bambina, però, prendendolo totalmente alla sprovvista, non aspettò nemmeno che lui la invitasse ad abbracciarlo: si alzò in piedi e si rifugiò contro il petto del fratello, le manine che si aggrappavano veloci e incerte alla maglietta del giovane.
Trunks, sentendo quella testolina che spingeva contro il suo collo, si sentì mancare il fiato. Fu solo un attimo, però, e il momento dopo si chinò in modo da abbracciarla, prima con cautela perché Bra, disavvezza com’era al contatto fisico, tremava appena, poi con più forza quando i tremiti della bimba si calmarono.
Trunks sentì i primi singhiozzi della sorellina, e fu solo quando aprì la bocca per cercare di confortarla che si accorse di star piangendo a propria volta.
Poi lei iniziò ad agitarsi furiosamente, scalpitando perché il fratello la lasciasse andare.
Confuso e col cuore ferito, Trunks la lasciò, e Bra gli diede una testata in pieno stomaco.
Con le guance ancora bagnate di lacrime, il ragazzo rimase fermo. Quel colpo non gli aveva fatto male fisicamente, ma psicologicamente sì. Stordito e dolorante, non riusciva a muoversi.
Allora… Allora Bra lo odiava.
Allora era arrivato troppo tardi, alla fine.
Allora…
La bambina sollevò su di lui due occhi carichi di biasimo, poi allungò una manina verso il suo volto… e gli asciugò doverosamente le lacrime, senza dire una parola.
«Bra, mi dispiace» gemette Trunks.
Lei annuì, guardandolo seria, poi gli abbracciò il petto.
Osando a malapena a credere a ciò che stava accadendo, il giovane ricambiò la stretta, assaporando il profumo della bambina. Era odore di bruciato e di erba e di terra, con un pizzico di sudore infantile, ma era decisamente odore di casa, e le labbra del ragazzo tremavano mentre la prima ondata di felicità lo invadeva, così violenta e improvvisa da farlo traballare.
Da quanto tempo non si sentiva in quel modo?
Gli sembrava che il petto avrebbe potuto scoppiargli per la gioia da un momento all’altro.
Chinandosi sulla bambina, affondò il viso nei suoi capelli turchini, e per un attimo interminabile rimase fermo così, immemore di tutto.

Anche quando sciolse l’abbraccio e si raddrizzò, continuò a tenere la manina di Bra nella propria.
Fu solo con molta fatica che riuscì a distogliere lo sguardo da lei per posarlo sul proprio alter ego – della cui presenza si era quasi dimenticato.
«E ora?» domandò, senza sapere cos’altro dire. «Tu come farai? A tornare nel tuo tempo, voglio dire».
Il ragazzo del futuro si morse il labbro inferiore, ma poi cercò di sembrare sicuro di sé. «Penso che si troverà il modo».
«Algid ha detto…» cominciò Trunks.
«Non importa quello che ha detto» lo interruppe l’altro, con decisione. «Sono certo che la mamma… Tua madre, intendo, potrà aiutarmi».
Trunks si morse il labbro, mentre Bra, accanto a lui, si muoveva appena. «Lo spero proprio» disse il saiyan, sinceramente, per poi aggiungere: «Mi dispiace».
L’altro lo fissò. «Per cosa?»
«Be’, è stato a causa mia che sei rimasto coinvolto in questa faccenda» replicò Trunks, mentre il senso di colpa cominciava ad agitarsi nel suo petto. «Se non avessi combinato questo gran pasticcio, non sarebbe successo niente» aggiunse, con voce strozzata.
Bra alzò la testa a guardare il fratello.
Il ragazzo del futuro sembrava confuso.
«E poi» riprese Trunks, «mi hai salvato la vita, anche se così facendo potresti aver preso la possibilità di tornare a casa tua».
«Non è detto» replicò l’altro, poi azzardò: «Ehm… Scusa se te lo chiedo, ma… Puoi dirmi chi è lei?»
La prima reazione di Trunks fu di assoluto sbalordimento, ma poi si ricordò che nella dimensione dove era cresciuto l’altro Bra non esisteva.
Quel pensiero gli diede un brivido.
«È Bra» disse, per scacciare la propria ansia. «È mia sorella».
Così dicendo, abbassò lo sguardo su Bra, che sollevò la testolina per fissarlo a propria volta.
«Sorella?» ripeté il ragazzo del futuro, sorpreso, senza riuscire a trattenersi.
Trunks strinse la manina di Bra, e si disse che non doveva essere una passeggiata, scoprire che un altro se stesso aveva una parente in più.
«Scusa» disse, perciò.
Contro ogni sua aspettativa, però, il suo alter ego sorrise. «Una sorellina» disse, serenamente. «Mi piace».
Si passò una mano tra i capelli.
«Però ancora non ho capito cosa lei c’entri con Algid e tutto il resto…»
Trunks sentì un fremito percorrerlo. Si sedette a terra, e Bra si mise sulle sue ginocchia. «È una storia un po’ lunga» disse, a fatica. «Vieni, ti racconto».
Gli riuscì spaventosamente difficile, ripercorrere quella che era stata la realtà della sua vita negli ultimi anni, ma col peso caldo di Bra contro il proprio petto, in qualche modo ci riuscì.
Anzi, ad un certo punto la bambina, sentendolo tremare, gli passò una manina impietosita sul viso, come per consolarlo.
Trunks ne fu grato e allibito.
Non si meritava un simile perdono, e soprattutto non meritava una sorellina tanto affettuosa.
«Aspetta, però» intervenne il suo alter ego, «qua la Sfere del Drago non sono attive? Non avete chiesto aiuto al Dio Drago?»
Trunks accarezzò la testa azzurra di Bra. «Sì, lo abbiamo fatto» rispose, in tono assente. «Gli abbiamo chiesto di trovare Bra, ma lui ha risposto che non gli era possibile, così come non gli era possibile determinare se fosse viva o morta».
Per un istante, seguì quel ricordo, poi si riscosse.
«Non riuscivamo a capire perché» riprese. «Ora credo che Algid abbia trovato il modo di nascondere Bra al Dio Drago così come ha nascosto a tutti la sua aura».
«Non gli dev’essere stato difficile» ragionò il ragazzo del futuro. «Se era più forte di Dio, poteva prevalere sul Dio Drago».
Dopodiché, scrollò le spalle, e Trunks abbracciò Bra.
«Adesso» sussurrò il giovane, contro la pelle della sorellina, «credo sia ora di tornare a casa».





Spazio Autrice:
Scusatemi, scusatemi, SCUSATEMI!
È un secolo che non mi faccio sentire, ed è un’ingiustizia fatta e finita nei vostri confronti.
Vorrei addossare tutta la colpa alla scuola (e in effetti un po’ di colpa ce l’ha: nelle ultime settimane di lezione avevo poco più di un nanosecondo da dedicare alla scrittura), ma va detto che ho avuto anche carenza d’ispirazione e di buona volontà .-.
Mi sono scoraggiata, insomma.
Comunque, oggi mi presento con questo, che mi sembra tanto un CC (= Capitolo Cavolata), brutto e scontato. Spero solo di sbagliarmi T.T
E alla fine spuntano fuori le Sfere del Drago. Inizialmente, l’intenzione era di mostrare con un flashback l’apparizione di Shenron e tutto, ma a questo punto mi sembrava che stonasse con la trama, quindi ho cercato di riassumere la scena solo con le parole di Trunks.
Il succo, comunque, è che, come Dragonball ci insegnò, chi è più potente di Dio può fregare Shenron alla grande, ed è almeno dalla saga dei saiyan che gli avversari sono tutti più potenti del Supremo.
Boh. Spero bene.
Alla prossima?
  
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