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Autore: MangakA_BakA    13/06/2012    6 recensioni
"allora?" mi chiede, appoggiando la schiena alla porta chiusa.
Immagino di non potergli rispondere "è stato il bacio più dannatamente eccitante e meraviglioso della mia vita…"
DALL'ULTIMO CAPITOLO:
« Io.. Rimarrò completamente nudo di questo passo, lo capisci? Scoperto.. » mormoro, e probabilmente da un punto di vista esterno devo sembrare un malato di mente con manie di persecuzione, per il tono leggermente febbrile che ho usato, ma so che lui -solo lui- riuscirà a capire cosa voglio dire. « Sto cercando.. Sto solo cercando di non perdere anche gli ultimi pezzi che mi rimangono.. »
La sua mano allenta la stretta sulla mia spalla, scivolando piano fino al collo e prendendo ad accarezzarmi dolcemente.
« Perché non puoi lasciarli andare..? Smettila di aggrappartici così ossessivamente, se dovessi… se dovessi rimanere nudo, è troppo arrogante da parte mia sperare di riuscire a coprirti, a tenerti in piedi? »
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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CHAPTER 22

 

La prima cosa che vedo, appena arrivato a scuola, è Fra, che mi corre incontro come un cagnolino felice, sorridendo con aria beota. Mi raggiunge in fretta, quasi saltellando, e mi si butta addosso, abbracciandomi a mo’ di koala, ancora prima che io possa considerare l’idea di salutarlo, mandarlo a quel paese, fuggire o fare qualsiasi altra cosa. Mi si scolla dopo qualche secondo, continuando a sorridere come un deficiente, e sono assolutamente convinto che tutta questa sua ilarità mi dovrebbe preoccupare parecchio.

« Indovina un po’ cosa c’è nella mia tasca in questo momento?? » esclama.

Lo guardo scocciato, mentre Gio’, accanto a me, sembra non aver ancora deciso se essere di buon umore oppure no.

« Un preservativo? Una dose di MD? Il numero di telefono di una ragazza? »  chiedo, ironico, dando per scontato che queste cose siano una più improbabile dell’altra.

Lui storce la bocca, alzando il occhi al cielo. « Simpatico. Davvero, molto simpatico. No.. ci sono 50 euro di White Widow arrivati freschi freschi ieri da Amsterdam» spalanco gli occhi. « …Pensavo di dividerne un po’ con il mio caro amico Luca, ma a quanto pare non è interessato… »

Fa per andarsene, ma lo blocco, prendendolo per un polso. « È interessato! –esclamo, con voce leggermente strozzata- Il tuo caro amico Luca è molto interessato! »

Lui sorride di nuovo, con aria malvagia. « Ne ero certo.. »

« Ma come te la sei procurata? » chiedo, mentre ci dirigiamo tutti e tre verso il parchetto dietro la scuola, cercando un posto un po’ più appartato.

« Me l’ha spedita un mio amico che è andato a farsi qualche giorno là.. » mi risponde, scrollando le spalle. Ci sediamo su una panchina un po’ isolata e lui tira fuori l’erba, staccandone un pezzo e passandomelo. « Tu sgrema, io rollo. » ordina, ed io non posso far altro che eseguire. Questa roba ha un odore buonissimo, ma probabilmente mi rimarrà addosso per tutto il giorno. Una volta tirata su la canna, è Fra ad accenderla, con un sorriso soddisfatto e beato dipinto in volto. Stende le gambe, rilassandosi completamente. Gio’, seduto accanto a me, continua a fissarmi, e non sono affatto sicuro che sia una buona cosa.

Fra chiude gli occhi, con l’aria di uno che ha appena raggiunto il nirvana, ed io ne approfitto per prendere la mano di Gio’, i nascosto. Lui intreccia le dita con le mie. Mi volto a guardarlo, e non riesco a non sorridere come un ebete. Lui risponde con un piccolo sorriso, appena accennato, dolce. Mi convinco ogni giorno di più che sia la cosa migliore che mi potesse capitare. Mi stringe la mano, ed il mio cuore salta un battito. Mi guarda con i suoi occhi ghiacciati, e mi si mozza il respiro.

« Tieni Luke.. » la voce di Fra interrompe i miei pensieri e mi riporta con i piedi per terra. Mi volto verso di lui, prendendo la canna che mi sta porgendo, e faccio un primo tiro. Il fumo scende lungo la mia gola forte ed amaro. Dopo qualche tiro faccio per passarla a Gio’, ma lui rifiuta, quindi la tengo io.

« Oh, facciamo un ping? » propone verso la fine Fra.

Annuisco. Quando la finiamo sono leggermente fatto, ma grazie a Dio non troppo. Ci alziamo dalla panchina, e posso constatare che le mie gambe funzionano alla perfezione, così come anche il mio cervello ed i miei occhi. Forse i miei riflessi hanno qualche problema, ma tutto sommato sto bene.

Gio’ mi guarda per qualche secondo, poi sospira. « Hai gli occhi bordeaux.. » commenta, infilando le mani in tasca.

Scrollo le spalle e sorrido. Non so bene per quale ragione io continui a sorridere come un demente, ma non riesco a farne a meno. Torniamo davanti a scuola e ci uniamo agli altri, che sono arrivati nel frattempo, e a me sembra di galleggiare su una nuvoletta rosa.

« Bastardi, avete fumato senza di noi! » esclama Schizzo, appena ci vede. O meglio, appena vede i miei occhi.

Lo guardo male. « Zitto. Tu ti fai mia sorella, non hai diritto di parola. »

Lui si zittisce con aria da cane bastonato, e gli altri scoppiano a ridere.

« Ragazzi, piuttosto, sabato Magazza? 15 euro open bar.. » esclama dopo un po’ Dilma. Tutti scrolliamo le spalle, annuendo felici alla prospettiva di un sabato sera di ubriachezza molesta. Tutti tranne Gio’, che abbassa lo sguardo e si rabbuia.

 

Fisso la prof di latino con sguardo vacuo, senza sentire quello che sta dicendo. È incredibile come il mio cervello sia in grado di scollegare completamente i cavi che lo collegano alla realtà, quando questa santa donna parla. Le cose mi entrano da un orecchio ed escono dall’altro, ed in mezzo c’è il vuoto cosmico. Un buco nero. Il nulla. Ho la vaga sensazione di diventare ogni giorno più stupido.

Mi volto verso Gio’, che a differenza mia è attento alla lezione, e sta prendendo un sacco di appunti. Rimango così ad osservarlo per un po’. Il bel viso è corrucciato in un’espressione concentrata, i capelli gli cadono un po’ scompigliati sulla faccia e sul collo, e la maglietta blu della Volcom fa risaltare i suoi occhi e gli fascia i bicipiti, facendoli apparire più muscolosi. È maledettamente bello. I ricordi della notte passata tornano ad assillarmi con prepotenza, e mi viene una voglia pazza di baciarlo. È qui, accanto a me, e appoggiare le mie labbra sulle sue richiederebbe uno spostamento minimo, ma non lo posso fare. Non in classe, non davanti a tutti. Lascio cadere con nonchalance una mano sul suo ginocchio, e lui si irrigidisce al contatto. Si volta a guardarmi, fulminandomi con lo sguardo. Un sorriso malizioso si dipinge sul mio viso, e lentamente lascio scivolare la mia mano su per la sua coscia. Gio’ arrossisce, continuando a guardarmi male. Quando le mie dita raggiungono il cavallo  dei suoi pantaloni, diventa completamente bordeaux, e schizza in piedi, mordendosi un labbro. La prof si volta a guardarlo perplessa, così come tutti i nostri compagni di classe. Io, al contrario, continuo a fissarlo divertito e curioso di sapere cosa si inventerà.

« Prof, io… Non sto bene. Sto male. Molto, male. Potrei andare un attimo in infermeria? » esclama, dopo qualche secondo, sembrando una via di mezzo tra un automa, un idiota ed un povero ragazzino shockato. Di sicuro, comunque, non uno che sta male. La prof annuisce, sempre più sconcertata, e Gio’ si volta verso di me.

« Accompagnami. » ordina, per poi prendermi per un polso e trascinarmi velocemente fuori dalla classe. mi porta fino all’infermeria, stringendomi il polso tanto da farmi quasi male, e appena la porta si chiude dietro di noi scoppio a ridere, senza più riuscire a trattenermi. La stanza, grazie al cielo, è vuota, quindi Gio’ non deve far finta di stare male per davvero. Si siede sul lettino ed infila un dito nel passante della mia cintura. Mi tira verso di sé.

« Sei un emerito deficiente. » mi apostrofa, infilandomi una mano tra i capelli. « Sei la persona peggiore di cui mi potessi innamorare. » abbasso il viso verso il suo, spinto dalla sua mano, e lui scuote la testa contrariato. « Però ti amo.. » conclude, in un sussurro, appena prima di premere le labbra contro le mie.

Io sorrido nel bacio, prendendolo per i fianchi e tirandolo verso di me. Mi passa le braccia intorno al collo, stringendomi forte.

Quando ci stacchiamo di nuovo, il suo viso ha perso la sua dolcezza, e mi guarda con un’espressione dura. « Tu sabato vuoi veramente andare ai magazzini? »

Lo guardo interrogativo. « Ehm.. Si..? perché?»

Assume di nuovo quell’espressione un po’ triste, un po’ delusa che ultimamente ho visto fin troppe volte. « Non te lo ricordi proprio, eh? »

No, non me lo ricordo. Cosa diavolo succede sabato? Cerco di scavare nei meandri della mia memoria un po’ labile, ma trovo una tabula rasa. Zero. Nulla. Encefalogramma piatto.

Lo guardo con aria colpevole. « Cosa c’è sabato? »

Lui sospira, abbassando lo sguardo. « Niente. Lascia stare, non c’è niente. »

Alzo gli occhi al cielo. Perché deve fare sempre così? Non può dirmelo e basta? « Gio’, smettila di fare la ragazzina offesa con me e dimmi che cazzo succede sabato, che non mi ricordo! » esclamo, esasperato dal suo comportamento.

Alza nuovamente lo sguardo su di me, e i suoi occhi sono leggermente umidi, le guance arrossate. « È il mio compleanno. » scuote la testa e scende dal lettino, mettendosi in piedi, ed io sento il mio cuore sprofondare all’altezza dell’ombelico. « Comunque non importa, non devi esserci per forza, se vuoi andare ai Magazzini vai pure.. » si volta e fa per andarsene, ma lo fermo, prendendolo per un braccio e tirandolo verso di me. Lo abbraccio da dietro, affondando il viso nei suoi capelli morbidi.

« Scusa.. » mormoro, stringendolo più forte che posso. « Faccio schifo come fidanzato, e sono ancora peggio come amico.. » il suo petto, sotto le mie braccia, si alza e si abbassa in maniera irregolare. Non riesco a vederlo in faccia, ma ho paura che stia piangendo. Come diavolo ho fatto a dimenticarmi del suo compleanno?  « Scusa.. » ripeto, posando piano le labbra contro il suo collo.  « Scusa, sono un idiota. » gli lascio un altro bacio, un po’ più in basso. « Sabato sera lo passerò con te. » un altro bacio, più su, quasi sulla mascella. Sento il suo cuore battere forte contro la cassa toracica. Lo stringo un po’ più forte, e gli mordicchio la base del collo, facendogli trattenere il respiro. « E ti farò un regalo bellissimo, per farmi perdonare. » aggiungo, con un sorrisetto.

Lo sento finalmente rilassarsi. Mi sfiora le braccia con la punta delle dita. « Stai cercando di comprarti il mio perdono? » mi chiede, finalmente divertito.

« Funziona? » rispondo, infilando il naso tra i suoi capelli inspiegabilmente profumati.

« Mh… sei sulla buona strada.. »

« Si? »

« Si, ma se cerchi ancora di infilarmi le mani nei pantaloni nel bel mezzo di una lezione su Tacito, potrei prendere in considerazione l’idea di mollarti seduta stante. »

 

 

 

 

CE L’HO FATTAAAAAAAA!

Ultimamente sono stata assalita da un attacco di pigrizia allucinante. Non ho veramente voglia di fare niente. Oggi non ho mangiato, perché non avevo voglia di prepararmi niente, non ho fumato, perché non avevo voglia di scendere a comprare le sigarette, MA mi sono obbligata a finire di copiare al pc questo merdosissimo capitolo. Quindi, vi prego di comprendere i miei sforzi ç_ç

Ora, veniamo al capitolo: i due idioti continuano ad essere idioti. Si sono presi una pausa di un paio di capitoli, in cui pareva che finalmente avessero recuperato il senno, ed invece no. XD Luca è sempre il solito stordito –e mo’ pure fattone- e Gio’ è la solita tredicenne mestruata in continua cerca di coccole ed attenzioni.

Ora tesorini, se voleste cortesemente farmi sapere cosa pensate di questi due sclerati, ve ne sarei infinitamente grata, visto che senza recensioni la voglia di scrivere –che è già poca, ultimamente- va beatamente a farsi benedire. =_=

Ora vi lascio, ringraziando tanto tutte coloro che apprezzano questa minchiata <3

Vi amo <3

   
 
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