CHAPTER 22
La prima
cosa che vedo, appena arrivato a scuola, è Fra, che mi corre incontro come un
cagnolino felice, sorridendo con aria beota. Mi raggiunge in fretta, quasi
saltellando, e mi si butta addosso, abbracciandomi a mo’ di koala, ancora prima
che io possa considerare l’idea di salutarlo, mandarlo a quel paese, fuggire o
fare qualsiasi altra cosa. Mi si scolla dopo qualche secondo, continuando a
sorridere come un deficiente, e sono assolutamente convinto che tutta questa
sua ilarità mi dovrebbe preoccupare parecchio.
«
Indovina un po’ cosa c’è nella mia tasca in questo momento?? » esclama.
Lo guardo
scocciato, mentre Gio’, accanto a me, sembra non aver
ancora deciso se essere di buon umore oppure no.
« Un
preservativo? Una dose di MD? Il numero di telefono di una ragazza? » chiedo, ironico, dando per scontato che queste
cose siano una più improbabile dell’altra.
Lui storce
la bocca, alzando il occhi al cielo. « Simpatico. Davvero, molto simpatico. No..
ci sono 50 euro di White Widow arrivati freschi freschi ieri da Amsterdam» spalanco gli occhi. « …Pensavo
di dividerne un po’ con il mio caro amico Luca, ma a quanto pare non è
interessato… »
Fa per
andarsene, ma lo blocco, prendendolo per un polso. « È interessato! –esclamo,
con voce leggermente strozzata- Il tuo caro amico Luca è molto interessato! »
Lui sorride
di nuovo, con aria malvagia. « Ne ero certo.. »
« Ma
come te la sei procurata? » chiedo, mentre ci dirigiamo tutti e tre verso il
parchetto dietro la scuola, cercando un posto un po’ più appartato.
« Me l’ha spedita un mio amico che è andato a farsi qualche giorno là..
» mi risponde, scrollando le spalle. Ci sediamo su una panchina un po’ isolata
e lui tira fuori l’erba, staccandone un pezzo e passandomelo. « Tu sgrema, io rollo. » ordina, ed io non posso far altro che
eseguire. Questa roba ha un odore buonissimo, ma probabilmente mi rimarrà
addosso per tutto il giorno. Una volta tirata su la canna, è Fra ad accenderla,
con un sorriso soddisfatto e beato dipinto in volto. Stende le gambe,
rilassandosi completamente. Gio’, seduto accanto a
me, continua a fissarmi, e non sono affatto sicuro che sia una buona cosa.
Fra chiude gli occhi, con l’aria di uno che ha appena raggiunto il
nirvana, ed io ne approfitto per prendere la mano di Gio’,
i nascosto. Lui intreccia le dita con le mie. Mi volto a guardarlo, e non
riesco a non sorridere come un ebete. Lui risponde con un piccolo sorriso,
appena accennato, dolce. Mi convinco ogni giorno di più che sia la cosa
migliore che mi potesse capitare. Mi stringe la mano, ed il mio cuore salta un
battito. Mi guarda con i suoi occhi ghiacciati, e mi si mozza il respiro.
« Tieni Luke.. » la voce di Fra interrompe i miei pensieri e mi riporta
con i piedi per terra. Mi volto verso di lui, prendendo la canna che mi sta
porgendo, e faccio un primo tiro. Il fumo scende lungo la mia gola forte ed
amaro. Dopo qualche tiro faccio per passarla a Gio’,
ma lui rifiuta, quindi la tengo io.
« Oh, facciamo un ping? » propone verso la fine
Fra.
Annuisco. Quando la finiamo sono leggermente fatto, ma grazie a Dio non
troppo. Ci alziamo dalla panchina, e posso constatare che le mie gambe
funzionano alla perfezione, così come anche il mio cervello ed i miei occhi. Forse
i miei riflessi hanno qualche problema, ma tutto sommato sto bene.
Gio’ mi guarda per qualche secondo, poi
sospira. « Hai gli occhi bordeaux.. » commenta, infilando le mani in tasca.
Scrollo le spalle e sorrido. Non so bene per quale ragione io continui
a sorridere come un demente, ma non riesco a farne a meno. Torniamo davanti a
scuola e ci uniamo agli altri, che sono arrivati nel frattempo, e a me sembra
di galleggiare su una nuvoletta rosa.
« Bastardi, avete fumato senza di noi! » esclama Schizzo, appena ci
vede. O meglio, appena vede i miei occhi.
Lo guardo male. « Zitto. Tu ti fai mia sorella, non hai diritto di
parola. »
Lui si zittisce con aria da cane bastonato, e gli altri scoppiano a
ridere.
« Ragazzi, piuttosto, sabato Magazza? 15 euro
open bar.. » esclama dopo un po’ Dilma. Tutti scrolliamo
le spalle, annuendo felici alla prospettiva di un sabato sera di ubriachezza
molesta. Tutti tranne Gio’, che abbassa lo sguardo e
si rabbuia.
Fisso la prof di latino con sguardo vacuo, senza sentire quello che sta
dicendo. È incredibile come il mio cervello sia in grado di scollegare
completamente i cavi che lo collegano alla realtà, quando questa santa donna parla.
Le cose mi entrano da un orecchio ed escono dall’altro, ed in mezzo c’è il
vuoto cosmico. Un buco nero. Il nulla. Ho la vaga sensazione di diventare ogni
giorno più stupido.
Mi volto verso Gio’, che a differenza mia è
attento alla lezione, e sta prendendo un sacco di appunti. Rimango così ad
osservarlo per un po’. Il bel viso è corrucciato in un’espressione concentrata,
i capelli gli cadono un po’ scompigliati sulla faccia e sul collo, e la
maglietta blu della Volcom fa risaltare i suoi occhi
e gli fascia i bicipiti, facendoli apparire più muscolosi. È maledettamente
bello. I ricordi della notte passata tornano ad assillarmi con prepotenza, e mi
viene una voglia pazza di baciarlo. È qui, accanto a me, e appoggiare le mie
labbra sulle sue richiederebbe uno spostamento minimo, ma non lo posso fare. Non
in classe, non davanti a tutti. Lascio cadere con nonchalance una mano sul suo
ginocchio, e lui si irrigidisce al contatto. Si volta a guardarmi, fulminandomi
con lo sguardo. Un sorriso malizioso si dipinge sul mio viso, e lentamente
lascio scivolare la mia mano su per la sua coscia. Gio’
arrossisce, continuando a guardarmi male. Quando le mie dita raggiungono il
cavallo dei suoi pantaloni, diventa
completamente bordeaux, e schizza in piedi, mordendosi un labbro. La prof si
volta a guardarlo perplessa, così come tutti i nostri compagni di classe. Io,
al contrario, continuo a fissarlo divertito e curioso di sapere cosa si
inventerà.
« Prof, io… Non sto bene. Sto male. Molto, male. Potrei andare un
attimo in infermeria? » esclama, dopo qualche secondo, sembrando una via di
mezzo tra un automa, un idiota ed un povero ragazzino shockato.
Di sicuro, comunque, non uno che sta male. La prof annuisce, sempre più
sconcertata, e Gio’ si volta verso di me.
« Accompagnami. » ordina, per poi prendermi per un polso e trascinarmi
velocemente fuori dalla classe. mi porta fino all’infermeria, stringendomi il
polso tanto da farmi quasi male, e appena la porta si chiude dietro di noi
scoppio a ridere, senza più riuscire a trattenermi. La stanza, grazie al cielo,
è vuota, quindi Gio’ non deve far finta di stare male
per davvero. Si siede sul lettino ed infila un dito nel passante della mia
cintura. Mi tira verso di sé.
« Sei un emerito deficiente. » mi apostrofa, infilandomi una mano tra i
capelli. « Sei la persona peggiore di cui mi potessi innamorare. » abbasso il
viso verso il suo, spinto dalla sua mano, e lui scuote la testa contrariato. «
Però ti amo.. » conclude, in un sussurro, appena prima di premere le labbra
contro le mie.
Io sorrido nel bacio, prendendolo per i fianchi e tirandolo verso di
me. Mi passa le braccia intorno al collo, stringendomi forte.
Quando ci stacchiamo di nuovo, il suo viso ha perso la sua dolcezza, e
mi guarda con un’espressione dura. « Tu sabato vuoi veramente andare ai
magazzini? »
Lo guardo interrogativo. « Ehm.. Si..? perché?»
Assume di nuovo quell’espressione un po’ triste, un po’ delusa che
ultimamente ho visto fin troppe volte. « Non te lo ricordi proprio, eh? »
No, non me lo ricordo. Cosa diavolo succede sabato? Cerco di scavare
nei meandri della mia memoria un po’ labile, ma trovo una tabula rasa. Zero. Nulla.
Encefalogramma piatto.
Lo guardo con aria colpevole. « Cosa c’è sabato? »
Lui sospira, abbassando lo sguardo. « Niente. Lascia stare, non c’è
niente. »
Alzo gli occhi al cielo. Perché deve fare sempre così? Non può dirmelo
e basta? « Gio’, smettila di fare la ragazzina offesa
con me e dimmi che cazzo succede sabato, che non mi ricordo! » esclamo,
esasperato dal suo comportamento.
Alza nuovamente lo sguardo su di me, e i suoi occhi sono leggermente
umidi, le guance arrossate. « È il mio compleanno. » scuote la testa e scende
dal lettino, mettendosi in piedi, ed io sento il mio cuore sprofondare all’altezza
dell’ombelico. « Comunque non importa, non devi esserci per forza, se vuoi
andare ai Magazzini vai pure.. » si volta e fa per andarsene, ma lo fermo,
prendendolo per un braccio e tirandolo verso di me. Lo abbraccio da dietro,
affondando il viso nei suoi capelli morbidi.
« Scusa.. » mormoro, stringendolo più forte che posso. « Faccio schifo
come fidanzato, e sono ancora peggio come amico.. » il suo petto, sotto le mie
braccia, si alza e si abbassa in maniera irregolare. Non riesco a vederlo in
faccia, ma ho paura che stia piangendo. Come diavolo ho fatto a dimenticarmi
del suo compleanno? « Scusa.. » ripeto,
posando piano le labbra contro il suo collo. « Scusa, sono un idiota. » gli lascio un altro
bacio, un po’ più in basso. « Sabato sera lo passerò con te. » un altro bacio,
più su, quasi sulla mascella. Sento il suo cuore battere forte contro la cassa
toracica. Lo stringo un po’ più forte, e gli mordicchio la base del collo,
facendogli trattenere il respiro. « E ti farò un regalo bellissimo, per farmi
perdonare. » aggiungo, con un sorrisetto.
Lo sento finalmente rilassarsi. Mi sfiora le braccia con la punta delle
dita. « Stai cercando di comprarti il mio perdono? » mi chiede, finalmente
divertito.
« Funziona? » rispondo, infilando il naso tra i suoi capelli
inspiegabilmente profumati.
« Mh… sei sulla buona strada.. »
« Si? »
« Si, ma se cerchi ancora di infilarmi le mani nei pantaloni nel bel
mezzo di una lezione su Tacito, potrei prendere in considerazione l’idea di
mollarti seduta stante. »
CE L’HO FATTAAAAAAAA!
Ultimamente sono stata assalita da un attacco di pigrizia allucinante. Non
ho veramente voglia di fare niente. Oggi non ho mangiato, perché non avevo
voglia di prepararmi niente, non ho fumato, perché non avevo voglia di scendere
a comprare le sigarette, MA mi sono obbligata a finire di copiare al pc questo
merdosissimo capitolo. Quindi, vi prego di comprendere i miei sforzi ç_ç
Ora, veniamo al capitolo: i due idioti continuano ad essere idioti. Si sono
presi una pausa di un paio di capitoli, in cui pareva che finalmente avessero
recuperato il senno, ed invece no. XD Luca è sempre il solito stordito –e mo’
pure fattone- e Gio’ è la solita tredicenne mestruata
in continua cerca di coccole ed attenzioni.
Ora tesorini, se voleste cortesemente farmi sapere cosa pensate di
questi due sclerati, ve ne sarei infinitamente grata, visto che senza
recensioni la voglia di scrivere –che è già poca, ultimamente- va beatamente a
farsi benedire. =_=
Ora vi lascio, ringraziando tanto tutte coloro che apprezzano questa
minchiata <3
Vi amo <3