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Autore: GiulyHermy99    13/06/2012    2 recensioni
Aprii gli occhi. Con lo sguardo appannato e la testa che girava vorticosamente, come una trottola, cercai di alzarmi, ma una fitta lancinante al fianco destro mi costrinse a ricadere giù, su quello che sembrava essere un materasso, e a quanto pare era così.
Quando finalmente la mia vista si fece più buona, il mio sguardo incontrò un soffitto, che sembrava essere familiare. Un soffitto fatto di grandi arcate in marmo.
-Dove cavolo sono?- mi chiesi.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3
11:30.
Eravamo appena arrivate a casa.
Sentivo un vomito di parole salirmi su per tutta la gola. Cercavo di rimandarlo giù, ma era più forte di me, fino a che non scoppiai:
-Cazzo mamma! Il mio fidanzato e morto e tu a cosa pensi? Non mi consoli nemmeno! Pensi alla gente che c'è alla scuola che frequento. E chi ti dice che era della mia scuola? L'unica cosa che sai fare è giudicare, solo quello. Porca puttana che cazzo di mamma sei?-
La guardavo con occhi colmi di lacrime e rabbia. Avevo i pugni così stretti che le unghie mi stavano facendo i buchi nella pelle. Mia madre è una persona che appena viene provocata risponde acidamente. Mia madre è stronza. Io non sono come lei, e sono contenta di non esserlo.
-Io parlo della gente della tua scuola solo perchè è una scuola di merda frequentata da gente di merda come te! Non osare più parlarmi in questo modo perchè ti spacco la faccia e non venirmi a dire che non riesco ad essere madre perchè che cazzo ne sai tu? Quando rimarrai incinta mi verrai a dire come è difficile essere madre, non ora che non sai ancora niente della vita. E soprattutto non a me!-
Si avvicinò e mi dette uno schiaffo, ma non sentii niente.
Mi girai di scatto e feci un passo per andare in camera mia, quando invece il mio cervello mi ordinò di rigirarmi e tornare indietro. Mi fermai ancora davanti a mia madre e la guardai negli occhi. Feci quello che non avrei mai pensato di fare, una cosa che non mi ero mai nemmeno sognata di pensare. Gli detti uno schiaffo. Lei rimase immobile con il viso rosso e rivolto dall'altra parte a causa della botta. Gli presi la faccia e gli dissi guardandola negli occhi: - Sei una puttana!-
Sapeva anche lei che era la verità, anzi, lo sapeva tutta la città. Da quando papà ci aveva lasciato sole, andandosene via come se niente fosse, mia madre non riusciva a trovare lavoro, e per questo andava in giro per la città o per la provincia per concedersi agli uomini, solo per riuscire a guadagnare un pò di soldi per sopravvivere.
Adesso però era riuscita a trovare un lavoro stabile come commessa al centro commerciale della città. Ma la sua non era una vita facile con la sua reputazione.
Lei non disse niente. Abbassò lo sguardo e io girai i tacchi per andare in camera mia. Salii le scale lentamente e fiondai nella mia stanza. Restai davanti alla porta per un pò, guardandomi intorno. Posto buio ma accogliente, pieno di pupazzi,oggetti e vestiti buttati alla rinfusa su una sedia, ed un grande specchio. Specchio colmo di ricordi e felicità, pieno di foto. Io con Jack, io con Amanda, noi tre insieme. Le lacrime incominciarono a scendere quando mi avvicinai al grande specchio. Presi tutte le foto che avevo con Jack e le misi in una scatola di cartone, presi una giacca a vento, scarpe da tennis ed un accendino che tenevo nascosto in fondo all'armadio. Scesi le scale, questa volta correndo, e passai davanti a mia madre che stava seduta su di uno scalino con la testa in mezzo alle gambe. Quando mi vide si alzò e disse:
- Dove stai andando?-
- A bruciare i miei sogni.-
  
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