Vegeta passò una mano sul mento ispido.
Si avvicinò ad una fontana e,
scansando alcune donne che raccoglievano l’acqua della fonte, vi immerse
l’intera testa.
Riemergendo, notò gli sguardi sbigottiti e incuriositi della
fanciulle e delle loro madri.
Sorrise sornione all’indirizzo di una delle
ragazze più timide, che fuggì quasi fosse al cospetto del demonio.
Vegeta
rise compiaciuto…forse quella ragazzina non si sbagliava più di tanto.
Si
allontanò e, rientrato nella locanda sulla piazza, chiese una stanza.
Doveva
prepararsi.
La sua missione stava per iniziare.
Bulma lanciò il corpetto verso la parete, colpendo un quadro che, caduto
rovinosamente a terra, fu raccolto da una sbuffante Chichi.
- Bulma!! Non
puoi rompere tutto quello che possiedi!-
- E perché?!...è mio no?!- le
rispose la ragazza, ammirando il suo corpo allo specchio.
- La vanità è un
peccato…- disse Chichi, raccogliendo da terra le vesti dell’amica.
Bulma le
sorrise ammaliante, riparandosi dietro un paravento che profumava ancora delle
terre lontane da cui proveniva.
Chichi si sedette sul letto dell’altra,
sistemando i capelli nella rigida acconciatura.
Un rumore di trombe la
scosse.
Bulma si affacciò da dietro lo spogliatoio e, riconosciuto il suono
noto, si scagliò verso la finestra, spalancandola.
- Bulma sei ancora mezza
nuda!- urlò Chichi avvicinandosi a lei e gettandole un mantello sulle
spalle.
La ragazza si voltò verso di lei, con gli occhi lucidi
dall’emozione…
- un’ambasciata Chichi!- le disse stringendo i pugni
- e
allora?!... è il lavoro di tuo padre quello di ricevere ambasciatori stranieri…-
rispose Chichi, non ricambiando l’entusiasmo dell’altra
l’amica scosse le
spalle e la testa, sciogliendo del tutto l’acconciatura; i capelli le ricaddero
sulle spalle morbidi e fluenti, rendendola simile ad un essere
fantastico.
Chichi aveva speso pensato che la sua amica non fosse solo una
viziatissima figlia di un uomo ricco, ma una vera strega.
- come no puoi
capire Chichi…non ti emoziona sapere che c’è qualcosa di diverso fuori dai
nostri confini?! Qualcosa di nuovo, di affascinante, di…- l’emozione sembrò
serrarle la gola.
- Pericoloso Bulma.- l’interruppe l’altra chiudendo la
finestra
L’amica non rispose, impegnata nel rivestirsi.
- aiutami
svelta!...se tu non vuoi venire, andrò da sola- le disse, fissandola
glaciale.
Il ragazzo marciava regale nel cortile del palazzo.
Fissava dritto davanti
a sé, senza esitazioni, senza emozioni.
Le guardie, esterrefatte, gli
sbarrarono titubanti l’ingresso, prima di ascoltare quel nome
leggendario.
Suoni di tromba lo accolsero all’interno del cortile, insieme a
sguardi sempre più incuriositi.
Qualcuno, il più saggio, si allontanò,
rientrando nelle proprie stanze, qualcuno, come mendicando uno sguardo, gli si
avvicinò pericolosamente.
Eppure continuava imperioso il suo cammino, senza
apparenti distrazioni.
Eppure…non gli era sfuggita l’imprevista apparizione
della ragazza e un sorriso malizioso gli apparve sul viso.
Vegeta era
arrivato.
La missione era iniziata.
" il sindaco di Ovestonia, messer Briefs, è un uomo sulla cinquantina,
capelli bianchi e sguardo vacuo; non farti ingannare, solo all’apparenza è
sciocco, in realtà è fin troppo astuto"
tali parole gli risuonarono negli
orecchi mentre, entrando nella sala delle ambasciate, si avvicinava ai seggi dei
vecchi della città.
Lo vide subito, sorridente ma freddo, seduto al centro,
vestito di bianco e con indosso degli strani occhiali.
Accanto a lui erano
figure di minore importanza nella città ma a lui ben note.
Quando incrociò lo
sguardo con messer Piccolo, capo della guarnigione, portò istintivamente la mano
sull’elsa.
Represse però il primo istinto, stampando sul volto un’espressione
severa.
Si fermò al centro della sala, chinando forzatamente il capo.
-
così lei sarebbe il mitico ultimo discendente dei Sayan, cavaliere…- prese la
parola una voce roca
- …e noi conosciamo l’indole di tale, ehm, razza-
continuò Piccolo, interrotto però da un cenno della mano di Briefs
- vecchio
Supremo, Piccolo, non è educato aggredire così sconsideratamente un nostro
ospite, specialmente se di alto rango come messer Vegeta.-
Vegeta chinò di
nuovo il capo, in un cenno d’assenso che voleva, però, anche nascondere il
rossore di rabbia che gli offuscava il viso.
- le notizie sulla sua cortesia
non erano infondate, messer Briefs- disse in un sibilo il ragazzo
- e ora…ci
dica, perché è venuto fin qui, affrontando un viaggio così lungo?!- riprese
Briefs, sistemandosi gli occhiali sul naso.
L’aria era densa di
tensione.
Lo sguardo di Vegeta era incollato al volto del sindaco e Piccolo
aveva già sganciato, silenziosamente, il laccio che fermava la spada al suo
fianco.
Fu allora che Bulma entrò nella stanza.
Aprì la porta con un gesto deciso e sicuro, sfoggiando uno dei suoi
meravigliosi sorrisi.
Un sorriso che si spense appena il suo sguardo si posò
sull’ambasciatore.
La sua mano, ancora poggiata sul pomello della porta,
iniziò a tremare.
Piccole gocce di sudore le imperlarono la fronte.
No…non
poteva essere lui…
Eppure…
Il ragazzo la fissò, non tradendo la minima
emozione.
- scusate…- disse, con voce tremolante, spostando lo sguardo su suo
padre.
- No…vieni, accomodati- le rispose il padre, indicando uno dei seggi
ancora liberi
Bulma si sentì affondare mentre lo sguardo di Vegeta
l’investigava.
Si sedette sbiancando.
Non riusciva ad immaginare quale
bagno di sangue avesse scongiurato, entrando in quel momento.
- bene…ora puoi finalmente spiegarci il motivo della tua visita, Chierico- disse sprezzante Piccolo, indugiando sull’ultima parola.
scusate per la lunga assenza...cercherò di postare il pirma possibile...mi
dispiace davvero.
spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi abbia
incuriosito un pò...un bacio a tutti e un grande GRAZIE a tutti
voi!