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Autore: lonely_heart    14/06/2012    2 recensioni
E' una storia molto breve, due capitoli appena, ma è la prima vera storia che ho scritto per cui ci tengo molto. Parla di un ragazzo che si sente sbagliato, che a sedici anni non capisce come mai non abbia ancora mai avuto una ragazza. Sarà Federico, il suo vicino di casa, a fagli comprendere il motivo...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rimango immobile e lui si avvicina, ma quando le nostre labbra si sfiorano appena, si sposta all’improvviso. Rimango sconcertato un attimo, poi mi poggio sui gomiti. Lui si alza in piedi e mi guarda a bocca aperta, sorpreso per quello che ha fatto.
“Scusa, mi dispiace…” la sua voce è poco più di un sussurro. Abbassa gli occhi, si gira e se ne va. Nina lo insegue e scodinzola felice. Non so che fare. Mi ha veramente colto di sorpresa. Ma non posso lasciarlo andare, non posso…
Mi alzo di scatto. “Federico aspetta!” gli grido.
Lui si ferma a un metro dalla recinzione, poi un singhiozzo scuote il suo corpo. Non posso lasciarlo. Faccio una corsa e lo raggiungo. Gli prendo la mano, ma lui la strattona e si allontana da me.
“Davide ho detto che mi dispiace!” mi grida. Ha gli occhi lucidi. Abbassa la testa e guarda da un’altra parte, non vuole guardarmi in faccia. Un pensiero improvviso mi attraversa la mente.
“Federico da quanto tempo?”
L’ho spiazzato. Trattiene il respiro e guarda per terra con la bocca spalancata. Ci mette un po’ a rispondere.
“Da sempre…” Le sue parole sono poco più che un sussurro. Da sempre. Due parole, due semplici parole, che sembrano fargli più male di qualsiasi altra cosa. Da sempre. E io non capisco più niente. Da sempre. E quel sempre significa… non so che significa, e non m’importa. Di nuovo avvicino la mia mano alla sua, e di nuovo lui la spinge via. Il suo corpo è scosso da un altro singhiozzo, e questa volta scoppia a piangere veramente.
“Tu non sai com’è stato” mi dice tra le lacrime. “Com’è stato doverti guardare ogni giorno, dover far finta di niente. E certi giorni era quasi un inferno, quando le nostre mani si sfioravano per sbaglio, oppure quando tu ti avvicinavi senza farci caso. E io dovevo stare zitto e continuare a guardarti da lontano. Perché? Perché sapevo che era sbagliato, che tu non eri… che tu non sei come me. Tu non sei un finocchio.” A questo punto si ferma. Questa confessione lo ha sfinito. Mi stupisco nel scoprire quanto poco sono sorpreso, perché essere gay è proprio quello per cui sono nato. Finalmente capisco il motivo per cui a sedici anni non ho ancora uno straccio di ragazza. Perché non sono le ragazze che voglio. Io voglio lui. Voglio Federico. Quello che conosco da quando andavamo all’asilo e che abita nella casa accanto. Voglio lui. Quello con cui ho passato tanti pomeriggi felici e con cui spesso mi sono confidato. Quello che ha sempre saputo consolarmi quando qualcosa non andava bene. E finalmente capisco che siamo fatti l’uno per l’altro, anzi, lo siamo sempre stati.
Avvicino di nuovo la mano, ma questa volta lui non ha la forza di allontanarla. Appoggio un dito sotto il suo mento e gli sollevo la testa in modo che mi guardi in faccia. Ha gli occhi lucidi e il viso rigato dalle lacrime. Mi avvicino finché il mio naso non tocca il suo. Alzo una mano, gli asciugo una lacrima e poi gli accarezzo una guancia. Lui non piange più. Mi fissa immobile. Ci guardiamo negli occhi e poi gli poggio un dito sulle labbra. “Non piangere” gli sussurro. Ci avviciniamo ancora. Non ci sono parole per descrivere questo momento. Ogni emozione, ogni sensazione sembra dieci volte più forte. E poi le sue mani, le sue mani sul mio corpo, calde e morbide. E le sue labbra, le labbra di un ragazzo…anzi no, forse di un uomo. Sì perché dopo questo non siamo più ragazzi, siamo diventati due uomini. Due uomini innamorati. Due adulti. E forse l’idea degli adulti spaventa anche un po’. Ma per ora non m’importa. Niente m’importa in questo momento. Perché questo è un momento magico, uno di quelli che non si scorda mai. Adesso m’importa solo di Federico, delle sue mani, della sua pelle calda, delle sue labbra morbide. E del mio primo bacio. Questo bacio che sarà solo suo, suo e di nessun altro. Per sempre.
Ci separiamo e ci guardiamo. Il suo viso è raggiante e gli occhi verde smeraldo brillano per la felicità. Ci sorridiamo a vicenda e poi lui mi guarda in modo strano. Mi poggia una mano sulla pancia e mi spinge indietro finché non appoggio la schiena al muro della casa, che è ghiacciato, ma è perfetto perché muoio di caldo. Federico mi guarda di nuovo in modo strano e poi sorride. La sua mano ancora appoggiata sulla mia pancia comincia a scendere piano e mi fa il solletico. Io mi avvicino e ci baciamo di nuovo, con dolcezza. E mentre ci baciamo penso ai miei amici, a tutti i ragazzi che conosco e a quello che diranno quando scopriranno che sono un finocchio. Penso ai miei genitori e a mio fratello quando glielo dirò. Mi immagino già la scena: “Mamma, papà…sono gay”. Scoppierei a ridere, se non avessi la lingua di Federico infilata in bocca. Poi però scopro che non m’importa granché di quello che diranno i miei amici, o i miei genitori. Perché in fondo la vita è mia! Ho sedici anni cazzo! Posso decidere da solo.
Ci sediamo sull’erba, uno accanto all’altro, e Nina si avvicina a noi. Le concedo una carezza: in fondo è solo grazie a lei se è accaduto tutto questo stasera. Dovrò ricordarmi di darle un biscotto prima di andare a letto. Sorrido a Federico e volto la testa. Dalla finestra della cucina mio padre ha visto tutto.
 
  
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