Un giorno come gli altri…
 
A Death City si respirava un’aria densa.
Tutti erano agitati,volevano fare qualcosa,volevano intervenire,e si chiedevano il perché di questa spensieratezza che i professori volevano ottenere dagli studenti della Shibusen.
In fondo,erano gli unici che potevano salvare l’amata città. Se non ci sarebbe stata la Shibusen,non ci sarebbe stata Death City. Tutto dipendeva dai ragazzi della scuola.
Com’era accaduto sei anni prima.
 
 
 
Due occhi color oro fissavano il cielo limpido.
Anche quell’ anno era passato,e in un batter d’occhio era arrivata la calda e afosa estate.
Capelli verde pino ondeggiavano ad ogni brezza leggera che passava,mentre la sua pelle pallida scottava sotto al sole cocente.
-Vieni dentro,Ferishia! Non vorrai scottarti!-
Ed ecco,una donna le si avvicinò e la chiamò. Era molto alta e slanciata. Gli stessi capelli della figlia,verde scuro,ondulati,ma occhi differenti. Occhi color del mare,azzurrini.
La ragazza,che dimostrava 13 anni appena,aveva 15 anni. Si girò di scatto .
-Madre,stia tranquilla! Non mi brucierò!Ma ora lasciatemi ancora osservare il cielo. E’ bellissimo!-
La donna fece un gesto di supplica,e poi si rivolse di nuovo alla ragazza.
-Fatti trovare in casa per le cinque…- e si girò.
“per fortuna…”
In effetti,non stava ammirando il cielo. Guardava in alto,questo è vero,però osservava qualcos’altro. Oltre alla foresta,poteva benissimo vedere la costruzione più imponente della città,la famosa scuola che l’aveva sempre protetta.
“Quello è il mio destino. Proteggere la gente della mia città,e non stare a guardare come una stupida,mentre le persone sono in pericolo di vita.”
La madre,in quei giorni,era diventata iperprottettiva nei suoi confronti. Aveva paura che un mostro potesse venirla a prendere in qualsiasi momento e farle del male.
“Tsk…tutte cavolate.”
Si portò le mani dietro la testa.
“Entrerò nella Shibusen. Non vedo cosa ci sia di male nell’aiutare le persone,”
 
 
-Tu sei pazza!- Chie,la madre di Ferishia,si alzò in piedi dal tavolo.
-Madre! Non posso rimanere a guardare senza fare qualcosa. Non voglio farlo!- Le voci si erano alzate,e ora stavano litigando.
Lo schiaffo arrivò improvviso,ma debole. Chie non voleva farle del male,non aveva mai picchiato la figlia.
Questo gesto,però,la zittì. Ferishia si portò una mano sulla guancia.
-Tu farai come dirò io. Sono tua madre,non dimenticarlo.-
-Ma…madre…-
-Il caso è chiuso.-
-E’ sempre stato il mio sogno…aiutare la città…-
La donna si addolcì un poco.
-Ferishia…lo faccio per te,per la tua sicurezza. Potresti morire,e tu lo sai.Tu sei la mia unica figlia,e io non voglio perderti-
-Madre…questo…questo lo so. Voglio però poter dare una mano.Voglio poter conoscere gente nuova,uscire dal nido. Ti prego…-
-Vedremo.-
“E’ già un passo in più.”
La ragazza sorrise,e aiutò la madre a spreparare il tavolo,con un flebile sorriso.
 
 
 
 
Il giorno dopo,Ferishia girò per il paese. Voleva sgranchirsi un po’,e andare a trovare il suo amico Eric. Anche lui sognava di entrare alla Shibusen. I due si erano già messi d’accordo:Ferishia sarebbe stata la sua meister ,mentre Eric la sua buki. Sarebbero stati sempre assieme,invincibili.
Bussò alla porta di un fruttivendolo. Un uomo alto e grosso,il padre del ragazzo,la accolse con un sorriso.
-Ora lo vado a chiamare.-
Sparì per qualche secondo,poi tornò seguito dal ragazzo. Aveva gli occhi e i capelli color nocciola,e una carnagione un po’ scura.
-Ferishia!-
Le andò incontro.
-Ciao Eric! Signore,suo figlio potrebbe venire in paese assieme a me? Non ci faremo male,vedrà.-
Acconsentì,e subito si ritrovarono per le vie di Death City,nella loro zona.
 
-Tua madre ti ha dato il permesso?-
I suoi occhi brillarono.
-No,ma mi ha detto che vedrà. Non è fantastico?-
-Beh,meglio che niente.-
-Come meglio di niente?!- iniziò a stritolarlo,amichevolmente.
-SEI STATA GRANDIOSA!SEI STATA GRANDIOSA! E ORA LASCIAMI!- riprese fiato,e poi risero tutti e due.
-Preparati a diventare la buki più forte dell’intera città.-
I due annuirono ,e poi si salutarono.
“Sei stata veramente grandiosa,Ferishia.”