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Autore: Beads and Flowers    14/06/2012    1 recensioni
Non andava in Chiesa. Alcuni dicevano che fosse atea, altri pagana, altri ancora che non sapesse cosa fosse la religione. Mallaidh sarebbe andata all’Inferno. Avrebbe camminato per sempre in un limbo di torture e dolore. Bambini, non vi avvicinate alla Folle Mallaidh. Vi tenterà con i suoi occhi verdi, vi strapperà via il cuore dal petto, vi condurrà all’Inferno.
Non vi avvicinate a Mallaidh.
E’ pericolosa.
E’ una strega.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Storico
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3- Iseut

In that orchard ther was an hall,
That was hanged with purpill and pall.


 

 Newlin trascorse quei mesi estivi nella reale biblioteca di Seabhag. Sua sorella Iseut non sapeva se rallegrarsene o essere preoccupata per lui. Egli, infatti, sembrava completamente assorto nei libri, rapito da una febbrile agitazione nel portare a termine una ricerca sconosciuta. E, se da una parte non passava più le sue giornate cacciando ed uccidendo, dall’altra era sempre rinchiuso in quelle sale di pietra fredda. Usciva solo di sera, quando tutti gli abitanti del castello dormivano profondamente. Quel ragazzo viveva nel segreto, aveva costruito attorno a sé una fortezza di chiavi e silenzio.
 Nessuno poteva accedere alla biblioteca, se non lui.
 Nessuno poteva osservare il proseguire della ricerca. Nessuno sapeva in che cosa essa consistesse.
 E così, l’Estate e l’Autunno passarono nel segreto e nell’angoscia. La malattia di Lord Hamon Seabhag andava peggiorando. Le sue labbra screpolate non chiedevano più acqua, i suoi occhi lucidi non mandavano più alcuna silenziosa preghiera. Iseut restava giornate intere al suo fianco, osservando, attendendo la morte di suo padre. Si sentiva impotente, incapace di rassicurare il genitore in quel momento di sconforto e sofferenza. Sapeva che voleva solo una cosa: la presenza di suo figlio Newlin.
 Sapeva che lei, una donna che mai avrebbe potuto portare avanti il nome dei Seabhag, non poteva essere di alcun conforto al moribondo. Un pensiero doloroso, al quale Iseut non sapeva come reagire. Infine, si ritrovava sempre a piangere, con il viso tra le mani, sconvolta da tutte quelle ombre che le giravano attorno. Lo spirito imprigionato di suo padre, quello invisibile di suo fratello, quello sconosciuto di sua madre. Ysabel Seabhag era morta a diciassette anni, pochi giorni dopo la nascita di Iseut. La bambina non l’aveva mai conosciuta, non si ricordava il suo volto. Tutti le dicevano che somigliava a sua madre, ma lei non aveva mai capito come questo fosse possibile. Ysabel, per lei, non era altro se non un personaggio delle fiabe, qualcosa di etereo ed innaturale, come la ragazza selvaggia nei boschi di Seabhag.
 La ragazza selvaggia…
 A quel pensiero, Iseut si alzò di scatto dal letto. Perché? Perché non ci aveva pensato subito? L’ambiguo comportamento di suo fratello era iniziato il giorno in cui era tornato dalla caccia ad ovest della foresta di Seabhag. Era lì che viveva Mallaidh. Inoltre, le pareva di ricordare che un servo le avesse detto che Newlin si fosse allontanato per un po’ dall’accampamento. Per qualche ora, nessuno l’aveva visto o era stato con lui. Che avesse incontrato…?
 Iseut doveva parlare con lui. Subito.
 Uscì dalle sue stanze e si diresse velocemente verso la biblioteca del castello. Il Sole era ancora alto, suo fratello non sarebbe uscito prima della notte fonda. Non importava, la ragazza avrebbe trovato un modo per parlare con lui, anche se avesse dovuto abbattere la porta della biblioteca. Quando, finalmente, si ritrovò di fronte al pesante portone di legno intarsiato, chiamò a gran voce il fratello.
 Dall’interno della stanza, nessuno rispose.
 Iseut riprovò a chiamare, Newlin, ma quando per la seconda volta non ricevette alcuna risposta, si avvicinò alla porta. Stava per poggiare l’orecchio su una delle due grosse ante, quando la porta venne aperta di scatto. Newlin, il volto pallido e l’espressione assente, guardava fisso di fronte a sé, come se non riuscisse a vedere la sorella. Iseut, ripresasi subito dalla sorpresa, gli si avvicinò.
 “Fratello, vi devo parlare.”
 “…”
 “Fratello? Non vi sentite bene?”
 “Come… oh, sorella cara… avete bisogno di qualcosa?”
  Il giovane pareva non reggersi in piedi. I suoi grandi occhi scuri erano lucidi e spaesati. Parlava in un sussurro, la voce lieve e roca a causa del lungo silenzio nel quale era vissuto per quasi quattro mesi. Sembrava quasi posseduto.
 Terrorizzata, Iseut poggiò delicatamente una mano sulla spalla del fratello. Doveva portarlo a letto, il ragazzo non stava bene. Newlin, dal canto suo, mosse bruscamente il braccio per allontanare la mano della sorella. Si girò di scatto verso di lei, animato da un’improvvisa determinazione.
 “Ditemi, sorella, in che ora della giornata ci troviamo?”
 Iseut, la voce tremante a causa della lacrime trattenute, mormorò debolmente:
 “E’ da poco passata l’ora del pranzo, mio Signore.”
 “Il Sole è dunque ancora alto?”
 “Certamente. Perché mai volete saperlo?”
 “Devo recarmi al villaggio. E’ importante. Dite ai servi di prepararmi un cavallo.”
 “Fratello, potrete recarvi domani a Seabhag. Siete stanco ed affaticato. Dovete riposare.”
 “Vi ringrazio la vostra apprensione, sorella cara… ma io sto bene…”
 “No, non state bene! Perché continuate a mentire a voi stesso? Ditemi, fratello, perché siete uscito improvvisamente dalla biblioteca, dove avete trascorso tutta l’Estate e l’Autunno, come un animale? Che cosa cercavate nei vostri libri? Rispondetemi, vi prego, io vi voglio solo aiutare. Ditemi… si tratta forse di qualcosa… qualcuno che avete incontrato durante le vostre battute di caccia? Lasciate che vi aiuti, fratello mio. Io vi amo, lo sapete bene. Voglio solo il vostro bene.”
 “Se davvero volete il mio bene, Iseut, allora tacete. Lasciate agli uomini il peso della scoperta, e sarete voi ad averne i vantaggi. Non dovete far altro che tacere.”
 Senza dare alla sorella la possibilità di obbiettare, il ragazzo si diresse verso le stalle. Iseut, totalmente interdetta, rimase accanto alla porta della biblioteca. Mai, prima d’allora, Newlin si era mostrato così evasivo nei suoi confronti. Sconsolata e delusa, la ragazza stava per ritornare nelle sue stanze, quando si accorse che la porta della biblioteca era ancora aperta. Accertatasi che nessuno fosse nei paraggi, entrò. Davanti a lei si trovavano scaffali e scaffali colmi di manoscritti. Su di un tavolo di legno vi erano diversi libri aperti ed un foglio di pergamena.
 Sicura di aver trovato la fonte delle sue risposte, Iseut si chinò sulla pergamena per leggerne il contenuto:
 
 
6 Luglio dell’anno del Signore MCXXIV: Stando alle informazioni trovate in un manoscritto, i primi componenti della famiglia Seabhag a portare questo nome comparvero circa duecento anni fa. Prima, nelle nostre terre, vi era un villaggio di pagani. Il nome del villaggio e sua della popolazione è sconosciuto. Non se ne parla in alcun manoscritto. Alcuni abitanti del villaggio pagano furono convertiti al cristianesimo con l'arrivo dei Seabhag. Non si fa alcun accenno agli abitanti non convertiti.  Cercherò in tutti i manoscritti della biblioteca per trovare qualche indizio su quest'ultimi. Che siano in correlazione con Mallaidh?

28 Agosto dell'anno del Signore MCXXIV:  Non credo che Mallaidh sia stata l'unica strega selvaggia delle nostre terre. Infatti, in un manoscritto sulla nobiltà inglese di circa cento anni fa, si può trovare un curioso paragone: 'Fu in quell'anno il clima primaverile ambiguo e variabile. Andava infatti contro natura, come la Strana Ailidh nelle foreste di Seabhag'.

2 Ottobre dell’anno del Signore MCXXIV: Non sono riuscito a trovare, in quasi quattro mesi di ricerca, altre informazioni sugli abitanti pagani di Seabhag. Ma ho un indizio: l’unica traccia su di loro si dovrebbe trovare nella caverna di Akaunon. Note: ‘Akaunon’, nella lingua dei padri, vuol dire ‘Pietra’. ‘Seabhag’, invece, vuol dire ‘Falco’. Perché la ragazza della Quercia ha paura del Falco? Teme forse gli abitanti di Seabhag? Perché crede che le porteremo sventura e dolore?

4 Ottobre dell’anno del Signore MCXXIV: Domani andrò a cercare altre informazioni nella caverna di Akaunon. Se non dovessi lì trovare tutte le risposte alle mie domande, tornerò da Mallaidh. E, se dovessi reputarlo necessario, la porterò con me a palazzo. Da ciò che sto apprendendo, non reputo di aver più alcun motivo per pensare che Mallaidh sia una ragazza selvaggia. Eppure, non sono ancora del tutto certo che ella non sia una strega.
 
 
 
Note dell’Autrice:
 
Uff puff (sono diventata un treno)! Dunque dunque... che dire? E' un capitolo breve e forse un po' pesantuccio, ma pur sempre essenziale per scoprire il mistero di Mallaidh e la profezia del Falco. Una piccola curiosità: nel Medioevo, i pasti erano sostanzialmente due: un sostanzioso pranzo ed una cena più leggera. Chi doveva compiere pesanti lavori manuali in genere faceva numerosi spuntini tra i due pasti. In Inghilterra, dove la storia è ambientata, la cucina nobiliare vedeva spesso impiegati, nei dolci e nei dessert, petali di violetta, rosa o sambuco. Della serie, viva la Dea Wikipedia! State tranquilli, il prossimo capitolo dovrebbe (attenzione, ho detto 'dovrebbe') essere un po' più movimentato. Newlin andrà nella caverna d'Akaunon ed incontrerà un nuovo personaggio. E, non temete, tra pochissimo avrete le fatidiche scene d'ammmmmore. Speriamo bene...
Ah, ne approfitto per ringraziare DreamNini e Morrigan, che hanno molto gentilmente recensito. Ricordate, le critiche sono sempre molto ben accettate, in particolar modo i consigli costruttivi. Quindi, non abbiate paura di lasciare qualche bandierina rossa o azzurra. Non mordo mica. :D
Grazie a tutti per aver letto, ed al prossimo capitolo!
Beads.

 

   
 
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