Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: PiccolaEl    14/06/2012    3 recensioni
"Ci sono un giorno quattro ragazze che alla modica età di sei anni e mezzo si incontrano, senza lasciarsi più. Poi crescono. E il loro rapporto cambia, diventano forti, insieme. C’è Abigail Hill, Abbie, non molto alta, piccola di statura, magrolina, capelli molto lunghi e marrone, - una montagna di pelo, li definisce scherzosamente Eleonor –, occhi ghiaccio e tre tonalità più scure di fondotinta. Dopo c’è Ashley White, diciassette anni racchiusi in un mostro di ragazza. Alta, magra, capelli abbastanza lunghi ricci e biondo cenere, occhi color miele. Uno schianto, si definirebbe lei. E dopo questa si può anche definire modesta. E poi c’è Sam. Samantha Bolton, Sam per il mondo. Non è slanciata, ma asciutta. E’ giusta, bella. Capelli lisci e di un biondo platino, occhi verde muschio, un cuore grande. A volte è troppo saggia, parla di cose che non conosce, giudica. Ma Samantha rimarrà per sempre la vita per Eleonor, dopo Matt. Sempre. E alla fine del gruppo, c’è Eleonor. Eleonor Wood, fisico perfetto e formoso, quattro sport diversi, occhi marroni troppo scuri, capelli lunghi e ricci, anch’essi troppo scuri, labbra perfette e mani piccole. Queste sono le Girls. Quindi immaginatevi un giorno che ci sono queste quattro ragazze che affrontano tutto con il sorriso e con Matt. E poi immaginatevi che una piccola Foglia un giorno parte e le lascia li, senza più niente. E ancora, immaginatevi che le buffe Girls partono e vanno a riprendersi la loro Foglia, per un’estate intera. Ecco. Agli occhi esterni sono solo quattro scappate di casa, ma viste da vicino sono le migliori amiche del mondo."
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



“Noi dobbiamo parlare, seriamente intendo!” esclama Ashley sbattendo la porta della camera di Harry dove quest’ultimo sta bellamente stravaccato, le valigie buttate in un angolo, ancora incomplete. Appena entra, scatta in piedi e le sorride, insicuro. Insicurezza, sicurezza, pausa, insicurezza, sicurezza, pausa. A volte sente il bisogno di sedersi e staccare da quelle continue pose e sorrisi, a volte si siede e pensa a tutto quello di cui ha bisogno, e finora ha in mente poche cose: i suoi amici, sua madre, Ashley. Ma lei non sarà mai sua. Sospira e si gratta la nuca imbarazzato.
“Harry, perché sei in imbarazzo?” chiede stupita Ash avvicinandosi e accarezzandogli una guancia.
“Non ho dormito bene stanotte. E neanche quella prima, a dire il vero. Sono un po’ stanco, tutto qui.” tenta di deviare, ma quegli occhi marroni, che in confronto ai suoi sono decisamente più profondi ma non abbastanza per un occhio non allenato, lo trafiggono silenziosamente alla ricerca di qualche cosa da poter scarnare. Sono umani, curiosi, attenti. Ma anche strafottenti, impazienti, a volte egoisti.
“Harry.” lo richiama lei, col tono con cui si rimprovera un bambino piccolo ‘La verità.’ è una richiesta silenziosa, la sua, un quesito che non verrà placato mai come lei necessita.
La verità. La verità. La verità. si chiede Harry dentro sé, La verità Ashley è che tu sei tutto quello di cui ho bisogno ma ho paura di ferirti e non so che fare perché mi sento stupito. Ti avevo promesso che ci avremmo provato e che non ci sarebbe stata paura. E adesso sono io che non so più dove voglio andare a parare.
“Sono stanco, è vero. Niente di più.” risponde ancora lui, distogliendo lo sguardo verso la finestra e prendendole la mano portandosela al petto. E Ashley capisce, capisce tutto.
“Va bene. Comunque, anche io.”
“Anche tu cosa?” chiede spalancando impercettibilmente gli occhi, il cuore che va troppo veloce.
“Anche io penso tutto quello che pensi tu. Vedrai che appena partirai ci sentiremo. Poi magari vieni a farci qualche bella visita a Bath, abbiamo anche qualche bel posto per passare il tempo a ridere, fortissimo, fino a fare male la pancia. Si beh, abbiamo anche altre cose, però per il momento non te le dico: sono certa che le vedrai con i tuoi occhi.” E Ashley ha capito, ha capito. In un istante Harry si sente come più fresco, più vivo, meno freddo. E’ calore, quello che condivide con Ashley.
“Grazie.” riesce solo a dire, gettandosi tra le sue braccia e lasciandosi trasportare da una ragazzina che in realtà non ha bisogno di protezione ma che ha bisogno di donarne agl’altri. Sembra forte, e lo è realmente. E quando si stacca la guarda diversamente, risoluto.
“Beh, Ash, anziché non fare niente come tuo solito potresti anche aiutarmi con queste cavolo di valigie!” esclama poi e Ashley scoppia a ridere.
“Ma è solo colpa tua e del fatto che non ti sei fatto mai insegnare come si piegano i vestiti! Fortuna che ci sono io qui, che oggi voglio farti un premio e cioè insegnarti. Quindi apri gli occhi e le orecchie e guarda attentamente come faccio io.” e Harry scoppia a ridere della serietà di Ash.
“Signor si, signora!” esclama sull’attenti. E si rende conto di una cosa mentre la osserva sorridendo mentre lei gli spiega ridendo come piegare una maglietta: ha bisogno di lei, con o senza paure e di certo se questo è un sogno, non vuole essere svegliato.
 
“Matt, basta cazzeggiare. Affronta la realtà per una volta. Torniamo. Ti prego.” è Zayn, a rompere il silenzio che fino a questo momento è stato rotto solo dalla tv del soggiorno di casa Thompson. Stanno guardando “Papà ho trovato un amico” e il film è li, che scorre imperterrito, e i due protagonisti sembrano tanto Eleonor e Matt. Sembra non dare spazio al resto, come ad una continua riflessione. Poi, sul più bello, Zayn scoppia. Matt si volta di scatto verso di lui, le guance gonfiate e rosso in viso.
“Zayn, cosa stai blaterando?” chiede, in preda ad una crisi di nervi.
“Sto dicendo solo la verità. Insomma questo film sta facendo riflettere più me che te. Andiamo, siete tu ed El quei due bambini! Okay, magari tu non muori ne sei morto ne morirai tra poco ma… Quello che intendo è che probabilmente lei ha bisogno di te, adesso. E devi starle vicino. Pensaci.” allora sembra quasi che Zayn lo implori, esasperato, scrutando gli occhi scuri del ragazzo. E Matt non osa replicare, sa solo guardarlo negli occhi senza parlare, sentendo l’eco di quelle parole non proprio sussurrate ma che hanno avuto e stanno avendo l’effetto voluto. Sa, sa tutto quello che deve sapere, quello che non vuole sapere e quello che in realtà gli fa male sapere.
“Sai, anche noi abbiamo fatto un patto di sangue. Avevamo quattro e sette anni. Io la prendevo in giro perché era più piccola ma in realtà le idee geniali erano sempre sue ed ero un po’ geloso.” -sussurra dopo un po’ con gli occhi che sorridono – “E’ stata una sua idea difatti, e quando l’abbiamo fatta è stato davvero magico. Poi non mi ricordo quando, all’età di tredici anni mi sembra, una professoressa mi ha traumatizzato letteralmente sull’AIDS e allora ho allarmato anche lei e ci siamo fatti le analisi e mi ricordo come se fosse ieri che aveva una paura matta dell’ago.”- si blocca e ride e la sua risata è fresca, libera, senza impegno. – “Quando ci hanno comunicato i risultati e abbiamo capito che eravamo entrambi in perfetta salute non si è risparmiata e mi urlato nel corridoio di fronte la mia classe di francese delle medie… E’ stato epico!” e racconta ancora mille altri aneddoti e non si ricorda più perché era arrabbiato con lei settimane addietro e non si ricorda più perché è partito e no, non si ricorda più perché dovrà tornare quando sarebbe bastato restare una sola volta e starle accanto.
“Un’altra volta invece eravamo in un bosco. Dio, quello è stato traumatico! Stavo raccogliendo le fragole quando ad un tratto è sbucato un animale non identificato e me la stavo facendo sotto dalla paura. Così lei, che era poco distante da me, mi è corsa in contro e si è messa a ballare e urlacchiare fin quando quel coso non se n’è andato. L’ho presa in giro per giorni, ma mi ha salvato la vita, cavolo! E ancora…” ma non fa in tempo a finire, interrotto da Zayn.
“Accidenti, lo vedi? Lo riesci a vedere? E’ così, siete così, lo siete sempre stati: uniti. Vi amate come fratelli. E io tra poco dovrò raggiungere i ragazzi per andare in Canada, ma penso che tu debba prendere un altro volo e andare da lei, da Sam, da Abbie e da Ash e stare accanto a loro il più possibile. Che ne dici? Lei ti ama tanto. E le manchi tanto. Vai da lei.” e sembra che per un attimo gli occhi di Matt diventino trasparenti. Li distoglie da quelli di Zayn e guarda davanti a sé. Poi si alza di scatto e spegne la tv. Ragazzo Gel lo guarda allibito.
“Allora, che ci fai ancora seduto? Accendi immediatamente il computer e prenota i nostri biglietti, tu Canada e io Los Angeles. Io vado a fare le valigie.” e se prima l’espressione era allibita adesso è sorridente, limpida. Anche Matt sorride di rimando, uscendo dalla stanza e andando a recuperare le valigie di entrambi da riempire.
“Matt?” lo richiama Zayn dopo neanche trenta secondi. Il ragazzo ricomprare dalla porta.
“Si?” chiede, preoccupato.
“Ti amo.”
“Anche io.” e i sorrisi e gli sguardi e le notti e le lenzuola non sono abbastanza e contarli non riuscirebbe a rendere l’idea del loro amore, ingenuo e puro, candido.
 
Il professore sta urlando per l’ennesima volta e tutti sono troppo stanchi perfino per annuire. Lo assecondano silenziosamente, senza il minimo cenno di assenso, solo sguardi truci. Tutti tranne uno. Sta li, quello sguardo, che tenta di essere riconosciuto, guidato, portato all’apice del successo e non farne ritorno. Sta li, tra quegli sguardi chiari e i capelli biondo tinti, sta li, lontano da tutti e tutto, alla ricerca di un particolare che le possa essere sfuggito. Non lo trova.
“Eleonor, per favore, prova tu adesso.” e gli altri sguardi scrutano quello sguardo. Sospira e prende fiato.
“Oh com’on, girl!” intona a cappella, dosa il respiro, articola alla perfezione e increspa le labbra in  un sorriso quando termina.
“Ragazzi, andiamo, non è tanto difficile. Possibile che sia l’unica che abbia capito le correzioni?” sbotta, sbattendo le mani sulle cosce. Gli altri sguardi si sono fatti più freddi, più acuti, più invidiosi. “Ottimo così, Wood. Tra una settimana, quando finirà il corso, ti daremo una bustina di caramelle. E se sarai brava, ti ritroverai anche qualche pezzo di carta da firmare.” conclude poi, sorridendole. Guarda l’orologio e decide che per quel giorno può bastare.
“Potete andare.” li congeda perciò, allontanandosi dietro la piccola scrivania accanto alle percussioni. Eleonor estrae il cellulare dalla tasca e un messaggio le illumina lo schermo. Apre e legge. E niente di quello che legge si sarebbe aspettata. ‘Torna presto a casa, devo parlarti.’ Niall. Stranita, prende la borsa bianca con i ricami verdi e si dirige a passo spedito verso la stazione.
 
“Piccola.” la saluta pacato trovandola fuori dal cancello di una casa poco distante da quella dei Wood“che succede?” chiede poi, sentendosi osservato.
“Mi hai detto che dovevi parlarmi. Dovrei chiederlo io” replica lei sciogliendosi in una risata per scaricare la tensione.
“Beh, la verità è che… si, c’è qualcosa che devo dirti.” Boom. Poof. C’è il cuore di una ragazza che le, scende, risale e infine ridiscende, pesante.
“Okay…” risponde El, senza sapere cosa dire “Quindi… dimmi.” la voce è più insicura de solito ma fa finta di niente. Niall scoppia a ridere vedendola in difficoltà e si siede sul muretto di mattoni che costeggia un lungo mare di ville e sfarzi.
 “Sai… si beh, è complicato, avevo un discorso, adesso non mi ricordo un cazzo.” Eleonor ride forte e qualcuno si gira a guardarli, loro due, così uguali, così diversi. Come quando vedi due cose che non c’entrano una sega tra loro ma che per un cazzo di assurdo motivo sono uguali, perfette, limpide. Due cose diversissime eppure così uguali. Sono attimi di silenzio, durante i quali Foglia si osserva le punte delle Converse color verde brillante un po’ sgualcite e immagina immagina immagina. D’un tratto alza gli occhi e inaspettatamente poggia le proprie labbra su quelle di Niall, e nonostante siano le undici passate c’è un vento leggero che accompagna il sole caldo e accompagna anche loro due, una piccola, l’altro grande, uno piccolo, l’altra grande. Si staccano e sorridono, complici.
“Il punto è che mi sono chiesto come farò a non guardarti quando ti pettini i capelli, dato che non lo fai mai. Mi sono chiesto come farò a lasciarti piangere da sola davanti a “The Notebook”, dato che sei decisamente troppo fragile, anche se non lo dai a vedere. Mi sono chiesto come farò senza di te, senza tutte quelle cose che sono tue, che sanno di te. Mi sono chiesto perché sorrido automaticamente al sol tuo pensiero. Mi sono anche chiesto per quale assurdo motivo io non riesca a pensare ad altro che alla nostra partenza, fra due giorni, e che non riesca a trovare una buona ragione per poter mandare tutto al diavolo.” sbatte le palpebre pesantemente, poi riapre gli occhi. Prende fiato.
“Quello che sto cercando di dirti, in maniera molto confusa e decisamente incasinata… è che probabilmente, anzi senza probabilmente, mi sono innamorato di te. Forse è per questo che sento un terremoto quando ti vedo proprio qui, all’altezza del cuore, dello stomaco. Ho paura di questa cosa. Ho una paura che mi assale ogni volta che ti vedo scherzare, ridere, parlare, respirare in presenza di qualche altra figura che non sia io. Perché vedi, voglio essere io l’unico motivo per cui tu scherzi, ridi, parli, respiri. E sarò anche egocentrico, egoista, potrò sembrarti anche una guardia carceraria ma il punto è… che sono pazzo di te. In tutti i sensi. Adoro ogni cosa di te, ogni piccolo particolare, ogni minimo difetto, ogni piccolo frammento del tuo essere. E si, sono banale, rompiscatole e decisamente imperfetto. Ma è questo sentimento che… che mi fa continuare a sperare che tu possa ricambiare. E quindi si, ti amo.” e parla tutto d’un fiato e il suo accento camuffa le lettere e tutto si blocca e un Angelo Azzurro più forte non esiste.
“Tutto qui?”
“Beh si.”
“Ah, okay.”
La guarda stranito per alcuni istanti. Ma poi la vede li, davanti a lui, che sorride e quel sorriso sembra il più bello di tutti e a modo suo è una risposta a tutto ciò che si sono detti e si, anche a ciò che non si sono detti.
 
“Paul ci raggiunge dopo domani, ci ha lasciati liberi.” annuncia poi.
“E questa libertà a cosa è dovuta?”
“Non ne ho idea, ma sinceramente tanto meglio, posso stare un po’ da solo con la mia ragazza senza che uno scimmione o direttamente Paul possa venire a rompere le palle. Con te. Finalmente.” mormora sincero.
 “Niall?” lo richiama lei.
“Dimmi.”
“Andiamo.” e senza aspettare lo trascina al lato opposto della strada e armeggiando con le chiavi della casa.
“Dove?” chiede sorpreso e confuso.
“A fare l’amore. Nudi. Tu ed io.” e senza farselo ripetere due volte Niall le sfila le chiavi di casa e arrivati davanti la porta della villa forza lievemente la serratura noncurante sotto lo sguardo divertito di El. Poi le apre il cancello e la invita a entrare per prima. Entrano e corrono verso l’interno. Gli prende dolcemente la mano e lo conduce nella sua camera da letto, un letto a due piazze, la luce che entra indisturbata da un balcone con la vista sul mare illuminando tutto.
“C’è troppa luce?” chiede a bassa voce, sentendosi fremere.
“Dovrei essere io a chiedertelo. E comunque no. E per te?”
“Per me si. Quindi siccome sono la donna abbasso le serrande. Non mi vergogno di te, sia chiaro. Ma odio tutta questa luce. Se fossimo stati a New York sarebbe stato meglio. Ma dato che siamo a Malibù, ci arrangeremo.” Ridono e si spogliano e si amano, ancora e ancora e ancora.
 
“Niall?” lo richiama, ansimante.
“Dimmi.”
“Si beh, volevo dirti. Probabilmente anche io sono innamorata di te. Anzi senza probabilmente. E quindi si, ti amo anche io.” e il sole sembra più giallo, i colori più accesi e gli sguardi più intensi.


 

 







































Saaaaaaaalve popolo! Alloooora, non aggiornavo da un po' ed è davvero tardi ma... è estate!
Okay, volevo ringraziare tutti i lettori e tutte le persone che hanno messo la storia tra le preferite/ricordate/seguite e tutti quelle persone che recensiscono, ho l'impressione di non ringraziarvi mai abbastanza. 


Siamo a giuuuuuuuuuuuuugno, quattordici per l'esattezza e mi sono scottata tutta. 
Okay, basta confidenze.
Questo capitolo è... boh, è stato un parto, sul serio. Però ho aggiustato un poco. Ovviamente vorrei un vostro parere, dico davvero, ho bisogno di sapere cosa ne pensate. Sul serio.
Bene, a presterrimo, siete belle e brave, sul serio.
xxx :)
P.s. su twitter sono @Sam597 e se volete chiarimenti o avete dubbi o non so, sono sempre a disposizione.

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: PiccolaEl