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Autore: BeliveInAngels    15/06/2012    1 recensioni
Gears of War è sempre stato visto come umani da parte umana, ma che succederebbe se un'umana venisse trovata dalle locuste e cresciuta un po' come i gorilla crebbero Tarzan?
Impossibile non andare OOC con le Locuste, ma volevo fare qualcosa di diverso.
Buona lettura!!!
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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LE CœUR DE RAAM – Cap. 5

 

 

Erano tutti e cinque seduti su ceppi di pietra, martellati per essere resi più stabili e comodi. Comodi quanto potevano essere dei sedili di pietra, ovviamente...

 

-Non è male, vero?- domandò Sapiens a Marcus, che stava seduto da solo, qualche metro più distante dal gruppo. L'uomo aveva mangiato pochissimo e non era da biasimare. Creature a cui aveva sempre sparato, che aveva sempre ucciso, che aveva odiato e che odiava con ogni cellula del corpo... lo stavano ospitando, anche se contro voglia, nella loro città, solo per permettergli di sapere come stava suo padre. Ci doveva essere qualcosa sotto. Sapiens, mentre i quattro mangiavano, era tornata dalla regina, lasciandoli in compagnia di Drou. Aveva spiegato a sua madre che il problema principale, in quel momento, erano i Lambent e non certo gli umani.

Quella giovane era davvero in grado di fare miracoli, come, per esempio, permettere loro di girare per il Nexus sotto gli occhi furibondi delle Locuste della vecchia generazione e lo sguardo incuriosito delle creature più giovani. Mentre i Delta mangiavano, Baird era riuscito a scambiare qualche parola con un Drone della vecchia generazione. La Locusta non era stata molto loquace, fino a quando l'uomo non aveva tirato fuori il discorso 'motori'. Solo allora il mostro sembrò illuminarsi di luce propria. Dom credette per un attimo che ci fosse qualcosa di diverso. La prospettiva di un futuro per nulla uguale a quel passato doloroso non lo faceva certo sentire triste.

Baird continuava a parlare con la Locusta. Probabilmente era troppo scosso per ricordarsi dov'erano e con chi stavano parlando. A volte succedeva. Lo shock era tale che stava mandando in tilt il cervello di tutti, perfino quelli esperti di Gears come loro.

Marcus si passò due dita sugli occhi. Sentiva la stanchezza e, quella sera, la sentiva parecchio.

 

-... mio padre.- disse lui, senza rispondere alla domanda della ragazza.

 

-Il Nexus è grande. Appena lo troveranno lo porteranno qui...-

 

-Gli hanno fatto del male?- chiese, con una nota leggerissima di preoccupazione nella voce.

 

-No, macchè. Sta benissimo, meglio di me, forse!- esclamò lei, rivolgendogli un sorriso- Io vorrei solo che ti fidassi.-

 

-Fidarmi? Non è possibile. Non puoi capire. Tutto quello che abbiamo passato per colpa della 'tua gente', tutte le persone che sono morte, tutte le città che sono state affondate... non ci riesco. Non si può fare.- confessò lui, sembrando più loquace del solito. Chissà se avrebbe parlato ancora.

 

-Non ti chiedo di fidarti di tutti. Ti chiedo solo di fidarti di me.- lui la guardò. Sembrava sincera. Grugnì, alzandosi in piedi, iniziando a camminare per lo stanzone in pietra.

Riesco a non pensare, quando voglio. Ma questo... fidarmi? Come potrei? La parola fiducia accostata a Locuste non può funzionare... e io voglio rivedere mio padre. Non me ne frega un cazzo del resto... bestemmiò nella sua mente, passandosi una mano sul viso. I suoi occhi caddero su un Baird diverso, un Damon che amava scambiare pensieri e tesi filosofiche un po' strane circa i motori a qualunque creatura, anche i sassi (a detta di Baird, i sassi erano gli ascoltatori migliori, non ti interrompevano mai). Quello che lo faceva stare più male, forse, era il fatto che il Drone lo ascoltava, rispondeva alle sue domande e scambiava informazioni. Un Drone... un cazzo di Drone!

Ecco. Anche questa situazione, raccontata dai quattro in versione identica, avrebbe creato una serie di risa di scherno. Nessuno ci avrebbe creduto e forse iniziava a non crederci più neanche lui. Tutto era troppo........ bello. Sì, era bello. Era come avere di fronte a se una civiltà nuova, diversa... ma erano Locuste e doveva cercare di non dimenticarlo. Sarebbe durata solo altre sedici ore, quella tregua. Al termine del tempo, le creature che ora mangiavano con loro e che parlavano con loro, sarebbero tornate le assatanate macchine da guerra che erano sempre state, checché ne dicesse Sapiens.

 

-Fidarmi di te? Anche questo mi chiedi?- domandò l'uomo serrando nervosamente le labbra- Diciamo che ti presterò attenzione...-

 

-Ah tranquillo, a me basta e avanza.- sorrise serena la ragazza. Per un istante, Marcus socchiuse gli occhi, fingendo di non trovare quella giovane dannatamente interessante. Distolse lo sguardo. Lei voleva portarlo a vedere il Nexus, ma senza i suoi amici. Giovane com'era, una volta trovato qualcuno di così generalmente affascinante, era dura farle scivolare via dal cervello l'idea di fare la 'facile' come faceva con Skorge. La cosa che più la attizzava era il modo freddo di porsi di Marcus. Era di un glaciale quasi innaturale, sembrava non provare emozioni. La testa della ragazza, in quel momento, era un groviglio di pensieri.

 

. . .

 

-Non ho mai visto così tanto Imulsio tutto su una volta...- disse Marcus con le sopracciglia aggrottate, mentre la ragazza si sporgeva verso la muretta.

 

-Qui sotto ce n'è molto, ma non ci si avvicina più nessuno.- confessò Sapiens, incrociando le braccia- I Kantus stanno cercando un modo per arginare i fumi, ma non sembrano giungere ad una soluzione.- l'espressione preoccupata lo fece sospirare.

 

-Non saprei come aiutarti.- lei fece spallucce.

 

-Non credo di avertelo chiesto.- la ragazza ancora non sapeva che una parola sbagliata, con Marcus, avrebbe significato il perdere per sempre quello che avrebbe potuto dire. Non era semplice dialogare con lui, ma lei ancora non era a conoscenza di questo muro che il Gear erigeva quando la situazione si faceva, per lui, troppo scomoda- I Lambent ogni tanto sbucano dall'Imulsio e comincio ad avere una mia teoria...- lui non rispose. Eccolo la, si era tappato nel bunker del suo cervello- Forza, andiamo.- anche se non parlava più, alla fine aveva deciso di seguire la ragazza per un giro d'ispezione. Come l'aveva convinto, bah, non si sapeva, fattostà che alla fine era riuscita a farlo smuovere senza gli altri, anche perchè il resto dei Delta era intento a, udite udite, tifare per Baird durante una partita a scacchi contro una guardia Theron.

 

-Non ho mai visto nulla di simile.- sussurrò Marcus, la cui voce si era abbassata di molto.

 

-In che senso?-

 

-Mah, sai...- si fermò, posando i gomiti al muretto, guardando il fiume sotterraneo che scorreva appena sotto di loro, ad una ventina di metri- Sto vivendo una realtà diversa. Trattengo in un angolo del mio cervello tutto quello che so sulle Locuste... i loro sguardi... li conosco. Ma le abitudini... quello che fanno... come parlano... anche come cucinano... perchè, porca puttana, questi mostri cucinano...- Sapiens rise e lui la guardò-... che hai da ridere?-

 

-Beh, è la prima volta che vedo la mia gente che rimane al proprio posto con gli umani. Sono stupita anche io. Lo ammetto... conoscendo voi io non saprei da che parte stare. Da un lato la mia gente vuole solo un posto di sopra, per scappare da quello che c'è qui sotto. Il modus operandi è completamente sbagliato, ma...- si zittì un attimo, prima di ricominciare, senza guardarlo-... dall'altra ci siete voi. Siete la mia razza, non siete neanche così male... ma gli umani hanno ucciso tanta di quella gente che conoscevo... che non saprei...-

 

-Tuo padre...- lei alzò solo gli occhi, guardandolo.

 

-Tu sai qualcosa?- la nota di speranza nella sua voce non passò inosservata a Marcus, che si morse il labbro inferiore, indurendo lo sguardo.

 

-Il generale Raam, ricordo male?- era una domanda di routine. Lui ricordava anche troppo bene.

 

-Sì. L'avete incontrato?-

 

-Sì, più di qualche volta.- distolse lo sguardo. Era indeciso se dire la verità e rischiare il tutto e per tutto in quella fossa orribile, oppure attendere di vedere suo padre, uscire e starsene zitto.

 

-Ah sì? Come sta? Sta bene?-

 

-Bene?- che parole poteva usare per dire che lui e Dom l'avevano... fatto secco?- Non direi proprio.- disse lui, raffreddando ulteriormente la voce.

 

-Non sta bene? E' morto... vero?- domandò lei, facendo un passo indietro. Marcus non riposò lo sguardo su di lei. Continuava a guardare l'acqua scura scivolare tra le rocce. Annuì lentamente- Co-come...- per la prima volta da quando la conosceva, vide seriamente la distruzione di una persona, quando i suoi occhi incrociarono quelli della giovane. Si tirò dritto, sovrastandola in tutta la sua altezza.

 

-Ha sofferto pochissimo.- disse Marcus, ghiacciandola con gli occhi. Lei corrucciò le sopracciglia, in preda a qualcosa di simile ad un attacco di panico. Respirava in fretta. Indietreggiava tremante alla ricerca di un appoggio. Lui le porse la mano, ma lei rifiutò, schiaffeggiandogliela.

 

-Ha ucciso delle persone... vero...?- Marcus, di nuovo, annuì. Sapiens sospirò, portando una mano al petto.

 

-Ok... io sarò anche speciale... per l'unità di due 'civiltà'... ma ora... come faccio?- alzò il viso, incrociando gli occhi del Gear, che non poté far altro che sussultare. Era sempre stato accerchiato da uomini e raramente li aveva visti piangere. Anya, per quel che ne sapeva, davanti a lui non aveva mai pianto. Sapiens invece si, lo stava facendo. Era abituato a consolare i suoi compagni di squadra, ma con una giovane ragazza la faccenda era diversa, qualcosa doveva inventarselo-... mio padre ha ucciso degli uomini... e loro hanno ucciso lui...- cominciava ad essere confusa.

 

-Se cominciassi a pensare che non sei una Locusta? Che il tuo posto è di sopra...?- chiese 'innocentemente' lui.

 

-Mi hanno cresciuta le Locuste quando i miei veri genitori mi hanno lasciata da sola, abbandonandomi a cinque anni. Loro sono diventati la mia famiglia... mi capisci vero?- era ad un passo dal collasso, forse era meglio finirla... ma come?

 

-Sapiens...- fece lui, un po' trattenuto-... non posso dirti cosa fare. Non sarebbe neanche giusto che ti dicessi chi ha ragione, perchè sarei di parte. Ma tu devi pensarci. Devi pensare e chiedere a tua madre che successe il giorno dell'Emersione. Perchè la tua gente, come la chiami, si è lanciata senza pensarci due volte, cercando di ammazzarci tutti... Noi vogliamo solo sopravvivere, difenderci... vendicare i nostri cari uccisi dai tuoi... se tuo padre, che alla fine non lo era, ha ucciso della gente... i suoi cari l'hanno vendicato. Ora pensa a quello che vuoi. Le Locuste non sono come credi tu. Sei stata cresciuta con i loro ideali di chiccàchecazzotihannoinculcatointesta... non è così. Sono violenti... e io non ci penserò due volte a scaricare un Lancer contro di loro, una volta usciti da qui.- lei non disse nulla fino a quando l'uomo non si fermò. Allora sorrise appena.

 

-... sei stato tu... vero?- lui corrucciò le sopracciglia. Aveva capito.

 

-Sì. L'ho ucciso io.- disse. Decise di non mettere in mezzo anche Dom, almeno sarebbe sopravvissuto in caso di disastro. Sapiens si leccò le labbra.

 

-Ok...- disse infine la giovane, facendogli cenno di seguirla- Finiamo il giro turistico...-

 

. . .

 

Arrivarono in silenzio al recinto dei Reaver. Un ricordo doloroso in più.

 

-Questo è il recinto dei Reaver. Di solito è più pieno... ma tutti sono in perlustrazione da quando ho avvisato Myrrah degli attacchi dei Lambent.- disse seria Sapiens, appoggiandosi al recinto metallico. Vide con la coda dell'occhio, Marcus sospirare lentamente.

 

-Il tuo Reaver... giusto.- fece lui. Sembrava che la cosa non gli importasse gran che, ma alla fine si sentiva un po' a disagio. Dopo tutto quello che le aveva detto, lei non lo aveva ancora menato. Non che gli avrebbe cambiato la vita, quello era sicuro, ma almeno si sarebbe dato una scrollata alla coscienza.

 

-Già... ce l'avevo da quando ero piccola... avevo sette anni quando ho sentito bussare Skorge alla porta, che teneva un cucciolo di Reaver alla catena.- ah pensò Marcus adesso i Reaver fanno anche i cuccioli... io avrei preferito il termine bestie schifose...

 

-Io non ho mai avuto cuccioli. Non ho mai avuto animali.- confessò lui. Forse era la prima cosa che gli sentiva dire con un tono di voce umano.

 

-Eppure, dai racconti del nonno... avevate una casa grande.- fece lei, sempre evitando di guardarlo. Nelle iridi della ragazza non c'era più quella luce combattiva. Forse parlare con lui, dopo aver saputo cos'era successo a Raam e dopo aver pensato che FORSE le Locuste non erano così innocenti come credeva... non le piaceva più poi così tanto.

Passarono forse venti minuti davanti a quelle gigantesche e bavosissime creature, prima che lei decidesse di ritornare un po' in vita- Allora, Marcus Fenix... a cosa pensi?- chiese, inclinando appena la testa di lato, arrivando a guardarlo.

 

-Che voglio vedere mio padre. Devo parlare con lui. Se è vivo... voglio...- e si zittì, ancora.

 

-Tu sei così introverso di natura? O ci sei diventato?- per la prima volta, lo vide abbozzare un sorriso così leggero che le fu difficile distinguerlo da una semplice espressione perplessa.

 

-Sono sempre stato così...- rispose lui, semplicemente.

 

-Devi essere stato molto solo...- sospirò lei.

 

-Non... ho mai sentito il bisogno... di avere compagnia.- sussurrò lui, con timbro piuttosto basso.

 

-Io ho sempre pensato di avere attorno le 'persone' giuste, le giuste compagnie, chi mi avrebbe aiutata a diventare forte e intelligente... ma a quanto pare...- si ricordò di quanti cervelli aveva fatto saltare in quell'unica operazione contro gli umani-... ho ucciso otto persone... senza pensarci...- confessò. Lui parve sorpreso. Sapeva che era un cecchino e sapeva anche che stava dalla parte delle Locuste, ma la parte del 'ho massacrato un po' di gente' gli era proprio sfuggita.

 

-Hai ucciso degli esseri umani...?-

 

-Sì... quel giorno che ci siamo incontrati in periferia di Jacinto...- Marcus allora annuì.

 

-Ti ho già detto che sono di parte per esprimere giudizi... ma ricorda che le persone fanno sempre cose stupide... per salvare coloro che amano...- la ragazza non riuscì a cogliere subito la questione, quindi decise di sorvolare e prendere quelle parole così com'erano, senza trovarne il significato specifico.

 

-Ciò che mi confonde di più... è che per quanto sia incazzata con te...- lui la guardò-... perchè sono incazzata come un Boomer con la colite, che tu non hai mai visto quanto si incazzano quando stanno male, è che... ti reputo... un uomo buono.- lui corrucciò le sopracciglia.

 

-Come?-

 

-Sei buono. Più ti guardo e ascolto quello che dici, che parli così poco che mi dai sui nervi, più la mia idea di te è di qualcosa di simile ad un eroe di qualche libro...-

 

-Ah sì? Un eroe?- quella storia dell'eroe gli aveva proprio rotto i coglioni, ma lei non poteva sapere quindi decise di sorvolare- Tu invece mi ricordi una bella storia che lessi quand'ero piccolo.-

 

-Che storia?- chiese lei, incuriosita.

 

-... Tarzan, mai letto?-

 

-No... di che parla?-

 

-Beh, Tarzan era un umano i cui genitori erano morti. Il bambino fu trovato dai gorilla e cresciuto da loro...- lei si lasciò andare ad un sorriso.

 

-... un'umana cresciuta da Locuste... ha senso...- lei azzardò un gesto che aveva sempre riservato solo per Skorge. Gli posò una mano sul bicipite e glielo accarezzò, tornando poi ad incrociare le braccia, appoggiandosi al recinto. Lui impietrì, il perchè non lo sapeva, l'unica cosa di cui si rendeva conto era che la ragazza lo aveva appena accarezzato e lui non era minimamente preparato. Il contatto era... inconsueto. Lei voltò il viso verso di lui e lo fissò- Che c'è? Ti da fastidio?- lui socchiuse le labbra. Forse voleva dire qualcosa, ma dalla sua bocca non uscì alcun suono. L'ultima persona che aveva fatto una cosa del genere era stata Anya... ma il rapporto che aveva con la bionda era completamente diverso. Tra i due c'era qualcosa, mentre quella... era solo una ragazzina un po' strana e che andava presa con le pinze. Avrebbe voluto dirle 'no, assolutamente, nessun fastidio' ma Dio... quanto era difficile il blocco da superare...

 

-Torniamo dagli altri?- chiese poi, cercando di sviare l'argomento, smettendo di guardare gli occhi chiari della ragazza, molto lontani dal colore innaturale dei suoi, sebbene anche quelli di Sapiens fossero azzurri.

 

-D'accordo.- si staccò di mala voglia, mentre si avvicinava al recinto dei Bloodmount, per dare un'occhiata che fosse tutto apposto. Ritornarono alle cucine. Sapiens sorrise non appena vide Baird buttare giù tutto d'un fiato quello che il Drone, con cui stava parlando prima che si separassero, gli aveva versato- Sangue Umano?- domandò alla creatura, che annuì poderosamente. Baird e gli altri, a quelle parole, rischiarono di soffocarsi. Il biondo si ritrovò a sputare tutto sul tavolo, mentre il mostro scoppiava in un'agghiacciante risata- Il Sangue Umano è qualcosa di molto simile a quello che voi chiamate... liquore, se non sbaglio.- spiegò prima che Marcus potesse avere un collasso cerebrale.

 

-Ah, mi sembrava che...- fece Baird tossendo, pulendosi la bocca con il dorso della mano- Avrei potuto vomitare fino a morire vuoto... certo che non avete un accidenti di nome diverso da 'sangue umano', 'uomo senza testa', ' fegato d'uomo' e cose simili per le vostre bevande? 'Stronzo in triciclo' no?- gli ritornò in mente la barzelletta sull'uomo schiacciato dalla mietitrebbia. Rabbrividì. Quando finalmente la tensione sembrava essersi allentata un attimo, le porte in metallo delle cucine si aprirono ed entrò una Locusta che sembrava avere una gran fretta, avvicinandosi a loro. Gli occhi della creatura erano sbarrati e le sue corde vocali vibravano, producendo un ringhio parecchio baritonante. Afferrò una Boltok dalla cintola.

 

-BATTITERRA!!!- per un secondo non si capì nulla. Alcuni spari rimbombarono nell'aria pesante di quel posto. I Gears erano impietriti. Non sapevano che fare, non erano nella condizione di poter dire o fare qualcosa. Dom scattò in piedi, cercando di capire che era successo.

 

Plick... plick...

 

Una mano di Sapiens afferrò saldamente l'avambraccio di Marcus. La creatura, quella che ormai era culo e camicia con Baird, estrasse da chissà dove una Gorgon e la puntò alla testa del Drone. Sparò una raffica che fece schizzare le cervella del suo simile un po' dappertutto.

 

-Ma che cazzo...????- Cole si alzò, guardando la Locusta morta.

 

-Abbiamo avuto l'ordine di non attaccarvi. Chi disobbedisce, deve pagare.- disse la Locusta, riponendo l'arma.

 

-Ma... noi non siamo... Marcus?- si sporsero.

 

-PENSATE DI VENIRE A DARMI UNA MANO O VOLETE CAZZEGGIARE UN ALTRO PO'?- urlò lui, tenendo tra le braccia il corpo tremante di Sapiens. Il sangue si spargeva velocemente sul pavimento, mentre lei, con le mani tremanti, toccava il suo stesso liquido vitale, per portare le dita davanti agli occhi, fissando per lo più il colore rosso acceso.

 

-... Co-cosa...?- la paura le riempì gli occhi. Non era mai stata ferita, probabilmente...

 

-Aspetta, aspetta, stai calma, non ti muovere!- fece Dom, correndo da lei- Qualcuno vada ad avvisare la regina! Muovetevi!- i Droni che erano lì, presero a correre, obbedendo anche al loro ordine. Il solito mostro rimase lì, sconcertato. Non pensava che il pazzo squilibrato avesse potuto mirare a lei. Non ci aveva minimamente pensato.

 

-Sangue... questo è sangue... è il mio!!!- iniziò a tirare calci a destra e a manca. Ci vollero sia Cole che Baird per immobilizzarla (Baird si prese anche una discreta quantità di ginocchiate sul mento).

 

-Porca puttana, vuoi stare ferma due secondi?- fece Marcus, cercando di afferrare il lembo del corpetto in cuoio per trovare dove, effettivamente, era stata presa. Fortunatamente non era così vicino come era sembrato loro, altrimenti il colpo sarebbe stato fatale. Solo uno su tre proiettili era andato a segno, dritto dritto ad un fianco. L'aveva passata da parte a parte.

 

-Baird, cazzo, sei un tutto fare!!! Fai il medico!!!- ringhiò Marcus, mentre il biondo era più che altro intento a sopravvivere ai colpi di Sapiens.

 

-Sì, porca troia! Se questa stronza stesse ferma!!!- fece lui, con voce lamentosa, mentre Cole prendeva entrambe le gambe di lei e la bloccava. Toccò il ventre della ragazza per qualche decina di secondi, in cui la tensione salì alle stelle- Ok, nessun organo vitale toccato. Va solo fermato il sangue.-

 

-Dannazione eterna!!! Fa un male del demonio!!!- ringhiò la ragazza, aggrappandosi ad un braccio di Marcus. Tra lui e Dom ci fu uno scambio d'occhiate. Strinse anche la mano di Dom tanto che il Gear strinse i denti, preparandosi ad una serie di fratture a tutte le dita.

 

-Dai, baby, tieni duro!- fece Cole, mentre Baird cercava di spremere il cervello per improvvisarsi medico. Sapendo che le Locuste erano dure come l'acciaio e piuttosto che tornare ferite si facevano uccidere, dubitavano che in quel posto ci fossero dei medici.

 

-Quante probabilità ci sono che ci siano garze sterili in un posto come questo?- chiese al Drone che negò col capo. Neanche sapeva che cazzo fossero le garze sterili, quello lì- MERDA!- urlò allora, preso dal panico.

 

-Calma ragazzi, calma. Siamo addestrati e stiamo andando in panico per una stronzata, ma vi rendete conto?- commentò Cole che aveva perfino cominciato a sudare.

 

-Ok, ok... ho un'idea.- Baird si alzò e prese un coltello. Lo passò sopra la fiamma ancora accesa sotto la griglia. La lasciò disinfettare per qualche secondo, aspettando che la lama diventasse incandescente- Oddio... so che me ne pentirò dannatamente...-

 

-Che... che cazzo stai facendo?!- domandò Sapiens.

 

-Questo è un trucchetto che ho imparato non ricordo dove. Farà un male assurdo, quindi morditi la lingua così pensi ad altro... oppure spacca pure la mano di Dom...-

 

-Stronzo.- commentò il compagno.

 

-Ok, voi tenetela e tenetela ferma, o ci menerà tutti, indipendentemente da chi siamo e quanto grossi siamo.- prese un profondo respiro.

 

-NO!!! CHE CAZZO FAI!?!?! CHE CAZZO FAI!!!- come posò la lama incandescente sulla pelle della ragazza, le labbra le si aprirono. Una quantità di insulti piuttosto pesanti iniziarono a fluirle fuori dalle labbra, mischiati con ringhi piuttosto potenti e gemiti di dolore. Non appena pensò di aver concluso, Baird alzò il coltello. La potenza delle grida di Sapiens l'avevano forse reso sordo. Buttò a terra il coltello, sedendosi accanto a Cole, con il fiatone, neanche avesse fatto 100 chilometri di corsa. Marcus sentì la presa al braccio farsi più debole. Controllando, vide che la ragazza era svenuta. Aveva perso molto sangue, ma almeno l'emorragia era stata bloccata. Si alzò in piedi, prendendola in braccio.

 

-Portatemi in un posto dove starà al sicuro.- fece Marcus ad un gruppo di Droni. Loro obbedirono senza fare storie. Quelli non erano della nuova generazione, ma questo fatto aveva smosso anche nelle Locuste un qualcosa di strano, una sorta di complicità. Se non era per loro, era per Sapiens. Loro, alla giovane, volevano bene.

 

[...]

   
 
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