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Autore: Harmony394    16/06/2012    16 recensioni
«Perché stai piangendo?» Una voce infantile e femminile alle sue spalle lo fece sussultare e lui, istintivamente, si voltò a fronteggiare chiunque fosse stata l’artefice di quella domanda. Quando si voltò, i suoi occhi proiettarono quella che doveva essere la sagoma di una bambina di circa dieci anni. Aveva dei folti e ricci capelli rossi che le incorniciavano il viso piccolo e sottile ricoperto di lentiggini e dei grandi occhi color cielo curiosi e vispi che non smettevano di scrutarlo. Non era molto alta, arrivava all’incirca alle sue spalle e inoltre era anche parecchio magrolina.
Non seppe il perché di quello strano pensiero, ma Loki ebbe come l’impressione di avere dinanzi a sé una… sì, una piccola volpe!

[Loki x Nuovo Personaggio]
STORIA CONCLUSA!
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Loki, Nuovo personaggio, Thor
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Volpe e il Lupo.'
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~Bells.

“Ed è per questo che sorrido.
E’ passato un po’ di tempo dall’ultima volta che
tutti i giorni e tutte le cose mi sembravano così belle.
Ed ora.
Hai capovolto tutto.
E all’improvviso tu sei tutto quello di cui ho bisogno.
Il motivo per cui,
Io sorrido.
Il motivo per cui,
Io sorrido. “

Avril Lavigne; Smile!

 
 


I giorni passavano in fretta e, senza accorgersene, lui ed Emily divennero inseparabili.

Si vedevano ogni qualvolta fosse loro possibile, giocavano fino allo spasmo e cercava sempre di insegnare ad Emily alcune magie che aveva imparato grazie ad alcuni libri di antiche rune. Lei era per la stragrande maggioranza del suo tempo sola a casa e senza nessuno e anche lui si sentiva solo pur avendo una famiglia. Col tempo, riuscì a scoprire anche il perché la “piccola volpe” – come la chiamava sempre lui – fosse costantemente lasciata sola a casa: in realtà, Emily aveva una zia di nome Kim ma, purtroppo, la donna era sempre fuori casa per un motivo o per un altro ed Emily, suo malgrado, era costretta a restare da sola.

«Non è un comportamento molto gentile da parte sua» Le fece notare un giorno, piccato.

Lei gli sorrise e, con naturalezza, gli rispose che non importava e che andava benissimo così. Gli disse che “zia Kim” le voleva molto bene e che se non era spesso a casa era perché lavorava per darle da mangiare. Ma nonostante dicesse così, era convinto che mentisse. In fondo, a nessuno piaceva stare soli.

Fu tentato di dirle che, se voleva, poteva benissimo andare a vivere da lui poiché il suo palazzo era grande e quindi non ci sarebbero stati problemi. Ma al pensiero che, probabilmente, suo padre non avrebbe gradito la sua presenza e lo avrebbe punito scosse la testa. Voleva bene ad Emily, però voleva anche compiacere suo padre e quindi, dopo una breve riflessione, decise di abbandonare l’idea.

Ciononostante,  col tempo adottò la consuetudine di andarla a trovare quasi ogni giorno. Lo infastidiva ammetterlo, ma alla fine non era poi tanto male giocare con lei, conosceva dei giochi davvero divertenti! In questo modo, passarono i loro giorni all’insegna del divertimento e dello “studio delle arti magiche”.

Una mattina la giornata era uggiosa, c’era un leggero venticello e il cielo era coperto da grandi e grigi nuvoloni, segno che ormai la Stagione delle Piogge era alle porte. A lui ed Emily però il vento non portava fastidio, al contrario: si divertivano a bighellonare nelle giornate come quella ed Emily adorava quando dopo la pioggia si formavano piccole pozzanghere stagnanti dove poteva giocare. 

Però, quella mattina avevano deciso di lasciar perdere i giochi e le pozzanghere,  optando per una piccola siesta sotto un grande salice piangente dove si recavano di solito quando volevano riposarsi un po’. C’era una bella atmosfera: il vento soffiava dolce e spettinava i capelli riccioluti di Emily e nell’aria si respirava un gradevole odore di erba bagnata. Stava sonnecchiando all’ombra di quel grande albero e, sulla sua spalla, la testolina di Emily gli faceva compagnia.

«Ehi, Loki» Lo chiamò d’un tratto lei, scuotendogli leggermente il braccio.
«Cosa c'è?» Chiese, con un sorriso che incurvava le sue labbra sottili.
«Tu ci pensi mai al futuro?».

La guardò incuriosito: era strano che una bambina della sua età chiedesse qualcosa riguardo al futuro. Solitamente, i bambini non ci pensavano poiché erano troppo impegnati a pensare ad altro, non si curavano né del passato, né del futuro: vivevano il presente. 

Esitò un po’ a rispondere, ma dopo un po’ prese la parola: «Certo che ci penso, Emily, e sono certo che sarà fantastico! Diverrò il sovrano di Asgard e tutti mi ameranno, mi vorranno bene e poi–».
«E poi?» Lo interruppe Emily. «Io resterò sempre tua amica?» Domandò con un chiaro tono di speranza nella voce e le labbra imbronciate.

Quella domanda lo lasciò senza parole per alcuni secondi: quella bambina aveva sempre il potere di lasciarlo interdetto con quelle sue strane domande.
Si schiarì la voce e la guardò con lo sguardo di chi spiega a un bambino che, naturalmente, due più due faceva quattro: possibile che non sapesse cose tanto ovvie?

«Certo che no, Emily. Tu diverrai mia moglie: la Regina di Asgard» Affermò con naturalezza, tranquillo.

Quando però alzò lo sguardo sul suo viso, si stupì nel trovarci sopra un sorriso così grande.

«Dici sul serio, Loki?!» Gli chiese prendendogli le mani con energia, tradendo una malcelata speranza.

Accortosi solo in quel momento di quello che aveva realmente detto, il suo viso diventò di un colorato rosso acceso e, imbarazzato, abbassò repentinamente lo sguardo, fissando i propri piedi come se fossero stati tremendamente interessanti.

«B-Be’ … certo che sì, Emily, ma–».

Emily non lo fece finire. Scattò in piedi e prese a saltellare di qua e di là, felice come non mai. Quando poi si fermò, corse da lui e gli stampò un tenero bacio sulla guancia, facendolo arrossire più di quanto non fosse già.

«Grazie mille, Loki!» Gli sussurrò poi all’orecchio.

Nonostante le nuvole fossero diventate più minacciose e cariche di pioggia, e il vento aveva cominciato a soffiare più forte del previsto, Loki non poté evitare di sentire un dolcissimo senso di calore dentro il petto e, di nuovo, quella stranissima sensazione di calore lo avvolse.

« Ma ti pare … » Rispose brusco, alzando il naso al cielo imbarazzato. «Comunque, dovremmo tornare dentro… sta per piovere.» L’avvertì, quando alcune goccioline d’acqua gli bagnarono il piccolo viso ossuto.

Emily alzò gli occhi al cielo repentinamente. Aveva spalancato i suoi grossi occhioni azzurri e che le sue piccole manine erano scosse da forti tremiti. In principio, non comprese quale fosse la causa di quel suo strano e improvviso timore, ma  tutto gli fu chiaro quando il rombo forte di un tuono la fece urlare forte e scattare subito in piedi: «Devo andare! Giocheremo domani, ok? Ciao, ciao!» Esclamò poco prima di correre verso sua piccola dimora, che era nelle vicinanze, lasciandolo lì, immobile e con lo sguardo dubbioso e un po’ stordito.

«Ma che–  Emily! » Le urlò dietro scattando in piedi per seguirla, ma quella si era già rintanata in casa.

Quando ansimante e bagnato fradicio a causa della pioggia arrivò a casa della bambina, per un momento credette che all’interno non ci fosse nessuno.
La casa odorava di umido e di legno bagnato ed era decisamente piccola. Un buco, in confronto al suo egregio e sfarzoso palazzo. Inoltre, al suo interno non sembrava esserci anima viva: la casa sembrava essersi profondamente addormentata.

«Emily? Sei qui dentro? Esci fuori, smettila di nasconderti!» Ordinò drizzando le orecchie in attesa di una qualsiasi risposta da parte dell’amica. Ma l'unico suono  che ottenne fu lo scrosciare della pioggia la quale, via via che cadeva, sembrava farsi sempre più forte e fastidiosa.

Stava per perdere del tutto le speranze ed era sul punto di andarsene via, quando improvvisamente lo sentì: subito tese l’orecchio, alla ricerca di un qualsiasi altro suono nelle vicinanze e, dopo quella che parve un’eternità, lo risentì nuovamente.

Un singhiozzo. Flebile e basso. Un singhiozzo appena percepibile attraverso il rumore scrosciante della pioggia che batteva senza sosta contro il vetro della finestrella al lato della piccola cucina impolverata.

«… Emily?» La richiamò esitante, avvicinandosi al luogo da dove aveva sentito provenire il gemito - ovvero un grosso tavolo in noce un po’ impolverato.
 
Un altro lampo, uno ancora più forte del precedente, si scagliò con violenza su Asgard illuminando per un momento la piccola dimora della bambina. Fu in quel momento che la vide: era rannicchiata su se stessa sotto il grosso tavolo, vecchio e logoro, e si teneva la testolina ricoperta dai folti capelli rossi fra le piccole manine in un vago tentativo di tapparsi le orecchie; aveva gli occhi serrati e la bocca distorta in una smorfia di puro terrore. Istintivamente, pensò a suo padre: il possente Odino. Era lui che controllava i fenomeni atmosferici grazie al suo scettro e, sicuramente, quel temporale era frutto di una delle sue solite collere: probabilmente lo stava cercando.

I suoi pensieri vennero deviati da un singhiozzo che Emily si lasciò sfuggire a causa di un nuovo tuono. Sospirò e, senza indugiare oltre, si accovacciò e raggiunse l’amica che se ne stava rannicchiata in posizione fetale a singhiozzare gattonando.

«Loki … » Mormorò piano lei alzando di poco il capo verso di lui, rivelando così i suoi occhioni pieni di lacrime e le gote arrossate. «I-Io ho paura … dei temporali» Sussurrò poi così piano che dovette sporgersi un po’ per capire cosa stesse dicendo. Era rossa in viso e non poté fare a meno di notare che nel dirgli quelle brevi parole aveva evitato bene di guardarlo, quasi come se avesse detto una cosa tremendamente imbarazzante.

Non seppe cosa risponderle. Cosa si diceva di solito in momenti come quelli? Non ne aveva idea, lui. In fondo, non era che un semplice ragazzino di dodici anni. Eppure, dentro di sé, sapeva che doveva assolutamente fare qualcosa. Doveva distrarla e farla ritornare a sorridere. Odiava sentir piangere qualcuno, non gli erano mai piaciute le lacrime: piangere era inutile.

Ma prima che la sua mente potesse elaborare qualcosa di sensato, l'ennesimo lampo squarciò il cielo e venne subito seguito da un rumore assordante che spezzò le sue parole sul nascere; poi fu tutto un susseguirsi di eventi: Emily fece un balzo, squittì in preda al panico e gli si gettò addosso a in cerca di protezione. Lui, non aspettandosi quella reazione così inaspettata, si limitò a mantenere il suo solito religioso silenzio.

«Non sapevo che avessi paura della pioggia» Disse ad un tratto, rompendo il silenzio.
«Io non ho paura della pioggia!» Lo rimbeccò lei indispettita, allontanandosi un po’.
«Hai paura dei tuoni, no? E’ più o meno la stessa cosa».
«Non è affatto la stessa cosa! ».
«Si, certo. Sei proprio una fifona …».
«Statti zitt-- » Le parole le morirono in bocca in quanto l’ennesimo tuono rimbombò tra le mura della casa, facendo tramutare le sue frasi arrabbiate e indispettite in un piccolo gemito sommesso che cercò di soffocare rigettando le braccia al suo collo. Stavolta si avvolse stretta a lui come se fosse stata la sua unica ancora di salvezza.

Non seppe quanto tempo restarono così: abbracciati. Forse minuti, giorni … o addirittura secoli. Di una cosa però era certo: avrebbe dato tutto l’oro del mondo per far sì che quel momento a lui così … sconosciuto durasse in eterno.

Era inebriante sentire le piccola dita sottili di Emily sul suo petto.
E si sentiva quasi ubriacato da quel vortice di emozioni che quel piccolo gesto era riuscito a infondergli.  Non aveva mai provato una sensazione così piacevole quando stava con Thor o Sif, o con qualsiasi altro suo “amico”. Era un mondo nuovo per lui che non aveva mai provato il calore di un abbraccio sincero.
Preso com’era da quei pensieri, quasi non si accorse della voce di Emily che lo chiamava insistentemente.

«Loki?» Lo richiamò di nuovo lei, la piccola testa nell’incavo della sua spalla.
«Cosa c’è?» Le chiese, cercando di sembrare freddo e distaccato. Non voleva di certo farsi vedere debole da lei!

Quella però non parve notare il suo tono di voce e strinse ancor di più la stoffa dei suoi vestiti.

«Non lasciarmi mai da sola. Mai. Hai capito?» Concluse con voce tremante per via dei singhiozzi che il pianto le aveva inflitto in precedenza.

Sul suo viso si formò un piccolo abbozzo di sorriso. Lentamente, strinse di più il corpicino della bambina che, notò, era ancora scosso dai brividi. Con delicatezza, quasi come se avesse paura di romperla da un momento all’altro, affondò le dita sottili nei suoi capelli rossi.

Ormai lui e Emily si conoscevano da molti mesi, ed era capitato spesso che giocando insieme avessero avuto altri contatti diretti. A volte le stringeva la mano, oppure capitava che lei lo abbracciasse forte o gli desse qualche bacetto sulla guancia in modo affettuoso; capitava perfino che la sollevasse di peso quando giocavano. Ma il punto era, che nonostante entrambi si conoscessero ormai bene, tutto quello che avevano passato sembrava il nulla in confronto a quello che aveva appena provato. Aveva scoperto una parte segreta dell’anima di Emily e ora si sentiva … bene. Felice.

Poter toccare i suoi capelli, giocare insieme a lei, prenderla in giro, potersi sentire per una volta speciale per qualcuno... Erano tutte emozioni nuove per lui, che non aveva mai davvero scoperto il significato della parola “amicizia”. L’aveva sempre vista con gli occhi di uno spettatore, non aveva mai scoperto cosa si provasse a sentirsi importanti per qualcuno.

Fu in quel momento che capì che Emily era davvero speciale per lui, che le voleva bene e che lei era sua amica. Ma non un’amica qualsiasi, come quelle che aveva Thor, lei lo era davvero.

A quel punto, decise che per lei avrebbe fatto di tutto. Pur di averla accanto, di avere un’amica, qualcuno che sorridesse come faceva lei.
 
«Non lo farò» Sussurrò piano.
«Croce sul cuore?» Domandò speranzosa lei, guardandolo negli occhi in un modo tremendamente serio.

Annuì con poca convinzione. Che bisogno c’era di fare un giuramento se tanto in cuor suo aveva già promesso da un pezzo?

«Però non barare, altrimenti ti picchio» Lo minacciò la vocina di Emily ancora scossa da alcuni sussulti.
«Come vuoi» ribatté lui, mimando il gesto di una croce all’altezza del petto.

Emily, felice della risposta che aveva ricevuto, rise sonoramente e quella risata gli ricordò il suono di tanti campanelli.

Lui amava i campanelli, gli piaceva il suono che emettevano quando venivano sbatacchiati a destra e a sinistra: gli ricordavano il suono delle campane. Quelle grandi e grosse che c’erano nei campanili che indicavano l’orario durante il giorno.

A lui piaceva la risata di Emily.

«Sai? Ora non ho più paura dei tuoni» Lo informò ad un tratto lei, asciugandosi una volta per tutte i grossi goccioloni che le incorniciavano i lati degli occhi.

Alzò un sopracciglio, curioso.

«E come mai?» Domandò.

A quel punto Emily sorrise giocosa e assunse un’aria serena e tranquilla – decisamente in contrasto con quella che aveva avuto in precedenza.

«Perché ci sei tu qui con me. Non sono più sola! Quindi niente può farmi paura. Nemmeno i tuoni!» Rispose lei con quella sua solita risatina un po’ alterata.
«Ehi, guarda!» Esclamò poi d’un tratto. «È uscito il sole! Andiamo a giocare nelle pozzanghere? Dai, dai, dai! Forza muoviti!» Lo spronò uscendo precipitosamente da sotto il tavolo,  andando fuori correndo.

Una volta uscito anche lui da sotto il tavolo, Loki non poté fare a meno di constatare che sì … a lui la risata di Emily piaceva davvero tanto!
 

 
 
 
 
 



- Note dell’Autrice.

Salve a tutti, ragaSSuoli!
Come va? Come al solito, se siete arrivati a leggere fin qui siete degni di tutta la mia stima! <3 .
Comunque sia, vorrei fare alcune precisazioni sulla paura dei temporali di Emily. Avendo lo stesso caratterino della mia piccola sorellina, ho deciso di donarle anche le sue paure, ovvero quella dei tuoni e dei temporali.
Credo che il capitolo in sé per sé sia stato abbastanza … ecco … sdolcinato, sì. Però suvvia, datemela buona, sono ancora dei piccoli e teneri bambini di 10 e 12 anni! (Non incominciate  a dirmi che quando si hanno 12 anni si incomincia a essere adolescenti perché non lo accetto in quanto io fino ai miei 13 anni giocavo ancora con le Barbie e i Pokemon. Anzi a dirla tutta ci gioco tutt’ora. Ebbene sì, lo confesso.)
Sappiate comunque che questo è un semplice “intermezzo” al capitolo che verrà dopo, quindi perdonatemi se è risultato un po’ noioso. >\\\>
Per la questione METEO DÌ ASGARD.” Vi prego, abbiate pietà di me! Non conoscendo che tipo di meteo possa esserci lì su Asgard, ho deciso di inventare questa cosa del fatto che fosse Odino a decidere il tempo di Asgard grazie al suo “scettromagicodicuinonmiricordoilnome”. 
Vi lascio, un bacione!
Ah! Volevo avvertirvi che le recensioni sono molto apprezzate quindi, se magari me ne lasciaste qualcuna vi ringrazierei eternamente!

Ringrazio di cuore mio padre, quarantottenne laureato, che mi ha aiutata a correggere tutti gli errori ortografici di questa fan fiction nonostante abbia questioni ben più urgenti da sbrigare! Bye-Bye.

Grazie mille, papi! *scuoricina*


   
 
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