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Autore: Peppers    16/06/2012    2 recensioni
Guerrieri, principesse, draghi, mostri, castelli. Mille avventure che sono come perle d'una collana. Raccolta di storie one-shot inserite all'interno di una cornice dall'atmosfera fiabesca. Le canzoni di un bardo, per tutti coloro che hanno voglia di ascoltare una storia in un boccone. Storie udite durante un lungo viaggio per mari e per monti. Fermatevi ad ascoltare, la notte è ancora lunga ....
ATTENZIONE!!
LE ONE ONE-SHOTS COMINCIANO DAL CAPITOLO SETTE IN POI. DAL CAPITOLO 1 AL CAPITOLO 6 TROVERETE UNA STORIA CHE VERRA' RIPRESA IN SEGUITO.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mentre la principessa era a suo agio anche nei terreni più impervi, i piedi nudi dell'ancella scivolavano con troppa facilità sull'erba impregnata di fango e sangue.

“Mia signora, aspettatemi!”

La servetta era atterrita all'idea di ritrovarsi sola in mezzo alla battaglia, circondata dal frastuono dell'acciaio. Qualsiasi rumore – persino lo scalpiccio dei sassoni che le passavano accanto – la faceva sobbalzare impaurita.

“Kyla, smettila di guardarti attorno o mi perderai di vista”

Evitando i nemici con l'agilità di un cerbiatto, Laery non accennò a rallentare l'andatura. L'ancella sassone si sforzò di correre più velocemente, facendo del proprio meglio per non rimanere indietro. Avrebbe voluto chiamare la principessa, ma non ne aveva il fiato.

A pochi passi da Kyla un guerriero sassone colpì con un'ascia un romano facendolo rotolare nel fango. Il soldato tentò di trascinarsi verso l'ancella sassone, lasciandosi una scia di sangue dietro di sé.

“Aiutami, ti prego”

Boccheggiava con fatica, in cerca di una speranza di sopravivere.

“Non posso ...”

La servetta guardò con paura il dolore di chi stava per morire.

“... sei un romano”

Il soldato fu colpito nuovamente dall'ascia sassone prima che potesse replicare. Kyla sentì le lacrime risalirle nel vedere gli occhi dell'uomo divenire vitrei. Aveva l'impressione che il cadavere la stesse ancora fissando, accusandola per l'aiuto negato.

Fu Laery a riscuoterla dai pensieri, trascinandola via per un braccio.

“Non è ancora il momento di riposare, Kyla”

“Mi dispiace, mia signora. Stavo solo ...”

La principessa le lanciò una fugace occhiata carica d'impazienza, guidandola fra la folla.

“Qualsiasi cosa stavi facendo, siamo qua per trovare Dinas. Il resto può attendere”

“Certo, mia signora”

Le parole della figlia del comandante ricordarono all'ancella il suo ruolo. Non doveva impicciarsi della politica, né tanto meno della guerra. Romani. Sassoni. Non spettava a lei giudicare la bontà di una battaglia che stava costando la vita a così tante persone. Lei era solo una serva. Il suo compito era servire Laery e assicurarsi che la giovane corvina non corresse pericoli d'alcun tipo.

“Maledizione, l'ho perso di vista!”

La principessa imprecò rallentando il passo fino a fermarsi. Con lo sguardo imperlato di sudore si guardò attorno, riprendendo fiato.

“Scorgi qualche traccia di Dinas, Kyla?”

La servetta udì a stento le parole della compagna, assordata com'era dal clangore delle armi. Si trovavano vicino al cuore della battaglia, lì dove lo scontro infuriava più violentemente. La polvere era così fitta da rendere faticoso persino distinguere i compagni dai nemici. L'odore di sangue e il lezzo dei cadaveri superavano di gran lunga il tanfo di sudore dei guerrieri.

L'ancella si sfregò gli occhi arrossati.

“Mia signora, non riesco a vedere molto”

La sassone corvina alzò gli occhi, scrutando con attenzione il cielo.

“Forse ci siamo allontanati troppo!”

Kyla sapeva quanto bene la principessa era capace d'orientarsi tramite la posizione del sole, ma avrebbe di gran lunga preferito che Laery non si distraesse dal campo di battaglia. Anche se non aveva gli occhi di una cacciatrice, l'ancella fece del suo meglio per stare guardinga.

“Laggiù, mia signora. Mi sembra di vedere il riflesso di un bagliore su uno scudo! Qualcuno sta venendo qui”

La serva era quasi sicura che la figura che avanzava tra la moltitudine di soldati fosse il biondo comandante.

“Quello non è uno scudo … è una corazza”

Alla giovane ragazza non piacque molto l'espressione del viso di Laery.

“Non è Dinas! Sta indietro, Kyla”

Un romano di mezz'età si fece avanti rigirandosi una spada nella mano destra. Nonostante i sassoni tendevano ad essere più robusti dei loro nemici, all'ancella parve che il guerriero fosse davvero imponente – sopratutto in relazione all'esile corporatura della principessa.

Senza staccare gli occhi dall'avversario, la figlia del comandante sassone lanciò alla serva la propria faretra con un gesto rapido.

“Mia signora, come farete senza le vostre frecce?”

“Non c'è abbastanza spazio né tempo per scagliarne anche solo una ...”

Laery fece un lento passo indietro, stringendo l'arco con entrambe le mani come se fosse un bastone.

“... impaccerebbero solo i movimenti”

Il romano avanzò cautamente, senza comprendere nessuna delle parole scambiate fra le ragazze.

Kyla avrebbe tanto voluto aiutare la sua signora, ma non poteva far altro che osservare. Si chiese se anche Laery – come lei – sentiva il cuore battere in gola e le gambe tremare.

Nel vedere la fredda calma della sua padrona, la servetta affondò nervosa le unghia nel cuoio della faretra.

Con un urlo il soldato romano si avventò contro la principessa, colpendo di punta. La sassone corvina usò l'arco per deviare il primo affondo, poi fece un balzo di lato per evitare il secondo attacco. Facendo uso della propria arma colpì la schiena dell'avversario, facendolo stramazzare a terra.

L'elmo del guerriero rotolò via, rivelando dei corti ricciolini castani tagliati alla maniera italica. L'uomo si rialzò passandosi una mano sul volto sporco di fango. Ripulendo la lama sul manto, prese ad avvicinarsi di nuovo alla figlia del comandante sassone.

Laery guardò una delle estremità dell'arco, ricordando il consiglio del padre di annerirne le punte sul fuoco per rendere più resistente il legno.

Quando il romano fu vicino abbastanza, la principessa cercò di colpire il volto del nemico. Il soldato evitò il colpo e con un gesto lesto bloccò i polsi della ragazza.

“Che volevi fare, puttanella?”

Kyla sentì un nodo allo stomaco nel notare gli sforzi con cui la sua signora cercava in vano di liberarsi dalla morsa del nemico. L'ancella soffocò un urlo quando il guerriero assestò uno schiaffo a Laery, facendola rovinare fra la polvere.

“Mia signora!”

La servetta vide attraverso un velo di lacrime il romano avvicinarsi alla principessa.

“Sta indietro, Kyla!”

Laery teneva una mano sulla guancia arrossata, guardando l'arco che giaceva nell'erba – troppo distante per essere raccolto.

La principessa sassone indietreggiò con nessun altro intento che guadagnare tempo, ma il guerriero pose fine alla sua ritirata ponendo uno stivale sulla caviglia.

Kyla ebbe l'impressione che il tempo si fermasse quando vide il riflesso del sole brillare sull'acciaio della lama pronta a colpire. Nel vedere la spada affondare nella tenera gamba della sua signora chiuse gli occhi, lasciando che le lacrime le rigassero le guance accaldate.

Lo sentiva nell'aria. L'odore del sangue fresco, un odore che aveva sentito troppe volte quel giorno e che iniziò ad odiare. Fuori di sé e senza aver una precisa coscienza di ciò che stava facendo. Si lanciò sul romano stringendo nelle mani tremanti una delle frecce di Laery.

La bella principessa era per Kyla un dono mandato dagli dei. Era la sua amica, la sua famiglia, il suo intero mondo. La sua vita.

Colpì il soldato alla cieca, urlando il nome della sua signora finché ebbe la forza e la rabbia di proseguire. Si fermò solo quando calde braccia la cinsero. Avrebbe riconosciuto il delicato tocco di Laery fra mille.

“Basta, Kyla. Basta così!”

La servetta sassone aprì gli occhi, inorridendo. Il guerriero giaceva prono sull'erba, immobile come un grosso e pesante sasso. La freccia era ancora piantata sul collo, trasfigurato da numerose ferite.

“Ormai è morto”

La voce di Laery mostrava un certo sollievo.

“ Morto …”

Kyla ripeté meccanicamente le parole della sua signora, sbattendo le palpebre confusa. Le tempie le pulsavano forte e si sentiva piuttosto stordita.

“... Io … Io l'ho ucciso”

Si vergognò del crimine di cui si era macchiata. Non riusciva a far altro che tremare e singhiozzare. Guardò con ripugnanza le proprie mani sporche fin quasi l'avambraccio di sangue. Aveva ucciso, per la prima volta in vita sua.

“Va tutto bene, Kyla. È finita”

Stretta fra le braccia della principessa, l'ancella premette il proprio viso contro il petto di Laery. Piangeva per la morte di un uomo – anche se era un nemico – ma anche per tutti gli orrori che la guerra le stava mostrando.

La bella corvina asciugò le lacrime della serva con un gesto delicato del dito. Scostò una ciocca di capelli rossi dal viso spigoloso dell'ancella, poggiandole con dolcezza le labbra sulla fronte. Kyla si sentì rassicurata dal calore di quel bacio, simile al fuoco attorno cui erano solite riscaldarsi nelle gelide notti d'inverno.

“Mi hai salvato la vita, mia cara. Se tu non fossi intervenuta, avrei riportato ben più d'una ferita”.

Kyla ebbe un sussulto. Come poteva aver dimenticato di sincerarsi delle condizioni di Laery? L'occhio vigile della serva balzò immediatamente alla gamba della principessa.

“Voi sanguinate!”

“è solo un graffio, nulla che meriti attenzione”

“Mia signora, ho visto chiaramente la lama del nemico trapassarvi la carne”

“e io sono pronta a giurare che hai chiusi gli occhi, Kyla”

La principessa sorrise allegramente, ma una smorfia leggera – quasi impercettibile – del suo viso rivelò il tentativo di nascondere il dolore.

“Voi non state bene, principessa. Vorrei solo ...”

“ Ti ripeto che non è una ferita importante”

Laery coprì prontamente la gamba col manto di cerbiatto, mettendo fine al discorso. Appoggiandosi al braccio dell'ancella, si rimise in piedi con fatica.

“Ora andiamo, dobbiamo ancora trovare Dinas”

Non appena la figlia del comandante sassone fece il primo passo ebbe un gemito e ricadde pesantemente a terra.

“Mia signora!”

Senza alcun tentennamento la serva si precipitò a dare aiuto a Laery. Con un gesto della mano la principessa ne rifiutò l'intervento.

“S-Sto bene”

Nonostante la voce risuonò strozzata, le parole erano cariche d'orgoglio. Il desiderio di rialzarsi e riprendere la ricerca era più grande di qualsiasi dolore la bella corvina potesse provare. Kyla capì tutto ciò dall'ostinata insistenza con cui la principessa si trascinò pian piano fino a raggiungere l'arco.

“Non potete continuare in questo stato”

“Ce la faccio”

“No, mia signora. Voi non siete in grado di combattere”

Laery rimase in silenzio a fissare l'arco. Non poteva continuare a negare l'evidenza. Avvicinandosi di qualche passo, Kyla si inginocchiò e strinse le mani della sassone corvina fra le sue.

“Rischiereste solo di farvi uccidere, principessa. Ciò che bisogna fare è solo allontanarci da qui e trovare un posto in cui farvi riposare”

“Ma Dinas ...”

“Il vostro comandante vi vorrebbe solo al sicuro, mia signora. Se gli Dei lo vorranno i vostri sentieri si incontreranno di nuovo, ma non oggi”

Laery rimase in silenzio, lo sguardo grave perso nel vuoto. Nei suoi occhi azzurri brillò una lacrima. Il cuore della servetta si fece più leggero quando sentì la sassone corvina allentare la presa sull'arco.

“Le mie frecce, Kyla ...” la voce rassegnata della bella sassone si spense in un sussurro “ … non dimenticare le mie frecce”

“Certo, mia signora”

L'ancella s'affrettò a raccogliere la faretra, pensando che presto il campo di battaglia sarebbe stato solo un brutto ricordo.

“Lasciate che vi aiuti, principessa. Non dovreste sforzarvi troppo”

Laery passò un braccio attorno alla spalla di Kyla e si rialzò facendo una smorfia per il dolore. La sassone corvine si avviò zoppicando per la via meno pericolosa che conduceva fuori dalla valle. Kyla si lasciò guidare, limitandosi a controllare tutt'attorno che nessun nemico si avvicinasse troppo.

Procedendo lentamente superarono cadaveri e guerrieri, finché il terreno riprese a salire. Il sole proiettava le loro ombre lunghe sul pendio, fra i cui ciuffi d'erba risaltavano piccole rocce rese scarlatte dalla luce del crepuscolo. L'ancella sassone fu sorpresa dal fatto che una battaglia potesse protrarsi per così lungo tempo.

Spossata dalla fatica della giornata, Kyla avrebbe tanto voluto mettere qualcosa fra i denti. Voltandosi verso la valle giudicò di essere lontana abbastanza da qualsiasi spada romana.

“Mia signora, che ne dite di una sosta?”

“No, Kyla. Bisogna proseguire. Dobbiamo giungere al campo di mio padre prima che il sole cali oltre l'orizzonte”

L'ancella sospirò, rassegnandosi a sentire i brontolii dello stomaco ancora per un po'.

“... e poi se la notte ci coglie fra i boschi, rischiamo di smarrire la via”

Kyla sgranò gli occhi. Non aveva minimamente pensato a questa possibilità. Procedette in silenzio per un po', rimuginando sulle parole della compagna.

Conosceva tante storie sui pericoli dei boschi. Aveva perfino visto con i suoi stessi occhi le immense carcasse d'orso che i cacciatori sassoni erano soliti riportare al campo. Ritrovarsi faccia a faccia con una di quelle bestie era l'ultimo dei suoi desideri.

In condizioni normali la principessa era in grado di spaventare uno di questi grossi animali fino a metterlo in fuga, ma ferita com'era Kyla dubitava che la sua signora sarebbe riuscita a tenere a bada un orso.

Trasportata dai proprio pensieri, l'ancella si volse a guardare Laery, che ad ogni passo stringeva i denti come se avvertisse un gran dolore.

“Come vi sentite, mia signora?”

“Brucia solo un po', posso resistere”

“Pensate che ci sia la possibilità di trovare dell'acqua nei dintorni, principessa?”

La figlia del comandante sassone si fermò, poi con la punta del sandalo scalzò una pietra dal terreno. Chinandosi afferrò una manciata di terra con la mano. Si passò i granelli rossastri fra le dita, lasciando che il vento li portasse via.

“Ne dubito. Il terreno è secco e le piccole piante si fanno sempre più rare. Davanti a noi ci sono solo grandi alberi. Qualsiasi rivolo d'acqua bagni questa zona, scorre profondo ben sepolto dalla dura roccia”

Sebbene non fosse una buona notizia, Kyla non poté fare a meno di sorridere della maestria della sua signora. Per quanto fosse la prima volta che si spingevano così vicini ai confini dell'impero, Laery sembrava conoscere quelle terre da sempre.

La principessa era una cacciatrice provetta, le cui previsioni si sbagliavano molto raramente. Il padre le aveva insegnato l'arte di capire i segni della natura, di sopravvivere e adattarsi ad ogni territorio. Il comandante sassone faceva di conoscenze del genere l'orgoglio del proprio popolo, non curandosi affatto del sopranome di selvaggio attribuitogli dai romani.

Mentre proseguivano la bella corvina si bloccò di colpo. Stringendo al veste di lana di Kyla, si voltò a guardare la direzione da cui erano venute.

Allarmata dall'improvviso comportamento di Laery, la serva temette di trovarsi in pericolo.

“Cosa succede, mia signora? Siamo inseguite?”

Con un cenno del capo Laery indicò una scia di piccole goccioline rossastre che brillavano sul sentiero.

“È la vostra ferita. Sta sanguinando, mia signora”

“Non è questo che mi preoccupa. Dovremmo muoverci più velocemente, presto i lupi saranno attratti dall'odore del sangue fresco”

Kyla deglutì.

“L-Lupi?”

“Cacciano in branchi accerchiando la loro preda. Queste foreste sono il loro terreno di caccia ideale”

La servetta si sorprese della tranquillità con cui la principessa parlava di una minaccia che poteva costare loro la vita.

Avrebbe tanto voluto replicare, ma la paura le strozzò le parole in gola. Continuò a camminare silenziosa, tenendo le orecchie bene aperte. Il vento frusciava fra le querce e gli aceri, portando con sé solo l'eco lontano dello scontro.

Nessun ululato.

L'ancella si aggrappò a quel pensiero, cercando in ogni modo di farsi coraggio.

“Principessa non siamo in pericolo, vero?”

“Probabilmente in questo momento i lupi si nascondono a ridosso della valle. L'odore del sangue lì è molto più forte. Stai tranquilla. Sei troppo nervosa, Kyla”

Benché Laery avesse tentato di rassicurarla, l'ancella continuava a sentirsi inquieta. Riteneva la foresta attorno a sé arida e vagamente sinistra. Osservò con occhi pieni di timore la scura ombra proiettata dagli alberi, i cui tronchi nodosi sembravano contorcersi in forme sempre più bizzarre. Aveva persino l'impressione che i lunghi rami si protendevano verso di lei, come se volessero ostacolarle il cammino.

Stretta attorno al braccio della principessa notò ogni piccolo dettagli del paesaggio che la circondava, immaginandosi tutti i pericoli celati in quel cupo bosco.

“Mia signora, quelle non sono forse le Lacrime degli Dei?”

Laery guardò con sorpresa la propria ancella, stupita che avesse riconosciuto le foglie usate dai sassoni durante i medicamenti.

“Raccogline un paio. Voglio dare un'occhiata, Kyla”

L'ancella si avvicinò ad un ramo, staccandone con forza alcune che ondeggiavano appena sopra la propria testa. Sperando di non essersi ingannata, porse alla principessa delle foglie scure dall'aspetto soffice su cui risaltava una striatura verde chiaro – quasi azzurra – come il solco di una lacrima.

Laery ne portò un'estremità alla bocca per saggiarne il sapore. Dalla smorfia di disgusto che seguì, Kyla capì che non doveva avere proprio un buon sapore.

“Sono proprio le lacrime degli Dei, ma il tempo della raccolta è ancora lontano. In questo stato non servirebbero a molto”

La principessa aprì la mano lasciando cadere le foglie e riprese il cammino. La serva guardò con rammarico le Lacrime degli Dei, come se le mancate proprietà guaritrici fossero una sua colpa.

“Kyla da quando conosci queste piante?”

La sassone dai capelli rossi sobbalzò, colta alla sprovvista dal tono curioso della domanda.

“Io … Io … “ raccolse tutte le proprie forze cercando di essere credibile “ … Fu mia madre ad insegnarmi”

“Tua madre conciava pelli, Kyla. Stava fra gli animali, non fra le piante”

L'ancella calò lo sguarda a terra rimproverandosi la sciocchezza detta.

“Mi nascondi qualcosa, mia cara?”

Anche se avesse voluto, la serva non avrebbe mai potuto celare alcun segreto – o quasi – di fronte agli occhi azzurri della principessa.

“Accadde quando andaste a fare un giro fra i boschi dopo aver parlato coi vostri fratelli, mia signora”

Laery spalancò la bocca incredula alle parole della compagna.

“Kyla, mi hai spiato?! Stavo solo cercando delle erbe per curare le ferite di mio padre”

“Lo so, principessa”

“Allora perché? Perché seguirmi, nascondendoti in quel modo mia cara?”

“È solo che io … N-Non volevo disturbarvi, mia signora”

“Non è che mi hai … osservato … anche dopo? Quando ho fatto il bagno nel lago, vero Kyla?”

“Oh! Certo che no, principessa”

L'ancella cercò in ogni modo di dissimulare il rossore diffuso nelle sue gote.

“Era mia intenzione solo assicurarmi che stavate bene. Vostro padre dice che non dovremmo mai abbassare la guardia”

“Oh, Kyla. A volte sei troppo premurosa nei miei confronti. Dimentichi forse che non son più una ragazzina?”

“Pensate davvero che mi preoccupi troppo per voi, principessa?”

Le parole della servetta mostrarono un certo disagio, ma Laery era troppo impegnata a osservare di fronte a sé per accorgersene.

“Guarda, Kyla. Una caverna”

L'ancella seguì con lo sguardo la direzione indicata dalla principessa. A non più di venti metri il terreno si innalzava in un'aspra parete alta quanto tre uomini. Il sentiero per cui erano venuti curvava pigramente attorno al massiccio sperone roccioso, tornandosi a perdere fra gli aceri e le querce.

Nascosta com'era dalle fronde degli alberi, solo gli occhi di una cacciatrice potevano scorgere l'apertura di una grotta fra le pieghe della roccia. Laery si appoggiò stancamente all'arco, mirando l'orizzonte.

“La mia gamba chiede riposo. Facciamo sosta in quella caverna, Kyla. Per oggi abbiamo camminato fin troppo”

“Così avremo anche un riparo, mia signora. La notte sembra arrivare presto da queste parti” concordò l'ancella, guardando gli ultimi raggi di sole della giornata brillare attraverso le fronde degli alberi.

Varcando la soglia di pietra sulle orme della principessa, la servetta ricordò ciò che sua madre era solita raccontarle quando era solo una bambina. Nel tempo in cui gli Dei camminavano sulla terra in mezzo agli uomini, le caverne di tutto la terra erano abitate dai giganti. Kyla aveva ascoltato quella storia troppe volte, al punto ormai da temere quegli esseri mostruosi. Al seguito di Laery la giovane sassone aveva esplorato così tante caverne da aver ormai imparato che quegli anfratti bui non celavano tracce dei giganti.

Gli occhi della serva si dovevano ancora abituare all'oscurità della caverna, ma già riusciva ad avvertire l'odore di chiuso, l'umidità e il gocciolare dell'acqua dalle infiltrazioni delle pareti. Guardandosi attorno Kyla concluse che quella grotta – grande abbastanza anche per cinque persone – era un posto abbastanza sicuro.

“Sembra che qualcuno sia già stato qui” mormorò la principessa, raschiando i resti di un falò con l'estremità dell'arco.

“Qualcuno abita questa caverna, mia signora?”

“Ne dubito. Il fuoco è spento ormai da tempo. Probabilmente erano solo viaggiatori in cerca di un posto in cui passare la notte” concluse Laery, adagiandosi su un masso.

Kyla sedette a terra ai piedi della bella sassone, sistemando sul pavimento le poche cose che portavano con sé.

“Lasciate che dia un'occhiata alla vostra ferita, principessa”

Con un gemito Laery sollevò un lembo del manto di cerbiatto, scoprendo la gamba destra. L'ancella passò il dito sulla pelle candida della compagna, lì dove la ferita iniziava ad arrossarsi. Il sangue rappreso incrostava uno squarcio largo quanto la lama di una spada romana.

“Avete bisogno al più presto di cure, mia signora …” disse la serva lasciando timidamente scivolare la mano lungo la coscia della principessa, quasi a gustarne la natura bellezza. “... o le condizioni della ferita potrebbero ...”

L'ancella non ebbe nemmeno finito di parlare che si sentì tappare la bocca dalla compagna.

“Sta arrivando qualcuno”

Nel silenzio che seguì, Kyla riuscì ad udire – quasi a stento – lo scricchiolare delle foglie sul terreno fuori dalla grotta. Ogni secondo il rumore si faceva sempre più distinto, come se qei pesanti passi si stessero dirigendo proprio verso le due ragazze.

Ripensando alle tracce di sangue lungo il sentiero, l'ancella lanciò uno sguardo allarmato alla principessa.

“Presto. Aiutami a sollevarmi”

Cercando di non fare alcun rumore la serva arretrò lentamente, fino a portarsi alle spalle della compagna. Con le mani cinse la principessa sollevandola finché l'ingresso della grotta non fu ben in vista.

Laery tese l'arco con le mani tremanti per lo sforzo e la fronte imperlata di sudore. La serva strinse ancor più forte a sé la compagna, pregando gli Dei che dessero alla sua signora le forze necessarie per scagliare quella freccia contro chiunque stesse per mettere piede nel loro covo.

Quella grotta – che doveva offrire loro protezione – stava divenendo una trappola.

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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