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Autore: dragon_queen    17/06/2012    3 recensioni
"Non ricordo quando iniziai a vedere i fantasmi, ma sono sicura che sia accaduto molto tempo fa. Forse il primo che vidi fu proprio quello della mia adorata nonna, un paio di giorni dopo il suo funerale. Avevo quattro o cinque anni, non ricordo bene.
Lei mi si era semplicemente avvicinata, mi aveva accarezzato i capelli castano cioccolato e poi, con un sorriso era scomparsa.
Dagli altri ero considerata strana, eccentrica, insomma, da evitare. Fu per questo motivo che, quando un ubriaco stroncò la mia vita investendomi, nessuno venne a piangere sulla mia tomba, ad eccezione di mio padre. Si, forse era lui l'unico per il quale mi dispiaceva davvero lasciare quello schifo di mondo.
Mentre ancora lo guardavo, rassicurandolo in silenzio che non l'avrei mai abbandonato, un fascio di luce mi attrasse a sé.
Da quel momento, iniziò la mia nuova vita..."
****************
Una ragazza obbligata a diventare shinigami e mandata a fare di stanza sulla terra dopo la perdita del suo migliore amico...
Un inaspettato nemico...
Un Grimmjow che sarà costretto a proteggere qualcosa di diverso dal suo orgoglio di guerriero...
Fatemi sapere se vi piace o anche il contrario...Un saluto
[COPERTINA INSERITA NEL PROLOGO XD]
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jaggerjack Grimmjow, Nnoitra Jilga, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Grimmjow passeggiava tra la gente, senza che questa, ovviamente, potesse vederlo. Era stato battuto da quello shinigami con i capelli color carota, un frocietto che in fondo non valeva una cicca, ma che, per un colpo di fortuna, era riuscito ad avere la meglio su di lui.

Ma la cosa strana era che non gli interessava, o almeno, non così tanto come invece si aspettata.

Dopo quasi un anno dalla sua scomparsa era riuscito a trovare qualcuno il cui reiatsu gli facesse provare quel brivido nella schiena che sentiva solo con lei. Si era impegnato in quel combattimento, aveva dato fondo a tutta la sua forza, ma aveva comunque perso.

Mentre era a terra, lo sguardo rivolto verso il cielo azzurro e privo di nuvole, sulla pelle la sensazione della sabbia calda sul quale era steso, non aveva potuto fare a meno di mettersi a pensare e, senza volere, aveva rivisto il volto sorridente e sereno della sua piccola shinigami.

Il frocietto gli aveva risparmiato la vita e questo aveva fatto nascere in lui molti dubbi, dubbi che da qualche tempo non avevano più invaso la sua mente. La nostalgia e l'impotenza si erano nuovamente impossessati di lui.

Per poco non veniva fatto fuori da quell'esaltato di Nooitra, il quale non gli aveva ancora perdonato il suo intervento mentre stava cercando di soddisfare i suoi istinti.

Se non fosse stata per quella tettona di Neliel, a quell'ora sarebbe già morto e sepolto.

Quando era riuscito di nuovo a reggersi in piedi, aveva saputo che il frocietto era riuscito a battere anche la reincarnazione del primo Aizen, perdendo in questo modo tutti i suoi poteri di shinigami. Aveva per quello deciso di stanziare per un po' nel mondo degli uomini. Ne aveva abbastanza dell'Hueco Mondo, aveva bisogno di una “vacanza”.

Fu così che non faceva che cambiare posto, camminare senza una meta, alla ricerca di qualcosa che per l'esattezza non sapeva neanche lui.

Ogni tanto percepiva il reiatsu di qualche shinigami all'opera, ma nessuno aveva più stuzzicato la sua curiosità o la sua voglia di combattere.

Si faceva quasi schifo da solo. Lui, nato per essere un re, adesso vagava come un povero derelitto, lo sguardo basso come uno sconfitto, le mani in tasca e la schiena imbarcata.

Senza accorgersi, un giorno capitò proprio nella sua città. Dall'alto vedeva le persone che camminavano prese dalla loro vita, simile a tante piccole formiche che non aspettavano altro che essere calpestate. Un tempo forse lo avrebbe fatto, ma adesso non più. Lui l'aveva cambiato.

Incuriosito, si diresse dove una volta lei frequentava il liceo. Vide il frocietto con i capelli caroti con i suoi amici sfigati, la ragazza del quale si era invaghito quell'emo di Ulquiorra, il quale si era fatto uccidere da quel pivello. Finalmente quell'espada votato solo alla depressione si era reso conto di cosa significava tenere a qualcun altro che non fosse se stesso, ma in un battito di ciglia, come era successo a lui, aveva perso tutto.

Osservava quella ragazza ascoltare distrattamente i compagni che le parlavano, ma si vedeva che pensava ad altro e Grimmjow intuiva a cosa. Per un attimo gli sembrò di rivedere lei in quell'umana, seduta a quegli scomodi tavoli che cercava di seguire la lezione.

Un bruciore agli occhi gli fece distogliere lo sguardo. Se li strusciò violentemente. Cosa stava succedendo? Cos'era quella sensazione, quel senso di vuoto quando per un attimo gli era parso di rivedere i suoi occhi?

Decise che era il momento di andare.

 

All'improvviso, quando ancora saltava da un tetto ad un altro, intravide, solo per un secondo, una scintilla argentea passare veloce in una delle vie sottostanti.

-Cos'è stato?- si chiese.

Non riusciva a rivederla da nessuna parte e la cosa lo fece infuriare e non poco. Sentiva che chiunque fosse aveva lasciato dietro di sé una scia di reiatsu. Perchè ne era così attirato?

Quel bagliore argenteo, come quando un raggio incontra qualcosa di riflettente, l'aveva colpito per un attimo al cuore come un dardo. Ricordava che lei aveva quel colore di colore quando l'aveva lasciato.

Le sue parole gli avevano impedito di andarla a cercare, ma lui non aveva mai rinunciato. Ogni notte, il suo ultimo pensiero andava a lei, alle sue labbra, al suo corpo sotto di lui, ai suoi occhi che brillavano di vita e innocenza.

Incuriosito prese a sorvolare ancora la zona, sino a quando non lo intravide di nuovo.

-Stavolta non mi scappi-

Mentre inseguiva veloce quell'ombra da cui il bagliore proveniva, il vento che soffiava leggero portò con sé una sorta di cristallina risata.

-Si prende anche gioco di me- ringhiò quello dentro di sé e accellerò.

All'improvviso la figura si fermò sotto le fronde di un grande albero, il volto nascosto da un cappuccio, ma lunghi capelli d'argento che si intravedevano dal travestimento. L'espada si fermò a pochi passi e prese ad avanzare.

-Chi sei?- chiese.

-Nessuno- rispose quella, con un evidente voce femminile, finendo con un risatina.

-Non prenderti gioco di me. Non ho tempo da perdere-

-Allora perchè mi hai seguito?-

Già, perchè? Era come se quel reiatsu che lo sconosciuto emanava avesse agito come un richiamo, un dolce richiamo per la sua anima che l'aveva costretto a seguirla.

-Non rispondi?-

-Dimmi chi sei!! Perchè ti diverti alle spalle del grande Grimmjow?-

-Grande? Sapevo che sei sempre stato pieno di te, ma non mi ricordavo così tanto-

Perchè il tono con cui parlava gli sembrava così familiare? Mosse un altro passo.

-Dannazione, scopriti il tuo dannato viso-

-Come Grimmjow, davvero non ti ricordi di me?-

L'espada si stava arrabbiando e, con uno scatto, afferrò la figura per il collo e la schiaciò contro il tronco. Quella non reagì. Il volto era ancora nascosta dall'ombra del cappuccio. L'unica parte visibile era la bocca, la quale si inarcò in un sorrisetto di sfida.

In quel momento il vento soffiò tra i due, propagando nell'aria il suo profumo, il quale, una volta giunto al naso dell'espada, lo fece per un attimo vacillare. Quell'odore, lui se lo ricordava.

Senza poter credere a chi gli stava davanti, con l'altra mano, tremante, afferrò il cappuccio e lentamente lo fece scivolare dalla testa della figura.

I suoi occhi, uno blu e l'altro viola. Il piccolo naso, le labbra piccole, ma piene. I suoi lineamenti che, anche se leggermente cambiati dal tempo, erano sempre gli stessi e le facevano assumere l'aspetto un po' da bambina.

Con uno scatto lasciò andare il suo collo, cadendo poi in ginocchio, non credendo ai suoi occhi: Yoko era lì, davanti a lui, bellissima proprio come si ricordava, che gli sorrideva.

Abbandonò le mani sui ginocchi, palmi verso l'alto, l'espressione di qualcuno che aveva appena visto un fantasma.

-Grimmjow, chiudi la bocca, altrimenti ti entrano le mosche- sorrise lei.

Quello non rispose, ma continuava a guardarla.

-Sto sognando?- biascicò.

La ragazza si abbassò al suo livello e gli sfiorò delicatamente una guancia. Sembrava che lo avesse accarezzato l'aria. Lui chiuse gli occhi, abbandonandosi.

-Mi sei mancata così tanto- disse poi, continuando a non guardarla.

-Anche tu, non sai quanto- sussurrò lei, abbandonandosi contro il suo corpo e nascondendo il viso nell'incavo del suo collo.

Le era mancata così tanto quella sensazione.

-Perchè ci hai messo così tanto?- chiese l'espada.

-Quando sono tornata nella Soul Society mi hanno tenuta in una sorta di incubatrice, aspettando che il mio corpo si abituasse alla presenza della Stilla e ci è voluto molto tempo. Come vedi, i miei capelli sono rimasti dello stesso colore di quando ero posseduta da Doroppu e stanno a significare il mio legame con lo spirito. Dopodichè mi hanno raccontato la verità sul mio passato e, con mio sommo dispiacere, era proprio come mi aveva raccontato Aizen. Fui condotta a palazzo e il remi riconobbe come sua figlia-

-E cosa ci fai qui?-

-Mi è stato offerto di rimanere la mia carica come Hime, ma io non aveva più niente per cui restare nel Seireitei. Ciò che io volevo era in un altro posto, lontano da quella città e dai miei doveri-

Grimmjow la guardò finalmente negli occhi, schiudendosi in un sorrisetto malizioso.

-Devo essere geloso?- chiese.

Lei, dopo un attimo di smarrimento a quella domanda, sorrise a sua volta, dicendo:

-Sei uno stupido. È da te che volevo tornare, sempre che tu mi voglia ancora-

D'un tratto avvertì le forti braccia di lui che le serravano la vita, schiacciandola contro il suo corpo. Stavolta fu lui a nascondere il volto nell'incavo del collo di lei e la morse teneramente. Dopodichè i due si guardarono e Grimmjow parlò:

-Non mi sono mai dimenticato di te. Sei divenuta il pensiero che mi mandava avanti giorno dopo giorno. Sapevo che saresti tornata da me, ne ero sicuro e ti ho aspettato. Ti avverto, adesso che ti ho qui tra le mie braccia, non ti lascerò più andare. Te l'ho già detto una volta: tu sei mia e non voglio che nessun altro ti abbia-

La sentì ridere, mentre le mani gli circondavano il viso e lo portavano verso di lei per poterlo vedere meglio. A fior di labbra, mentre lui le bramava come se fossero qualcosa di divino, gli sussurrò:

-Caro il mio espada, io sarò sempre tua e di nessun altro- e lo baciò teneramente, mentre lui voleva approfondire quel gesto in modo più passionale.

Ci riuscì, facendole in quel modo capire quanto le fosse in realtà mancata. Lei sorrise sulle labbra di lui. Poi staccandosi un attimo, disse:

-Ah, a proposito. Devo dirti una cosa che quel giorno non riuscii a dirti: ti amo anch'io...-







NdA Adesso bella gente, con un pò di tristezza, ma devo mettere la parola fine a questa storia, sulla quale mi sono impegnata davvero tanto XD
Ringrazio chi ha recensito e chi continuerà a farlo, chi ha inserito questa storia tra le seguite, ricordate o preferite.
Spero di tornare con qualche altra ff al più presto.
Un saluto e un ancor più grande ringraziamento.
Grazie Marty.

  
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