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Autore: dreamcatcher___    17/06/2012    3 recensioni
“Porca puttana Harry, è possibile che non ne fai una giusta?” “Mi dispiace, rimedierò.” “Ti conviene.” Aggiunse Matt.
“Hai altri dieci giorni Styles, capito?”
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buonsalve bella gente. :3 (?)
Mentre scrivevo ero particolarmente di buon'umore, ma non so casino posso aver tirato fuori çç spero vi piaccia. :)
P.S: LE FRASI FINALI SOLO PAROLE DI UNA CANZONE DI SELENA GOMEZ, LE HO CAMBIATE APPENA. ì



HARRY.
Un’altra bottiglia vuota si unisce alle altre facendo rumore con lo scontrarsi del vetro.
Non le conto, una in più, una in meno mi avrebbero aiutato a perdere la lucidità per un paio d’ore, ma quando avrei ripreso conoscenza, loro saranno sempre lì, ed io sarò sempre lo stesso, vittima di questa vita che mi ripaga nello stesso modo in cui io la tratto.
La sabbia fredda sotto di me, un mare calmo e il fumo che butto fuori dalla bocca contornano quello che io ho stabilito sia della mia misera vita.
Sono solo, in spiaggia non c’è un’anima ed io spengo nella sabbia l’ennesima sigaretta.
Magari avrei potuto portarmi dietro qualche lametta.
L’effetto dell’alcol comincia a farsi sentire e se avrei aspettato qualche minuto in più, avrebbe fatto il suo lavoro e tagliarmi non sarebbe stato poi così doloroso.
Forse sarei morto in pace, dopo essere finito in carcere una terza volta, avvolto nel silenzio di quel grigio pomeriggio, con il vento che mi asciuga le lacrime sul viso, che sono l’unica ragione per la quale non mi privo dell’unica cosa buona che mi sia capitata.
Lei.
Si, forse sarei morto in pace se non ci fosse stata lei a farmi ricordare chi sono.
Sarei morto in pace perché io, in questa vita non c’entro nulla.
So per certo che ora mi sta cercando, o che tra poco mi troverà perché non ho altri posti dove andare, ma io, nonostante cominci a pensare il contrario, non mi lascerò mai aiutare.

Avvicino l’accendino, e nel frattempo inizio un’altra sigaretta.
Al primo tiro sento la testa girarmi e delle fitte allo stomaco, che mi spingono a piegarmi in due dal dolore.
Mi trattengo, mi stringo solo nella giacca grigia che porto e aspiro nuovamente, più forte di prima.
Le stesse sensazioni di qualche istante fa tornano ad impadronirsi di me, ma continuo quello che stavo facendo, aumentando ad ogni tiro il dolore.
Merito tutto questo.
Merito di sentirmi l’essere più insignificante della terra, merito di morire lentamente e sentire dentro di me ogni organo fermarsi e il dolore trapassarmi le vene.


Un rumore di passi, passi troppo veloci per essere di qualsiasi altra persona, mi arriva alle spalle.
Il rumore cede, e il fermarsi dei passi è sostituito da un respiro affannato e pesante, troppo per essere di una persona che cammina tranquilla.
Non mi volto, sarebbe troppo banale.
Aspetto che chiunque sia alle mie spalle faccia qualcosa.
La sabbia si muove, questa volta sono passi lenti, quasi silenziosi che si fermano davanti a me.
Mi si siede di fronte con le ginocchia al petto e lascio che il suo sguardo mi divori lentamente, come è giusto che sia.
Nessuno dei due parla, ci pensano le emozioni che proviamo dentro, e che premono per essere liberate, ma siamo entrambi troppo orgogliosi per dire qualcosa che colga l’altro di sorpresa, o che non aspetta altro di sentirsi dire.
Mi ricordo di avere tra le dita una sigaretta, un’altra sigaretta da finire, ma prima che riesco ad avvicinarla alla bocca, una mano più veloce della mia, l’afferra e la schiaccia con il piede.
Si alza e le bottiglie che si trovano ammucchiate vicino a me, le lancia ad una ad una il più lontano possibile, sentendo il tonfo quando esse ricadono a terra.
La lascio fare, come se non avessi altra scelta. Tutto sembrava più forte di me.
Si mette in ginocchio davanti a me, abbassando il volto alla stessa altezza del mio.
Mi perdo qualche istante nei suoi occhi nocciola, che vorrebbero dire tanto in quel momento, mentre i miei bruciano e mi regalano una visuale appannata.
“Harry, parlami, ti prego.”
Sto cedendo, non avevo mai bevuto così tanto.
Comincio a non ragionare più. Mi sembra che mi abbia parlato, ma non ho sentito, le orecchie mi fischiano.
Indietreggio fino a sbattere la schiena con la sabbia e chiudo gli occhi.
Sento un peso sopra di me, e subito dopo qualcosa di morbido accarezzarmi le labbra.
Ricordo quella morbidezza, ricordo quel sapore, ricordo come quelle labbra da bagnate stessero bene insieme alle mie.
Morirei volentieri adesso.
Mi mancava qualcosa, e adesso che l’ho trovata posso anche rompere una di quelle bottiglie vuote e tagliarmi il polso con una scheggia di vetro.
“Harry, Harry, che hai? Ti prego, rispondimi!” Qualcosa di caldo e bagnato mi cade sul viso più volte, ma non mi preoccupo di asciugarmi. “Amber?” “Si Harry, sono io.” “Che ci fai qui?” “M-mi mancavi, Harry. Voglio aiutarti, ricordi?” “No Amb, stammi lontano.” La voce era roca, e mi tremava. “Scordatelo! Non ti lascio.”
Una pezza bagnata e fredda mi copre la fronte, lei resta seduta accanto a me, e mi tiene la mano.
“Dai, ti accompagno a casa.” Allaccio il braccio intorno alla sua spalla in modo da sostenermi un po’, e a fatica giungiamo a casa mia.
Durante il tragitto mi riprendo e comincio a scherzare un pò, per rompere la tensione.
Avevo bisogno di sentire le nostre risate.

Una volta in camera, la strattono verso di me e la bacio tenendole la testa con le mani. Dopo poco lei si stacca. “Harry, sei ubriaco marcio.” “No, non più.” La bacio di nuovo e indietreggio verso il letto.
Avevo ancora mal di testa, ma ero più che lucido per fare una cosa del genere, e non vedevo l’ora che arrivasse il momento.
Si sdraia e io sopra di lei. La guardo, prima di andare oltre e lei mi sorride.
Le sfilo via la maglia blu e le bacio il collo lasciandoci qualche morso.
Sento le sue mani fredde passarmi sotto la maglietta e un brivido mi attraversa dappertutto. Mi toglie i jeans e io faccio lo stesso con i suoi pantaloni della tuta, assaporando ogni centimetro di quella pelle liscia e perfetta.
La voglia invade entrambi e i suoi respiri sulla mia pelle aumentano sempre di più.
Sgancio il reggiseno di pizzo senza problemi e mi viene da ridere su come sia attenta anche in quello.
Le torturo il seno, mordendo i capezzoli ogni tanto e le sue mani si stringono a pugno nei miei ricci castani.
Le calo gli slip e lascio una scia umida di baci dalle labbra all’interno coscia.
Inizio a stuzzicare la sua intimità con la lingua, andando sempre più in fondo.
Dalla bocca le scappano dei gemiti strozzati e si morde il labbro inferiore.
Ritiro la lingua e torno a baciarla. Mi sfila i boxer neri e con un po’ di esitazione mi posiziono tra le sue gambe. Chiude gli occhi mentre entro delicatamente in lei senza farle male.
Infila le unghie nelle mie spalle quando alterno le spinte delicate a quelle più forti e decise e mi lascio graffiare mentre le mordo una spalla per il troppo piacere.
Abbasso lo sguardo sullo sfregare dei nostri bacini e penso che non ci possa essere contatto migliore.
La ragazza che è sotto di me, mi ha aiutato senza che me ne accorgessi e non so se troverò mai un modo per ripagarla.
Con il mio niente e la sua mano nella mia, mi sento la persona più fortunata della terra.
La bacio, ancora una volta, ma in questo ci metto…amore.

Adesso che non ho bisogno di provarci più, sto molto meglio.
Niente da perdere.
C’è una voce nell’aria, che mi dice di non guardare indietro da nessun’altra parte, e quella voce è sempre qui.
Tranquilla, non sarò più lo stesso dopo di questo.
Ti ho incontrata in un posto dove sono stato e non tornerò di nuovo indietro.
Non sarò mai come il giorno in cui ti ho conosciuta.
Porto con me i vecchi ricordi come una macchia, ma non posso cancellare il male che mi sono fatto da solo, resterà con me per sempre.
Uno di questi giorni mi sveglierò da quest’incubo con il quale sogno tutte le notti e mi accorgerò che sarà finito solo quando al mio risveglio tu sarai accanto a me.
  
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