Capitolo
10
La forza che ci guiderà
Mi
svegliai alle prime luci dell’alba, non ero sicuro
dell’ora ma non volli
controllare la piccola sveglia posata sul comodino. Non volevo che
quella notte
finisse e non volevo che i miei movimenti svegliassero Bella che,
ancora
profondamente addormentata, giaceva sul mio petto.
In
un attimo rivissi tutti gli avvenimenti della sera prima ed ebbi il
timore che
potesse essere tutto un sogno. Bella che si arrampicava alla mia
finestra,
Bella che diceva di amarmi, Bella che faceva l’amore con me.
Il
mio cuore prese a martellare impazzito a quel ricordo così
vivido, arrotolai
fra le dita una ciocca dei suoi capelli, che ricadevano scomposti a
nasconderle
il viso, ed ispirai il suo profumo.
Non
era una fantasia, lei era reale ed era accanto a me. Adesso non avevo
più
rimpianti. Avrei rivissuto tutto da capo, tutto il dolore che ci
eravamo
inflitti, tutta le sofferenze passate. Tutto era stato importante
poiché tutto
aveva contribuito a creare quello che eravamo, portandoci a quel
preciso
istante. Era così che doveva andare. Dovevo soffrire per
lei, dovevo quasi strapparmi
il cuore dal petto, dovevo diventare un uomo. Il suo uomo. Ma poi un dubbio s’insinuò nella mia
mente.
Se
al suo risveglio invece fosse stata lei ad essere colta dai rimpianti?
Se tutto
questo per lei avesse un altro significato che per me? Poteva ancora
tornare da
Edward, dopo questa notte? Potevo
ancora
non essere abbastanza?
Ripensai
ai nostri trascorsi: a com’era sempre stata brava a far
tacere il suo cuore e a
come, in pochi attimi, era riuscita a mettermi da parte per scappare da
lui in Italia,
dimenticando quando io ero stato tutto per lei nei mesi del suo
alienamento.
Un'altra
ferita al mio cuore stavolta sarebbe stata decisiva perché,
dopo questo notte,
non avrei mai più potuto scappare da lei. Il ricordo del mio
corpo che si
perdeva nel suo, delle sue mani che si impossessavano di me sarebbe
rimasto
nella mia anima come un marchio d’eternità
indelebile. Lei aveva il potere di
annientarmi. Ebbi paura ed in automatico il mio corpo iniziò
a tremare. Anche
il lupo soffriva e si ribellava a quell’idea. Tremavo scosso
da spasmi atroci,
stringendo forte il pugno lungo il mio fianco, le nocche quasi bianchi
mentre il
letto iniziò a sobbalzare devastato dai mei movimenti
involontari. Alzai la
schiena appoggiandomi alla testata e Bella si svegliò.
Spalancò gli occhi
osservandomi smarrita. Mi guardò per alcuni istanti
mettendosi a cavalcioni su
di me e bloccando il mio viso fra le sue mani.
“Amore
calmati. Che succede?”
Amore
calmati,
amore calmati, amore calmati.
Quelle parole mi colpirono come una
doccia gelida. Amore, amore, amore.
Mi
concentrai sul suono che quelle lettere producevano, respirai affondo
aggrappandomici per ricacciare il lupo in fondo al mio essere.
Guardai
Bella: le mani ancora stretta a me, la preoccupazione crescente sul suo
viso
perfetto. Non era spaventata. Non provava ribrezzo per il lupo, per
quella
parte di me che invece io, ancora adesso, facevo fatica ad accettare e
con la
consapevolezza del suo corpo contro il mio, dei suoi occhi che mi
scrutavano, i
tremori cessarono.
“Scu…
sa” Balbettavo
adesso. Potevo rendermi
più ridicolo di così? Stupido, stupido, Jake.
“Va
tutto bene, Jake, non devi scusarti ma mi vuoi dire che è
successo?”
“Ho
solo pensato a una cosa che mi ha fatto infuriare…
solo… sono un idiota,
Bells”. Sospirai affranto, chiudendo gli occhi e lasciando
andare la testa
contro il cuscino.
“Apri
gli occhi, Jake, guardami” sentii le sue labbra sfiorare le
miei e obbedii alle
sue parole. Mi persi ancora nel cioccolato che fissava le mie iridi
nere: era
tutto quello di cui avrei avuto bisogno per il resto della mia vita.
“Io
ti amo, Jacob Black e non cambierò idea. Ho scelto
te.” Non aggiunse altro e mi
sentii in paradiso. E’ assurdo come l’amore possa
completamente stravolgerci,
come aveva stravolto me. Del ragazzino che fino a due anni prima
aggiustava una
Golf in garage che ne era rimasto? Era stato portato via dal lupo o da
Bella?
Tornò
a sdraiarsi sopra di me, la bocca sul mio petto caldo, il suo cuore che
cantava
una melodia a cui solo il mio poteva rispondere. E poi la sentii
ridere, una
risata soffocato contro il mio collo ma nitida.
“Mi
sono innamorata di un completo idiota. Come hai potuto pensare che dopo
stanotte rinunciassi a te?”
Un
sorriso si allargò sul mio volto, accarezzai i suoi capelli
e sentii finalmente
l’insicurezza abbandonarmi: lei mi amava, aveva scelto me.
Lei era finalmente
mia.
“Già
sono stato troppo bravo. Una volta che mi provi non puoi più
farne a meno.”
Bella alzò la testa, un espressione sconvolta in viso e le
guance completamente
rosse. Dio, l’adoravo! Adoravo il suo imbarazzo e la sua
timidezza. Agilmente
invertii le nostre posizioni ritrovandomi sopra di lei e iniziando a
solleticare i suoi fianchi.
“E
dai dimmelo!”
“Dirti
cosa?” Mi chiese ancora sconcertata
“Che
sono stato magnifico… dillo… dillo...
dillo.”
“Jacob
Black sei… sei un maleducato, ecco, ed io non lo
dirò mai.”
Tirai
forte il lenzuolo che giaceva sfatto sotto di noi e lui, colto alla
sprovvista
da quel movimento brusco, ruzzolò giù dal letto
con un forte tonfo. Mi avvolsi
nella stoffa sporgendomi appena ad osservarlo e ripresi a ridere.
“Ti …
sei… fatto.. male?”
Lo stomaco mi doleva quasi. Lui cercò di
riarrampicarsi sul letto borbottando qualcosa di incomprensibile che
suonava
come una velata minaccia. Gli gettai le braccia al collo iniziando a
baciarlo.
“Ehi
Jake. Tutto bene lì dentro?” Il cigolio della
sedie a rotelle di Billy giunse
da dietro la porta, seguito dalla sua voce. Sobbalzai staccandomi da
lui e
guardando verso l’entrata terrorizzata.
“Si
Papà sono … non importa.. è tutto
apposto”
“Ok
figliolo, ma penso che Bella dovrebbe tornare a casa se non vogliamo
trovarci
Charlie sulla porta armato di fucile e, in quel caso, mi spiace, ma non
potrei
difenderti.” Lo sentii chiaramente ridacchiare mentre io
sprofondai nell’
imbarazzo più totale, le guance in fiamme. Jake non si
scompose, mi attirò di
nuovo a sé baciandomi la fronte con la migliore faccia di
bronzo stampata
addosso.
“Ops,
beccati” affermò tranquillamente mentre io
aspettavo ancora che il pavimento si
aprisse sotto di me, evitandomi così l’imbarazzo
di uscire da quella stanza.
“Dai,
Bells, l’hai sentito mio padre, non devi
preoccuparti.”
Iniziammo
a rivestirci lentamente, poi lui prese la mia mano conducendomi fuori.
Quando
passammo nel salotto, il momento più imbarazzante di tutta
la mia vita fu
completo. Billy ci scrutò con un sorriso serafico in volto.
“Buongiorno,
ragazzi. Dormito bene?”
“Mai
dormito meglio, papà. Accompagno Bells alla
macchina.”
In
un attimo passai in rassegna tutti i modi possibili per uccidere Jacob
Black
finché con il suo fiato caldo non fu sul mio viso, il mio
corpo schiacciato fra
il suo e la portiera della macchina. Mi baciò e i miei
istinti omicidi
cessarono di colpo. Teneramente spostò una ciocca dei miei
capelli dietro
l’orecchio.
“Mi
chiami più tardi?”
“Certo.”
Salii nell’ abitacolo, lasciandogli un altro bacio dal
finestrino aperto e mi
avviai verso casa.
Quando
giunsi al vialetto la prima cosa che notai fu la macchina della
polizia. Merda
Charlie aveva già finito il turno, pensai allarmata. Mi
affrettai all’ingresso
mentre il cellulare nella tasca dei miei Jeans prese a squillare.
Spalancai la
porta di casa ritrovandomi davanti a mio padre che, alla mia vista,
riappese la
cornetta mormorando un “grazie al cielo.”
Rimasi
lì, immobile, dondolandomi davanti a lui mentre con lo
sguardo basso pensavo
con terrore a come doveva apparire a Charlie la sua unica figlia che
rientrava
in casa alla prime luci del mattino con i capelli spettinati e i
vestititi
stropicciati.
“Papà
mi dispiace tanto.. io…ero.. cioè..
Jake…” Lui mi zittì con la mano
scrutandomi
per alcuni interminabili attimi.
“Voglio
sapere solo una cosa, Bells: sei felice?” alzai lo sguardo su
di lui ancora
timorosa ma donandogli un piccolo sorriso.
“Si
papà.”
“Bene,
questa è la cosa importante, ma la prossima volta che devi
proprio passare la
notte fuori avvertimi per favore. Vado a dormire adesso, sono stanco
morto.”
Non
aggiunse altro, nessuna predica, nessuna ramanzina, niente di niente.
Si
allontanò trascinandosi su per le scale e potrei giurare di
averlo sentito
mormorare fra sé e sé:
“Meglio
così che con quel Cullen.”
Mi
lasciai andare sul divano passandomi una mano sul viso, mentre un altro
sorriso
nasceva. Ero felice, ero felice davvero.
Angolo
autrice.
E
questo era l’ultimo capitolo. Non resta che
l’epilogo e poi possiamo scrivere
la parola fine alla storia di Jake e Bells o almeno a quella che io
avrei
voluto leggere.
Tutte
le cose che ho da dirvi le rimando alla settimana prossima.
Solo
una cosa se non l’avete ancora fatto leggete qua Same
Mistake
e qua Armors
. Perché non di solo Jake si vive a La Push.
A
lunedì prossimo.
Un
abbraccio
Noemi