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Autore: SeleneLightwood    18/06/2012    6 recensioni
Kurt e Blaine non si sono mai incontrati, nonostante Westerville e Lima non siano poi così lontane. Non si sono mai scorti tra la folla, nemmeno quando hanno partecipato alle Regionali con due Glee Club rivali. Nemmeno al Lima Bean, quando andavano a prendere il caffè ognuno con i rispettivi amici.
Kurt e Blaine non si sono mai visti. Almeno fino a quando, sullo stesso treno diretto a New York, Blaine non si siede proprio di fronte a Kurt.
Ci credete, voi, nel destino?
*
Si dice che il destino si mostri solo a chi sa riconoscerlo davvero.
Vivi la tua vita distrattamente, piena o vuota che sia, aspettando il momento in cui una qualsiasi entità superiore ti metta di fronte qualcosa, o qualcuno, con tanta prepotente ovvietà da poter dire solo: ah, eccoti qui! Ti cercavo da una vita.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo quattordici

Capitolo quattordici

 

 

When you’re too in love to let it go,

but if you never try you’ll never know

just what you worth

 

 

Central Park al tramonto era davvero stupenda. Eppure Kurt non riusciva ad apprezzarne la bellezza mozzafiato: aveva troppi pensieri per la testa.

La rabbia era lentamente scivolata via dalle sue membra insieme alla calura del giorno. Mentre la tipica afa estiva newyorkese cedeva pigramente il passo alla freschezza della sera, Kurt aveva iniziato a rimuginare.

Si era seduto su una delle panchine di fronte al Conservatory Pond e aveva provato a svuotare la mente da tutti i pensieri e da tutte le preoccupazioni, una alla volta, come era solito fare prima di salire sul palco per esibirsi.

Avrebbe detto che, dopo anni di pratica, fosse ormai in grado di controllare le proprie emozioni. Tuttavia, qualsiasi sforzo facesse, davanti a Blaine crollava come un castello di carte al minimo alito di vento. In quel momento, però, non si trovava dietro le quinte in attesa di calcare la scena ed assaporare l’odore del palcoscenico, pronto a perdersi nello scroscio degli applausi o a bearsi del calore delle luci di scena sul viso: era seduto su una delle mille panchine del parco di New York a sbollire la rabbia e a cercare di capire cosa accidenti fosse successo nella sua stanza.

Perché, anche se le rivelazioni di Blaine l’avevano gettato nella confusione più nera, di una cosa era assolutamente certo: baciarlo era stata la miglior decisione avventata della sua intera esistenza. 

*

Prima di entrare Blaine osservò distrattamente il proprio riflesso sulla vetrina del Cosmopolitan Café. Aveva l’aria stravolta, il viso tirato e gli occhi lucidi ed arrossati. Si passò stancamente una mano sul viso nel tentativo di ricomporsi – con scarso successo - e non sembrare disperato. Un riccio sfuggì alla presa ferrea del gel e rimase dritto al centro della sua testa; sembrava quasi che si stesse prendendo gioco di lui.

Non provò nemmeno a tirarlo giù per appiattirlo e farlo tornare al suo posto. Non che non ne avesse voglia; semplicemente, una volta che i suoi capelli si ribellavano non c’era modo di tenerli a bada. Prendevano vita e facevano il loro comodo.

Sospirò con rassegnazione e spinse la pesante porta in vetro, rabbrividendo quando l’aria condizionata del locale lo investì.

Blaine non era mai stato al Cosmopolitan Café, ma Nick gliene aveva parlato appena era arrivato. Era il locale più tranquillo di tutta New York: era gestito da una cinquantenne di Brooklyn ed era solitamente frequentato da avvocati in cerca di un pranzo veloce, studenti della NYU e, naturalmente, Nick e Jeff.  

Jeff aveva trovato lavoro al Cosmo, come erano soliti chiamarlo tra loro, il secondo giorno della loro permanenza a New York. Da allora Nick aveva iniziato a fermarsi a pranzo lì, invece che a casa, per tenergli un po’ compagnia e ad aspettare, seduto al solito tavolino di fianco alla vetrina, l’inizio del suo turno in ospedale.

Jeff pareva molto soddisfatto del suo lavoro – Caroline, la proprietaria, l’aveva preso particolarmente in simpatia – e il Cosmo si era lentamente insinuato nella loro routine. 

Blaine salutò Nick, che se ne stava seduto ad uno dei tavolini, con un debole cenno della mano. Scivolò su una delle sedie di plastica e attese che l’amico parlasse, pronto ad ascoltare i suoi rimproveri.

“Mi hai fatto preoccupare.”

Infatti.

“Mi dispiace” mormorò allora, abbozzando un sorriso. Nick non sembrava arrabbiato con lui, anche se Blaine era certo che avrebbe colto l’occasione per dargli una bella strigliata. Fra loro, era Nick quello che si era rivelato il più maturo. Ad esclusione di quando si parlava di quello che provava per Jeff, naturalmente. In quei casi si tappava le orecchie con le dita e si rifiutava di ascoltare Blaine.

“Hai intenzione di spiegarmi che cosa stai combinando? Ho i miei sospetti ma sono talmente assurdi che sento il bisogno di sentire tutta la storia da te” disse Nick incrociando le gambe sotto al tavolino e scansando la sua tazza ormai vuota.

Prima che Blaine potesse domandargli che sospetti avesse – e soprattutto verificare quanto fossero fondati – Jeff comparve alle sue spalle e gli porse con aria professionale una tazza di caffè.

Blaine gli sorrise con gratitudine e lui gli fece l’occhiolino.

“Ciao, mister depressione. Sei venuto a vuotare il sacco?” domandò scuotendo la zazzera bionda e lasciandosi ricadere il ciuffo sugli occhi.

Nick, vicino a lui, gli lanciò un’occhiataccia.

Jeff, ti è caduto il tatto nella tazza di Blaine?” lo rimproverò inarcando le sopracciglia.

Blaine, però, abbozzò un’altra risata e inspirò pesantemente l’aroma del caffè per cercare di tirarsi un po’ su.

Decise di stroncare il litigio sul nascere – Nick e Jeff avrebbero potuto bisticciare per ore – alzando una mano in segno di resa.

“È una storia lunga e un po’ assurda, in realtà” confessò stringendosi nelle spalle. “E Nick conosce già la prima metà”

A quelle parole Jeff si esibì nella migliore espressione offesa del suo collaudatissimo repertorio.

“Fammi capire bene” sibilò puntandogli il dito contro con fare accusatorio. “Hai raccontato il dramma segreto della tua vita a Nick e non a me?”

Nick ridacchiò sotto i baffi cercando di camuffare il tutto in un colpo di tosse e Blaine si sentì un po’ meglio. Con i suoi amici al suo fianco la prospettiva di affrontare l’intera situazione faceva molta meno paura.

“Ho mezz’ora di pausa tra cinque minuti” dichiarò Jeff brandendo contro di lui il contenitore dei tovaglioli da cambiare. “Preparati psicologicamente, Anderson, perché quando torno mi siedo con voi e non mi alzo fino a che non mi hai raccontato tutto

Enfatizzò l’ultima parola colpendolo in testa con il portatovaglioli e girò i tacchi, diretto al bancone.

Nick sospirò e guardò Blaine negli occhi.

“Sei sicuro di volerlo fare?” domandò a bassa voce.

“Sì” confermò Blaine con determinazione. Strinse tra le mani la tazza di caffè e scosse la testa. “Non posso continuare a tenermi tutto dentro e ho bisogno di parlarne con voi. Non so cosa fare.

Nick annuì e gli posò la mano sul polso.

“Vedrai che il problema è molto meno grave di quello che pensi. Sai che tendi ad essere... melodrammatico.

Blaine sorrise mestamente. Non era colpa sua se la sua vita si era trasformata in un film per adolescenti, no?

Jeff tornò al loro tavolo dopo cinque minuti esatti e si lasciò cadere di peso sulla sedia borbottando su quanto fosse stancante fare da babysitter a lui e a Nick. Quest’ultimo ignorò volutamente la frecciatina e Blaine lo vide trattenersi dal rispondergli per le rime come al solito.

Era rassicurante vedere che Nick e Jeff erano sempre gli stessi anche fuori dal blazer della Dalton e con un diploma in mano. In qualche modo, avere loro due lì lo faceva sentire meno perso. Era per quello che aveva pensato subito a loro quando aveva capito di aver bisogno di un consiglio su Kurt, di un occhio esterno che fosse in grado di vedere la situazione in maniera un po’ più distaccata e obiettiva. E poi, anche volendo, a chi altro avrebbe potuto parlarne? A Sebastian? A sua madre?

Forse aveva solo bisogno di raccontare la storia a qualcuno perché non riusciva più a tenersi tutto dentro. Magari parlandone sarebbe riuscito a venire a capo dell’intera faccenda.

“Allora” esordì Jeff intrecciando le mani sopra al tavolo.

Blaine alzò gli occhi dalla sua tazza di caffè rigirandosi distrattamente una bustina tra le dita.

 “Non so da dove iniziare” ammise giocherellando con lo zucchero di canna. Jeff alzò le spalle e si mise comodo sulla sedia.

“Che ne dici di cominciare dall’inizio?” suggerì con un’alzata di spalle. Nick cercò di sferrargli un calcio da sotto al tavolo ma prese in pieno Blaine, che mugolò dal dolore.

“Ok, non c’è bisogno di picchiarmi!” esclamò lanciando a Nick la bustina che aveva in mano e mancandolo di molto. D’accordo, non aveva mai avuto una buona mira, e allora?

I suoi amici ridacchiarono e l’onda di tranquillità e familiarità che lo colpì lo convinse definitivamente a raccontar loro di Kurt.

Prese un bel respiro profondo prima di cominciare.

Ora non si torna più indietro.

“Ti ricordi quando abbiamo partecipato alle Provinciali, due anni fa?” chiese a Jeff. Il ragazzo biondo lanciò un’occhiata perplessa a Nick, che annuì incoraggiante.

“Sì che me lo ricordo. Abbiamo gareggiato contro le New Directions e abbiamo pareggiato.

Blaine si morse il labbro inferiore.

“Esatto. Ti ricordi che stavamo uscendo dal palco e ci sono passati vicini per andare ad esibirsi? C’era questo ragazzo che…”

 

“Un bell’applauso per gli Warblers, dalla Dalton Academy! Che esibizione fantastica!”

Blaine si passa il dorso della  mano sulla fronte imperlata di sudore e uno degli WarblerTrent – gli da una pacca sulla spalla.

“Ben fatto, amico!”

Sono ormai scivolati via dal palco e le New Directions si stanno preparando ad entrare, ammassandosi tra i teli delle quinte. Blaine spera davvero che non siano bravi come si dice, o gli Warblers non hanno davvero possibilità di farcela.

Se solo non avesse sbagliato quel passo alla seconda strofa…

Fa per seguire i suoi amici ai posti riservati per loro in platea ma qualcosa lo blocca.

C’è un ragazzo un po’ in disparte, vestito con la stessa camicia bordeaux dei ragazzi del Liceo McKinley, che si tormenta le mani. Il suo viso ansioso ha qualcosa di particolare: la pelle è molto chiara, i lineamenti sono eleganti e ha un adorabile naso all’insù. La cosa che però attira di più l’attenzione di Blaine sono gli occhi. Azzurri? Verdi? Da quella distanza non riesce a capirlo.

Fa un cauto passo avanti senza sapere bene perché – forse per osservare meglio, incuriosito – quando una mano si posa sulla sua spalla.

“Blaine, che stai facendo?” sussurra Thad perplesso. “Dovremmo essere in platea”

Blaine distoglie lo sguardo dal ragazzo e scuote la testa.

“Sì, scusa, arrivo”

 

“Per la miseria, Thad!” esclamò Jeff battendo un pugno sul tavolo. “Perché ho il sospetto che avesse appena interrotto il tuo colpo di fulmine?”

Blaine sorrise mestamente. “Tanto ho avuto tutto il tempo, dopo, visto che…”

 

“…sono bravissimi!” esclamano quasi in contemporanea Wes e David, seduti di fianco a lui. Blaine ha il sospetto che Wes stia per vomitare. Non si volta per accertarsene, però. La sua attenzione è tutta per quel ragazzo che ha visto dietro le quinte, quello con l’adorabile nasino all’insù. Sembra aver perso tutta l’ansia che il suo viso ha mostrato dietro le quinte: si muove sul palcoscenico come se fosse semplicemente nato per starci, nonostante non abbia nessun assolo. Peccato, pensa Blaine. È sicuro che abbia una voce eccezionale. Non sa da dove arrivi questa certezza. In fondo non lo conosce mica. Eppure si ritrova a domandarsi se è simpatico, se gli piacciono i musical. Di che colore sono davvero i suoi occhi.

Quando anche l’esibizione di Valerie finisce, lo segue con lo sguardo fino a che non scompare dietro al sipario.

 

“Ecco, questa parte non me la ricordavo, per esempio” lo interruppe Nick sorseggiando il tè che aveva ordinato.

“Che hanno cantato Valerie?” domandò Jeff ingenuamente.

“No, che Blaine non riusciva a staccargli gli occhi di dosso” disse Nick con un sorriso sornione.

“Ehi!” protestò Blaine alzando il viso dalla sua tazza di caffè, di nuovo piena fino all’orlo. “Non è vero! Solo che…”

 

Blaine si rende conto che non riesce a togliergli gli occhi di dosso.

Insomma, si sente particolarmente ridicolo, perché è un ragazzo che non conosce, né ha mai visto prima. Della squadra avversaria, addirittura. Eppure mentre salgono sul palco per la premiazione e si posiziona al centro esatto degli Warblers non fa che lanciare occhiate verso le New Directions, sperando di incontrare il suo sguardo.

D’accordo, lo trova carino. Molto carino, per l’esattezza. Il suo modo di muoversi sul palco l’ha ipnotizzato tanto quanto la sua insicurezza aveva attirato la sua attenzione dietro le quinte.

Ma il ragazzo non guarda mai dalla sua parte. Se ne sta lì a stringere la mano ad una delle sue compagne, quella di colore – chissà, la fidanzata? – e tiene gli occhi serrati per l’ansia.

 

“Ecco cosa stavi guardando!” esclamò Jeff puntandogli contro il dito accusatore. Nick scosse la testa con fare rassegnato. “E io che pensavo che stessi studiando il nemico!”

Jeff” esordì pazientemente Nick. “Blaine stava studiando il nemico. Solo non come pensavi tu.

 

Blaine è talmente distratto dalla figura a meno di dieci metri da lui che quasi non sente le grida dei suoi compagni fino a che una marea blu e rossa non lo sommerge. Pareggio!, continuano a gridare gli Warblers. Il direttore delle New Directions si avvicina per stringergli la mano e Blaine ricambia la stretta automaticamente, stordito. Il ragazzo è scomparso tra i suoi compagni di squadra in quel mare di bordeaux e tutti stanno gridando, saltando e festeggiando.

Lo intravede per un attimo e quasi spera che lui lo noti, lì in quell’orda caotica di Warblers.

Quasi quasi va a fargli i complimenti per la vittoria, così sente la sua voce. Sfacciato, da parte sua, ma qualcosa gli dice che non se ne pentirebbe.

Il ragazzo però passa oltre con lo sguardo, senza vederlo, poi un’altra ragazza – mora e con un naso enorme – gli si butta tra le braccia, scoppiando in lacrime.

Un playboy, fantastico.

“Blaine, muoviti, andiamo a festeggiare!” gli gridano Wes e David, scatenati. Molti Warblers stanno già organizzando il party di vittoria nei dormitori. Blaine guarda un’ultima volta le New Directons – in realtà si fissa di nuovo sulla figura snella di quel ragazzo – e poi segue gli altri Warblers giù per la platea e verso l’uscita. Ha appena realizzato che rivedrà i ragazzi del McKinley alle Regionali.

 

“E se questo ragazzo avesse lasciato il Glee Club della sua scuola prima delle Regionali?” domandò Jeff perplesso.

Blaine lo guardò confuso. “Se ci pensi molto attentamente, ho solo visto un ragazzo molto carino esibirsi su un palco. Ho pensato che avesse un bel fisico e mi sono accorto che in qualche modo attirava la mia attenzione. Quindi all’epoca non mi sono posto il problema” ragionò a voce alta. “E poi non è che potevo fargli una dichiarazione d’amore così, su due piedi.

“Ma…”

“Oh, andiamo, Jeff” lo rimproverò Nick. “Metti per un attimo da parte il tuo lato romantico e ascolta Blaine.

 

Ogni tanto Blaine pensa a quel ragazzo che ha visto alle Provinciali. Si domanda che fine abbia fatto, se frequenta ancora il McKinley e se lo rivedrà davvero alle Regionali.

È nella sua stanza, alla Dalton, ed è steso sul letto a pancia in su. Nick è sotto la doccia, così approfitta di quei pochi minuti di pace e tranquillità per infilarsi le cuffiette dell’ipod nelle orecchie e sentire un po’ di musica.

Dovrebbe studiare per quel test di Matematica Applicata 301 ma non ha voglia. Ultimamente si sente strano.

Inserisce la riproduzione casuale e canticchia distrattamente fino a che non si blocca, colpito da una parte del testo.

…and I don’t even know your name.

Blaine sospira e si passa le mani sul viso. La sua amata Katy Perry, in questi casi, non è affatto d’aiuto.

 

In effetti mi eri sembrato strano, in quel periodo” gli fece notare Nick osservandolo attentamente. “Certo, Katy Perry è la Profetessa, come la chiami tu”
Blaine alzò le spalle. “Continuava a tornarmi in mente il suo viso. Ci ho pensato per tutto il mese successivo alle Provinciali.

“E poi?” domandò Jeff sporgendosi verso di lui.

“E poi per un po’ sono riuscito a non pensare a lui.

 

Blaine ce l’aveva quasi fatta. La scuola lo aveva sommerso di preoccupazioni, le prove degli Warblers erano sempre più estenuanti in vista delle Regionali ed era persino uscito un paio di volte con un commesso di GAP, Jeremiah, un po’ più grande di lui. Aveva finito per dimenticare quel ragazzo dagli occhi azzurri. O meglio… il suo viso gli saltava in mente solo ogni tanto. E solo perché aveva destato la sua curiosità.

Era completamente uscito dalla sua testa.

Fino a quel momento.

 Blaine sprofonda ancora di più nella sua poltrona ma è certo che lui non l’abbia visto.

È con una delle ragazze delle New Directions, quella con il naso enorme e l’aria esaltata, e gli è appena passato vicino per sedersi tre file più avanti. Stavolta Blaine ha visto i suoi occhi solo di sfuggita, ma non gli sono sembrati né azzurri né verdi. Grigi, semmai. E brillano di eccitazione.

Thad, seduto vicino a lui, continua a guardarlo male, ignaro del suo disagio.

“Spero che questo Rent non mi faccia addormentare” mugugna.

Blaine non risponde.

Si sta domandando come mai abbia rivisto quel ragazzo proprio ora che pensava di averlo dimenticato. E se sia normale che lo trovi ancora più bello della prima volta in cui l’ha visto. La cosa lo mette un po’ a disagio. Perché si sente così?

Alla fine Thad si addormenta e Blaine se ne va prima della fine dello spettacolo, trascinandolo fino alla macchina. Lui, ovviamente, non si volta né lo vede uscire. Blaine ha il sospetto che abbia passato l’intera proiezione a ripetere a memoria le battute insieme alla sua amica. Cosa che ha fatto anche lui, tra l’altro.

 Quella sera non richiama Jeremiah. Né le sere successive. Non sa perché ma non lo richiama più.

 

“Come sei romantico” gli soffiò Jeff da sopra il menù.

Jeff” intimò Nick all’amico. “Sta zitto.

“L’avevi quasi dimenticato ed ecco che salta fuori di nuovo!” esclamò Jeff ignorandolo. “È stato amore a prima vista, è meraviglioso”

Blaine era troppo preso dai ricordi per concentrarsi davvero su quello che gli stava dicendo Jeff.

“Già…” mormorò.

 

Il palco delle Regionali fa molta più paura di quello delle Provinciali. Forse è solo la pressione. Anche stavolta si esibiscono per primi – anche stavolta le New Directions sono nei camerini ad attendere il loro turno. Blaine non vuole pensare a loro – a lui – almeno stavolta. Tanto non è in platea a guardarlo. Vuole salire sul palco e offrire la migliore esibizione della sua vita. Da quando l’ha visto a teatro, ha pensato a lui parecchie volte, più di quanto non voglia ammettere.

Canta Misery e Raise Your Glass in modo praticamente perfetto. Gli Warblers sono sincronia, ritmo, musica pura. Non possono perdere.

Esce dalle quinte velocemente e si infila al suo posto in platea.

Quando le New Directions salgono sul palco Blaine capisce che gli Warblers non hanno speranze.

Quelle sono canzoni originali. La ragazza che ha il primo assolo l’ha già vista – è quella che era a vedere Rent con lui – ed è dannatamente brava. Si domanda come mai non abbia avuto un pezzo tutto per lei anche alle Provinciali, se la sua voce è così perfetta.

La loro seconda canzone è un inno. È speciale, in un certo senso.

Lui – Blaine deve ammettere che muore dalla voglia di sapere come si chiama – nemmeno stavolta ha un assolo, eppure si muove come se da quel palco dipendesse la sua stessa vita. Lo osserva come ipnotizzato dalle sue movenze. Ha solo un ruolo marginale, eppure per Blaine è chiaro come il vetro: quel ragazzo è nato per stare su un palcoscenico. Forse è questo che lo affascina così tanto.

 Gli occhi sono tornati azzurri, da quel poco che riesce a vedere da quella distanza.

Blaine spera che, almeno stavolta, sia lui a notarlo.

Non succede.

 Gli Warblers perdono e le New Directions sono troppo impegnate a festeggiare. Blaine stringe di nuovo la mano al loro insegnante e se ne va a testa bassa senza guardare verso di lui.

La sconfitta è una delusione troppo cocente per avere altri pensieri per la testa.

 

Jeff sbuffò sonoramente, eppure Blaine notò che il suo sguardo era in qualche modo più serio.

Si rese conto di sapere cosa stesse per obiettare l’amico, così decise di precederlo.

“Lo so” mormorò a voce bassa. “Avrei potuto andare a parlarci, salutarlo, fare qualcosa. È che… credo che l’idea di essermi preso una cotta per uno sconosciuto mi spaventasse un po’. Era molto più semplice fare finta di niente, immagino.

Nick gli sorrise e gli appoggiò una mano sulla spalla. “Però l’hai raccontato a me. Qualcosa significava, per te.

“Sì” sussurrò Blaine. “Ma solo dopo quella volta al Lima Bean.

 

Blaine non è mai stato a Lima, così quando Nick, Jeff, Thad, Wes e David gli propongono una gita fuori porta un sabato pomeriggio qualsiasi di inizio aprile, acconsente senza pensarci troppo.

Pensa che gli farà bene uscire. Dopo la sconfitta, gli Warblers non sembrano più gli stessi. Un’uscita di gruppo non può che risollevare il morale.

Non ha fatto i conti con il destino, però, – o meglio, con la provvidenziale nuvola nera che lo segue ovunque.

Si fermano in una caffetteria dall’aspetto tranquillo, il Lima Bean, per prendere un caffè. Blaine è piuttosto tranquillo. È con i suoi amici, in fondo la sconfitta l’ha digerita. Ora è tutto ok.

Peccato che in fila alla cassa ci sia il ragazzo delle New Directions.

Blaine pensa che non può essere vero, non può continuare ad incontrarlo ovunque.

Suo malgrado, ne ammira da lontano la figura sinuosa fino a che David non richiama la sua attenzione. Hanno trovato un tavolo libero lì di fianco, così Blaine si siede nel posto con la visuale migliore, sentendosi il peggiore degli stalker, e si nasconde dietro al menù per sentirsi meno in colpa. Il ragazzo ha un’aria diversa rispetto alle altre volte che l’ha visto. Sembra più serio. Forse ha problemi con gli amici o con la famiglia.

Blaine non sa nemmeno da dove gli vengano fuori queste idee. Escono e basta.

Mentre osserva il ragazzo ordinare – a giudicare dalla faccia scocciata della cameriera, deve trattarsi di un’ordinazione assurda o estremamente complessa – gli Warblers intorno a lui fanno confusione, come loro solito, con i menù.

La porta della caffetteria si apre ed un ragazzo enorme infila dentro la testa, scrutando la folla.

“Kurt!” lo sente esclamare. “Sbrigati o non arriveremo in tempo!”

Incredibilmente, lui si gira. Si limita a fare un cenno d’assenso verso il ragazzo – un altro membro delle New Directions, gli pare di ricordare – prende il suo bicchiere, paga e se ne va velocemente.

In un attimo è scomparso, lasciando Blaine con il vivido suono di un nome.  

Kurt.

Blaine ne assapora il suono sulla lingua.

 Si tiene lo scontrino del Lima Bean.

 Quella sera, in camera sua, si sente terribilmente patetico.

Quando Nick esce dal bagno dopo la solita doccia, lo trova sul letto a fissarsi le mani con aria persa. Così Blaine gli racconta tutto. Gli dice che gli piace un ragazzo che nemmeno conosce e che fa male come avere un coltello piantato nello stomaco, perché non sa che fare.

Gli dice di volersi distrarre e non pensarci.

 

Jeff era ammutolito. 

“Mi ricordo quella sera come se fosse ieri” disse Nick con voce dolce. “Sembravi così perso, Blaine, e io mi sentivo così… inadeguato! Non sapevo nemmeno come consolarti.

“Non dire stupidaggini, mi hai aiutato tantissimo” lo rimproverò Blaine. “Ti ricordo che eri con me, quando mi intestardii a voler vedere il video delle Nazionali.

 

“Non so se è una buona idea, Blaine” gli dice Nick con aria perplessa, fissando lo schermo del computer. “Non avevi detto di non voler pensare a lui?”

Infatti non lo faccio per vedere lui” risponde cautamente Blaine. “Voglio solo vedere che canzoni hanno fatto, così l’anno prossimo possiamo batterli.

Blaine sa che Nick ha capito che sta mentendo. Ma non sa nemmeno perché vuole vedere quel video, in realtà. Forse perché è già giugno e lui non ha idea di come siano andate le Nazionali.

Forse perché non ha più incontrato Kurt – anche se poter pensare il suo nome è in qualche modo confortante. Lo fa sembrare reale.

“Come vuoi” dice Nick, sedendosi al suo fianco e facendo ondeggiare il materasso. Blaine vorrebbe abbracciarlo, perché Nick c’è sempre. Ogni volta che si sente giù di morale o finisce per rimuginare troppo su Kurt e su quanto sia curioso che continui a saltare fuori qua e là, lui trova il modo di distrarlo e tirarlo su.

Il video parte: ancora una volta le New Directions hanno portato canzoni originali. Blaine si ritrova a fissare sconcertato lo schermo quando il tizio enorme – proprio quello che ha visto al Lima Bean – bacia la sua compagna di duetto – la presunta fidanzata di Kurt. 

O forse amica, a giudicare dalla faccia comica che riesce a vedere sul viso del ragazzo dagli occhi azzurri.

La qualità del video è bassa, eppure Kurt sembra sul punto di ridere o di vomitare, o forse tutte e due insieme. Blaine non riesce a trattenere le risate e continua a singhiozzare fino a che non si rende conto che sta piangendo e che in tutto quello c’è qualcosa che non va.

Le braccia di Nick sono intorno a lui immediatamente e Blaine si sente uno stupido perché non sa perché sta piangendo.

O forse lo sa ma non vuole ammettere a se stesso che ha sedici anni ed è innamorato di qualcuno che non sa nemmeno della sua esistenza.

 

“Non so nemmeno perché mi ha fatto quell’effetto, sai? Avrei dovuto darti retta e non guardare quel video” borbottò Blaine a Nick rigirandosi la tazza tra le mani.

“Invece no” gli rispose Nick pazientemente guardandolo come guarderebbe un fratello. “Avresti trovato un altro modo per tormentarti, lo sai. Provi troppo tutto insieme e questo non è necessariamente un male, ma nemmeno un bene. Ti è successa questa cosa e ti ha un po’ scombussolato la vita, Blaine, ma non è stata la fine del mondo. Sei sempre stato… te stesso. Solo che ogni tanto eri triste perché qualsiasi ragazzo vedevi non reggeva mai il confronto, nella tua testa.

Blaine si passò una mano sull’accenno di barba sulla guancia. È così anche adesso, avrebbe voluto rispondere. Nessuno regge il confronto. Perché? 
“Sì, lo so. È che poi, quell’estate, è stato davvero il colmo.

 

L’estate è ormai agli sgoccioli e Blaine può dire di aver passato uno dei periodi più belli della sua vita. Ormai gli Warblers sono diventati come una famiglia per lui. Hanno passato ogni singolo giorno insieme.

In quel momento infatti sta aspettando davanti al negozio di dischi di Westerville che Wes lo passi a prendere per andare tutti insieme a bere qualcosa – di alcolico, magari.

Controlla distrattamente l’ora sul cellulare, perché sono già le cinque e sette e Wes non è mai in ritardo. Sta per riporlo, quando una voce dietro di lui lo fa sobbalzare.

“Scusa, sai dirci dove possiamo trovare Dress&Mode?”

È una ragazza e Blaine non fatica a riconoscerla perché l’ha vista diverse volte.

È la solista delle New Directions.

A poca distanza da loro c’è un’altra ragazza il cui viso gli è familiare. È di colore e sta sbraitando al telefono.

“Sì, Kurt, ci siamo perse, e allora? Sei lì davanti? Ragazzo, quanta fatica ci stai facendo fare!”

Blaine impallidisce di colpo. Ha sentito bene o è stata un’allucinazione auditiva?

“Allora?”

Una cosa è certa: è stato troppo distratto ad ascoltare la conversazione telefonica – stalker! – per rendersi conto di non aver risposto alla solista, che ora lo guarda come se fosse matto.

S-sì” balbetta frastornato. Che diavolo è successo al vero Blaine Anderson, quello carismatico che non si vergogna di niente? “Sì, è in fondo alla via.

Lei gli sorride e lo ringrazia, prendendo l’amica sottobraccio.

“Quindi?” la sente domandare. “Kurt è già là?”

Blaine pensa che potrebbe morire sul momento.

L’aveva dimenticato. Col passare dell’estate aveva davvero dimenticato quel ragazzo con gli occhi azzurri e il viso così delicato per il quale provava inspiegabilmente un’attrazione molto scomoda.

Ed ora ecco spuntare le sue amiche. E lui è a Westerville per – per fare shopping?

Blaine si rende conto di non essersi mai posto il problema della sessualità. Il suo gay-radar non smette mai di suonare all’impazzata ogni volta che ha a che fare con lui, e tanto gli basta.

Segue le due ragazze con lo sguardo e le vede fermarsi proprio davanti a Dress&Mode. C’è un ragazzo che le aspetta appoggiato distrattamente alla parete, e Blaine lo osserva fare qualche passo.

Prima di poter fare qualche stupidaggine, tipo decidere che gli servono un paio di camicie nuove, afferra il cellulare e chiama Wes.

“Dove cavolo sei?” domanda.

Non pensa di potercela fare. Non se lui continua a comparire così. Questa cosa deve finire.

 

“Certo che sei un po’ melodrammatico, Blaine” lo rimproverò Jeff.

“Volevo solo… dimenticarmi di lui. Per un po’ l’ho odiato” confessò Blaine passandosi stancamente una mano sugli occhi. “Non capivo perché continuasse a tornarmi in mente, non volevo crederci. Non… non poteva piacermi qualcuno con cui non avevo nemmeno mai parlato. Avevo sedici anni, dannazione”

“E quella volta che siamo andati a vedere West Side Story? C’era anche lui, se non sbaglio. domandò Nick cautamente.

 

Blaine è stufo.

Non pensava che farsi piacere qualcuno fosse così complicato e fastidioso. Lui, Nick e Jeff sono nel teatro del McKinley e Blaine si sente un grandissimo cretino perché Nick continua a lanciargli occhiate preoccupate.

Non capisce perché mai abbia insistito tanto per venire a vedere questo spettacolo, convincendo Nick e Jeff ad accompagnarlo, se ha deciso di dimenticare lui.

È una cosa stupida e sa che se ne pentirà.   Venire nella sua scuola… come gli è saltato in mente? Eppure quando ha visto il volantino non è riuscito a resistere. Chissà, magari lui è tra il pubblico.

 Kurt non è tra il pubblico. È sul palco e interpreta un ruolo secondario di cui a nessuno importa davvero.

Nonostante tutto, brilla come una stella e Blaine capisce che può provare a toglierselo dalla testa altre cento volte: lui tornerà sempre, in un modo o nell’altro. Forse è destino.

 Blaine non ci crede affatto, nel destino.

Così, quando tornano alla Dalton, decide che non c’è niente di male se Sebastian Smythe, il nuovo Warbler, quello arrivato da Parigi, ci prova con lui. Magari può dargli corda.

Almeno lui è reale. Almeno lui l’ha notato.

 

“È per questo che hai iniziato a flirtare con Sebastian?” domandò Jeff ad occhi spalancati. “Io pensavo… voglio dire, sembrava che ti piacesse”

Blaine sospirò stancamente bevendo l’ultimo sorso di caffè. “Mi piaceva, infatti. È che… non lo so, più cercavo di non pensare a Kurt e più mi veniva in mente, e Sebastian me lo faceva dimenticare. Per un po’, almeno.

Nick gli lanciò uno sguardo dolce. 
“Ma
nessuno è lui, giusto?”

 

 

 

Note dell’Autrice

Ma…finisce qui? Ebbene sì, ragazze, perché questa è la prima parte. La seconda parte, come ho già annunciato su facebook, sarà postata domenica 24. Almeno spero.

In caso dovessi avere problemi – leggi “gli esami di maturità dovessero uccidermi” – provvederò ad avvisarvi dall’oltretomba. Scherzi a parte, spero davvero che questo capitolo vi sia piaciuto.

Ormai ho perso il controllo anche degli Warblers, che sanno sempre come tirarsi su di morale (e come tirare bustine di zucchero a Blaine); Kurt c’è praticamente per niente, lo so! Torneremo prestissimo da lui, no panic! :D

Ma soprattutto…come vi sembra questo capitolo? Fatemi sapere!

Ah, qualcuna di voi si è ricordata della cicatrice di Blaine…quella è un’altra storia, e presto se ne ricorderà anche Kurt, tranquille :D

 

Io scappo a finire la tesina, ma spero davvero che il capitolo vi piaccia :)

Un grazie infinito a SereILU, che l’ha meticolosamente betato, e a Fra e Ila, che mi hanno fatto passare un fine settimana da barzelletta :D Love ya, girls <3

 

A domenica!

Selene

 

   
 
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