What True Love Creates
Chapter One: Reunion
Emma e Henry
erano alla finestra dell’ospedale, a guardare la nube di fumo viola che
inghiottiva tutta la città senza tralasciare nulla. In pochi minuti
l’ospedale fu pieno di quella roba; odorava di... zucchero filato e...
pesche? Emma scosse la testa, cercando di schiarirsi la vista e le idee, la
mano che stringeva forte quella di Henry.
In fretta
com’era venuto, il fumo scomparve.
Si guardò
intorno. Nulla sembrava essere cambiato. Almeno non all’apparenza. Ma
riusciva a sentire qualcosa di nuovo e di caldo pulsare nell’aria attorno
a sé.
Henry credeva
che fosse un male, ma Emma non poteva preoccuparsi di questo.
Suo figlio era
vivo. Prima era morto... e poi di nuovo vivo, tutto per via del suo bacio. Il
bacio del vero amore.
Si rivolse alla
suora che le era rimasta accanto fin da quando la maledizione si era spezzata,
e fu leggermente sconcertata nel vedere che emetteva un bagliore azzurrino.
«
Così, ‘vero amore’ non vuol dire l’amore romantico?
» chiese Emma.
La suora
distolse lo sguardo dalla finestra e la guardò con l’orgoglio di
una maestra che osservi il suo pupillo.
« No. Il
vero amore può esistere anche tra fratelli, amici... Ho visto persino
dei nemici giurati manifestarne il potere. »
Emma non era
sicura su come rispondere.
«
Allora... Lei chi dovrebbe essere? »
La suora rise.
« Ho molti
nomi, ma i più si riferiscono a me come alla Fata Turchina. »
Emma
annuì, lentamente.
« Quella
di Pinocchio? Oddio... August! »
Era già a
metà strada verso la porta quando si fermò e si voltò di
nuovo a guardare Henry. Non voleva lasciarlo. Mai più, se poteva farne a
meno...
La suora –
ehm, la Fata Turchina rise ancora.
« Va tutto
bene, Emma. Il padre di Pinocchio è già con lui. Geppetto ha
annullato la sua maledizione, proprio come hai fatto tu con quella di Henry.
»
Lei
annuì, fidandosi delle parole della... fata.
« Bene, ho
capito come ho rotto la maledizione di Henry. Ma come ho spezzato quella della
Regina? »
« Per
spezzare la maledizione, dovevi usare la magia. »
« Ma io
non ho usato la ma– »
La Fata Turchina
scacciò la sua protesta con un gesto della mano.
« La magia
scorre nel tuo sangue, Emma. Tutto ciò che dovevi fare era credere. E
quando hai creduto, e hai infranto la maledizione di Henry, questo ha spezzato
anche la maledizione della malvagia Regina. »
La fata si
voltò di nuovo per tornare a guardare pensosamente dalla finestra.
Emma aveva
ancora un milione di domande, ed era un po’ irritata dal fatto che lei
non sembrava volerle spiegare tutto da sé. Sembrava che dovesse cavarle
le risposte fuori dai denti...
« Io ho
della mag– » ricominciò, ma fu
interrotta da un grido trafelato.
« Emma!
»
Mary Margaret e
David – no: Biancaneve e il Principe Azzurro – erano sulla soglia,
e la guardavano con un’emozione così intensa che Emma
automaticamente fece un passo indietro.
Si sentiva
addosso gli sguardi curiosi di tutti i presenti, che esaminavano ogni suo
movimento.
« È
tutto okay, Emma. Sono i tuoi genitori. Ti vogliono bene, come tu vuoi bene a
me » disse Henry, così piano che lei fu l’unica a sentirlo.
Emma chiuse gli
occhi, cercando disperatamente di assimilare tutto quanto aveva appreso nelle
ultime dodici ore... di dare un senso agli ultimi ventotto anni... di accettare
il fatto che la sua amica e coinquilina era davvero sua madre e che David Nolan, quel tipo dolce ma a volte incredibilmente stupido
che lavorava al rifugio per animali, era suo padre.
« Oh,
Emma. So bene che sei confusa e che avrai tantissime domande... »
Emma aprì
gli occhi per scoprire che i suoi genitori si avvicinavano lentamente a lei.
« ... e so
che è molto strano per te, ma io non ti ho tenuta tra le braccia per
ventotto anni e non intendo aspettare un secondo di più! »
E poi Emma si
ritrovò avvolta dall’abbraccio più rassicurante che avesse
mai ricevuto in tutta la vita.
Suo padre si
voltò e trascinò Henry di fronte a lei, prima di circondare tra
le braccia tutti e tre.
Il resto del
mondo sembrò sbiadire ed Emma si permise di rilassarsi un momento, di
assorbire il nuovo e sorprendente sentore di essere circondata, letteralmente,
dalla sua famiglia.
Biancaneve si
ritrasse appena e studiò il viso di Emma con occhi colmi di meraviglia.
Tese una mano per asciugare la guancia della figlia. Emma non si era neppure
accorta di aver iniziato a piangere, e rimase sorpresa dalle lacrime sulla mano
di Neve.
Guardò
suo padre, che piangeva in silenzio a sua volta. Lui le sorrise, ma nessuno
cercò di parlare.
Henry
lanciò improvvisamente un singhiozzo soffocato e si seppellì la
faccia tra le mani.
Emma e James si
guardarono automaticamente intorno nella stanza, alla ricerca di ciò che
l’aveva turbato. Nessuno dei due era molto a suo agio con tutta
quell’emozione e il pensiero di un nemico fisico da poter combattere era
quasi un sollievo.
Ma Neve si
lasciò cadere in ginocchio e attirò Henry a sé.
« Shh, va tutto bene ora, Henry. Non sei più solo
» bisbigliò, rassicurante, cullandolo dolcemente.
Quando fu in
grado di parlare, Henry rivolse a tutti loro un sorriso umido.
« Tutto a
posto, sono lacrime di gioia. È solo... È da così tanto
tempo che... Non ero sicuro che sarebbe mai successo. E adesso è successo... e io mi sento
così... pieno »
cercò di spiegare.
Neve lo strinse
di nuovo a sé e gli passò una mano tra i capelli.
« Mi
dispiace così tanto, Henry. Se ripenso a tutte le volte che hai cercato
di dirmi cosa stava succedendo e io... io ti ho soltanto accantonato,
considerandoti un ragazzo solo con un’immaginazione molto fervida...
»
Neve cominciò
a piangere e stavolta fu Henry a cercare di consolarla.
« Va bene.
Non è stata colpa tua. E poi mi hai
aiutato. Non mi hai fatto mai sentire stupido o poco importante. Non so se
sarei mai sopravvissuto alla maledizione se non fosse stato per te. »
Un altro
abbraccio, altre lacrime e scuse... e all’improvviso ci fu un grido
dall’altra parte della stanza.
Il dottor Whale era caduto a terra, urlando, contorcendosi e
stringendosi il capo tra le mani.
Emma si
guardò intorno, cercando qualcuno che lo aiutasse, ma le
‘infermiere’ si limitavano a fissarlo. Persino Biancaneve e il
Principe sembravano esitare all’idea di avvicinarsi.
« Che
avete? Qualcuno gli dia una mano! » gridò Emma, lasciandosi cadere
sulle ginocchia accanto all’uomo in preda alle convulsioni e tirandogli
le braccia in basso.
Dovevano tenerlo
fermo, prima che si facesse del male.
Passarono pochi
secondi prima che James la raggiungesse e l’aiutasse a trattenerlo.
Quando lo immobilizzarono, un’infermiera si avvicinò con una
siringa. Abbassò gli occhi sul medico con disgusto.
La mano di Emma
scattò e afferrò il braccio dell’infermiera, che le rivolse
uno sguardo spaventato.
« Che sta
facendo? Cos’è quella? » chiese Emma, alzando la voce per
sovrastare le grida di Whale.
La donna
sospirò.
« È
solo un sedativo, nulla che potrebbe fargli del male. Per quanto lo meriterebbe
» le gridò di rimando.
Emma
annuì e le lasciò andare il braccio. Sia lei sia James
sussultarono all’iniezione meno che
gentile che seguì.
Passò un
minuto scarso prima che il dottore si rilassasse. Le grida diventarono mormorii
e, anche se Emma non riuscì a capire cosa stesse dicendo, era abbastanza
sicura di avergli sentito dire il nome di Regina più di una volta.
Si sedette e
guardò in su verso la suora – fata
– scintillante d’azzurro.
« Che gli
succede? » domandò.
« La
maledizione si è diradata. Da questo momento tutti, in citt,à avranno due vite che combatteranno per il
controllo di un unico corpo. Solo i più sicuri della propria
identità saranno in grado di accettare quanto è accaduto. »
Il suo sguardo si posò su Neve e James. « O quelli che hanno
un’ancora in questo mondo o nell’altro. »
« E gli
altri? Che cosa gli succederà? » chiese Emma, guardando
l’ormai assopito dottor Whale.
«
Impazziranno. »
C’era un
lieve sorriso sulle labbra della fata; le dava piacere l’idea che il
dottor Whale stesse soffrendo.
Emma
s’irrigidì rabbiosa. Guardò tutto intorno a sé i
presenti che si limitavano a star lì a fissare l’uomo addormentato
con aria di sospetto e soddisfazione.
« Non
possiamo lasciarlo sul pavimento » fece notare, scioccata dal fatto che
nessuno in quella stanza incontrasse più il suo sguardo.
« Era un
cattivo, Emma. Ha reso miserabile la vita di molte persone. Questa è
giustizia – una degna punizione per un uomo malvagio » disse la
Fata Turchina.
Emma si
alzò e la guardò in volto, stentando a controllare la furia che
le lampeggiava negli occhi.
« Tu
dovresti essere buona. La gente buona non
gode nel vedere gli altri soffrire. Persino quelli che hanno fatto loro del
male. Non avete imparato niente dagli errori di Regina? »
La fata non
disse nulla, ma neanche batté ciglio mentre ricambiava lo sguardo di
Emma.
Il silenzio era
tale che si sarebbe potuta sentire una spilla cadere.
Emma si
voltò e guardò James. Lui annuì e insieme sollevarono il
dottor Whale e lo depositarono sul letto di Henry.
L’infermiera che gli aveva iniettato il sedativo si fece di nuovo avanti
e guardò Emma. Lacrime silenziose le scendevano giù per le
guance.
« Sono
così dispiaciuta, mia principessa. Avete ragione. Non si ottiene nulla
rispondendo al male con il male. Mi assicurerò che lui e chiunque altro
sia affetto da questa follia vengano accuditi. Lo giuro. »
Incrociò
il braccio sul petto in un gesto di saluto e fece un rapido inchino prima di correre
via, abbaiando ordini alle altre infermiere e inservienti.
Sconcertata
dalla faccenda della « mia
principessa », Emma guardò di nuovo la Fata Turchina.
« È
tempo che voi raggiungiate un luogo sicuro » disse questa, rivolgendosi a
lei, Neve, James e Henry.
Il Principe e
Biancaneve si scambiarono un’occhiata.
« Dove?
» chiesero lui ed Emma nello stesso momento.
« Regina
ha lasciato la città. La nostra gente ha protetto la villa del sindaco.
Credo che per voi quattro sia il posto migliore, per il momento. »
« Cosa? Ma
non pensarci propr– » cominciò
Emma.
« Non
sarà per sempre, Emma » disse James, fermo, parlandole
direttamente per la prima volta.
Aveva già
sentito prima la sua voce, ma era David
l’ultima volta che avevano parlato. Adesso era suo padre... e la sua voce
era... diversa. Era forte, e fiduciosa. Era la voce di un Re, e non di uno che
avesse ereditato il trono, ma che aveva combattuto per conquistarlo.
Abbassò
gli occhi a terra, in silenziosa resa. Cinque paroline, e si era sentita
punita. Come una bambina che non poteva capire in che situazione si trovasse e
doveva solo starsene zitta e buona e lasciare che i grandi sbrogliassero le
cose.
E poi lui era di
fronte a lei, e le sollevava il mento perché lo guardasse. Le prese le
mani nelle sue e la guardò coi suoi ardenti occhi azzurri.
« Ti
prego, Emma. Finalmente ho di nuovo la mia famiglia. Non posso immaginare quale
sarà la prossima cosa che faremo finché non avrò la
certezza che siamo tutti al sicuro. Se la Fata Turchina dice che la casa di Regina
è sicura, allora dobbiamo fidarci di questo. Ti prometto che risolveremo
tutto, ma per adesso, ti prego, lascia solo che io ti tenga al sicuro. »
L’affetto
e la sincerità delle sue parole la riempirono di un piacevole tepore, e
tutti in quella stanza trattennero il fiato mentre Emma iniziava a risplendere
di un bagliore leggero, dorato.
James le
stringeva ancora le mani, ma guardò la fata, che stava sorridendo.
« La magia
è nel suo sangue. Questa è la prova che si tratta di magia buona.
Si attiva con l’amore » spiegò.
« Sembri
sollevata » commentò Emma, scaltra.
La fata si
strinse nelle spalle.
« Tremotino è la ragione per cui tu hai la magia, e la
sua è malvagia. Non ero certa di come sarebbe stata la tua. »
Più
tardi, quella notte, Emma fissava il soffitto senza riuscire a dormire. Senza
riuscire a concentrarsi su nulla se non sulle parole della fata, che le
echeggiavano nella mente in un ritornello senza fine.
«
Tremotino è la ragione per cui tu hai la
magia... »
Note di
traduzione
Come
avrete intuito, questa storia si sviluppa immediatamente dopo la season finale. E sarà una Rumpel/Emma,
quindi siete avvertiti, don’t like, don’t read.
Appunto
solo questo minuscolo particolare sulla traduzione dei nomi: di norma detesto dire ‘Tremotino’,
ma mi rendo conto che è un po’ sciocco ostinarsi a chiamarlo
‘Rumpelstiltskin’ quando tutti gli altri
nomi non posso fare a meno di tradurli. Ecco, era giusto per giustificarmi. ^^
Aya Lawliet ~