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Autore: RicksIlsa    18/06/2012    2 recensioni
« La magia è nel suo sangue. Questa è la prova che si tratta di magia buona. Si attiva con l’amore » spiegò.
« Sembri sollevata » commentò Emma, scaltra.
La fata si strinse nelle spalle.
« Tremotino è la ragione per cui tu hai la magia, e la sua è malvagia. Non ero certa di come sarebbe stata la tua. »
Più tardi, quella notte, Emma fissava il soffitto senza riuscire a dormire. Senza riuscire a concentrarsi su nulla se non sulle parole della fata, che le echeggiavano nella mente in un ritornello senza fine.

{ Rumpelstiltskin/Emma, post season finale }
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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What True Love Creates

Chapter One: Reunion

 

 

 

 

Emma e Henry erano alla finestra dell’ospedale, a guardare la nube di fumo viola che inghiottiva tutta la città senza tralasciare nulla. In pochi minuti l’ospedale fu pieno di quella roba; odorava di... zucchero filato e... pesche? Emma scosse la testa, cercando di schiarirsi la vista e le idee, la mano che stringeva forte quella di Henry.

In fretta com’era venuto, il fumo scomparve.

Si guardò intorno. Nulla sembrava essere cambiato. Almeno non all’apparenza. Ma riusciva a sentire qualcosa di nuovo e di caldo pulsare nell’aria attorno a sé.

Henry credeva che fosse un male, ma Emma non poteva preoccuparsi di questo.

Suo figlio era vivo. Prima era morto... e poi di nuovo vivo, tutto per via del suo bacio. Il bacio del vero amore.

Si rivolse alla suora che le era rimasta accanto fin da quando la maledizione si era spezzata, e fu leggermente sconcertata nel vedere che emetteva un bagliore azzurrino.

« Così, ‘vero amore’ non vuol dire l’amore romantico? » chiese Emma.

La suora distolse lo sguardo dalla finestra e la guardò con l’orgoglio di una maestra che osservi il suo pupillo.

« No. Il vero amore può esistere anche tra fratelli, amici... Ho visto persino dei nemici giurati manifestarne il potere. »

Emma non era sicura su come rispondere.

« Allora... Lei chi dovrebbe essere? »

La suora rise.

« Ho molti nomi, ma i più si riferiscono a me come alla Fata Turchina. »

Emma annuì, lentamente.

« Quella di Pinocchio? Oddio... August! »

Era già a metà strada verso la porta quando si fermò e si voltò di nuovo a guardare Henry. Non voleva lasciarlo. Mai più, se poteva farne a meno...

La suora – ehm, la Fata Turchina rise ancora.

« Va tutto bene, Emma. Il padre di Pinocchio è già con lui. Geppetto ha annullato la sua maledizione, proprio come hai fatto tu con quella di Henry. »

Lei annuì, fidandosi delle parole della... fata.

« Bene, ho capito come ho rotto la maledizione di Henry. Ma come ho spezzato quella della Regina? »

« Per spezzare la maledizione, dovevi usare la magia. »

« Ma io non ho usato la ma– »

La Fata Turchina scacciò la sua protesta con un gesto della mano.

« La magia scorre nel tuo sangue, Emma. Tutto ciò che dovevi fare era credere. E quando hai creduto, e hai infranto la maledizione di Henry, questo ha spezzato anche la maledizione della malvagia Regina. »

La fata si voltò di nuovo per tornare a guardare pensosamente dalla finestra.

Emma aveva ancora un milione di domande, ed era un po’ irritata dal fatto che lei non sembrava volerle spiegare tutto da sé. Sembrava che dovesse cavarle le risposte fuori dai denti...

« Io ho della mag– » ricominciò, ma fu interrotta da un grido trafelato.

« Emma! »

Mary Margaret e David – no: Biancaneve e il Principe Azzurro – erano sulla soglia, e la guardavano con un’emozione così intensa che Emma automaticamente fece un passo indietro.

Si sentiva addosso gli sguardi curiosi di tutti i presenti, che esaminavano ogni suo movimento.

« È tutto okay, Emma. Sono i tuoi genitori. Ti vogliono bene, come tu vuoi bene a me » disse Henry, così piano che lei fu l’unica a sentirlo.

Emma chiuse gli occhi, cercando disperatamente di assimilare tutto quanto aveva appreso nelle ultime dodici ore... di dare un senso agli ultimi ventotto anni... di accettare il fatto che la sua amica e coinquilina era davvero sua madre e che David Nolan, quel tipo dolce ma a volte incredibilmente stupido che lavorava al rifugio per animali, era suo padre.

« Oh, Emma. So bene che sei confusa e che avrai tantissime domande... »

Emma aprì gli occhi per scoprire che i suoi genitori si avvicinavano lentamente a lei.

« ... e so che è molto strano per te, ma io non ti ho tenuta tra le braccia per ventotto anni e non intendo aspettare un secondo di più! »

E poi Emma si ritrovò avvolta dall’abbraccio più rassicurante che avesse mai ricevuto in tutta la vita.

Suo padre si voltò e trascinò Henry di fronte a lei, prima di circondare tra le braccia tutti e tre.

Il resto del mondo sembrò sbiadire ed Emma si permise di rilassarsi un momento, di assorbire il nuovo e sorprendente sentore di essere circondata, letteralmente, dalla sua famiglia.

Biancaneve si ritrasse appena e studiò il viso di Emma con occhi colmi di meraviglia. Tese una mano per asciugare la guancia della figlia. Emma non si era neppure accorta di aver iniziato a piangere, e rimase sorpresa dalle lacrime sulla mano di Neve.

Guardò suo padre, che piangeva in silenzio a sua volta. Lui le sorrise, ma nessuno cercò di parlare.

Henry lanciò improvvisamente un singhiozzo soffocato e si seppellì la faccia tra le mani.

Emma e James si guardarono automaticamente intorno nella stanza, alla ricerca di ciò che l’aveva turbato. Nessuno dei due era molto a suo agio con tutta quell’emozione e il pensiero di un nemico fisico da poter combattere era quasi un sollievo.

Ma Neve si lasciò cadere in ginocchio e attirò Henry a sé.

« Shh, va tutto bene ora, Henry. Non sei più solo » bisbigliò, rassicurante, cullandolo dolcemente.

Quando fu in grado di parlare, Henry rivolse a tutti loro un sorriso umido.

« Tutto a posto, sono lacrime di gioia. È solo... È da così tanto tempo che... Non ero sicuro che sarebbe mai successo. E adesso è successo... e io mi sento così... pieno » cercò di spiegare.

Neve lo strinse di nuovo a sé e gli passò una mano tra i capelli.

« Mi dispiace così tanto, Henry. Se ripenso a tutte le volte che hai cercato di dirmi cosa stava succedendo e io... io ti ho soltanto accantonato, considerandoti un ragazzo solo con un’immaginazione molto fervida... »

Neve cominciò a piangere e stavolta fu Henry a cercare di consolarla.

« Va bene. Non è stata colpa tua. E poi mi hai aiutato. Non mi hai fatto mai sentire stupido o poco importante. Non so se sarei mai sopravvissuto alla maledizione se non fosse stato per te. »

Un altro abbraccio, altre lacrime e scuse... e all’improvviso ci fu un grido dall’altra parte della stanza.

Il dottor Whale era caduto a terra, urlando, contorcendosi e stringendosi il capo tra le mani.

Emma si guardò intorno, cercando qualcuno che lo aiutasse, ma le ‘infermiere’ si limitavano a fissarlo. Persino Biancaneve e il Principe sembravano esitare all’idea di avvicinarsi.

« Che avete? Qualcuno gli dia una mano! » gridò Emma, lasciandosi cadere sulle ginocchia accanto all’uomo in preda alle convulsioni e tirandogli le braccia in basso.

Dovevano tenerlo fermo, prima che si facesse del male.

Passarono pochi secondi prima che James la raggiungesse e l’aiutasse a trattenerlo. Quando lo immobilizzarono, un’infermiera si avvicinò con una siringa. Abbassò gli occhi sul medico con disgusto.

La mano di Emma scattò e afferrò il braccio dell’infermiera, che le rivolse uno sguardo spaventato.

« Che sta facendo? Cos’è quella? » chiese Emma, alzando la voce per sovrastare le grida di Whale.

La donna sospirò.

« È solo un sedativo, nulla che potrebbe fargli del male. Per quanto lo meriterebbe » le gridò di rimando.

Emma annuì e le lasciò andare il braccio. Sia lei sia James sussultarono all’iniezione meno che gentile che seguì.

Passò un minuto scarso prima che il dottore si rilassasse. Le grida diventarono mormorii e, anche se Emma non riuscì a capire cosa stesse dicendo, era abbastanza sicura di avergli sentito dire il nome di Regina più di una volta.

Si sedette e guardò in su verso la suora – fata – scintillante d’azzurro.

« Che gli succede? » domandò.

« La maledizione si è diradata. Da questo momento tutti, in citt,à avranno due vite che combatteranno per il controllo di un unico corpo. Solo i più sicuri della propria identità saranno in grado di accettare quanto è accaduto. » Il suo sguardo si posò su Neve e James. « O quelli che hanno un’ancora in questo mondo o nell’altro. »

« E gli altri? Che cosa gli succederà? » chiese Emma, guardando l’ormai assopito dottor Whale.

« Impazziranno. »

C’era un lieve sorriso sulle labbra della fata; le dava piacere l’idea che il dottor Whale stesse soffrendo.

Emma s’irrigidì rabbiosa. Guardò tutto intorno a sé i presenti che si limitavano a star lì a fissare l’uomo addormentato con aria di sospetto e soddisfazione.

« Non possiamo lasciarlo sul pavimento » fece notare, scioccata dal fatto che nessuno in quella stanza incontrasse più il suo sguardo.

« Era un cattivo, Emma. Ha reso miserabile la vita di molte persone. Questa è giustizia – una degna punizione per un uomo malvagio » disse la Fata Turchina.

Emma si alzò e la guardò in volto, stentando a controllare la furia che le lampeggiava negli occhi.

« Tu dovresti essere buona. La gente buona non gode nel vedere gli altri soffrire. Persino quelli che hanno fatto loro del male. Non avete imparato niente dagli errori di Regina? »

La fata non disse nulla, ma neanche batté ciglio mentre ricambiava lo sguardo di Emma.

Il silenzio era tale che si sarebbe potuta sentire una spilla cadere.

Emma si voltò e guardò James. Lui annuì e insieme sollevarono il dottor Whale e lo depositarono sul letto di Henry. L’infermiera che gli aveva iniettato il sedativo si fece di nuovo avanti e guardò Emma. Lacrime silenziose le scendevano giù per le guance.

« Sono così dispiaciuta, mia principessa. Avete ragione. Non si ottiene nulla rispondendo al male con il male. Mi assicurerò che lui e chiunque altro sia affetto da questa follia vengano accuditi. Lo giuro. »

Incrociò il braccio sul petto in un gesto di saluto e fece un rapido inchino prima di correre via, abbaiando ordini alle altre infermiere e inservienti.

Sconcertata dalla faccenda della « mia principessa », Emma guardò di nuovo la Fata Turchina.

« È tempo che voi raggiungiate un luogo sicuro » disse questa, rivolgendosi a lei, Neve, James e Henry.

Il Principe e Biancaneve si scambiarono un’occhiata.

« Dove? » chiesero lui ed Emma nello stesso momento.

« Regina ha lasciato la città. La nostra gente ha protetto la villa del sindaco. Credo che per voi quattro sia il posto migliore, per il momento. »

« Cosa? Ma non pensarci propr– » cominciò Emma.

« Non sarà per sempre, Emma » disse James, fermo, parlandole direttamente per la prima volta.

Aveva già sentito prima la sua voce, ma era David l’ultima volta che avevano parlato. Adesso era suo padre... e la sua voce era... diversa. Era forte, e fiduciosa. Era la voce di un Re, e non di uno che avesse ereditato il trono, ma che aveva combattuto per conquistarlo.

Abbassò gli occhi a terra, in silenziosa resa. Cinque paroline, e si era sentita punita. Come una bambina che non poteva capire in che situazione si trovasse e doveva solo starsene zitta e buona e lasciare che i grandi sbrogliassero le cose.

E poi lui era di fronte a lei, e le sollevava il mento perché lo guardasse. Le prese le mani nelle sue e la guardò coi suoi ardenti occhi azzurri.

« Ti prego, Emma. Finalmente ho di nuovo la mia famiglia. Non posso immaginare quale sarà la prossima cosa che faremo finché non avrò la certezza che siamo tutti al sicuro. Se la Fata Turchina dice che la casa di Regina è sicura, allora dobbiamo fidarci di questo. Ti prometto che risolveremo tutto, ma per adesso, ti prego, lascia solo che io ti tenga al sicuro. »

L’affetto e la sincerità delle sue parole la riempirono di un piacevole tepore, e tutti in quella stanza trattennero il fiato mentre Emma iniziava a risplendere di un bagliore leggero, dorato.

James le stringeva ancora le mani, ma guardò la fata, che stava sorridendo.

« La magia è nel suo sangue. Questa è la prova che si tratta di magia buona. Si attiva con l’amore » spiegò.

« Sembri sollevata » commentò Emma, scaltra.

La fata si strinse nelle spalle.

« Tremotino è la ragione per cui tu hai la magia, e la sua è malvagia. Non ero certa di come sarebbe stata la tua. »

Più tardi, quella notte, Emma fissava il soffitto senza riuscire a dormire. Senza riuscire a concentrarsi su nulla se non sulle parole della fata, che le echeggiavano nella mente in un ritornello senza fine.

« Tremotino è la ragione per cui tu hai la magia... »

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note di traduzione

 

Come avrete intuito, questa storia si sviluppa immediatamente dopo la season finale. E sarà una Rumpel/Emma, quindi siete avvertiti, don’t like, don’t read.

Appunto solo questo minuscolo particolare sulla traduzione dei nomi: di norma detesto dire ‘Tremotino’, ma mi rendo conto che è un po’ sciocco ostinarsi a chiamarlo ‘Rumpelstiltskin’ quando tutti gli altri nomi non posso fare a meno di tradurli. Ecco, era giusto per giustificarmi. ^^

Aya Lawliet ~

   
 
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