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Autore: RicksIlsa    18/07/2012    2 recensioni
« La magia è nel suo sangue. Questa è la prova che si tratta di magia buona. Si attiva con l’amore » spiegò.
« Sembri sollevata » commentò Emma, scaltra.
La fata si strinse nelle spalle.
« Tremotino è la ragione per cui tu hai la magia, e la sua è malvagia. Non ero certa di come sarebbe stata la tua. »
Più tardi, quella notte, Emma fissava il soffitto senza riuscire a dormire. Senza riuscire a concentrarsi su nulla se non sulle parole della fata, che le echeggiavano nella mente in un ritornello senza fine.

{ Rumpelstiltskin/Emma, post season finale }
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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What True Love Creates

Chapter Two

 

 

 

 

3:00 A.M. – Villa del sindaco

 

« Grazie » disse Emma, accettando la tazza di cioccolata da Biancaneve.

Erano le tre del mattino, e malgrado la certezza di essere al sicuro, lei, Neve e James non erano riusciti a chiudere occhio; ora erano tutti e tre accampati nello studio di Regina.

Emma era accoccolata su un lato del divano, mentre Biancaneve sedeva con le gambe incrociate dall’altro lato. James sembrava incapace di stare fermo. Andava dalla finestra alla libreria al caminetto. Un bel fuoco scoppiettante spargeva un confortevole bagliore dorato nella stanza; in realtà non c’era bisogno di occuparsene, ma questo non gli impediva di riassestarlo ogni pochi minuti.

Emma si concentrò sulla cioccolata, sforzandosi di ignorare gli sguardi che i suoi genitori le rivolgevano. Trascorse qualche istante di spiacevole silenzio prima che lei, improvvisamente, posasse la tazza sul tavolino da tè con un colpo violento.

« Non ce la faccio più. Ho così tante domande... La mia testa non vuole fermarsi » disse con aria tormentata.

« Va bene, Emma. Puoi chiederci qualunque cosa » disse James, voltando le spalle al fuoco con un sorriso incoraggiante.

« Com’è che dovrei chiamarvi? »

Biancaneve rise. « Davvero? Milioni di domande che ti fanno impazzire, ed è questa la prima che vuoi fare? »

Emma fece un sorrisetto. « Beh, cerco di considerare tutto nei minimi particolari, ma poi incespico sui vostri nomi... »

« Beh, io non sono più Mary Margaret, non proprio. Ma puoi chiamarmi Mary se non sei pronta a chiamarmi... lo sai. » Mary abbassò lo sguardo sulle proprie mani.

Emma sospirò. « Sentite, non voglio ferire nessuno di voi. Capisco che siate mia madre e mio padre, ma è così... difficile pensare a voi in quel modo » confessò.

« Lo capiamo, Emma. Chiama lei Mary, e me James. Va bene così. »

Lei sospirò ancora e annuì.

Mary sorrise e si protese per stringerle la mano nella sua. « Ci è stato rubato così tanto... Anni interi... Non so se potrò mai perdonarla per averti separata da me. E questo sarà un gran cambiamento anche per noi due. Mi sento come se solo ieri tu fossi stata una bambina, mentre oggi... Dovremo andarci piano. »

Emma annuì di nuovo, con un nodo in gola che le impediva di parlare.

All’improvviso ci fu un forte schiocco, e una suora – fata tutta rosa apparve di fronte a loro. Se non fosse stato per la prontezza di riflessi di James, sarebbe finita dritto nel fuoco.

« Perdonatemi, la magia può anche essere arrivata a Storybrooke ma è davvero imprevedibile » cercò di spiegare, lisciandosi i capelli.

« Che notizie? » domandò James impaziente.

« Abbiamo contattato tutti i membri del consiglio che siamo riusciti a trovare. I più stanno bene, e non vedono l’ora di incontrarsi. Stiamo spargendo la voce per riunirci a mezzogiorno di domani in municipio. Anche Thomas ed Ella intendono partecipare » riferì lei.

James annuì. « Naturalmente, hanno tutto il diritto di esserci. »

Anche la fata annuì. « Devo cercare di riposare un po’ prima dell’assemblea. »

« Grazie. Ti vedremo domani » la congedò Mary.

La fata accennò un inchino e svanì con un altro schiocco sonoro.

« Che succede? » domandò un assonnato Henry dalla soglia.

Mary gli sorrise e diede un colpetto al divano accanto a sé. Lui vi saltò su obbediente e si appoggiò a sua... nonna... permettendole di circondarlo con le braccia. Vide Emma che lo guardava e si voltò per posarle i piedi in grembo.

« Stiamo solo parlando, Henry. Cerchiamo di metterci in pari » spiegò Emma.

« Beh, neanch’io riesco a dormire. »

Tutti fissarono silenziosi il caminetto per qualche minuto.

« Raccontatemi una storia » disse Henry all’improvviso.

Lo guardarono.

« Ho letto il libro, ma voglio sentirla anche da voi. Per favore » chiese lui con occhi da cucciolo.

Durante le due ore successive, Neve e James gli raccontarono le loro storie. Anche se Emma perlopiù le conosceva, sembrava tutto diverso adesso, sapendo che era ai suoi genitori che tutte quelle cose erano accadute...

Prima che arrivassero alla nascita di Emma, Henry si era già addormentato.

« Quando ho capito cosa dovevo fare... che dovevo abbandonare te per salvare tutti... non credo di aver mai odiato Regina più che in quel momento » confessò Mary con le lacrime agli occhi.

Emma scivolò a sedere sul pavimento e appoggiò la testa al suo ginocchio. Sentì delle dita che le scorrevano tra i capelli, e tutto ciò che seppe dopo era che si stava svegliando, distesa sul divano con Henry accanto a sé. Mary e James erano in piedi alla finestra, a guardare l’alba, stretti l’uno all’altra.

Attirò Henry più vicino e si riaddormentò.

 

 

 

12:00 P.M. – Municipio

 

Emma non sapeva da dove fosse sbucata quella grande tavola rotonda, ma decise che le piaceva di più rispetto a delle file di sedie puntate verso un palco. Dava l’impressione che ogni persona avesse un suo ruolo nel decidere del destino della città.

Invece che con i suoi genitori, Emma scelse di sedere accanto alla nonna e a Rub... ehm, Cappuccetto Rosso. Con loro aveva già discusso di quella decisione. Non voleva proiettare alcun tipo di ‘aura’ da leader. In effetti, aveva intenzione di restare ostinatamente in silenzio per l’intera durata della cosa. Ma non aveva fatto i conti con la Fata Turchina.

La fata sembrava essere la sovrintendente naturale dell’incontro, ed era lei a tenere le redini. In primo luogo accusò Geppetto di aver rovinato tutto.

Ora, Emma non era sicura che qualcuno fosse d’accordo nel voler punire Geppetto, come la Fata Turchina intendeva evidentemente fare, ma lei non gliene diede la possibilità.

In un attimo fu in piedi davanti al vecchio, a fronteggiare tutti coloro che sedevano alla tavola.

« Quel che è fatto è fatto. Non importa cosa sia successo, la Regina Cattiva è stata sconfitta. Ho spezzato la maledizione come avrei fatto a prescindere da chiunque sia venuto in questo mondo con me. Gli unici ad avere il diritto di essere arrabbiati con lui siamo io e i miei g-genitori... »

Si voltò a guardare il vecchio con un sorriso rassicurante.

« Mi dispiace... » cominciò lui, ma lei scosse la testa.

« No. Non devi. Se fossi stata nella tua posizione e quello fosse stato l’unico modo per mettere in salvo Henry, io avrei fatto la stessa cosa. »

Una lacrima sfuggì dall’occhio dell’uomo e percorse la sua guancia antica. S’inginocchiò ai suoi piedi, prendendole la mano e posandovi un bacio.

Lei sentì James e Mary muoversi dietro di sé, e ognuno di loro le posò una mano sulla spalla.

« Noi tre siamo gli unici sui quali abbia influito la tua decisione » disse James.

« E noi ti perdoniamo » concluse Mary.

« Vi ringrazio » mormorò il vecchio.

James accompagnò di nuovo Mary ed Emma alle loro sedie e fece un cenno a Geppetto perché anche lui prendesse posto al tavolo.

August incrociò lo sguardo di Emma – lei non si era nemmeno accorta che fosse lì – e ammiccò.

« Ora che questo è sistemato, qual è il prossimo punto? » chiese James, senza guardare la Fata Turchina.

Lei non sembrava turbata, ma Emma avvertiva tutto il suo biasimo.

« Oh, non le è piaciuto » le borbottò la nonna a mezza voce.

« No, infatti » convenne Emma, mentre la discussione volgeva sul dover cercare di trovare – o meno – un modo per tornare indietro, nel loro vero mondo.

« Non so quanto sia stato saggio, cara » sussurrò la nonna.

Emma si voltò verso di lei. « Cosa? Perché? » bisbigliò di rimando.

« Beh, mettiamola in questo modo: nel nostro mondo c’erano tre grandi detentori di magia. Per garantirti una tua sicurezza, dovevi giurare cieca fedeltà ad uno di loro. Naturalmente l’unica vera scelta possibile era tra la Fata Turchina e la malvagia Regina. È facile intuire perché i tuoi genitori abbiano scelto la prima. Non è perfetta, ma cerca di fare ciò che è giusto. La Regina, d’altro canto – beh, non c’è bisogno che ti dica nulla su di lei, no? »

Emma scosse la testa. « Hai detto che ce n’erano tre. Chi era il terzo? »

« Tremotino. »

Quel nome sussurrato la fece rabbrividire. Emma fece scorrere lo sguardo sulla tavola per scoprire che Mary la osservava accigliata. Tempo di prestare attenzione.

« La magia qui è troppo instabile » stava dicendo la Fata Turchina. « Non possiamo tentare di tornare a casa finché non avrò imparato a controllarla meglio. »

James annuì e si alzò. « Per il momento dovremo adattarci a vivere in questo mondo. »

Tutti stavano assentendo ed Emma si sentì sollevata. Non voleva partire per questo strano regno, ma non voleva neppure che la sua famiglia la lasciasse.

« Chiedo che Emma Swan venga nominata Signora di Storybrooke » disse Geppetto, prendendo Emma alla sprovvista.

« No! I-io non posso... Mi dispiace, ma non sono pronta a niente del genere » protestò debolmente.

Sean – no, il Principe Thomas – si alzò e tutti gli sguardi corsero a lui.

« Emma Swan è la nostra salvatrice e protettrice. Lei rifiuta il ruolo di condottiera, ed è suo diritto. Io chiedo che James e Biancaneve siano la guida di questa città. Ci hanno guidati bene una volta, lo faranno di nuovo. »

« Approvo » dichiarò Leroy – no, Brontolo.

« Tutti i favorevoli? » chiese la Fata Turchina.

I molti ‘sì’ echeggiarono in tutta la sala.

« I contrari? »

Silenzio.

« In questo caso, che tutti sappiano che Re James e la Regina Biancaneve regnano ancora una volta sul nostro popolo » proclamò la fata.

Ci fu un lungo applauso.

Dopo una discussione sui preparativi per una sorta di ‘cerimonia d’incoronazione’ che ufficializzasse il tutto, il consiglio fu dichiarato sciolto.

Emma era esausta, e voleva solo tornare a casa da Henry che, tra tutte quelle persone, era stato affidato a Cucciolo.

« Emma, posso dirti una parola? »

Si voltò per vedere la Fata Turchina che la invitava in una sala attigua.

Sospirando, la seguì.

« So che sei impaziente di tornare da Henry, perciò arriverò subito al punto. Tu hai della magia. Ma ti è nuova, e hai bisogno di qualcuno che ti insegni a usarla nel modo corretto. Vorrei iniziare con il tuo addestramento domani... »

« Wow, aspetta un attimo! Sì, okay, probabilmente ho una specie di magia, ma non ho nessuna intenzione di utilizzarla tanto presto. In tutta sincerità, non la voglio proprio » confessò lei.

La Fata Turchina le rivolse un sorriso indulgente. « Ignorarla non servirà a mandarla via. »

Emma sospirò, stanca di tutto. « Beh, l’hai detto tu che la magia qui è imprevedibile. Quindi, magari dovresti concentrarti sulla tua prima di cominciare ad ‘addestrare’ me perché usi la mia. »

Di nuovo, la fata non sembrò irritarsi, ma Emma ne sentì tutta la disapprovazione nell’aria che le circondava.

« Bene. Ma non potrai rimandare per sempre. Più cercherai di sopprimerla, più essa lotterà per venire fuori. E tu non vuoi rischiare di ferire accidentalmente nessuno, giusto? »

Rimasero a fissarsi per un lungo istante.

« Ti farò sapere, quando sarò pronta » disse Emma alla fine.

Non era disposta a fare amicizia con la Fata Turchina, anche se probabilmente sarebbe davvero finita col doversi far istruire da lei. Ma almeno, prima avrebbe considerato le altre opzioni.

Emma lasciò la stanza ed esaminò la folla assiepata, lieta di scoprire che Cappuccetto Rosso e la nonna erano ancora lì.

Si affrettò verso la nonna.

« Allora, perché nessuno... uh... prometteva fedeltà a Tremotino? » le domandò, mentre l’attenzione di Cappuccetto veniva catturata da un Archie – ehm, Grillo Parlante – tutto intento ad arrossire.

« Oh, beh, non ci si può davvero fidare di lui. Aveva sempre i suoi piani. Un uomo crudele... » disse la nonna, arricciando il naso.

« Beh, e quali erano i suoi piani? »

« Non lo so. Ma sono certa che non fossero buoni » disse la nonna con fermezza.

 

 

 

Più tardi, quella notte, Emma si ritrovò di nuovo ad agitarsi e dimenarsi. Era ridicolo. Sapeva cosa doveva fare, e non poteva continuare a temporeggiare.

Scivolò fuori dal letto e tirò fuori il cellulare dalla tasca della giacca.

Scorrendo velocemente l’elenco dei contatti, trovò il nome che stava cercando e premette il tasto ‘invio’.

Lui rispose al primo squillo.

« Mi stavo chiedendo quando ti avrei sentita, mia cara. »

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note di traduzione

 

Io amo quest’autrice oltre ogni dire. Perché nel mezzo della sua Rumpel/Emma mi ci infila pure l’accenno Archie/Ruby, f*ck yesss! XD

Piccolo appunto sulle parole di Geppetto: Queen of Storybrooke doveva essere Regina di Storybrooke, ma ho preferito tradurre con Signora in parte per non creare confusione con Regina (Mills), in parte perché comunque mi suonava come un termine un po’ eccessivo per una donna che ha appena cominciato a credere di essere figlia di una coppia di sovrani delle favole.

Aya Lawliet ~

   
 
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