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Autore: michi_993    18/06/2012    1 recensioni
Ho trovato un’ottima distrazione per immergermi in un mondo che amo, non mi limito più a giocarci su ps3 ma ho deciso di creare un piccolo capitolo giusto per rendere Assassin's Creed un po' più mio. Spero vi piaccia :D
Farida è un assassina che vive ad Alamut è considerata solo dal suo migliore amico Kadar al Sayf, fratello minore di Malik, ma ben presto succederà qualcosa che cambierà radicalmente la storia della forte Farida...
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kadar Al-Sayf, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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2) Una di loro.

Finimmo in fretta le commissioni assegnate dal Maestro, salimmo il pendio che conduceva alla fortezza, il calore del sole d’oriente rapiva quel minimo di forza che ci era rimasta dopo l’estenuate corsa.
Ero soddisfatta e forse era per questo motivo che avevo stampato sul viso un sorriso ebete. Ironia della sorte lungo il pendio incontrammo Malik, che con un piccolo gruppo di novizi  si recava al villaggio.
Al contrario di Kadar io ammiravo Malik, un uomo abile nella battaglia ed altrettanto abile nel sapere. Per questo motivo rispettato da tutti gli assassini, tranne che da uno, forse il più importante per lui. Kadar. Non faceva trasparire nulla da quello sguardo, concentrato e freddo. Capelli e occhi scuri, carnagione scurita dal sole ed un lieve somiglianza con Kadar. Non aveva mai dimostrato un minimo di affetto a suo fratello minore, era sempre stato un rapporto allievo- insegnante. Entrambi non volevano dimostrare debolezza, a dire loro, nell’offrire amore fraterno l’uno all’altro. Malik passò accanto al fratello fissandolo negli occhi, era di alto rango e lo sapeva bene, Kadar ed io chinammo il capo in segno di rispetto, Malik abbassò leggermente la testa non distogliendo lo sguardo dal fratello minore. Non disse una parola. Sapevo di non dover affrontare l’argomento ”Malik” con Kadar, diventava nervoso e silenzioso, nonostante tutto soffriva, come soffriva suo fratello, entrambi troppo orgogliosi per ammetterlo.
Arrivati alla fortezza sui rilievi di Alamut, il lieve vento che soffiava trascinò via un po’ di stanchezza dai nostri corpi.
Attraversammo il cortile, pieno di vita e sempre affollato da mille cappucci bianchi, il rumore delle spade che battevano l’una con l’atra ci accompagnò fino all’entrata del castello. Un imponente edificio in cui il Maestro amministrava l’ordine, ricolmo di libri antichi ed illuminato soltanto da piccole candele.
Di fronte all’entrata una piccola rampa di scale conduceva alla “prigione senza muri”. Spesso Kadar quando passavamo vicino all’entrata mi dava una piccola spinta cercando di mandarmi all’interno del giardino, immancabilmente, da vera donna assassina qual ero, lo picchiavo sulla spalla. Tipico da me. Vivevo da sempre in un mondo di uomini, involontariamente impari a essere uno di loro, fare a botte con Kadar era un’abitudine e devo dire che era anche divertente.
Arrivati nella stanza del Maestro, Rauf il nostro istruttore, ci invitò a fermarci.
- il Maestro è occupato-
Chinammo il capo. Kadar sbirciò, c’era Altair dal Maestro e parlavano a voce alta.
- Maestro, Adha sta raggiungendo Alamut-
- Altair come sempre hai terminato con successo i tuoi incarichi, ma la prossima volta rispetta il credo!- la sua voce riecheggiò nella stanza. – Non attirare attenzione su di te, non compromettere la confraternita!-
Adha, dicevano non fosse di questo mondo, una giovane donna dai capelli corvini, carnagione scura e occhi di ghiaccio, unici in tutto Oriente.   
Non era un’assassina, il Maestro l’aveva accolta nella fortezza qualche anno fa, nessuno ha ancora scoperto la ragione, alcuni dicono fosse una donna speciale con poteri incredibili utili alla confraternita ma tutto era avvolto da un velo di mistero che rendeva Adha una donna affascinante.  Anche Altair era stato conquistato da quella donna, Kadar ed io una sera mentre ci recavamo nei nostri alloggi abbiamo visto Adha entrare nella stanza di Altair. Era sotto gli occhi di tutti, pero, la relazione tra i due. L’assassino era protettivo nei suoi confronti e spesso, i rari momenti di calma erano dedicati a lei, Il Calice.
Adha non si fece attendere molto. Indossava una veste nera lunga alle caviglie, il cui bordo decorato con ricami dorati, in vita un panno di color rosso e oro, il capo coperto da un cappuccio bianco sovrastato nuovamente da un panno rosso che scendeva insieme al mantello bianco sino alle caviglie infine sul capo gioielli di ogni tipo le incorniciavano quel viso tanto perfetto.
Nella cintura s’intravedeva un pugnale, non poteva avere la lama celata.
Ci passò accanto. – Eccomi Maestro-
Ad Altair s’illuminò il volto, ci fu un brevissimo scambio di sguardi tra i due che accennarono un sorriso.
Forse Altair aveva qualcosa di umano infondo, solo Adha riusciva a dimostrarlo.  
  
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