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Autore: KiaWolf    18/06/2012    2 recensioni
Se Edward non fosse tornato e Bella avesse continuato suo malgrado avivere la sua vita? E se dopo 19 anni lei avesse ritrovato il suo diario, che aveva dato a lui, ormai diventato un bestseller mondiale?
"Non potevo continuare così. Non dopo 19 anni.
No, non era giusto nei miei confronti.
Io avevo rispettato la promessa: non avevo mai fatto niente di insensato o stupido. Lui no.
Aveva promesso, ma non c’era riuscito.
“Sarà come se non fossi mai esistito”, mi aveva detto.
Beh, non era così, non lo era mai stato e non lo sarebbe stato mai. Lui sarebbe sempre esistito nei miei pensieri. Sempre. Purtroppo o per fortuna? Forse entrambi."
Spero di avervi incuriosito, questa è la mia prima fanfic!
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Forse è un po’ presto per aggiornare, ma siccome questo capitolo era stato già scritto, mi sono detta: “Perché no?”….
Vabbè vedremo… buona lettura! ;)
 
Inoltre volevo ringraziare tutti quelli che hanno recensito, messo la storia sulle preferite/seguite!
Non pensavo di avere tutto questo successo xD grazie mille a tutti!
  Pov.  Bella
 
“Mia figlia è letteralmente impazzita!”, mi dissi quando sentii Alice che gridava dalla sua camera. Non faceva altro che ripetere “Adoro questo libro” da ormai cinque minuti. Era snervante.
«Sembra che gli piaccia proprio..» dissi ad alta voce.
«Mamma, mamma, mamma!», urlò mia figlia, scendendo dalle scale.
«Che succede?»
«Il libro è praticamente stupendo!E siccome ti obbligo a leggerlo, non ti rivelo nulla… Anzi, ti leggo solo una frase!»
«Ok..» dissi svogliata. Nel frattempo presi la mia tazzina del caffè e mi diressi verso il lavello.
«Aspetta che la cerco.. ah, eccola! Allora: “Di tre cose ero del  tutto certa. Primo, Edward era un vampiro. Secondo, una parte di lui – chissà quale e quanto importante – aveva sete del mio sangue. Terzo, ero totalmente, incondizionatamente innamorata di lui.” Non è stupenda?»
Non mi accorsi di aver fatto cadere la tazzina, fino a quando non sentii il rumore della ceramica rompersi in mille pezzi. Non riuscivo a credere a quello che avevo sentito. Era impossibile. Inimmaginabile. Incredibile. L’ emozione che avevo sentito quando Alice aveva pronunciato il suo nome era indescrivibile.
«Mamma, che hai?»
«Passami quel libro, immediatamente.»
«Certo.. Tieni..», mi disse titubante e preoccupata.
Quasi glielo strappai dalle mani, ma in quel momento non mi importava. Lo aprii alla prima pagina e iniziai a leggere, con gli occhi sgranati. E in quel momento fui sicura che questo libro, divenuto bestseller mondiale da come mi aveva detto Alice ieri, era stato il mio diario, venti anni fa.
«Wow!» dissi quasi in un sussurro, ma mia figlia riuscì a catturarlo e sembrò rilassarsi.
«Vedo che ti è piaciuto! Beh, allora te lo lascio; io vado a prepararmi..»
Il ricordo mi investì come se fosse successo ieri.
 
La sofferenza stava già iniziando a fare breccia dentro di me, ma non avevo ancora consapevolizzato che lui mi stava lasciando, e quindi riuscivo ancora a parlare quasi scorrevolmente.«Almeno ti prego di tenerlo, è l’unica cosa di caro che ho, e voglio che tu la tenga..» Non sembrava tanto convinto, e quindi decisi che potevo anche dirla una bugia.
«E poi sarà più facile dimenticarmi di te, senza quello in giro..». sì, come se io l’avessi potuto dimenticare. Allora annuì una volta, e così gli consegnai un blocchetto fatto da due quaderni, ormai sgualciti e malconci. Il mio diario, iniziato da quando ero arrivata a Forks, fino a quel momento. Le sue mani sfiorarono le mie per l’ultima volta. «Addio, Bella..». E lui non c’era più.
 
Iniziai a leggere il libro, non curandomi della cucina sporca, dei letti da rifare e neanche del mio essere ancora in pigiama. Forse però avrei dovuto aspettare che mia figlia se ne andasse, per poter essere libera di fare poi quel che avrei voluto, con la casa deserta. Oggi non dovevo neanche lavorare, che fortuna! Chiusi il libro delicatamente, poggiandolo sulla sedia e, mentre aspettavo che mia figlia scendesse pronta per la scuola (era sabato e lei non vedeva ogni volta l’ora che la settimana finisse, quindi sarebbe scesa a minuti), sistemai un po’ la cucina, perché non riuscivo a stare ferma. Finalmente sentii i passi di mia figlia e mi sentii elettrizzata anche io, per tutt’altro motivo.
«Mamma, io sono pronta. Vado a scuola, ok?»
Cercai di non far trapelare nulla, mentre parlavo.
«Certo, buona giornata!»
Lei mi salutò e se ne andò. Era arrivato il momento. Dopo tanti anni. Presi il libro, ne accarezzai la copertina e mi diressi verso il divano. Ci siamo, pensai.
«Pronta?» dissi a me stessa. Sì, lo ero.
Aprii di nuovo il libro e iniziai a leggere le mie parole.
 
Il pianto che mi feci in quelle quattro ore fu il peggiore di tutti. E stavolta non era per il dolore o la sofferenza, ma per la nostalgia che provavo rileggendo tutte le mie parole, le mie emozioni, i nostri discorsi, miei e di Edward.. non riuscivo a crederci, ma ero finalmente riuscita a pensare nella mia mente il suo nome, poiché da quando se n’era andato non volevo più ripetermelo, perché mi sentivo soffocare ogni volta. Ma ora, l’avevo letto e pensato così tante volte nella mia mente, che mi veniva molto più facile di respirare adesso. Strano come dei ricordi che puoi toccare con mano, possano fare questo effetto. Ogni volta che avevo letto di me ed Edward in quel libro, avevo provato una bellissima sensazione e le lacrime erano di gioia… non riuscivo a descrivere cosa provavo, ma era un’ emozione intensa e bellissima, che non provavo da molto, troppo tempo. Avrei dovuto ringraziare all’infinito mia figlia. La adoravo di più per questo. Era strano, però, aver ritrovato il mio diario così. Era possibile che lui l’avesse pubblicato? Guardai nella copertina il nome dell’autore, ma non era un maschio. Stephenie Meyer, c’era scritto. Forse, allora, aveva abbandonato il mio diario da qualche parte, perché non voleva saperne più di me e quello era l’unica cosa che gli ricordasse che esistevo anche io.. però, se conoscevo bene Edward – e lo conoscevo più che bene – non avrebbe mai fatto una cosa del genere, non dopo che io gli avevo detto che era l’unica cosa cara che avevo, non poteva averlo fatto! Decisi di escludere quell’idea a prescindere, e cercai un’altra alternativa. Magari si era firmato con un falso nome, oppure aveva lasciato “il lavoro sporco” – cioè quello di pubblicare il mio diario – a qualcun altro. Quella sembrava la conclusione più ragionevole. Ma c’era ancora una domanda che mi assillava di continuo e a cui non sapevo proprio dare una risposta: perché aveva lasciato che venisse, direttamente o no, pubblicato? Certo, la probabilità che io potessi leggere una storia di vampiri era bassa, dopo quello che era stato, e forse l’aveva pensato pure lui. Ma perché correre questo rischio? Non l’avrei saputo mai.
 
 
   
 
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