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Autore: Meggie    18/06/2012    3 recensioni
Sono passati ormai quattro anni dalla fine di Glee e certe cose sono necessariamente cambiate. Molte altre, però, sembrano non cambiare mai. Quando Darren rivede Chris, sembra solo un incontro tra amici come tanti altri. Non sanno, invece, che è il momento di tirare fuori sette anni di cose non dette.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chris Colfer, Darren Criss
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: (abbiamo trovato l’amore) Ed è un posto senza speranza
Fandom: Glee RPF
Pairing/Personaggi: Chris Colfer/Darren Criss
Rating: R/NC17
Genere: Angst, introspettivo, romantico
Warning: Slash
Beta: lisachanoando
Disclaimer: No, chiaramente Glee non è mio e non ci guadagno nulla (purtroppo).
Riassunto: Sono passati ormai quattro anni dalla fine di Glee e certe cose sono necessariamente cambiate. Molte altre, però, sembrano non cambiare mai. Quando Darren rivede Chris, sembra solo un incontro tra amici come tanti altri. Non sanno, invece, che è il momento di tirare fuori sette anni di cose non dette.



CAPITOLO 5
Darren si guarda allo specchio per un’ultima volta, prima di lisciarsi la cravatta e osservare il proprio riflesso restituirgli l’immagine di qualcuno che non ha idea di cosa stia facendo. È una sensazione che non gli è mai piaciuta, perché è sempre stato sicuro dei suoi obiettivi. Di cosa vuole.
Il punto è che Darren sa perfettamente cosa vuole. Lo sa lo sa lo sa. È un nome, una parola che gli scivola sulla lingua anche quando non dovrebbe, è una presa in giro da parte di Joey che non fa che ridacchiare come se fosse un adolescente, è il rumore del cellulare che squilla sapendo perfettamente chi c’è dall’altra parte. Darren sa di volere questo. Sa di volere Chris.
È quello il problema.

*

Chris sta sorseggiando una Coca, quando vede Darren avvicinarsi al tavolo, preceduto da una cameriera. Se fosse stata un’altra persona, avrebbe probabilmente optato per bere qualcosa di raffinato, qualcosa che non lo facesse assomigliare ad un ragazzino, ma quello è Darren. Darren che è stato appiccicato a lui per mesi, per anni, Darren che l’ha visto alle cinque del mattino, Darren che l’ha baciato troppe volte per ricordarle tutte, Darren che in realtà l’ha baciato una volta sola prima di rivederlo a New York, Darren con cui è già stato a letto insieme e-
Già.
(E quando hai già visto l’espressione che ha quando ha un orgasmo, ed è sotto di te che ansima mentre le sue mani sono strette alla tua vita, quando lui ha già visto te avere un orgasmo, pensi davvero che il fatto che tu stia bevendo una banale Coca Cola possa sorprenderlo?)
Chris non vuole impressionare Darren, perché non saprebbe neppure da dove iniziare. Chris vuole solo… vuole lui. Vuole lui come l’ha voluto troppi anni prima e non gli è mai stato possibile sfiorarlo veramente, solo un bacio e un nodo in gola nel sapere – nel sentire, nel vedere, nel percepire – che Darren l’ha ricambiato.
Chris non ha mai pensato che potesse succedere. Non ci ha mai mai mai creduto, non è tanto stupido. Innamorarsi di un ragazzo etero, di un ragazzo impegnato, è sempre stato fuori discussione, oltre che ad essere una grande, enorme, cazzata.
(Poi è accaduto, ma Chris non l’ha mai voluto. E ha passato un’estate di merda per quello.)
Chris abbassa lo sguardo e quando lo rialza, Darren è in piedi davanti a lui, un sorriso sulle labbra e pronto a sedersi e lui si chiede come hanno fatto a finire così, in un ristorante di Los Angeles, quando solo due settimane prima si sarebbe messo a ridere, se qualcuno avesse ipotizzato qualcosa del genere.
“Hey, scusami il ritardo, Joey non voleva saperne di uscire dal bagno. Considerando da quanto tempo esce con la sua ragazza, mi sarei aspettato che a quest’ora avesse raggiunto il livello di usciamo-con-dei-jeans, non pensi?” Darren si è seduto davanti a lui e Chris gli sorride.
“Beh, considerando da quanto tempo ci conosciamo noi due, mi sarei aspettato che a quest’ora avessi raggiunto il livello da non-usciamo-in-posti-lussuosi, e invece…” dice, muovendo una mano nella vaga direzione dell’ambiente attorno a loro.
“Ah ah, divertente, Colfer. Io penso ad un posto carino, e tu mi ripaghi così. La prossima volta ti offro la cena dal McDonald.”
Chris arriccia le labbra, afferrando il menù e sbirciando l’elenco dei primi. “… gli Happy Meal sono fuori dalla tua età, Darren. Dovresti saperlo.”
“Stronzo.”
Quando Chris solleva gli occhi dal menù, Darren lo sta guardando. I gomiti appoggiati sul tavolo e il mento sostenuto dalle mani intrecciate, il menù abbandonato vicino al tovagliolo, e Chris non ricorda più cosa stesse pensando prima di incrociare gli occhi di Darren.
Ah, già. Stronzo sarai tu. Sei un imbecille un idiota e uno stronzo.
Abbassa lo sguardo e torna a leggere, stirando le labbra in un sorriso. “Sai già cosa prendere?”
“Sono già venuto qui qualche volta, so già cosa voglio, sì.”
“Cos’è, porti qui tutte le tue conquiste?” chiede Chris in una risata, e nel momento in cui pronuncia quelle parole si rende conto che non avrebbe dovuto dirle.
Quando solleva lo sguardo dal menù, Darren lo sta ancora guardando, ma Chris non trova niente di quello che c’era prima.
“No, io… no, lo sai che-“ Darren scuote la testa e Chris si morsica il labbro, perché è un idiota, ecco cosa.
Certo che lo sa. Sa di Mia, ovvio che sa di Mia e sa che…
Cristo, che coglione.
Allunga una mano fino ad arrivare a sfiorare quella di Darren e gli sorride. Fanculo al giocare d’attacco. Per quanto Darren si sia comportato da stronzo nei suoi confronti, Chris lo capisce. Sa che cosa passa nella testa di Darren, perché sa cosa gli è successo.
L’ha visto.
E la verità è che probabilmente Chris non ha mai amato nessuno come Darren ha amato Mia. Non Jonah o Max. E quasi di sicuro, neppure Sebastian.
“Scusami,” mormora sfiorandogli il dorso della mano e quando Darren gira la propria per far combaciare il palmo con il suo, Chris gli sorride. “Non avrei… è stata una domanda stupida. È il primo appuntamento, parliamo di cose stupide, ok?”
Darren ricambia il sorriso, prima di sospirare. “Quindi dovrei chiederti qual è il tuo colore preferito?”
“Ok, non così tanto stupide, magari?”
E quando Chris lo sente ridere, si rende conto di quanto ci sia dentro, in quella storia. Di quanto non importi se Darren farà altre stronzate – o se le farà lui -, perché ogni volta che lo sente ridere… Ogni volta che lo sente ridere, ha voglia di ridere anche lui, e di non pensare a nulla.
(E di sporgersi e baciarlo e trascinarlo con la cravatta nella sua camera da letto. E non farlo uscire, Dio, non farlo uscire più, ok?)
Ogni volta che lo sente ridere ha voglia di intrecciare le dita con le sue e far restare lì la sua mano.
Darren inclina la testa, facendo finta di pensare, prima di schioccare le dita e puntargli l’indice addosso. “Trovato! Parlami di cosa stai facendo adesso, Colfer. Voglio sapere tutto!”
Chris mette da parte il menù, prima di sorridere e iniziare a raccontargli di quello che ha scritto quel pomeriggio.
La tentazione di allungare la mano verso di lui è talmente forte che per la maggior parte della serata si deve costringere a giocherellare con le posate, come un bambino. E Chris è grato a Darren per aver fatto finta di nulla, nel caso se ne sia accorto.

*

Chris analizza sempre tutto, in continuazione. Il non sapere lo spaventa, perché lo fa sentire in un angolo, come se fosse stato lasciato indietro. È ciò che gli è successo crescendo. È ciò che gli ha permesso di diventare ciò che è ora. Essere spinto costantemente al di fuori dal cerchio, al di fuori dal gruppo, non appartenere a nulla e tentarci in continuazione, sapendo di fallire. Alla fine, ha smesso di provarci. Alla fine ha fatto del suo essere fuori dal gruppo il suo punto di forza, solo così è sopravvissuto.
Il non essere come gli altri vorrebbero non lo spaventa più. Lo spaventa sentirsi impotente, però. Il non sapere cosa fare, come comportarsi, cosa pensare. Lo spaventa vedere gli altri muoversi e lui rimanere fermo.
Per questo deve sempre controllare ogni cosa, prima di prendere una decisione. Perché deve essere sicuro della direzione che sta prendendo. A volte il tempo che perde a riflettere gli sembra infinito. A volte, gli basta un attimo.
È ciò che è successo con Darren.
È ciò che è successo quando ha lasciato Jonah.
È ciò che è successo, di nuovo, con Darren.
Ed è ciò che sta succedendo in quel momento.
Chris sa cosa vuole. Sa anche che la lista dei contro è infinita, non è un ingenuo e non è un idiota. E forse la lista dei pro è breve, forse è troppo breve, forse non ne vale la pena, ma…
Chris sa cosa vuole.
E non ha dovuto neppure pensarci, per una volta. Non sul serio.
(Perché ci ha pensato sette anni prima e la sua attenta analisi non è cambiata neppure col tempo. Era fottuto all’epoca ed è fottuto adesso. Ne ha preso atto e ha agito di conseguenza. Adesso può agire, almeno. Adesso può almeno sbagliare, può avere una possibilità di ritrovarsi schiacciato. Un tempo non aveva neppure quello.)
Chris sorride e Darren, come sempre, risponde al suo sorriso, come se fosse automatico, come se non aspettasse altro.
“Ah, il fatidico momento della fine del primo appuntamento.”
A Chris sfugge una risata, mentre scuote la testa. “Non è il primo appuntamento.”
Darren lo guarda con aria seria, alzando un dito verso di lui. “Hey! Lo è! Non provare a sminuirlo!”
“Siamo già usciti milioni di volte, questa tua fissazione è ridicola, sul serio.”
Darren non diminuisce la serietà nel suo sguardo, anzi, aggrotta maggiormente le sopracciglia e Chris non può fare a meno di distogliere lo sguardo e mettersi a ridere. Darren è ridicolo.
(Ed è l’unica persona che è sempre riuscita a farlo ridere in quel modo. Chris non sa che potere abbia, non sa cosa gli succede quando è attorno a lui, forse impazzisce e basta. Forse è tutto lì il problema. È come una malattia.)
(Chris non vuole essere curato, però.)
“Ne abbiamo già parlato,” borbotta Darren, abbassando il dito, “ed è stato deciso che oggi era l’appuntamento ufficiale, quindi… non lo so, stai al gioco, ok? Ne ho bisogno.”
Chris smette di ridere e stira solo le labbra fino a formare un sorriso appena accennato. “Ok. Ok, quindi… cosa prevede il tuo manuale del perfetto gentiluomo? Dopo il primo appuntamento che succede?”
“L’ho detto. Forse… forse! Un bacio. Se l’appuntamento è andato bene. E poi ognuno a casa propria, in attesa della fatidica chiamata al telefono per vedere se ci sarà mai un secondo appuntamento. Una delle cose più snervanti, cazzo. Dovrebbero inventare un modo meno doloroso di torturare le persone, non pensi?”
Chris si avvicina a lui, inclinando la testa e studiando il viso di Darren sotto le luci dei lampioni. Sa che, in qualsiasi caso, non hanno molto tempo per potersene stare così, in strada, a parlare. Non è mai una cosa saggia. Solo che non riesce a staccarsi da quel momento, e vorrebbe solo-
“Vieni a casa mia.” Gli sfugge dalle labbra e si sarebbe morsicato la lingua, se non fosse per l’espressione che gli restituisce Darren, per cui ne è valsa la pena.
“Colfer! Quale parte di ‘al massimo un bacio e poi ognuno nel suo letto’ non ti è chiara?” sbuffa in una risata, e Chris decide di averne abbastanza. Quando sente le labbra di Darren socchiudersi contro le proprie, Chris chiude gli occhi e gli si stringe addosso, appoggiando le braccia sulle sue spalle e intrecciando le mani dietro al suo collo, inarcandosi contro di lui quando Darren inizia a fargli scorrere le mani sulla schiena, fino ad appoggiarsi sui suoi fianchi. E Chris mentirebbe se negasse di volere quelle mani più in basso, sul suo culo, sotto i pantaloni, sotto anche la camicia, sulla sua pelle, solo sulla sua pelle, ma rispetta Darren. E rispetta se stesso. E sa che Darren ha ragione, che per quanto frustrante e stupido hanno effettivamente bisogno di un po’ di calma. Solo un po’.
Quando Darren si separa da lui, e le loro labbra producono un rumore osceno che riempie il silenzio della strada, Chris non lo lascia andare. Rimane abbracciato a lui, appoggiando la fronte contro quella di Darren, e respirando contro la sua bocca.
“Ci sarà un secondo appuntamento, vero?” chiede in un sussurro e vede gli occhi di Darren stringersi fino a diventare due fessure, a causa del sorriso enorme che si è dipinto sul suo viso.
“Spero che ce ne siano anche di più,” ridacchia, facendogli un occhiolino.
E Chris vorrebbe chiedergli cosa succede dopo il secondo, e dopo il terzo e il quarto e il quinto appuntamento e quando potrà averlo nel suo letto, ok, ma non dice nulla. Lo bacia sulla guancia, per poi far scivolare le labbra contro l’angolo della sua bocca e rimanere lì per un istante, prima di separarsi da lui.
Darren sta di nuovo sorridendo. Ed è come una malattia e Chris ne è stato infettato e non può curarsi, non può e non vuole e Dio, ogni tanto è dura dar ascolto al cervello quando l’uccello gli grida un’altra cosa e il cuore va da un’altra parte.
“Allora, buonanotte?” chiede in una mezza domanda, separandosi da lui, mettendo un venti, trenta e poi quaranta centimetri tra di loro, per impedirsi di riafferrarlo. Ha ventotto anni, dovrebbe aver imparato a controllarsi.
(Ha ventotto anni fisicamente e più di settanta nella testa. E, a quanto pare, una quindicina tra le gambe.)
Darren annuisce. “Buonanotte, Chris. Grazie per… tutto. Grazie per tutto quanto.”
Darren non aspetta una risposta da parte sua, attraversa la strada per andare dalla sua macchina e Chris ne è quasi grato, perché se fosse rimasto lì avrebbe potuto…
Lo guarda salire in macchina e andare via, prima di aprire la portiera della propria e mettere in moto.
Chris passa i successivi sei minuti a tamburellare con le dita sul volante dell’auto, incapace di smettere di sorridere. Si sente un idiota, ma un idiota felice, almeno.

*

Chris non sa quanto sia sano ciò che si sta facendo. In realtà pensa che, vista da fuori, tutta la faccenda sia solo un gran casino. Una sorta di soap opera con finale a sorpresa, perché non ha idea di come andrà a finire. Potrebbe andare – in qualsiasi modo. Potrebbero avanzare da quello stato di stallo da cui sono da sette anni. Sette anni e si ritrovano ancora lì, solo con un passo in più, e non si sa neppure in quale direzione sia stato fatto – oppure potrebbe andare tutto a puttane, come è successo con Jonah e Chris non vuole non vuole non vuole, non può permettersi di perdere Darren, non può farlo.
Jonah.
Chris non si sente veramente in colpa.
(Si rifiuta di sentirsi in colpa. Sa di aver sbagliato, sa che non dovrebbe ragionare in questo modo, sa che la ragione non è sempre e solo da una parte, ma vaffanculo, ok? È lui che ha avuto il cuore a pezzi. Jonah ha avuto solo qualcun altro da scopare. Vaffanculo se ha sbagliato ad andare a letto con Darren. Vaffanculo.)
Chris non si sente in colpa, ma l’idea che solo qualche giorno prima era con lui e adesso non lo è più, ma sta già tentando di stare con un altro… lo confonde.
Quando chiude la porta di casa dietro alle spalle e lancia le chiavi sul mobiletto, Littlefeet è lì per terra, a guardarlo, pronta per seguirlo in camera da letto.
Chris si china ad accarezzarla dietro le orecchie, sorridendo nel sentirla fare le fusa, prima di iniziare a sfilare i bottoni della camicia e ad andare verso le scale.
Quando passa davanti alla piccola nicchia nel muro che contiene tutti i premi che ha ricevuto negli anni, sorride. Osserva quella statuetta enorme e si immagina Darren premuto dietro di lui, con le braccia attorno alla sua vita e la bocca contro il suo collo, e le parole “Mr. Emmy” che vengono marchiate sulla sua pelle dalle labbra di Darren.
È solo quando Littlefeet si struscia contro la sua gamba che riprende a camminare e a salire le scale. Sul collo sente ancora il respiro dell’altro vorrebbe che non fosse solo una fantasia.

*

“Cosa stai facendo?”
Darren solleva lo sguardo e guarda Joey appena rientrato dal suo appuntamento. La porta è ancora aperta dietro di lui e la sua voce ha una strana nota di panico al suo interno che, se Darren non fosse più che conscio del perché, troverebbe divertente.
“Nulla.”
Joey scuote la testa, senza smettere di guardarlo. Chiude la porta con il tallone e si avvicina a lui, fissandolo con gli occhi spalancati e camminando piano, quasi di soppiatto, come se si stesse avvicinando ad una tigre in gabbia.
“Joey, sto bene. Vuoi smetterla di guardarmi come se fossi diventato verde? … non sono diventato verde, vero? Perché questo sarebbe interessante e capirei completamente la tua espressione, ma in caso contrario non-“
“Non sei verde. Tranquillo.”
Darren annuisce, prima di sorridergli. E forse quello è abbastanza per convincere Joey, perché Darren lo vede rilassarsi e avvicinarsi a lui, prima di sedersi sul divano.
“Ok, scusa se sono andato nel panico, ma capisci che… che non è normale, no? Ti lascio che esci con Colfer e ti ritrovo a casa prima di me, il che vuol dire che non hai scopato, o almeno voglio sperarci perché altrimenti sarebbe stata, tipo, la scopata più veloce del mondo e so che puoi fare di meglio, ho sentito con le mie orecchie di coinquilino. Comunque! Ti lascio che esci con Colfer e ti ritrovo seduto sul divano… con la scatola e…”
Darren abbassa lo sguardo.
La scatola.
Ha sempre pensato sia un nome un po’ troppo semplice per qualcosa che contiene parte della sua vita. Anni della sua vita. Le cose di Mia. Foto, principalmente. E bracciali e anelli e collane e tutto quello che ha creato con le sue mani e gli ha regalato. Tutto quello che lui ha indossato. Biglietti.
Non l’ha mai buttata. “Non posso buttare via le sue cose, non capisci? Non posso buttare via Mia!” aveva detto.
“Darren, non butti via Mia, butti via tutta la sua roba. Ti fa male.”
Non ha mai ascoltato nessuno e la scatola è rimasta chiusa per mesi e mesi in uno degli armadi che non usa mai.
Fino ad ora.
“ Non fa male.” Dice, guardando Joey e sorridendo. “Rivedere tutto, intendo. Non fa più male. O così male. Un po’ forse sì. Comunque sto bene. È strano. Ho evitato questa scatola come la peste, come se potesse esplodermi tra le mani se solo l’avessi sfiorata e… adesso sono tornato, l’ho presa e non è successo niente. Sono ancora qui.”
“Sei ancora qui.” Annuisce Joey e Darren sa cosa intende. Sa che il motivo per cui Joey è andato nel panico quando ha visto quella scatola aperta è perché si è ricordato dello stato in cui ha trascorso troppo troppo tempo prima di riprendersi.
La terra di Mia. Un posto in cui tutto andava ancora bene tra di loro. Un posto nella sua testa.
Darren ha paura di tornarci, in quel posto. Non è mai stata depressione. Non era depresso, era illuso. Ha vissuto per settimane lavorando e uscendo e vivendo, con l’idea che un giorno le cose si sarebbero sistemate di nuovo tra di loro.
Ne è uscito quando ha iniziato a buttare fuori tutto, quando ha iniziato a scrivere.
Darren non vuole più rivedere quel posto. Gli fa paura.
Ma a quanto pare è ancora lì.
“Non è solo per Chris, sai? Non è che è arrivato lui e bam, adesso va tutto bene e posso guardare queste foto come se nulla fosse. Penso che avrei potuto guardarle da tempo, ma non ci ho mai provato…”
Joey annuisce. “Non volevi andartene di nuovo.”
Darren non risponde, ma torna a far passare le foto che ha in mano. Una dopo l’altra le guarda, pezzi di una storia che ha segnato i momenti più belli e più brutti della sua vita. In ogni caso, è ancora lì. Non si è più perso e ha creato Hidden Tales e va bene così. Ha fatto male. Ha fatto male quando si sono lasciati e ha fatto male quando si è reso veramente conto della cosa.
Cinque anni e mezzo di vita racchiusi in tredici brani, prima di girare pagina.
Darren rimette tutto nella scatola, prima di chiuderla definitivamente.
“Penso che un giorno la butterò.”
“Non adesso, però.”
“No. Non adesso.”
Sfiora il coperchio con la punta delle dita e sorride. Sono due anni che non tocca quella scatola e adesso l’ha riaperta e non è successo nulla.
Soprattutto, l’ha richiusa.


NOTE: Ed ecco qui il quinto capitolo <3
Come sempre devo ringraziare Liz che l’ha betata (:P anche se mi sfotte *le tira delle ciabatte*) <3 E ringrazio tutti quelli che la stanno leggendo, commentando, mettendo tra le preferite/ricordate/seguite/eccetera. Grazie a tutti, sul serio <3
E in questo capitolo abbiamo finalmente avuto il “primo” appuntamento, come piace chiamarlo a Darren X’D Nonché qualcosa in più sul suo passato. Prossimamente sarà di nuovo la volta di Chris… anche perché ci stiamo avvicinando all’effettivo motivo per cui ho iniziato a scrivere questa storia, quindi… vediamo come andrà :)
Al prossimo capitolo :*

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