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Autore: Abigaille_Abbie    18/06/2012    2 recensioni
-Dici che non ti piacciono tante cose di me. Dimmene una. Dimmi una cosa che odi di me.
Ci pensai un attimo, il suo viso vicino al mio, irritata dal fatto che non si spostasse. Irritata dal fatto di non volere che si spostasse.
-Il profumo della tua pelle- dissi ad un tratto, guardandolo con la mascella contratta. Rispose con uno sguardo ferito, irrigendosi.
-Perché?
-Perchè mi fa venire voglia di toccarti.
Lo colsi di sorpresa. Fece un passo avanti, prendendomi una mano e portandosela al viso.
-Fai pure- mormorò, chiudendo piano gli occhi quando le mie dita si posarono sulla sua guancia.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Le chiavi tintinnarono nella serratura, dopo che le ebbi prese da sotto il tappetino dove le tenevamo sempre nascoste, ed entrai in casa, sbattendo la porta mentre le sfilavo dalla porta.

Sentii il bisogno di urlare un ‘Sono a casa!’ anche se probabilmente il suono incessante del campanello doveva averlo avvisato abbastanza, e andai subito in camera mia, desiderosa di togliermi quella maglia bianca e umidiccia di dosso. Sbattei la porta e me la sfilai camminando, mentre mi buttavo sul letto, con solo le mutande del costume. Mi ci lasciai cadere rumorosamente, con un sospiro stanco; tutte quelle corse avevano messo a dura prova il mio corpo pigro.

La porta si aprì di scatto e io rotolai veloce a pancia sotto, pronta per coprirmi. Guardai stizzita verso Cris, che troneggiava sulla porta imponente, guardandomi in modo abbastanza alterato.

«Dovresti prendere il vocabolario…» dissi con tono irritato.

«Per fare?» domandò; non sembrava essere in una delle sue giornate migliori.

«Cercare la parola bussare» scattai, prendendo una maglia dal comodino e arrotolandola davanti alle mie nudità, mentre mi alzavo verso di lui. Alzò gli occhi al cielo.
«Non c’è bisogno che ti copri, ti ho già visto nuda» disse in tono annoiato.

«Questo non ti da l’autorizzazione di entrare in camera mia quando ti pare» replicai, girandomi di spalle e mettendomi il maglione. Mi girai verso di lui con un sospiro, spostandomi i capelli dalla fronte in un gesto stanco. Perché dovevamo litigare? Quella mattina eravamo partiti così bene… «Che c’è Cris?» domandai.

«Devo parlarti» mi rispose, entrando in camera. Scossi la testa avviandomi verso il bagno, la camminata strascicata di quando sei in casa e non ti importa di cosa pensano quelli che stanno con te, talmente abituati a te da non farci caso.

«Devo fare la doccia. Ne parliamo dopo a cena, che dici?» cercai di tagliar corto, afferrando un asciugamano dall’armadio.

«Un attimo, su. Poi vai a lavarti». Sospirai (ancora) e mi buttai sul letto, l’asciugamano fra le mani.

«Allora dimmi» lo esortai con una mossa della mano, mentre mi stendevo sul letto, la stanchezza addosso. Avevo voglia di dormire, in quel momento, ma l’istinto della doccia era stimolato dal sale sulla pelle, e dalla sabbia, che graffiava, e avrei voluto addormentarmi in una vasca d’acqua dolce, con tante bolle e tanta schiuma.

«Dove sei stata oggi?» mi chiese, appoggiandosi sulla mia scrivania, la mano dietro a sostenerlo.

Che t’importa? «Sugli scogli» risposi, secca.

«Ah. Eri con Styles?» mi domandò. Lo guardai irritata, alzandomi dal letto.

«Cos’è questo, un interrogatorio?» domandai aspramente, mentre con gesti insofferenti iniziavo ad agitarmi nella camera, sentendo le pareti che si chiudevano intorno a me. «Comunque si» conclusi, per non litigare. Non ne avevo la forza.

«Potevi chiamare» mi disse, mentre aprivo la porta per andare in bagno; mi venne dietro, i passi risuonavano sul pavimento con una cadenza lenta.

«Potevi cercare» replicai girandomi verso di lui. Eravamo vicini, e gli misi una mano sulla spalla. «Senti Cris, anche se a volte sto con Harry non vuol dire che non.. Siamo più io e te» dissi, guardandolo negli occhi; era alto solo qualche centimetro più di me, e non dovevo alzare lo sguardo per avere un contatto visivo. Strinsi la mano su di lui e lo abbracciai; con un sospiro rispose al mio abbraccio, affondando il viso nei miei capelli. Guardai sopra la sua testa, fissando la parete davanti a me, concentrandomi sull’intonaco scrostato sul muro, la vernice accumulatasi in piccoli grumi lungo il piano, i punti graffiati dal legno scuro della scrivania, dalle cornici delle foto appoggiate al muro, dalle grucce dei vestiti che ne avevano scalfito la superficie. Strinsi le labbra e aspettai che si staccasse, che le sue spalle si rilassassero, che mi mormorasse nei capelli ‘Dici sul serio?’ e che se ne andasse, stendendosi sul divano o andando a preparare la cena.

«Veramente?». La sua voce mi sfiorò l’orecchio e mi venne la voglia di scrollarmelo di dosso; trattenendo un sospiro annuii con un sorriso, anche se non poteva vedermi. Si staccò e, dopo avermi dato un buffetto sulla guancia, andò in soggiorno, lasciandomi il tempo di andare in bagno.

Mi facevo schifo.

Sotto il getto potente della doccia calda cercai di scrollarmi di dosso la sensazione di essere finta, falsa, di non essere vera. Si potevano lavare via i pensieri su te stessa? Tentai, lavandomi con forza dovunque, mentre le gocce di acqua bollente mi solcavano il viso simili a lacrime, lasciando una traccia di calore lungo la pelle, un misto di fastidio e piacere.

Scivolai lungo la parete nascondendo la faccia fra le ginocchia, il getto d’acqua che dall’alto acquistava forza e mi batteva, ritmato e potente, sulla schiena, scivolandomi fra i capelli e le gambe.

Non riuscivo a ricordare una volta in cui fossi stata me stessa, in cui non avevo finto un sorriso o trattenuto la rabbia. Qualche minuto prima avevo solo avuto la conferma di quanto fossi sempre stata falsa.

Ma non ero così. Io lo sapevo. Riuscivo a ricordare, ce la facevo, una volta in cui ero stata bene con me stessa, senza l’indifferenza o la rabbia… Alzai di scatto la testa ma quando l’acqua mi finì nell’occhio la riabbassai, arrendendomi sconfitta.

Avevo bisogno di Harry.

Volevo semplicemente chiamarlo e parlare, come non avevamo fatto da tanto tempo prima di quel giorno. Era una persona di cui improvvisamente sentivo la necessità. Era un amico che mi faceva stare bene.

Un amico…

Una voce, e con un sospiro mi tirai su, chiudendo l’acqua e avvolgendomi nell’asciugamano, completamente bagnata. Andai in camera, i capelli gocciolanti.

«Arrivo!» urlai verso la cucina, il profumo di riso allo zafferano che arrivava fino in camera mia. Mi buttai sul letto a braccia aperte e chiusi gli occhi, tentata di dormire. In quel momento, il cellulare si illuminò, la luce nel buio da sotto le palpebre. Allungai una mano e me lo portai davanti al viso, poi aprii gli occhi e guardai.

Un nuovo messaggio, da ‘Harraaayy’, come l’avevo soprannominato nel suo momento di White Eskimo.

Sana e salva?

Sorrisi e risposi velocemente.

Apparentemente sì.. Per ora.

Tempo qualche secondo e il display si illuminò nuovamente. Guardai il messaggio con la lingua fra le labbra.

Era tanto arrabbiato?

Fissai un attimo il telefono, incerta su cosa rispondere. Si? Non era vero. No? Nemmeno quello.

Colui-che-non-deve-essere-nominato non si è ancora espresso.

Risposi quindi cripticamente, sempre con il sorriso sulle labbra, sperando che capisse il giusto.

Non pensavo fossi in combutta con Voldemort.

Scoppiai in una risata.

Pensavi male..

Appoggiai il telefono sul letto e mi misi il pigiama, pronta per andare a cena, ma nell’attimo in cui stavo per andare in cucina vidi lo schermo del telefono accendersi di nuovo. Lo presi, un piede fuori dalla porta, e lessi il messaggio con il sorriso sulle labbra e uno strano senso di compiacimento.

Non posso essere smontato così tutte le volte. Mi distruggi moralmente.

Risi l'ultima volta e risposi, prima di andare a tavola e mangiare quello che Cris aveva coraggiosamente definiuto riso commestibile.


HARRY.

Il cellulare mi vibrò nella tasca e lo tirai fuori sovrappensiero mentre Louis mi tirava dei popcorn fra i capelli, guardando un film che avevo visto un miliardo di volte ma che, a quanto pareva, gli altri non avevano ancora visto. Tranne Liam, ma lui se l'era cavata uscendo con Danielle, e mi aveva lasciato solo con quei tre, agitati per un finale che si prospettava pieno di colpi di scena.

In realtà era un finale tremendo, del genere che piacevano a Zayn. Quando Niall trattenne il fiato per un colpo di scena (la mamma rivelava al figlio che suo padre era sempre stato nei servizi segreti, o una cosa simile) alzai gli occhi al cielo, abbassando gli occhi nel leggere il messaggio, da Annie.

Bentornato a casa :)

Sorrisi impercettibilmente, sfiorando con il polpastrello la tastiera del telefono, incerto su cosa rispondere. Mi lasciava sempre senza parole, e la sua arte del sarcasmo si era affinata nei mesi in cui ci eravamo sentiti. Non me la ricordavo così pungente. Né così divertente, a dirla tutta. E alta, flessuosa, con le labbra piene arricciate in una smorfia che si rilassava solo con il sorriso, i capelli lunghi ramati, riflessi rossicci alla radice e più sul biondo alle punte e gli occhi..

L'ho già detto che mi eri mancata?

Digitai sovrappensiero, e quasi senza accorgermene lo inviai, mentre fissavo stupito il cellulare, traditore. Reclinai la testa all'indietro picchiando contro il divano e trattenendo uno sbadiglio, stanco nonostante tutto. Magari il giorno dopo avrei potuto chiedere a Ann di uscire. Saremmo potuti andare al cinema, oppure a cena fuori in quel ristorante che tanto ci piaceva.. Il cuscino mi colpì sul viso.

«Che caz...?!» mi riscossi, cercando di individuare chi mi aveva tirato quel colpo a tradimento. Mi aspettavo Louis, invece era Niall che si stava sganasciando dalle risate. Zayn era decisamente troppo preso dal film.

Lou, invece, cantilenante come un bambino piccolo fece una faccia presumibilmente tenera, e canticchiò non proprio a bassa voce:

«Harry pensa a una ragazzaaaaaaa! Harreeeeeeey pensa ad una ragazzaaaaaaaa! Harreeeeeeey non è più fra nooooi» recitò, mentre Niall rideva, sull'orlo delle lacrime. Zayn distolse lo sguardo dallo schermo per puntarlo su di noi, mentre Louis mi sfilava di mano il cellulare. Mi alzai di scatto per toglierglielo di mano, ma fece in tempo a leggere l'ultimo messaggio di Annie, saltellando esagitatamente sul divano, mentre io cercavo di atterrarlo per recuperare il telefono, preoccupato da quel che i ragazzi avrebbero potuto dire.

Insomma, loro erano capaci di fare dell'ironia su tutto.

SAVHANNA


Più o meno un centinaio di volte :)

Mi stesi accanto a Cris sul divano, poggiando la testa sulle sue ginocchia e raggomitolandomi contro la spalliera del divano, stanca e un po' malconcia a causa del sole. Lasciai il cellualre sul tavolo e guardai un attimo il mio amico. Da quando ero arrivata in casa avevo in mente un pensiero fisso, ma avevo quasi paura di fare la domanda a Cristian. Feci un respiro profondo e alzai lo sguardo assonnato.

«Senti.. Lo vedi ancora mmh.. Josh?» tentai, quasi sperando che non mi sentisse. Lo sentii immobilizzarsi e chiusi gli occhi, rannicchiandomi sul divano e sperando in una risposta alquanto improbabile; e se anche avesse risposto non penso avrebbe detto quello che volevo, avevo bisogno di sentirmi dire. 

All'improvviso desiderai non averglielo chiesto. Lo desiderai quando capii che la risposta era si, che lo vedeva ancora, che tutte le incazzature di quei mesi non erano servite a niente, che le minacce, i rischi, erano meno importanti, erano irrilevanti rispetto alla voglia di vedere.. Quello.

Afferrai di nuovo il cellulare, bisognosa di tenerlo fra le mani, almeno per fare qualcosa, mentre lo sbloccavo e ribloccavo a intermittenza, non guardando quello che facevo, passando le dita sullo schermo per pulirlo, mentre il sistema touch che non sapevo usare proprio per niente chiamava gli ultimi contatti recenti.
 

HARRY.
 

«Più o meno un centinaio di volte!!» gridò Louis a tutta la stanza, mentre io affondavo la faccia nel divano e cercavo di non ascoltarlo, mentre però sorridevo per la risposta di Ann. 

Dovevo ammetterlo, mi freddava ogni singolissima volta. Smontava tutta la mia ilarità, ecco cosa faceva quella ragazza.

Liam entrò in casa, un sorriso ebete sulla faccia, proprio mentre il cellulare (il mio cellulare) squillava, la suoneria con il parlottio confidenziale di Lou che Niall mi aveva costretto a mettere che suonava intermittente. Mi alzai e cercai di recuperare il telefono, intimando a Louis di ridarmelo immediatamente. Stranamente me lo restituì senza fiatare, cosa che mi fece guardare preoccupato il numero sulle schermo, mentre i ragazzi si giravano verso di me, il silenzio improvviso nella stanza.

«Ehm.. E' Annie» dissi imbarazzato, e risposi alla chiamata, portandomi il telefono all'orecchio.

«Ann?» la salutai, ma non ottenni risposta. All'inizio pensai che mi avesse attaccato, ma poi sentii un parlottio in sottofondo (mi sembrava fosse la sua voce, insieme a quella di qualcun'altro), che cresceva mano a mano d'intensità. Tesi l'orecchio, sentendomi un po' uno spione, ma la curiosità era troppo forte. Dalla cornetta distinsi Annie che proseguiva una frase di cui non avevo afferrato il senso, ed incrociai le gambe per stare più concentrato sule sue parole, intimando ai ragazzi di fare silenzio.

«...sopporto, è sgarbato, violento, rude e ogni volta che entra qui dentro si comporta come se fosse a casa propria, mentre non ha nessun diritto di..»

Un'altra voce, maschile questa volta, e sembrava a metà fra l'irritato e l'infervorato.

«Hai troppi pregiudizi Sav, con lui ti sei fasciata la testa...»

Il tono di voce di Ann salì d'intensità e, anche se tentava di mostrarsi fredda e distaccata, sentivo dal timbro che in realtà era molto agitata. La conoscevo troppo bene. Lou fece per chiedermi qualcosa ma lo zittii malamente, continuando a tendere l'orecchio, uno strano presentimento che saliva su per lo stomaco.

«Fasciata la testa? Lui mi ha.. Presa, e portata in camera sua e.. Se non ci fosse stata Marine io sarei rimasta alla sua.. E tu te ne sei fregato! Cazzo!». Iniziò a montare la nausea mano a mano che mi rendevo conto del significato di quello che stava dicendo. «Cris, non mi piace ritornare su questo argomento ma io.. Non posso sopportare.. Averlo sempre intorno.. E a te che non frega assolutamente niente.. Accidenti!». Sentii qualcosa muoversi, poi il cellulare cadde a terra, dei rumori, Cristian che borbottava qualcosa, Annie che gli rifilava un incazzato «Ma sta zitto» e che prendeva il cellulare.

«Ma che.. Harry?!» domandò, la voce più forte e chiara al telefono. Era ovvio che mi aveva chiamato per sbaglio, e non aveva idea che avessi sentito tutta la conversazione fra lei e Cristian. 

Strinsi i pugni, improvvisamente una strana rabbia in corpo, e senza parlare chiusi la chiamata, il respiro accelerato, le spalle rigide, i muscoli contratti.

«Harry, che cosa è successo?» mi domandò Liam, cauto, nel silenzio generale. Mi alzai, furibondo, e arrivai alla porta di corsa.

«Buonanotte a tutti» ansimai, salendo su per le scale. 

Mi ha presa e portata in camera sua e.. 

Sbattei la porta battendo un pugno contro il muro.

Evidentemente, ero stato via troppo a lungo.
 
































SPAZIO AUTRICEEEE


Holaaa :D Questo è il primo serio spazio autrice che scrivo (quello di prima non vale gnè gnè) e durerà molto poco perché mia mamma mi sta uccidendo!
E' da mezz'ora che sto rileggendo quest6o capitolo per vedere se ci ho fatto ripetizioni eccetera ma è taaardi e il mio sistema nervoso reagisce a rilento :D
A me non piace moltissimissimo questo capitolo, però è venuto così, e poi mi serviva un po' per introdurre i problemi di Annie :))
Spero siate comprensivi con me, è la mia prima FF :DD
E poi, so che è lungoooo e noioooooso, però se me lo dite voi in una PICCOLA E BELLA RECENSIONE avrete il mio amore eterno :D Anche se
saranno RECRITICHE! (Recensioni Critiche!) Ahahha , sucsate, è sera, ho sonnooo


Grazie per le recensioni che mi scrivete, mi fate sorridere *w* 

Buonanoooootte VI ADORO :)

Ovviamente vi adorerò ancora di più con una piccolissima recensioneee.... Ehehehhe

Abbie

PS: Non siate troppo duri con me! D:

  
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