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Autore: delilaah    19/06/2012    19 recensioni
Prima vera e autentica storia scritta da me che pubblico su EFP. E coincide anche con la mia prima ff sugli One Direction.
Ognuno di loro sarà protagonista all'interno della storia anche se in maniera molto diversa l'uno dall'altro. Non ci saranno favoritismi per un personaggio in particolare, o almeno è quello che cercherò di evitare, e spero che possiate immedesimarvi il più possibile nella storia, nei dialoghi e soprattutto nei sentimenti descritti.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chapter twentytwo:
I can hear trouble's theme song. 


La serata al Pleasure stava procedendo tranquilla, senza complicazioni o momenti imbarazzanti. Alice, Zayn e Candice dopo qualche shot erano già piuttosto brilli, mentre Liam, non potendo bere a causa del suo rene, si limitava a ridere di gusto delle fesserie che sparavano gli amici mentre sorseggiava un buonissimo e fresco bicchiere di Sprite con ghiaccio.
Alice continuava a controllare la folla in maniera indagatrice e sicura, nonostante non fosse più tanto lucida.
«Scusatemi, devo parlare con Seth un secondo!» Esordì la ragazza, alzandosi dal divanetto e fermando l’amico che stava passando indisturbato fra la calca della pista da ballo.
Seth si fermò un istante e rispose in maniera frettolosa alle domande di Alice, limitandosi ad annuire o scuotere la testa in base alla risposta che doveva dare. Quando poi allungò lo sguardo oltre l’amica, riconobbe un viso familiare e si avvicinò agli altri, seguito dai suoi tirapiedi senza dignità e da Alice.
«Dottoressa Ainsworth! Che piacere rivederla! Quanti mesi saranno passati? Cinque, sei forse?»
Candice alzò lo sguardo e posò il bicchiere, sentendosi a disagio in un secondo. Trovare un suo ex paziente in un posto del genere era una cosa inammissibile, uno scherzo del destino neanche troppo simpatico.
«Seth! Seth.. Lewitt, dico bene? Si, saranno passati cinque mesi o qualcosa del genere. Come stai?»
«Molto meglio, grazie! Lei e le sue mani fatate hanno fatto miracoli con la fisioterapia! Ho recuperato quasi al cento per cento, sa? Mi stanno già facendo giocare, anche se solo per metà tempo.»
Alice, abbastanza confusa, increspò le sopracciglia e poi guardò Zayn, leggermente infastidito dalla confidenza che quel ragazzo aveva o pensava di avere con Candice.
«Seth, ti dispiace?» Si intromise poi, con tono irriverente e un po’ infastidito.
«Si si, me ne vado Alice, stai calma.» Le rispose il ragazzo atteggiandosi un poco, «Ad ogni modo, le auguro una buona serata dottoressa Ainsworth. Auguro a lei e ai suoi giovani amici una buona serata.»
Candice irrigidì un poco, sentendosi ulteriormente a disagio dopo che il ragazzo aveva volontariamente accentuato il tono dell’aggettivo. Era sempre stato un po’ troppo spavaldo per i suoi gusti, anche durante la fisioterapia.
«Buona serata anche a te, Seth.» Gli rispose poi, mantenendo un’insolita tranquillità e glissando del tutto la sua provocazione.
Il ragazzo ripeté sottovoce qualcosa ad Alice e poi si dileguò di nuovo in mezzo alla folla, scomparendo e dirigendosi verso l’area 4 del locale.
Zayn lanciò uno sguardo complice a Liam, facendogli cenno dell’uscita con il capo, e Liam, afferrando l’invito al volo, si alzò in piedi insieme all’amico, stiracchiandosi un poco le gambe.
«Ho bisogno di una sigaretta.» Esordì Zayn un po’ infastidito, «Anzi, facciamo due.»
Liam scrollò le spalle e iniziò a fare strada verso l’uscita, lasciando così Alice e Candice da sole in quell’angolo di locale.
«Quindi... Zayn fuma.» Cominciò Alice, cercando un appiglio per iniziare un discorso.
«Già, fuma. Da quando lo conosco l’ho sempre visto fumare ma fortunatamente non esagera, sa regolarsi molto bene. E’ un tipo molto ragionevole.»
«E Liam?»
Candice sorrise, intenerita dal tentativo della ragazza di estrapolarle qualche informazione sul ragazzo, nonostante lei lo conoscesse appena.
«Stando a quanto dice Zayn, no. Ma non so dirti con precisione, anche se non credo che mentirebbe su una cosa simile.»
«Già, infatti...»
Alice si prese qualche momento di pausa e si guardò intorno, prima di ritornare all’attacco più decisa di prima.
«Come mai conosci Seth?» Le chiese senza nessun tipo di mezza misura o ritegno.
«Seth è stato in cura da me qualche mese fa, dopo un infortunio. Ho studiato fisioterapia e sto finendo il mio anno di specializzazione sul campo all’ospedale St. Patrick appena fuori Londra. Come ben sai Seth gioca a calcio a livello agonistico, ed è sempre stato molto bravo, ma ha subito un intervento al ginocchio e ha dovuto seguire un programma di riabilitazione come me per sei mesi.. e poi suo padre è il primario dell’ospedale, se non erro. Quindi l’avrei conosciuto anche senza l’infortunio se avessi voluto.»
Alice rimase un tantino spiazzata dalla sua risposta. In quel momento più che mai si rese conto di quanto il suo gergo fosse specialistico e in un certo senso aulico. Quasi quasi le ricordava suo fratello.
«Ho capito.. si, in effetti sapevo che si era fatto male ma non sapevo fossi tu la sua dottoressa. Ora che ci penso ha sempre parlato bene di te, diceva che eri davvero in gamba nel tuo lavoro, e credimi, detto da lui è una gran cosa!»
«Si, lo ripeteva sempre anche durante le sedute. Sono felice che mi abbia presa in simpatia. So benissimo che è un ragazzo difficile, per definirlo così.»
«Si beh, difficile è un eufemismo per lui! E’ sempre arrogante, presuntuoso, un po’ troppo spavaldo e montato. Ma suppongo siano i soldi del padre che gli danno alla testa.»
Candice rimase in silenzio di nuovo. Pensò che Alice doveva conoscerlo piuttosto bene e, già che c’era, le fece una domanda a brucia pelo, senza esitare.
«E tu com’è che lo conosci?»
«I nostri padri sono amici e le nostre madri sono state vicine di stanza all’ospedale quando siamo nati. Coincidenza buffa, non trovi? Conosco Seth da.. sempre. E poi l’anno scorso è diventato uno dei sei comproprietari di questo posto, insieme a me. Però diciamo che tendiamo a evitarci. In passato c’è stata della.. tensione tra noi due, chiamiamola così, ed ecco perché più gli sto lontana e meglio è. La cosa è reciproca, ovviamente.»
Candice sorrise, sentendosi per un attimo la donna vissuta della situazione, e fece sfociare la conversazione in una leggera risata. Alice la seguì a ruota, allentando un poco la tensione del momento.
«Ma questo posto è tuo? Intendo, l’hai costruito tu?»
«No, non sono così geniale! Mio fratello lo era, è stata tutta una sua idea! Al college lui era un tipo piuttosto scalmanato e i suoi amici non erano da meno. Così ha preso il suo fondo fiduciario e ha usato una parte dei soldi per ristrutturare questo posto. Ovviamente l’hanno aiutato anche alcuni suoi amici, altrimenti da solo non sarebbe stato possibile, ed così è nato il Pleasure. Solo che da quando si è rimbambito appresso all’azienda di mio padre è diventato una persona super noiosa. La persona più noiosa che conosco, se devo essere sincera.»
«E come si chiama tuo fratello?»
«Adam, Adam Winchester.»
Candice increspò un sopracciglio, piuttosto convinta che quel nome le ricordasse qualcosa, o meglio, qualcuno. Ci pensò su qualche istante e poi si applaudì da sola, felice di essere arrivata al suo collegamento.
«Non mi dire! Adam Winchester, classe 1987, facoltà di Marketing e Business Aziendale, università di Oxford!»
Alice rimase spiazzata e fece mente locale, come se per verificare tutti quei dati le servisse più di qualche secondo.
«Si, esatto! Lo conosci?»
«No, ma conosco qualcuno che lo conosce fin troppo bene.» Le rispose poi, sorridendo e gongolando un poco.
Proprio mentre Alice stava per ribattere, Liam e Zayn riemersero dalla folla come nulla fosse. Zayn sembrava più rilassato e tranquillo, mentre Liam aveva la solita espressione sorridente che lo contraddistingueva.
«Ci siamo persi qualcosa?» Incominciò Liam, riempiendo il bicchiere ormai vuoto con un gingerino e del ghiaccio.
«No, niente! Solo chiacchiere fra donne!» Gli rispose Alice sorridendo a Candice, «Sai Zayn, non ti conosco granché, però devo ammettere che hai buon gusto in fatto di donne. Candice è una persona squisita!»
Zayn si voltò verso la ragazza e le prese una mano, intrecciando le loro dita come solo lui sapeva fare. Candice, dal canto suo, sentendo la mano di Zayn stringere forte la sua, arrossì un poco mentre sorrideva felice.
«Lo so! Ecco perché me la voglio tenere stretta!» Esclamò poi, lanciando un’occhiata complice alla fidanzata.
Nel frattempo, da un angolo in penombra, Seth aveva seguito tutta la scena e si era fatto raccontare per filo e per segno tutti i loro spostamenti, mentre continuava a fissare il quartetto in modo poco discreto.
Alice, dopo aver notato la sua insistenza, si alzò dal tavolino con una scusa piuttosto banale e si allontanò, dirigendosi verso di lui.
«Che hai da fissare?» Gli chiese di nuovo in tono aggressivo.
«Ma che problema hai, Als? Stavo solo guardando che gente c’è nel mio locale, stai calma.»
«Qui non c’è proprio un bel niente di tuo, Seth! Semmai è nostro, ma tuo non penso proprio!»
«Va beh, come ti pare.» Replicò di nuovo, sminuendo la sua risposta, «Senti un po’, ma quanti anni hanno quei tuoi amici la infondo?»
«La mia età, perché? Che ti frega?»
«Niente.. non sapevo che la dottoressa avesse un fratello minore.»
«Che cosa centra? Nessuno di loro due è il fratello minore. Uno e il suo ragazzo e l’altro è il migliore amico del suo ragazzo.»
«Ah, interessante.» Continuò Seth, sorseggiando la sua Corona.
«Interessante che cosa? Ti prego Seth, scollati da questo sgabello e vai a fare dell’altro. C’è gente che sta cercando di divertirsi.»
«Certo, immagino.. beh ciao Winchester, ci si vede domani sera.»
«Come ciao? Perché te ne vai?»
Il ragazzo, che si era già allontanato di qualche passo da lei, si voltò di scatto e la squadrò come era solito fare.
«Mio padre vuole fare colazione con me domani, e non posso tornare più tardi di così. Chiama Jacob e digli che ho lasciato le chiavi nello studio, sopra la scrivania.»
«Ma Seth! Toccava a te chiudere oggi!»
«Vuol dire che chiuderò due volte la prossima settimana. Ciao bellissima!» Le disse poi, chiudendo il discorso e sparendo in mezzo alla folla per dirigersi all’uscita principale.
Alice scrollò le spalle e ritornò dai suoi amici, senza troppo pensarci su. Era una persona ingenua, lei. Crescere nella bambagia e nei comfort di certo non aiuta a sviluppare furbizia o scaltrezza, ma per questo non si poteva di certo biasimarla.
Come poteva sapere che aveva cacciato Candice in un bel guaio? Semplice, non poteva saperlo.
 
Niall si sedette sul divanetto nel piccolo soggiorno in attesa di Leah. In realtà non era neanche in anticipo, ma comunque avrebbe dovuto aspettare dato che la ragazza, in mattinata, aveva avuto un contrattempo di cui non aveva voluto parlare.
Skylar entrò in soggiorno con estrema nonchalance e tranquillità, senza nemmeno notare la presenza di Niall. Indossava un’enorme maglietta della Accademia delle Belle Arti e un paio di shorts un po’ troppo corti, il tutto accompagnato dalle sue intramontabili Converse. Niall si fermò ad osservarla e dovette ammettere a se stesso che il suo stacco di gamba non era per niente male, anzi, non gli era assolutamente indifferente.
Skylar stava beatamente fingendo di cantare una canzone di Hilary Duff del suo periodo meno Disney e più ragazza sexy, con le cuffie nelle orecchie e gli occhi semichiusi, mentre camminava per la stanza e si avvicinava al frigo, con il suo Ipod che aveva saggiamente sostituito un microfono professionale.
Niall sghignazzò, estremamente divertito dalla scena. Gli era capitato poche volte di incontrare una persona così disinibita e libera dalle preoccupazioni. Un po’ come lui, ora che ci pensava. 
«And all I need is to feel you, all I want is to feel you!Reach out and touch me!»
Quando la ragazza si voltò, squadrò Niall da capo a piedi e poi, per niente accigliata, iniziò una conversazione con lui.
«Oh. Ciao bel biondino! Cosa ci fai li tutto solo soletto sul mio scomodissimo divano da quattro soldi? Mi scuso per il teatrino ma mi sto caricando per fare jogging, ma evito di spiegarti tutto quanto.»
«Ok... veramente sto aspettando Leah, andiamo a pranzo insieme.»
«Ah beh ovvio, che domanda stupida ti ho fatto. Senti un po’, mi sa che devi aspettare ancora qualche minuto! Si è buttata sotto la doccia si e no cinque minuti fa.»
«Si, non c’è problema, aspetto.» Le rispose il ragazzo, facendo calare un silenzio imbarazzante.
La ragazza sorseggiò il suo succo d’arancia che aveva preso dal frigo e lo guardò con aria un po’ incuriosita. Quel ragazzino doveva essere uno spasso, era sempre stata convinta di questa cosa, e dopo averlo conosciuto ne era ancora più convinta.
«Ma tu lo sai chi l’ha chiamata stamattina?»
Niall alzò gli occhi e aggrottò le sopracciglia. Come poteva sapere chi l’aveva chiamata? Era una domanda stupida, era ovvio che non lo sapeva.
«No, non ne ho idea. Chi l’ha chiamata?»
«Saranno state le cinque, o qualcosa del genere. Era Greg, il suo ragazzo aka tuo fratello, se non erro.»
Niall deglutì rumorosamente. Suo fratello non era un tipo intraprendente e non chiamava mai senza un motivo preciso, soprattutto a quell’ora del mattino, ben sapendo che Leah aveva lezione più tardi.
«E cosa voleva?»
«Non me l’ha detto, non siamo ancora così in confidenza, ma suppongo fosse qualcosa di serio. Quel tizio le ha fatto cambiare l’umore!»
Di nuovo il ragazzo fece cadere la conversazione in un silenzio imbarazzante. Era così a disagio con lei. Era come se Skylar, in qualche modo, invadesse la sua comfort zone e lo rendesse nervoso, inadeguato in un certo senso.
«Ma comunque.. me ne vado a fare jogging. Piacere di averti rivisto, piccolo Niall!» Esclamò di nuovo Skylar, sorridendo spavalda.
«Per la cronaca.. sono più grande di te, piccola Skylar
Skylar si fermò poco prima di uscire dalla porta, palesemente presa in contropiede. Amava essere presa alla sprovvista, amava essere stupita.
«Lo so bene, non sono così ingenua. Ma comunque, per me rimarrai sempre un piccolo orsetto teneroso, se ci tieni a saperlo!»
«E perché?»
«Perché ti ho sempre visto così, buono come il pane. Mi sto sbagliando forse?»
«No, suppongo di no.» Le rispose Niall, scuotendo un poco la testa, rammaricato.
Per lui era deprimente essere sempre etichettato come quello buono, dolce, tenero, carino e amorevole. A volte avrebbe tanto voluto che qualcuno lo definisse quello sexy, forte e intrigante. Proprio come Zayn.
In quel preciso momento Leah si fece vedere, vestita di tutto punto e pronta per andare. Salutò Niall con un sorriso e l’amica con un cenno. Poi fece qualche raccomandazione a Skylar, chiedendole di non dimenticarsi le chiavi di casa, e la vide uscire dalla porta in silenzio, mentre Niall aveva saggiamente seguito la scena.
«Tutto bene?» Gli chiese poi, notando una leggera tristezza nei suoi occhi.
«Si, certo. Benone.»
Leah gli sorrise nuovamente, mentre si infilava uno dei braccialetti che aveva portato con se fuori dalla sua camera da letto. Se c’era una cosa che Niall aveva sempre amato di Leah era il suo sorriso, sempre spontaneo e tranquillo, benefico in un certo senso.
Pochi istanti più tardi sentirono Skylar strepitare dall’altra parte della porta, come se fosse in preda al panico. Batteva sulla porta in modo frenetico e pesante, mentre urlava insistentemente di farla entrare.
«Apritemi! Ora!!!»
Leah corse alla porta e le aprì, temendo che fosse stata aggredita da qualcuno o che si fosse fatta del male. Ma quando si trovò la ragazza davanti, si rese conto che era in perfette condizioni di salute.
«Ma sei impazzita? Perché urli così? Ho preso uno spavento!»
«Sta arrivando!» Rispose Skylar col fiatone e annaspando, «Tuo moroso! Sta arrivando!»
Leah irrigidì improvvisamente e sbiancò, quasi accusando una specie di malore. Non poteva essere stato serio, non lo credeva possibile. Quando al telefono, poco dopo l’alba, l’aveva avvisata che avrebbe preso l’aereo per raggiungerla pensava fosse una presa giro, una sottospecie di minaccia forse, ma di certo non la verità. Quell’aereo invece l’aveva preso veramente e ora era a Londra per vederla. Per vedere lei e nessun’altro.
«Leah, pronto! Datti una svegliata, starà per fare le scale a questo punto! Che si fa?» Incalzò Skylar piuttosto calma e padroneggiando la situazione.
Niall scattò in piedi, leggermente preso dal panico, e frugò con lo sguardo tutto l’appartamento in cerca di un posto per nascondersi. Ci mise tre secondi scarsi a capire che non avrebbe mai potuto scamparla, non questa volta.
«Io non lo so!» Piagnucolò Leah, realizzando quanto tutto quello che stava facendo fosse sbagliato, immorale e meschino.
«Ok, basta così. Si fa a modo mio! Tu, siediti su quel divanetto e rimani fermo! Leah, tu torna in camera tua e cambiati. Nessuno stava uscendo con nessuno, chiaro?»
Leah e Niall annuirono all’unisono, come dei robot privi di volontà o pensiero. Skylar davvero non aveva nessuna intenzione di immischiarsi nei loro affari, ma non era in vena di drammi familiari, ne ora ne mai.
Nell’istante in cui il campanello suonò, Skylar lanciò un’occhiata a Niall e poi aprì la porta con quanta più calma e cordialità aveva in corpo.
«Salve! Io sono Greg, sono qui per vedere Leah.»
«Molto piacere, io sono Skylar! Credo che Leah sia in camera sua, vado a chiamarla. Tu accomodati pure!»
Greg entrò nell’appartamento appoggiando il borsone a terra e accomodandosi un poco. Quando poi voltò lo sguardo e vide suo fratello, per poco la saliva non gli andò di traverso.
«Niall! Che-- che ci fai qui?»
«Ma vi conoscete?» Si intromise Skylar, seguendo per filo e per segno il piano che aveva progettato in quattro e quattr’otto.
«Si certo! Niall è mio fratello ed è anche molto amico di Leah. E voi, come vi conoscete?»
Niall rimase in silenzio, non sapendo cosa dire o fare. Lui non era un tipo dalla bugia facile: se doveva mentire doveva farlo in maniera ponderata, non così su due piedi.
«Io e lui stiamo uscendo insieme! Sai, come una coppia intendo.» Rispose Skylar cercando di sembrare il più credibile possibile. Non era di certo quella la scusa che aveva pensato all’inizio, ma questa detta ad alta voce sembrava tre volte più reale e possibile.
«Già!» Esclamò Niall, quasi per non dare a vedere la sua estraneità alla scena.
«Oh, sono felice per voi allora! Niall perché non me l’avevi detto?»
«Beh.. non ci sentiamo da un po’, Greg. Di certo non è questa la prima cosa che verrei a dirti.»
«Si, in effetti hai ragione.» Rispose il fratello, annuendo un poco con la testa.
Quando Leah si fece vedere, completamente cambiata d’abito, Greg sorrise e corse ad abbracciarla, fermamente contento di rivederla.
«Mi sei mancata.» Le sussurrò all’orecchio, mentre continuava a stringerla.
«Si, anche tu.» Rispose lei, un po’ meno convinta e distaccata.
Skylar lanciò un’occhiata a Niall e gli fece cenno di farle spazio sul divano. Il ragazzo si scansò un poco e si sistemò i capelli, un po’ intristito dalla scena.
«Ascoltami bene..» Incominciò la ragazza bisbigliando al suo orecchio, «Adesso ci prendiamo per mano e tu mi reggi il gioco, ok? E se Dio vuole più tardi sarà tutto finito.»
Niall annuì e la prese per mano, un po’ intimorito. Intrecciò le loro dita con calma e insicurezza, come se gli stesse costando una fortuna.
«Ma Leah, tu sapevi che questi due uscivano insieme e non mi hai detto nulla?» Riprese Greg, voltandosi verso di loro, sorridente.
La ragazza strabuzzò gli occhi e fissò Skylar, mentre lei le lanciava un sorriso sbilenco e fin troppo rivelatore.
«Si, l’ho dimenticato, mi dispiace. Ma forse è meglio che tu l’abbia scoperto così.»
«Allora, vogliamo uscire? Ti devo delle spiegazioni e devo parlarti.»
«Certo, andiamo subito.» Rispose Leah prendendo la sua piccola borsa dall’attaccapanni, «Così lasciamo i due fidanzatini da soli, non è vero?»
Niall la guardò con occhi persi e spenti, piuttosto ferito. Come poteva essere così cattiva con lui? Lo stava facendo per proteggerla. Ancora di una volta era per lei, perché tutto ruotava sempre e comunque attorno a lei.
«Bene, andate pure! Parlate, chiarite e amatevi!» Esclamò Skylar, decisamente con troppa enfasi.
Leah le lanciò un’occhiataccia e fece strada a Greg fino alla porta, dalla quale uscirono mano nella mano.
Niall fissò di nuovo Skylar che tirò un sospiro di sollievo, ora visibilmente più tranquilla. Poi posò lo sguardo sulla sua mano ancora intrecciata a quella della ragazza e pensò che, anche se prima era sembrato strano e sbagliato, ora non lo era più.
«Lo senti, Niall?» Gli chiese Skylar, chiamandolo per la prima volta con il suo nome.
«Sento cosa?»
«Questa, caro mio, è la canzoncina dei casini che stanno per arrivare! Preparati, e lo dico a malincuore.»
«Io invece penso che dovremo farlo, invece.»
Skylar si voltò di scatto, allarmata. Per quanto si stesse sforzando di non pensare al doppio senso di quell’affermazione, non ci riusciva.
«Con calma. Fare cosa?»
«Uscire insieme, io e te. Sono stanco di prepararmi ai casini e tu mi piaci perché un po’ mi assomigli.»
«No, non credo proprio!» Esclamò la ragazza convinta e decisa.
«Non vuoi uscire con me?»
«No, non parlavo di quello! Cioè, forse anche di quello, ma riferivo al fatto di noi due che ci assomigliamo. Tu sei pazzo, siamo così diversi che la cosa mi spaventa!»
«Siamo diversi solo perché non vuoi ammetterlo, Skylar. In realtà un po’ ci assomigliamo e questo tu lo sai.»
Skylar si affrettò a liberare le loro mani fin’ora intrecciate e poi uscì di casa in fretta e furia per finire il suo jogging, senza aggiungere altro o salutarlo.
Era vero, amava essere presa contropiede, ma questo era decisamente un colpo basso. Un inaspettato quanto desiderato colpo basso. 






Eccoci qua con un nuovo capitolo, non tanto frizzante ma con un po' di bollicine, poche però.
Questa settimana sono stata letteralmente ossessionata da questo capitolo, nel senso che i dialoghi mi tempestavano la testa e ho dovuto postare per la mia sanità mentale! Il prossimo aggiornamento avverrà non appena mi tornerà questa impellente voglia di scrivere :)

○ Niente canzone di nuovo. Non biasimatemi, non è una song-fic! Appena ci sarà l'atmosfera adatta tornerrano anche loro. 

○ So bene che in questi capitoli ho creato molto scompiglio. Scompiglio che, ad essere sincera, non so come sistemare, ma dettagli.

○ Si è accorciato un poco, me ne rendo conto, ma sono convintissima del fatto che non sarà un problema per voi! Anche perchè non posso sforzare la cosa. Se ho qualcosa da scrivere bene, altrimenti è meglio chiudere in "bellezza" e finirlo così come viene, giusto?


 
Bacioni, 
Giuls. 

  
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