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Autore: _BlueShadows    19/06/2012    1 recensioni
Crescere è quando percepisci quel sussurro nel petto che ti incita a cambiare.
è quando,nonostante tutto il fango che possono buttarti addosso,cammini a testa alta,insegui il tuo sogno.
Io me ne stavo per accorgere troppo tardi.
E ora un treno mi sta portando via.
Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando le porte del treno scattano all'apertura,un fiume di pendolari si riversa nella Penn Station dipanandosi per le strade di un complesso di grattacieli e vetrine colorate,non vi è un solo angolo non illuminato e  la strada,per quanto ampia,sembra quasi non riuscire a contenere la calca.
"benvenuta a New York ,Emma" mi dico godendomi,  rintanata all'ingresso della stazione ,quello spettacolo per me tanto differente da ciò a cui ero abituata tutti i giorni.
Mi accorgo che la luce del sole ha ceduto spazio al crepuscolo e le ombre si profilano morbide sulle cose,osservo imbambolata tutto quello che mi circonda.
<< Emma?! >> una voce familiare chiama il mio nome con un tono quasi incredulo;allora nel mio campo visivo compare la figura di una donna sulla quarantina d'anni,afroamericana,coperta da una sciarpa e un berretto di lana viola. I capelli riccissimi riescono a trovare spazio nelle zone più scoperte e sprizzano fuori elettrizzati.
Cerco di individuare il suo viso nel  nutrito registro di conoscenze del mio cervello e il nome di Johanna mi appare come una di quelle luci che filtrano dagli immensi grattacieli della Grande Mela .Corro da lei sollevata per il motivo che non sarei stata in grado di muovermi per quelle vie da sola,l'abbraccio forte << Sono contenta di rivederti,Jo. >> lei si stacca da me con un' espressione attonita << sei davvero la bambina che mi vomitava la crema di piselli addosso? >>.Scoppio a ridere:Johanna Davis,la migliore amica di mia madre,è un'americana fino al midollo,di lontane origini cameruniane. E sin da piccola sono stata vittima delle sue colorite espressioni.
<< Non mi faccio vedere da un bel po’,a quanto vedo. >> sospira facendomi girare,mi guarda come un vestito pronto per essere acquistato...
<< da un anno. >> preciso fingendomi rammaricata. Johanna mostra la sua fila di denti perfetti << La tua voce a telefono però è sempre la stessa. >>
Penso a tutte le lunghe telefonate notturne che lei e mia madre avviano non appena cerco di chiudere occhio e la sua sfacciataggine a chiedermi il giorno dopo se ho dormito bene.
Si offre per trasportare la mia valigia e per una volta non faccio obiezioni,sono esausta.
è stata lei a convincere mia madre a trasferirmi qui,dove abita. Sapevo che ,nonostante non l'avesse fatto, Margareth mi avrebbe lasciato andare, tuttavia la presenza di Johanna ha facilitato molto le cose.
<< Non ho ancora capito dove si trova il mio monolocale. >> accenno non appena entriamo nella metropolitana,lei,dopo aver litigato con la valigia scendendo la rampa di scale,mi risponde ammiccando << In uno dei luoghi più in voga di New York,ovvero di fianco casa mia.. >> arretro per un attimo,cerco di non far sentire il mio lamento.
Harlem,uno di quei quartieri che di sera diventano una specie di landa desolata e pericolosa. Johanna si gira verso di me e scoppia in una sonora risata << ti prego dolcezza non fare quella faccia! le voci che girano dalle tue parti sono quasi sempre delle balle! >>.
Appunto:quasi.
La mia espressione s'irrigidisce ancora di più quando arriviamo davanti la palazzina che mi ospiterà non so per quanto tempo:è alta,di mattoni rossi ed è costituita da un'unica entrata illuminata da un debole lume . << Le uniche abitazioni occupate sono la tua e quella del vecchietto britannico dell'ultimo piano,ti troverai bene. >> dice Johanna con una fiducia della voce che mi disorienta. Saliamo la tromba delle scale cigolanti  e,arrivate al primo piano, prende un mazzo di chiavi dalla tasca della giacca e le infila nella serratura arrugginita della porta a sinistra.
<<  Ti ho pagato i primi due mesi dell'affitto,finché non ti sarai stabilizzata economicamente te ne coprirò la metà. A proposito,domani ti farò conoscere i tuoi datori di lavoro! >> grida entusiasta
poi mi spinge dentro prima che possa aprire bocca per ringraziarla .
Ho l'inferno davanti?
Premetto che non mi sono mai considerata una ragazza giudiziosa,sono nata in un luogo molto simile a quello del quartiere in cui mi sono trasferita ora, e la casa dove abitavo somiglia vagamente  all'ambiente di cui sto respirando l'aria malsana,odore di chiuso.
Il monolocale è già arredato da una mobilia tanto tarlata che riesco a vedere i buchi causati da quei parassiti anche ad una certa distanza, ma Johanna continua ad infondermi fiducia dandomi delle pacche dietro la schiena che non mi rassicurano affatto.
<< Pensa che bell'affare! Il proprietario del palazzo è un mio caro amico e non ti farà pagare il supplemento dell'arredamento. >>
Quella donna mi fa paura,ha un'aria talmente trasognata che non elimino l'idea che possa essere leggermente sbronza.
<< Ti ho lasciato il numero di una pizzeria,ordinati  qualcosa per cena ,poi domani andremo a riempire il frigo.. >> mi scocca un bacio sulla fronte poi si avvia verso la porta.
<< non rimani con me?! >> le chiedo mentre poggio la valigia vicino ad una base di legno, che somiglia ad una specie di tavolo.
<< Ho un appuntamento,non potevo rimandarlo. Ci sentiamo più tardi. >> risponde schioccando la lingua,poi scompare chiudendosi la porta dietro di se.
Fisso l'ingresso per un paio di secondi,distendo le dita intorpidite della mano,poi, come se qualcosa mi avesse attirato con la sua presenza, mi affaccio alla finestra da dove traspira un piacevole vento fresco.
E una palla rischia di prendermi in pieno viso.
Cado a terra con un grido strozzato,mi massaggio la guancia gonfia.
Cominciamo bene.
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Eccoci al terzo capitolo..mi sono tolta finalmente  tutto il "prologo" di mezzo e   dal prossimo si comincia ad entrare nel succo della storia.
Sto scrivendo con piacere e,nonostante non credo che qualcuno mi stia seguendo,continuo a farlo giusto per "gusto".
p.s: non sono mai stata a New York,mi baso sull'immaginazione e di quel poco che so.Quindi vi prego non uccidetemi.  >////<
  
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