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Autore: Freccia_9    19/06/2012    4 recensioni
Questa storia (la mia prima :3) parla di un ragazzo, Franklin, per tutti (pochi, in realtà) Frank. Frank non si ritrova nella sua vita, non si ritrova nella sua generazione, non si ritrova nella sua cultura. Non si ritrova in sè stesso. Ma chissà che non si ritrovi in qualcosa, o in qualcuno.
Grazie dell'attenzione, e buona lettura **
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Camminava spesso da solo. Aveva occasione per pensare. Quasi che il silenzio gli rendesse possibile ascoltare il rumore sordo della sua coscienza.
Infilava un passo dopo l'altro nelle tenebre di Hampton Street. Alle tre e mezza della notte non c'è un'anima. Ma nel vero senso della parola, neanche il classico cane randagio. Proabilmente gli avrebbe fatto compagnia, un cane.
Voleva farlo Florence, ma era crollata nel sonno mentre si stava vestendo, e sarebbe stato davvero cattivo svegliarla ancora. Poi era così tenera, addormentata con una gamba infilata nei jeans e l'altra nuda, mutanda in microfibra ben visibile.
“Walking Alone” dei Green Day uscì dalla riproduzione casuale del suo iPod. Giust'appunto.
Chiuse gli occhi sedendosi sul ciglio della strada e si lasciò cullare dalle graffianti note dell'armonica. Anche l'aria era pungente, nonostante fosse praticamente estate.
Raccolse un piccolo pezzo di vetro. A specchio.
Franklin Turner. Provò un po' impressione vedendo il suo faccione riflesso. La fioca luce risaltava tutte le sue rughe d'espressione e soprattutto le occhiaie. Maledetta insonnia.
Guardandosi negli occhi aveva l'impressione di entrare in sé stesso, una specie di tour guidato della sua anima. Una volta ne aveva parlato con Nick. L'amico aveva risposto laconicamente “'Sto viaggio dev'essere peggio di quello di Dante all'inferno, fidati.”
Un risolino gli sfuggì ripesando alla scena. Che poi, chi cazzo era Dante? Uno scrittore italiano, forse, sì. Era originario di Firenze. Sicuro al 90%. O forse era Venezia? Le confondeva sempre. Ma no, a Venezia c'è l'acqua. E le gondole. Dante in gondola non ce lo vedeva. Anzi, non lo vedeva proprio, non se lo figurava. Avrebbe dovuto ripassare letteratura straniera. Ma chi se ne importa? Tanto aveva deciso di ritirarsi passato il terzo anno di liceo.
Che discorsi che si fanno alle tre e mezza di notte seduti da soli al buio sul ciglio di Hampton Street.
Il silenzio era talmente opprimente da sembrare solido. Una coperta di flanella poggiata su tutto. O qualcosa di simile. Comunque molto pesante.
Il silenzio gli dava occasione di svagare coi pensieri, senza distrazioni. La mente tornò a quasi due anni prima. A quando il principale svago era sbronzarsi con Nick. A quando l'unica via d'uscita alla depressione, l'ora d'aria dalla routine quotidiana era la musica. La sua chitarra. I Green Day. “It's not over 'till you're underground” era ancora scritto col pennarello indelebile in camera sua. Era tutto così triste ma così alternativo. La vita in solitudine/perenne abbattimento gli piaceva un sacco. Più di Florence? No, no di certo.
Ma a mancargli era il poter sperare che qualcuno arrivasse a toglierlo dalla solitudine e lo prendesse tra le sue braccia, accettandolo ed esaltandolo per ciò che è. Amandolo per ciò che è. Continuare a coltivare un sogno. Quel sogno così gelosamente custodito che era diventato realtà materializzandosi nella persona di Florence.
Diventando realtà era però diventato routine. E diventato routine perdeva tutto il fascino dei sogni. Già. Perchè a volte abbiamo dei sogni, dei progetti di futuro talmente belli, che quando essi si realizzano rimaniamo comunque un po' delusi. Perchè sono talmente grandi e potenti da perdere significato a contatto con la realtà.
Andiamo, aveva tanto sperato di trovare la sua metà e ora rimpiangeva la vita da sfigato?
Sfilò dalla tasca la foto della ragazza. Risaliva a pochi giorni prima, in spiaggia. Si incantò fissando gli occhi smeraldini. Poi posò lo sguardo sul piccolo rigonfiamento sul bacino. Lo trovava tenero. Non ne avevano parlato mai, continuando a nascondersi dietro un dito, ma quello e le nausee erano dei chiari segni. Anche se Florence continuava a rimandare le visite dal ginecologo.
Il panico lo assalì. E se avesse paura di fare una famiglia con lui? Non lo avrebbe accettato. Ma allora perchè invitarlo a convivere? Mise da parte i dubbi e la fiducia ebbe la meglio: la sua compagna aveva solo timore di sentirsi dire che custodiva un bimbo in grembo.
In quella foto era meravigliosa.
Un tenue raggio di sole lo colpì sul volto. L'alba inondò Chicago con le sue tinte rosate. La natura ci teneva a ripetere il suo spettacolo. Quello non diventava mai routine.
Frank si alzò. Le gambe addormentate cedettero, e impiegarono alcuni minuti per tornare al lavoro. Una volta attivato, si diresse verso il forno della città.

«Amore, ho i cornetti caldi!»
Ma il letto era vuoto. Solo un post-it sul muro. Era scritto male, di fretta.

- Ormai è inutile nascondersi, ho preso coraggio. Aspettami per la mattinata. Ti amo più di ogni altra cosa.

Florence. -  


 


Ciao bellissimi :'3 Allora, dopo tanto ho partorito un'altro piccolo capitolo, mi sto centellinando! Anche questo preannuncia alla fine. Ma per la prima volta vorrei fare dei ringraziamenti. Grazie a TUTTI i miei amici, ma soprattutto a quella che su EFP è nota come Fallin, perchè con la sua storia e la sua irresistibile simpatia mi ha ispirato davvero tanto questa volta <3

Stay tuned, Freccia_9


  

  
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