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Autore: Holly Rosebane    20/06/2012    7 recensioni
«Avete ventiquattrore di tempo per arrivare a conoscervi di nuovo, come quattro anni fa.
Per tornare a capire chi siano veramente Harry Styles e Billie Donovan.
Se entro la mezzanotte non ci sarete riusciti, allora rimarrete così per sempre.»

~
Mi toccai i capelli. Morbidi, corti, ricci.
No.
Doveva essere un incubo. Stavo ancora sognando.
Non avevo mai creduto al fantasy soprannaturale, perché iniziare quella mattina?
Ma non c’era altra spiegazione, se non che... sì, per forza.
Ero finita nel corpo di Harry Styles.
Genere: Commedia, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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VIII

 
 
 
Nulla apre gli occhi della memoria come una canzone.
(S. King)
 
 
 
Billie

 
 

Dover chiamare “casa” il posto in cui viveva Harry, era un duro colpo.
In genere, appena tornavo da scuola, trovavo almeno uno dei miei genitori ad accogliermi sorridente, e Tom. Mi chiedevano come avessi passato la giornata, se avessi avuto problemi, mi abbracciavano. Insomma, erano capaci di farti sentire parte di una vera famiglia. Ecco, quello lo chiamavo casa.
Quando invece, arrivati davanti ai due edifici speculari, ci eravamo dovuti salutare a malincuore… mi ero sentita morire. Harry era stato tranquillo e sorridente, a differenza della mia faccia da funerale. Grazie, almeno lui avrebbe avuto una bella accoglienza.
Girai la chiave nella toppa, e presi un gran respiro. Pregai con tutta me stessa che quell’arpia di Gemma fosse fuori, da un’amica, rinchiusa per sbaglio in cantina… ovunque, purché non mi urlasse di nuovo in faccia degli insulti gratuiti. Mi feci un po’ di coraggio ed entrai, mordendomi il labbro inferiore, e guardandomi attorno con circospezione.
Nessuno in vista, però dal piano superiore si avvertiva della musica potente pompare dalle casse di uno stereo. La strega ascoltava i Metallica. Mi augurai che non avesse sentito il rumore della porta e delle chiavi. Approfittai della fortuita facoltà che avevo di passare inosservata, e schizzai in camera.
Dei genitori di Harry neanche l’ombra. Nessuno che mi avesse detto anche solo un misero “ciao”. Il silenzio più totale, l’indifferenza più fredda. Esserci o meno, in quella casa, era lo stesso. Povero Harry.
 Iniziai a comprendere almeno una parte del perché si comportasse in quel modo, a scuola. Chiunque avrebbe cercato di attirare l’attenzione, quando nessuno dei propri familiari avesse fatto caso alla sua presenza. Era abbastanza sgradevole. Ti faceva sentire trasparente. E vuota.
Richiusi la porta, cercando di fare il meno rumore possibile. Potevo ancora sentire l’eco delle schitarrate, ma con un po’ d’impegno avrei potuto ignorarle.
Bene. Erano appena le quattro, mi restavano più o meno otto ore per riuscire a conoscere davvero Harry. Altrimenti, sarei dovuta restare nel suo corpo per tutta la vita. Cominciai a riflettere. Che avevo scoperto quel giorno? Pensai e ripensai, ma mi accorsi che, a parte un paio di cose, niente era davvero importante. Quale fine poteva mai avere sapere che usava il balsamo Pantene? Nessuno.
Sbuffai, gettandomi sul letto. Che diamine, ero nella sua stanza, no? Avrei potuto rovistare, e cercare di capire quanto più potessi di lui attraverso i suoi oggetti!
Abbracciai l’ambiente con lo sguardo. Queen. Beatles. Mick Jagger. Fotografie. Aha!
Mi alzai, sbirciando il collage alla parete. Vidi diverse immagini di lui con i One Direction. Insieme a Louis, in particolare. Poi, c’erano altre foto risalenti all’infanzia. Oh, guarda… in una comparivo anche io. Avevamo sette anni. Lo stavo abbracciando, e gli stampavo un bel bacione sulla guancia, mentre lui rideva. Le stesse fossette, gli stessi riccioli scarmigliati. Sorrisi.
Passai a quelle delle medie. Eccolo, con i capelli tinti, mentre io facevo smorfie verso l’obiettivo, le stellette dell’apparecchio fisso che luccicavano alla luce. Brutto periodo, quello. Mi facevo milioni di paranoie, prendendomela per qualsiasi battuta che facessero su di me, anche per la più stupida.
Quanto avevo pianto, fra le sue braccia. Quanti gelati che aveva dovuto offrirmi, per tirarmi su il morale. Quante serate, passati abbracciati sul suo letto, fissando le stelle fuori dalla finestra, e parlando del futuro.
 



«Alle superiori ci metteremo insieme, Harry. Me lo sento.»

«Perché no?»

 

Battei le palpebre, lasciando ricadere la mano lungo il fianco.
Che flashback.
L’avevo completamente rimosso. Quella foto l’avevamo scattata la sera del mio quattordicesimo compleanno. Festa che avevo passato a piangere, come al solito. Perché a scuola mi avevano chiamata Billie Bomb. Sì, avevo qualche chiletto in più, ma niente di eccessivo. Solo che, agli occhi degli altri, è sempre facile esagerare i difetti altrui. E io ero estremamente fragile. Volevo piacere a tutti, ma non ci riuscivo mai abbastanza.
Così, avevo fatto disperare quei poveracci dei miei genitori. A niente era servita la torta con la stampa di P!nk, e il cd dei Maroon 5. Così, al limite della sopportazione, Tom aveva chiamato Harry. E lui mi aveva presa in braccio, portandomi fino in camera sua. Poi, aveva tirato fuori la chitarra, e cantato una canzone. Una bellissima canzone, su quanto non sapessi di essere bella.
Sì, me la ricordavo! Allora io gli avevo detto che saremmo finiti insieme, alle superiori. E lui mi aveva risposto con un sorriso, scostandomi una ciocca di capelli… dicendo “perché no?”.
Ripensai alla situazione che avevamo, in quel momento. Tali ricordi mi sembrarono lontani anni luce, un universo parallelo. Sfiorai la foto con le dita, quasi a volerla accarezzare.
Sfortunatamente, quella cadde a terra silenziosamente, volteggiando nel vuoto, fino a scivolare sul pavimento. Mi chinai a raccoglierla, e la rigirai.
C’era una scritta a pennarello, sul retro, insieme alla data. 9 Maggio 2009.
 



Billie, you don’t know you’re beautiful.

 

La frase della sua canzone.
 Avvertii una stretta al petto. Non avevo mai saputo che le nostre foto fossero ancora lì. Ma che, soprattutto, lui avesse scritto  quelle parole per me. Forse avevo davvero perso di vista l’Harry Styles che credevo di conoscere.
«Ehi, marmocchio. Sono le quattro e un quarto, com’è che sei ancora qui?!»
Sobbalzai, nascondendo la foto dietro la schiena.
 Gemma mi fissava, torva, sull’uscio della porta. A guardarla meglio, non era una brutta ragazza, anzi. Aveva dei bellissimi occhi azzurri, e un sorriso luminoso quanto quello del fratello. Peccato che avesse sempre quell’espressione arrabbiata in volto, e che non facesse mai nient’altro all’infuori di insultarmi – di insultare Harry –. Caddi dalle nuvole.
«Scusami, Gemma… dove dovrei essere, altrimenti?» le chiesi, rovesciando la testa in avanti e spettinandomi i riccioli. Iniziavo ad abituarmi a quel corpo così diverso dal mio, e la cosa cominciò a preoccuparmi. La ragazza sbuffò.
«Mi prendi in giro, rifiuto umano?» m’insultò, di nuovo. Che acido, donna! «Dovresti essere in gelateria. Hai il turno, oggi. E a me serve casa libera.» aggiunse, appoggiandosi allo stipite e incrociando le braccia. Deglutii. Quale gelateria? Harry lavorava? Ma da quando?!
«Alla gelateria.» ripetei, cercando di ricordare se avessi mai visto Harry a fare gelati. Niente, il vuoto più totale misto allo stupore più grande. Gemma roteò gli occhi.
«Sì, CretinHarry, da Gino, dietro l’angolo!» esclamò, esasperata. «Che hai, oggi? Sembri un altro!» sbottò, tornando in camera sua, stizzita.
Ero rimasta a bocca aperta.
Styles lavorava da Gino. E io lo scoprivo solo quel pomeriggio. Pensa un po’!
Lanciai una veloce occhiata all’orologio: le quattro e mezza. Chissà a che ora avrebbe dovuto attaccare, magari ero anche in ritardo! Forse l’avrebbero sgridato, e tutto per colpa mia!
Sbirciai fuori dalla finestra, verso la mia camera, dove c’era Harry dentro il mio corpo. Era chino sulla scrivania, tutto preso a leggere chissà cosa. Alzò la testa, pensieroso, e fissò un punto imprecisato del muro, giocherellando con la matita. Sembrava parecchio coinvolto.
Avrei voluto chiamarlo, dirgli qualcosa, qualunque cosa. Ma era troppo tardi, e decisi di uscire di casa. Scesi velocemente le scale, attenta a non fare troppo rumore, per paura di risvegliare Gemma il Dragone. Richiusi la porta d’ingresso, più triste che mai.
Mi augurai che, quel pomeriggio, Gino avesse avuto meno clienti possibili. Ero sempre stata un disastro con coni e coppette.




Holls' Corner!:


Eccoci di nuovo!!! Siamo già all'ottavo capitolo e a me viene quasi da piangere al pensiero che me ne restano solo cinque...! Già, mi ci sto affezionando, a questa storia. Caso raro, sappiatelo.
Dunque! Ve l'aspettavate, tutti questi retroscena sul passato di entrambi? Soprattutto, tutti questi aspetti della vita di Harry? E vi dirò di più, nei prossimi capitoli resterete ancora più sorpresi. Sì, mi sono preparata un bel finale col botto, non crederete certo che la storia rallenti proprio adesso!!
Sul personaggio di Gemma ho solo da dire che è un'incompresa... e fra poco capirete anche perché. Diciamo che non è stato facile creare un carattere come il suo, considerato che la vera sorella di Harry me la sono sempre immaginata come "buona e tranquilla". Ma il bello della scrittura è proprio questo, stravolgere un po' tutto, hahahah!!
Bene, vorrei rispondere brevemente qui anche oggi, cominciando col ringraziarvi di nuovo. Eh sì, non mi stancherò mai ripetervelo, soprattutto per i disegni! Sono contenta che vi siano piaciuti e no, non ho mai seguito nessun corso di pittura (per mia sfortuna). Siete davvero tutti troppo gentili con me, leggere di come vi appassioni la storia è una grande conquista. Ma non intendo il numero di recensioni, quanto il fatto che i capitoli vi appassionino e seguite attivamente la vicenda. Grazie davvero!!
Ora vi lascio, rinnovando i ringraziamenti (ancora, sì!) a tutti i lettori, sia quelli occasionali che quelli che hanno inserito la storia fra i seguiti/ricordati/preferiti!!! Come sempre, mi farebbe davvero piacere sapere se il capitolo vi è piaciuto, ci terrei a conoscere le vostre opinioni in merito! Vi saluto con la mia consueta gif, alla prossima!! Un bacione a tutti!


   
 
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