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Autore: iacomary97    20/06/2012    1 recensioni
Conteggio Parole: 37000 Capitoli: 15 (+ epilogo)
Cosa succede quando Lassiter scopre la verita'? Cosa fara'? Questa storia si basa dopo la sesta stagione di Psych. NON CI SONO SPOILER DELLA 7 STAGIONE, sono solo mie speculazioni su cosa potrebbe succedere. Ho inserito anche altri personaggi della serie Lie To ME.
AVVERTIMENTO: E' SCRITTO IN POV
Genere: Angst, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 3 - Riflettere o no?

--- SHAWN POV ---

-Capito? Ora io... Forse mi avrebbe perdonato... Ma ora... Non mi ha più richiamato...-

-Shawn...- Gus  mi rassicurò e mi abbracciò - Andrà tutto bene. E poi deve riconoscertelo. Gliel'hai detto. Non è da tutti dopo 7 anni.-

 

- Ma stai zitto!- Lo scansai via - Non capisci.

 

Non avrebbe potuto capire...

Ma comunque non potevo comportarmi in quel modo… Era l’unico che era li a sostenermi…

 

-Scusami... Non sono in me stesso. -

-Lo so... Non hai mai perso il controllo. Mai.-

 

-Senti... Metterò a posto questo casino... Incluso il disordine del nostro ufficio. Ma ora ho bisogno ancora del tempo per riflettere.-

Presa la giacca andai a casa di papà. Sarei andato a dormire nel mio vecchio lettino.

 

 

 

--- LASSITER POV ---

-Sapevo che non esistevano i sensitivi... Ma allora... Come faceva ad aiutarvi con i casi?-

 

Ero abbracciato alla mia fidanzata. Quando dovevo ragionare mi aiutava molto.

 

-Beh, potrebbe avere degli agganci, fa amicizia molto velocemente. Ma può essere anche che è solo sveglio. -

-Ma... mi chiedo. Sei così sicuro di chiamare quello scienziato? In fondo questa bugia gli ha dato la possibilità di usare le sue abilità aiutando e proteggendo tanta gente. In fondo non ha fatto nulla di male. Anzi, in questo ha dovuto nascondere le sue reali capacità passando per sensitivo... Sicuramente non gli sarà piaciuto molto. Non era egocentrico?-

-Si che lo è. Ma questo non cambia nulla. Ha mentito a tutti, inclusa la sua stessa fidanzata che sta ora pagando le conseguenze. Immagino che l'abbia buttato fuori di casa. Ho visto che dorme da una settimana nel suo ufficio. - mi misi a ridere, lei mi guardò leggermente contrariata.

 

- Ascolta, ci ha mentito...-

Marlowe mi interruppe – Ascolta tu. L'ho visto, non serve che me lo descrivi... Ma secondo me l'hai presa troppo sul personale. So qualunque cosa farai andrà bene. Ma l'hai visto anche tu. Senza di lui il lavoro sembra triplicare. Avrà detto una bugia, ma diciamo che lo ha fatto per un buon motivo…

- Ha mantenuto il segreto per una buona ragione, ma l’ha inventata solo per non andare al fresco.-

- Aspetta. Stai dicendo che ti ha mentito per non finire in carcere? Che aveva fatto?-

 

Non le avevo mai raccontato come era successo.

Non volevo dire “L’ho minacciato di buttarlo dentro solo perché non credo che sia possibile fare un investigazione attraverso uno schermo tv”.  Perché poi non ero nemmeno sicuro se ero io ad avere ragione o lui. Durante gli anni avevo visto anche il padre avere delle idee che hanno mandato avanti un caso guardando un notiziario. Questione di DNA?

 

Dirle tutto o no? Mi avrebbe potuto far cambiare idea, e la mia testardaggine mi disse di stare zitto e andare a dormire…

 

- Che ore…- Mi girai verso l’orologio- La storia è troppo lunga. Te la dirò un’altra volta ok?-

-Ok.-

-Notte-

Mi baciò e mi strinse a se.

-Notte.

 

 

 

--- SHAWN POV ---

Bussai alla porta.

-- TUNF! –

Dopo alcuni secondi la porta si aprì.

-Shawn?-

Davanti a me c’era mi a madre. Mi fece entrare.

- Mamma che ci fai qui?-

Era un po’ imbarazzata e si era arrossita alla domanda.

- Sono venuta ad aiutare tuo padre. Anche se ormai è guarito bisogna medicare la ferita, e dato che per una settimana non ti sei fatto vedere, sono venuta ad aiutarlo.-

 

-Ah. Ok. Io vado a dormire di sopra… sempre se non lo stai usando tu.-

-No, sto in un albergo. E’ successo qualcosa con Juliet.-

-Niente di che. E’ un periodo un po’ così, passarà. Ora vado a dormire.-

 

Salii di corsa le scale. Mia madre era una psicologa, sapeva sempre quando mentivo o quando c’era qualcosa che non andava.

E me ne faceva parlare, sempre, perché secondo il loro punto di vista è meglio.

Non volevo risentire di nuovo la sua mancanza o il dolore, o il rimorso per le mie azioni. Andai in camera mia, nella mia vecchia camera e senza cambiarmi, mi lasciai cadere sul letto, a pancia in giù.

Lasciai cadere lentamente gli occhi.

 

Volevo riposarmi e non pensare.  

 

Per la prima volta dopo giorni.

 

Lasciarmi andare.

   
 
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