Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: nightmerd    20/06/2012    1 recensioni
{ Remake: GUARDIANS }
" -D’accordo-, dice tranquillo e si mette comodo, come se ci attendesse una lunga chiacchierata. –Gli angeli si sono estinti tutti. Sono rimasti solo quattro arcangeli. Uriel, Mikael, Raphael e Gabriel. Questi qui, per rimanere in vita uniscono la loro esistenza a quella degli umani, facendogli da ‘angelo custode’. Così, se muore il loro protetto muoiono anche loro-.
-Frena un secondo, play boy!-, lo interrompo. –Come si sono estinti gli angeli?-.
-Li avete uccisi voi umani. Con l’inquinamento uccidete la natura e di conseguenza gli angeli-. Annuisco e lui continua. –Però molti demoni potenti, tra i quali Nergal, vogliono distruggere la razza angelica e per farlo devono uccidere i protetti degli arcangeli. Tuttavia, Lucifero è al corrente di questo complotto e ha inviato noi demoni minori a proteggere i protetti degli arcangeli, perché questi ultimi sono troppo deboli per farlo-.
-E’ una cosa contorta-, commento corrugando la fronte.
-Lo so-.
-Ma perché Lucifero vuole preservare gli arcangeli?-.
-Per divertimento, suppongo-, fa spallucce. –Senza gli angeli il mondo per noi demoni non è divertente-. "
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Gli angeli non fanno queste cose. Gli angeli non uccidono le persone. Non fanno sorrisi machiavellici. Certe cose le fanno i demoni.

Tutta la mia vita mi passa davanti in un secondo. L’attimo prima di venire travolta dalla metro.

…E un attimo prima che qualcuno mi tirasse via. È stata una fortuna. Il mio naso era appena a cinque centimetri di distanza dalla metro.

Mi giro verso il mio salvatore e scopro che è stato Nicholas. Mi guarda severo e mi molla la mano, che aveva stretto per afferrarmi.

Ruben non c’è più.

-Che cavolo facevi?-, mi rimprovera Nick cominciando ad allontanarsi.

-Ti cercavo-.

-Perché hai dato retta a quel ragazzino? L’hai visto tu stessa che non ha proprio un’anima angelica!-.

-E che ne sapevo? Era un angelo nell’aspetto-.

Si passa una mano tra i capelli e si ferma, poi si gira a guardarmi. –Dimmi cosa ti ha detto-.

-Allora, mi ha detto che lo aveva mandato Mikael perché aveva scoperto dove si trovavano gli angeli rintanati. Io non gli ho creduto subito ma l’ho seguito perché aveva detto che all’albergo c’era Kyra e mi stava cercando-, confesso sentendomi una stupida per avergli creduto.

Sembra intuire il mio umore e annuisce. –Sì sei stata stupida. Kyra non c’è. Le notizie dei nostri spostamenti le arrivano troppo tardi e ora è ancora a Tokyo-.

-È una fortuna-.

-Assolutamente sì. Dai andiamo. Nergal ci aspetta-. Accenna un sorriso e continua a camminare.

Si è fatto buio per quando arriviamo al palazzo del demone pettegolo e noi siamo rimasti in silenzio tutto il tempo.

-Nicholas, senti io volevo ringraziarti per avermi salvato la vita-.

Prima di suonare al campanello si gira verso di me sorridendo come se fosse una cosa ovvia, ma non dice niente.

Saliamo le scale e arriviamo alla porta dell’appartamento che mi fa tanta paura.  Di nuovo ci apre Nergal. Sento una voce civettuola. Mi si gela il sangue, e sembra che anche Nicholas abbia avuto la stessa reazione.

Entriamo scambiandoci un’occhiata disperata. E sapete perché? Perché nel salotto del demonio c’è Angie con Mattia.

-Uccidetemi-, borbotto abbassando la testa. La diavolessa corre verso Nick e lo abbraccia.

-Sì, uccidete anche me-, fa il mio custode. Angie ride.

-Il solito spiritoso. Su, su, che ho trovato alcuni nomi carini da dare ai nostri figli-.

Figli? Ma non corre un po’ troppo?! Mi scambio un’occhiata con Nicholas e lui si stacca quella da dosso.

-Non affrettare le cose. Chi ti ha detto che voglio avere figli con te?-, dice le ultime due parole con disgusto.

-Angie, Angie, Angie…-, mormora Mattia scuotendo la testa. –Corri un sacco con chi non ti si fila-.

-Ben detto!-, commento. La diavolessa mi guarda furente e noto dal suo sguardo se sta optando di uccidermi o no.

-E comunque-, dice Nicholas. –Noi siamo venuti per cose importanti quindi non dateci fastidio-. Si va a mettere seduto sulla poltrona e io mi metto sul divano.

-Nergal ci serve da sapere dove sono gli angeli superstiti-, dice ancora.

-Che mi offrite in cambio?-, chiede freddamente Nergal, in piedi davanti alla porta, con i polpastrelli che si toccano.

-Informazioni-.

-Bene. Dimmi pure-.

-Orias ha avuto una visione. L’intera razza umana sterminata e Lucifero abbattuto. È ciò che tramava Alawanis ma è una visione di più di diciannove anni fa. Poi è nato Samuel, il protetto di Uriel, e la visione è cambiata. Non conosciamo anche la seconda visione ma Orias ci ha detto che è cambiata-.

-Molto interessante-, commenta Nergal. –Allora posso dirti due cose. Che colui che era andato a vedere la seconda visione, come conferma del piano iniziale, era uno dei luminosi. E che gli angeli si trovano in Siberia-.

-Che cosa?! Io non ci vado in Siberia!-, si lamenta Angie.

-Quanto ti lamento-, sbuffa Nicholas. –Sii più adattabile-.

 
 
 
 
 
 
 

-Mai più! Non metterò mai più piede in Siberia!-, esclama Nicholas tremando dal freddo.

-Quanto ti lamenti-, lo prendo in giro ripetendo le parole che lui stesso disse a Angie.

-Ho freddo!-, esclama lui, difendendosi. Come avete intuito, siamo arrivati a destinazione. Fa un freddo cane, ci saranno venti gradi sottozero se non di più!

Siamo andati con il resto della banda, arcangeli, protetti e demoni custodi. Sarebbe rischioso per loro ma non importa. Caspita siamo in Siberia, nessun Segugio penserebbe di venirci. Il freddo non fa per i demoni. Persino la dolce Fanny, quella che non si lamenta mai, ora sta lanciando maledizioni a tutto spiano.

-Perché quegli angeli hippie hanno deciso di venire qui a farsi la base segreta?!-, esclama Garrett  strofinandosi le braccia.

-Gli angeli stanno dove c’è la natura quindi nessun demone si sognerebbe di trovare un angelo in un luogo desolato come questo-, spiega Raphael con aria sapiente.

-Ma almeno lo sapete dove sono nascosti?-, chiede Samuel. Solo alcuni angeli sanno dove stanno rintanati, ma di questi angeli ne è rimasto uno. Dev’essere un combattente. Dev’essere Mikael.

-Seguitemi-, dice infatti Esther. Si incammina lungo una stradina grigia e deserta. Non c’è vegetazione. Non c’è niente. Non nevica nemmeno, nonostante faccia molto freddo.

Come non detto. Piccoli fiocchi di neve cadono dal cielo e si poggiano dolcemente a terra. Gli altri non ci fanno caso, ma io che ho visto la neve una sola volta quando ero piccola, rimango di sasso.

Nicholas, che cammina davanti a me, si gira e mi guarda sorridendo. Alzo la testa verso il cielo, e metto le mani a coppa. La neve che si poggia sui guanti non si scioglie subito. Nick rimane in silenzio, con le mani in tasca, il naso e le guance arrossate, e guarda il cielo.

Sono stati pochi attimi di quiete poi un grido. –Un orso!-, è Angie. Dalla steppa si avvicina un orso bianco con tutta l’intenzione di sbranarci. Forse siamo nel suo territorio. Forse siamo vicini alla tana coi sui cuccioli. Forse non mangia da tanto.

Nicholas mi afferra la mano e corre via, verso gli altri. Mentre passa accanto a Esther, le afferra il braccio e trascina via. –Dov’è questo rifugio?-, esclama.

-Dietro la collina-. Accelera la corsa e fatico a stargli dietro. Mi guardo alle spalle e vedo che Garrett ha afferrato la mano di Diana, Raphael quella di Angie, Samuel ha preso sia Fanny che Uriel per il polso. E infine, dietro tutti, c’è l’orso affamato che corre velocissimo.

-Cavolo Beatrice, così mi rallenti!-, borbotta Nicholas. So che può andare molto più veloce di così ma non posso farci niente se sono umana!

-Scusa sai, se non posso correre alla velocità della luce!-. SI blocca di colpo e in un attimo mi ritrovo in braccio a lui. Le cose intorno a noi sono solo strisce di colore. Mi gira la testa e mi tappo gli occhi. Sento il petto di Nicholas muoversi come se stesse sghignazzando. Davanti a noi, vedo una chioma rossa. Mikael. In un attimo abbiamo seminato l’orso e abbiamo passato la collina. Il mio demonio si ferma e mi mette giù.

Non ha il fiatone, non è sudato. Emana sempre il profumo di One Milion. Anche gli altri angeli e demoni hanno corso a velocità della luce, facendo in modo che il loro protetto non gli sia d’intralcio per la corsa.

Mi guardo intorno e noto con sorpresa una lastra di metallo, ai piedi della collina. Esther la tira su e ci si butta dentro.

La seguiamo tutti. L’interno è buio, freddo, umido. Ma in fondo a questo corridoio noto una lucina, fioca come quella di una candela.

Andiamo verso quella luce e ci ritroviamo in una sala abbastanza buia, ma ben arredata. Con il pizzo sul tavolino, i fiori in ogni angolo. Ci sono due angeli. Un uomo e una donna. Lui ha i capelli rossi, gli occhi neri. Lei ha i capelli biondi, gli occhi marrone chiaro, dal taglio come quello di Mattia.

L’uomo guarda Samuel e si avvicina. –Samuel?-.

-In persona-, risponde l’altro, con diffidenza. L’uomo lo abbraccia, scoppiando a piangere. –Figlio mio…-.

Samuel rimane in silenzio. Non sa che dire, che fare, perché guarda Uriel e Fanny come a chiedere consiglio ma loro si limitano a sorridere.

-Com’è possibile? La mamma mi ha detto che tu eri morto in un incidente d’auto pochi mesi dopo che sono nato-.

-Capisco. Beh in realtà tua madre ha detto solo quello che doveva dire. Non potevo vivere con voi altrimenti tu saresti diventato un angelo e l’esperimento sarebbe stato nullo-.

-Sono un esperimento?-, mormora un po’ amareggiato. È brutto pensare che sei nato con la funzione di essere un esperimento. In sintesi, tutti noi meticci abbiamo vissuto una vita particolare. Il nostro destino era già segnato. Era già tutto scritto da chissà quale parte che avremmo dovuto incontrare gli arcangeli, poi i demoni custodi e infine i Segugi. Gli angeli sono come i parassiti quindi? E noi meticci non siamo altro che la loro fonte di vita. Siamo solo un esperimento.

Mi allontano un po’ dal gruppo e vago per il rifugio. Trovare mia madre ora non mi interessa più come prima.

-Ehi-, dice la voce di Nicholas alle mie spalle. Mi giro. –Che c’è?-.

-Non prendertela. Dopotutto hai vissuto una vita felice, senza sapere di essere un esperimento-.

-Tu non capisci. Non è bello vivere perché fa comodo a qualcuno. E anche se non lo sapevo, ora che me ne rendo conto, capisco che ho vissuto per far vivere qualcun altro-.

Nicholas rimane in silenzio, abbassa lo sguardo. Quando lo rialza mi appoggia una mano sulla spalla. –Vuoi conoscere tua madre?-.

-No-.

Mi da una spintarella avanti. –Lo senti questo suono?-.

-No, che suo…. Ah, questo suono-, mormoro. C’è una dolcissima melodia nell’aria. È il suono di un flauto.

Saliamo delle scale e arriviamo in un corridoio pieno di porte, dove Nicholas ne apre una che si affaccia in una stanza particolarmente illuminata. È piccola e vuota. In fondo alla stanza c’è una finestra da dove filtra la luce. Le tende arancioni sono legate ai lati da due grossi fiocchi rossi. Di fronte alla finestra però c’è una donna (un angelo) seduta su uno gabellino, che suona un flauto traverso. Ha i capelli ondulati, bianchi non di vecchiaia, ma perché è albina. Ha la pelle diafana, che quasi splende al sole. Porta un lungo abito blu cobalto, stretto sul busto da una fascia bianca.

Smette di suonare e apre gli occhi. Occhi troppo scuri per appartenere a un’albina. Occhi troppo familiari, troppo… troppo miei. Occhi blu come una notte di luna piena.

-Beatrice, Nicholas-, dice con un sorriso. Ha una voce maledettamente dolce e smielata.

-Nives-, la saluta Nick. Mia madre si chiama Nives? Nives vuol dire neve. Nome adatto.

-Mamma?-, mormoro ancora scossa. Lei mi guarda con un sorriso e mi appoggia le mani sulle spalle.

-Piccolina, come sei cresciuta-. È molto alta, mia madre! Caspita è alta quasi quanto Nicholas. E lui è uno e ottanta, forse un pochino di più.

-Sono passati sedici anni-.

-Eh già. Ricordo perfettamente tutta la gravidanza, la tua nascita e il giorno in cui tuo padre ha dovuto portarti via-.

-Ricordi anche quando hai conosciuto questo qui?-.

-Ehi, “questo qui” ha un nome!-, protesta Nicholas. Io e mia madre gli lanciamo un’occhiata divertita ma lui ammutolisce. –Siete sicure di essere madre e figlia? Voglio dire, siete così diverse. E perché Beatrice non ha preso da te?!-, sta cominciando ad agitarsi. Muove le dita come se fosse un ragno, ha alzato un sopracciglio. Ammetto che è una scena comica ma gli lancio comunque un’occhiataccia. –Sei proprio un idiota-.

Si afferra la testa fra le mani e borbotta qualcosa nella lingua dei demoni. Nives spalanca la bocca e gli da uno schiaffo in testa. –Queste cose non si dicono!-.

-Perché che ha detto?-, chiedo.

-Le tue tenere orecchie non dovrebbero saperlo-.

-Ma perché capitano tutte a me?-, si lagna Nick ed esce dalla stanza massaggiandosi la testa. Ma ricompare subito dopo. –Piuttosto, ce l’avete i biscotti qui?-.  

-Cerca in cucina-, risponde la mamma.

-Subito! Che fame-, e se ne va’. Mia madre torna a guardarmi con un sorriso.

-Come vi siete conosciuti?-, le chiedo.

-All’epoca portavo in grembo te. Mikael voleva farti nascere così andai a Roma, perché è lì che si trovava. Al mio arrivo a Roma, era notte. Ero partita da Madrid, dove avevo conosciuto tuo padre. Insomma, mentre camminavo per le strade vuote, mi accarezzavo la pancia. Sentivo che eri viva. Sentivo il tuo cuoricino battere. E, come tutti i cuori meticci, batteva molto più veloce di un cuore umano-. Mi porto una mano sul petto per sentire. Effettivamente ha ragione. Ricordo quando mi sono misurata i battiti cardiaci un giorno. 200 battiti al minuto. Mio padre ci era rimasto di sasso.

-Comunque, mentre camminavo mi si para davanti un ragazzo. Aveva tratti infantili ma non dimostrava più di diciotto anni. Non aveva la barba, e nemmeno un lieve accenno. Sembrava proprio un ragazzino. I suoi occhi color argento brillavano di una luce sinistra. Era un demonio e aveva la spada sguainata, pronto a uccidermi-. Fa una pausa e sorride. –Guardò la mia pancia e abbassò l’arma. Rimasi molto colpita. Un altro demone mi avrebbe ucciso, non gli sarebbe importato niente della mia condizione-.

Ma guarda che tipo magnanimo…

-Sorrise. Un sorriso così tenero da far impallidire un angelo. Rinfoderò la spada e si avvicinò. Io continuavo ad avere paura. I demoni sono grandi ingannatori. Però lui aveva qualcosa di diverso. Mi toccò lievemente la pancia ed ebbe un brivido. Anche tu rabbrividisti. Entrambi nello stesso istante. Capii che lui sarebbe stato il tuo Custode-.

-No aspetta. Come facevi a saperlo?-.

-I demoni custodi sono diversi dai demoni normali. Sono demoni speciali, ma non si nota la differenza fino a quando non incontrano il loro protetto-.

-Io ero già affidata a Nicholas?-.

-Sì. Non so che cosa scaturisce questo legame, nessuno lo sa. Comunque diciamo che lui, senza saperlo, era nato Custode e dal momento in cui è nato era già assegnato a te, anche se tu saresti arrivata solo moltissimo tempo dopo. È destino che Custodi e protetti si incontrino-.

-Ma lo stesso non è per gli arcangeli?-.

-No gli arcangeli lo scelgono. I Custodi no. Il legame che i protetti hanno con gli arcangeli si può spezzare ma quello che hanno con i demoni è per sempre. Ovviamente, Nicholas e gli altri Custodi non le sanno queste cose-.

-Io viaggiavo spesso con papà ma non sentivo lo strattone che sento ora se mi allontano troppo da lui-, osservo.

-Se Custode e protetto non si conoscono il legame c’è ma è quasi nullo. Dal momento in cui conosci il tuo Custode il legame si rafforza mano a mano che passate il tempo insieme-.

Mi torna in mente quando a Firenze ho detto a Nick se voleva fare a cambio con Garrett: lui si prendeva a Diana e io andavo col suo amico. Ora capisco che anche volendo non avremmo mai potuto.

-Ma comunque non devi fidarti troppo dei demoni-, prosegue.

-Perché? I demoni sanno essere gentili se vogliono-.

Rimane sbigottita. Poi sorride. –Ti stai affezionando in modo molto particolare al tuo Custode, cara. Anzi, io direi che si tratta di…-.

Ha ragione. Ma non voglio ammetterlo. Tanto, non posso fare a meno di arrossire quindi mi scopre subito. Tento comunque di raccogliere gli ultimi pezzi della mia dignità perduta e mi difendo:-Non dire quella parola!-.

  

  
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