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Autore: AriandRiley    20/06/2012    10 recensioni
Scossi vigorosamente la testa ritornando al presente, e pensando a tutto e a niente, abbassai la testa, notando che le due bambine non c'erano più, ma al loro posto, per terra, era depositato un piccolo libricino bianco [...] chi l'avrebbe mai detto che quel pezzo di carta sarebbe stato il mio nuovo inizio?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Raise your hands up to burn the sky.



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Lo Starbucks Coffee era sempre stato conosciuto come uno dei posti più affollati di Londra, sopratutto in inverno.

Vi ci entravano bambini di ogni età per bere di corsa il loro Frappuccino, uomini d'affare si riunivano per una tazza di caffè che gli dasse la carica per la dura giornata che avrebbero dovuto affrontare, managers in preda al suono dei loro smartphone entravano di corsa per prendere i decaffeinati, probabilmente per i loro collaboratori, e qualche muffin..
la vita a Londra era sempre stata frenetica e movimentata, io ne ero esclusa, le mie giornate passavano lente, camminavo sotto la neve aspettando che qualcosa o semplicemente qualcuno mi strappasse un sorriso, temevo ogni giorno il rientro a casa così mi sedevo su una panchina con la mia bevanda calda e osservavo Londra in movimento,
quella volta però decisi di bere il mio cappuccino nell'edificio Starbucks, semplicemente perchè ero stata travolta dalla curiosità nel leggere quel libricino trovato in terra qualche minuto prima,
la copertina mancava, lo si poteva intendere dai resti di carta sul bordo come se fosse stata strappata, per il resto su ogni pagina era scritta una canzone diversa accompagnata da una foto di un ragazzo.. in totale erano cinque, onestamente mi erano sconosciuti sia i volti che i testi delle canzoni,
sfogliai per una buona ora quel libricino che mi pareva così fragile, era come se quello che stessi cercando da molto tempo seduta tutti i giorni su quella panchina gli avessi trovati in quell'ammasso di carta plastificata, come se quel qualcosa che mi avrebbe strappato un sorriso fosse nascosto li da qualche parte in una di quelle canzoni che sembravano davvero buone, dovevo solo leggerle attentamente perchè la parola chiave si illuminasse e mi dicesse che quello era l'obbiettivo.
Presi il mio cellullare un pò ammaccato e di una generazione x, ma che fortunatamente possedeva la wi-fi, entrai nella Home per poi digitare il dato da me interessato,
leggendo e rileggendo quelle canzoni, ne trovai una che mi colpii particolarmente,
ma di cui non percepivo l'immediato significato, non capivo di cosa parlasse precisamente..
rilessi il foglietto in questione, il titolo era scritto in caratteri animati 'Moments Track 14', al di sotto lessi gli autori del testo e tra vari sponsor e manager lessi 'Guest Autor: Ed Sheeran',
le mie dita si muovevano avidamente sui tasti del cellulare, digitai di fretta il titolo e l'autore..

Ed Sheeran spiega il significato di “Moments”, brano scritto per i One Direction.

Diversamente dai rumors sul significato del testo della canzone, Ed Sheeran ha spiegato che si tratta semplicemente di una canzone d’amore.
Non era sua intenzione toccare il difficile tema del suicidio, argomento ipotizzato negli scorsi mesi da voci prive di fondamento che hanno azzardato la teoria di una separazione culminata con il suicidio di lui.Al contrario il tema del testo è il racconto di una storia d’amore._
Apri youtube, per sentire la canzone, almeno così mi sarei tolta quel pezzo e quel dubbio di sapere come era la sinfonia della canzone.
Scrissi frettolosamente "Momenst- One Direction" e cliccai sul primo video apparso nella lista.

Premetti play e dalle prime note di quella dolce sinfonia capii che era la strada giusta da percorrere, quella che mi avrebbe fatto star bene interiormente, e calmato quel caos costante che era insediato nel mio corpo. 
Ormai nelle mie vene non scorreva più un liquido rosso rubino, ma i delicati accordi che venivano percepiti dai mie timpani attraverso le cuffiette.
Era un miscuglio di voci, quello. Voci che di sicuro sarebbero appartenute a degli angeli che Dio ha voluto donare a questa terra per dare uno spazio di luce nel buio più totale che era quell'accumulo di odio chiamato Terra.

Posai il telefonino nella tasca dei jeans e ,prendendo la mia borsa con in mano il muffin ai mirtilli ordinato prima, usci dal locale.

Camminai diretta verso il mio inferno mangiando il dolcetto, sentivo sulla lingua il dolce ma allo stesso tempo aspro sapore dei mirtilli ,canticchiando ancora quella canzone.
Malgrado tutto, dopo aver ascoltato quella sinfonia a me sconosciuta, avevo stampato sul viso un sorriso a trentadue denti, ma non un sorriso che usavo in quel periodo, era un sorriso vero, che niente e nessuno poteva scalfire, quello che sembrava urlare "sono felice e nessuno lo è come me".

Arrivai a mio malgrado davanti alla porta di mogano scuro della mia casa, cercai le chiavi dentro la borsa, le presi in mano dopo averle trovate immerse in fazzoletti, chewing gum, matite, penne e il mio immancabile tacquino e le infilai nella toppa laccata di un finto oro.
Ben tornata nella tua guerra personale, Hysis.

"Ti sembra questa l'ora di tornare?" neanche il tempo di chiudere la porta mi chiese una voce stridula e graffiante, 
"Ti sembra questa l'ora di bere alcolici?" risposi retorica alla figura che apparteneva a mio padre accompagnata da una boccetta di grappa,
"Senti mocciosa, non mi pare che debba chiedere a te il permesso, o sbaglio?" si avvicinò impetuoso al mio viso, sentivo la puzza di alchool perforare la mia pelle, le sue mani luride stringevano con forsa il mio viso che sembrava porcellana imprigionata nelle grinfie di un orco, poco dopo l'orco lascio libero il mio viso per poi recare lo sguardo alla cima delle mie mani,
"Non vedo sacchi colmi di cibo, non ti avevo detto di fare la spesa, Iside?"
"Non chiamarmi così, Mark" strinsi i denti,
"Piccina, io ti chiamo come mi pare e piace, fino a prova contraria sei - mi guardò schifato- mia figlia"
"Infilare il tuo cazzo nella mia femminilità non ti autorizza di certo a reputarti padre!" ringhiai tal volta,
"Ma sentitela.. ringrazia che ti uso come oggetto, se no neppure per quello valresti qualcosa, sei solo una mocciosetta inutile con un paio di tette, ringrazia di essere nata femmina solo per questo avrai un poco di pietà" disprezzò ubriaco,
ebbene quello era Mark, il genitore del seme da cui ero nata io, padre? no,era tutto ma non quello,in poche parole era il genitore della mia infelicità,
"ehi sgorbietto- mi fece rinvenire dai pensieri torvi e confusi- non ho tutta la giornata, hai portato i soldi dell'affitto?" domandò naturale, perchè ormai quell'aria da orco trasandato non gliela levava nessuno,
"Stai parlando con me?" chiesi scettica,
"No, con sto cazzo" si indicò con molta poca finezza le parti genitali,
"Hai detto sgorbietto" scrollai le spalle per giustificarmi,
"Brutta zoccola!" sbraitò l'uomo, se tale lo si poteva definire, nello stesso momento la vegera entrò sbattendo rumorosamente la porta d'ingresso,
"Che ha fatto sta volta?" chiese poggiando la spesa sul mobiletto in cucina, per lo meno la troiaccia si degnava di spendere i suoi luridi soldi per il cibo,
"Non c'è più rispetto, Justine" mormorò l'orco,
"Iside, metti le verdure a bollire, subito.. abbiamo fame, non vorrai farci aspettare due ore come la sera precedente spero" sbottò la bionda,
"Non sono la vostra sguattera, io devo studiare, non voglio finire con una figlia all'età di sedici anni solo per una birra di troppo, cerco un futuro che non mi imponga di fare la puttana sulla statale"
"A proposito, il Royume Statal ha chiamato, ha chiesto per che ora staresti arrivata alla statale 215" sbottò ridendo Mark seguito da Justine,
"Strano Justine, hanno chiamato giusto questa mattina domandando di te" sbottai salendo le scale abbastanza soddisfatta ma pur sempre arrabbiata con quelle persone che in comune avevamo solo il DNA e neanche un briciolo di legame affettivo.
Sbattei la porta della mia stanza, sempre se si poteva definire tale, era un buco con le pareti verniciate di una pittura grigia e scrostata, un letto composto solo dal materasso che veniva usato anche da mia "madre" quando i suoi uomini non avevano un posto dove ficcarle il pene in bocca.
L'unica cosa che la rendeva mia erano i poster dei miei artisti preferiti attaccati con delle gomme da masticare che mi erano stati regalati dalla mia migliore amica, non che linfa vitale, Norway Rose Adams.
Un ragazza dai capelli rossi, che di rosso mal pelo aveva veramente poco, perchè lei era la mia luce infondo al buio, l'unica persona a cui tenevo veramente, quella che mi aveva salvato sull'orlo del precipizio, salvandomi da un lurido bagno e da una lametta.
Ormai quello era il passato, ora stavo vivendo nel presente.

Mi buttai sul letto scacciando questi brutti pensieri, e prima di lasciarmi cullare dalle dolci mani di Morfeo pensai che domani avrei parlato con Way e le avrei detto il mio piano.

Quello di incontrare quei cinque angeli per dirgli grazie di avermi aperto una nuova strada e avermi salvato.. di nuovo. 


--NOTE FINALI--

Siamo mortificate per l'attessa che vi abbiamo recato,
ringraziamo tutte voi per le 14 recensioni, siamo contente che il prologo vi sia piaciuto :D
Non appena finite queste brevi note provvederemo subito a rispondere alle vostre recensioni ricche di complimenti fin troppo lusinghieri!
Speriamo che questo capitolo vi sia piaciuto, 
la storia si sviluppera pian piano quindi non siate affrettate con le conclusioni,
può sembrare la classica trama ma fidatevi non lo è!

Fateci sapere cosa ne pensate, con una recensione o un breve commento,
apprezzeremo ogni tipo di critica pur di migliorare!

Se qualcuno vuole essere avvertito su twitter per la pubblicazione dei capitoli, che ce lo faccia sapere ;)

Ricordiamo che questa Fan Fiction è scritta a 4 mani.

Vi salutiamo, ciao bellezze!


-Aria e Riley.

  
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